euro-crepatoTanti, in Europa, avevano riposto molte speranze nella elezione di Alexis Tsipras come primo ministro greco. Quando, dopo lunghe ed estenuanti trattative, il leader di Syriza ha firmato il diktat europeo, la delusione è stata notevole.
Sarebbe ingiusto e presuntuoso voler dare lezioni morali a Alexis Tsipras e Syriza.
Per la sinistra europea, dopo queste esperienze, sarebbe meglio riflettere sulle condizioni alle quali una politica democratica e sociale (e quindi una politica di sinistra) è realizzabile in Europa. Credo che dovremmo aver imparato una cosa: poiché la Banca centrale europea, che sostiene di essere indipendente e apolitica, è in grado di chiudere i rubinetti finanziari a un governo di sinistra, una politica orientata verso la società e verso i principi democratici è impossibile.
Il vecchio banchiere di investimento Mario Draghi non è né indipendente né apolitico. Era con Goldman Sachs quando quella banca di Wall Street ha aiutato il governo greco a manipolare i suoi fogli di calcolo. Per permettergli di considerarsi affidabile per entrare nell’euro.
Nei mesi scorsi, si sono tenute molte discussioni per cercare di capire se si dovesse reintrodurre la dracma. Questo obiettivo non ha portato a nulla, e credo che ridurre il dibattito a questo problema sia una cattiva opzione.
Non solo in Grecia, ma guardando in tutto il Sud Europa, la disoccupazione giovanile è indecentemente alta, e la deindustrializzazione colpisce molti paesi nella zona euro. Questa Europa dei giovani senza futuro è a rischio di collasso e può cadere preda di un risorgente nazionalismo di estrema destra.
Tornare allo SME
Questo è il motivo per cui il problema per noi non può essere, “La dracma o l’euro?”. Invece la sinistra deve decidere se continuerà a difendere il mantenimento dell’euro NONOSTANTE conseguenze sociali catastrofiche, o se vorrà sostenere una progressiva trasformazione verso un sistema monetario europeo flessibile.
Da parte mia, mi dichiaro per un ritorno ad un sistema monetario europeo flessibile (SME), tenendo conto delle esperienze che abbiamo avuto con questo sistema e cercando di migliorare il suo impianto nell’interesse di tutti i paesi participanti. Lo SME ha funzionato per molti anni, certo non senza attriti, ma meglio della moneta unica.
Nonostante le tensioni inevitabili, ha permessso continui compromessi che servivano a ristabilire l’equilibrio tra diversi livelli di sviluppo economico. Questo da quando alle banche centrali dei paesi membri è stato richiesto, e purtroppo solo per un breve periodo, di stabilizzare il tasso di cambio tra i partner dello SME.
Nell’euro, i lavoratori e i pensionati spagnoli, greci o irlandesi devono sopportare da soli il peso delle svalutazioni interne attraverso l’abbassamento dei loro stipendi e delle loro pensioni, e l’aumento delle loro tasse. Preferisco lo SME, a paragone con l’euro, e, questo è ciò che conta, la cooperazione tra i popoli d’Europa.
Le successive svalutazioni e rivalutazioni hanno impedito che emergesse un divario troppo grande tra le economie dei paesi europei. Il predominio della Bundesbank certamente è stato un grosso problema. Ma mai quanto l’egemonia esercitata dall’economia e del governo della Merkel, Schäuble e Gabriel verso il resto d’Europa.
Ora è solo una questione di tempo fino a quando un governo, in Italia, ad esempio, non riconoscerà che non può per molto altro tempo partecipare alla deindustrializzazione sfrenata del proprio paese.
Necessità di decentramento
In questo contesto, in particolare nella sinistra tedesca, si constata un errore basilare di pensiero che conduce il dibattito sul futuro dell’Europa su una cattiva strada. Ogni domanda di ri-trasferimento di una particolare competenza europea verso il livello nazionale è accusata di nazionalismo o di ostilità verso l’Europa.
Questo è il modo di commentare dei carillon, con accompagnamento musicale, delle grandi aziende dei media, per i vasti interessi delle aziende e delle banche tedesche. E molta gente di sinistra cade nella trappola.
Già nel 1976 il maestro di questa ideologia, Friedrich August von Hayek, ha dimostrato in un suo articolo che ha avuto una profonda influenza che il trasferimento di autorità sul piano internazionale apre chiaramente la strada per il neoliberismo. Ed è per questo che l’Europa del libero mercato e di scambio non regolamentato dei capitali non è mai stato un progetto di sinistra. E dal momento che la Commissione europea e il Parlamento europeo sono agli ordini della lobby economica, un nuovo trasferimento di autorità verso il livello europeo rappresenta la totale eliminazione dello stato democratico e sociale.
Questo – e così dicendo faccio un’autocritica, perché, come Europeo convinto, avevo sostenuto a lungo la politica di un crescente trasferimento di funzioni verso il livello europeo – dovevamo essere in grado di comprenderlo prima.
E’ deplorevole che l’influente filosofo tedesco Jürgen Habermas, e molti altri esponenti politici ed economisti che hanno partecipato alle discussioni di questa tesi continuano ad attenersi a questo percorso, mentre da un anno all’altro appare sempre di più indurci in errore e porre i popoli dell’Europa l’uno contro l’altro.
Thomas Mann sognava una Germania europea: il suo desiderio si è trasformato nell’opposto. Oggi noi abbiamo un’Europa tedesca.
Democrazia e decentralizzazione sono reciprocamente condizionate. Più grande è un’unità, più è opaca, più è distante e meno è controllabile.
Quello che può essere gestito ad un livello inferiore, che è del livello comunale (governo locale), dovrebbe essere gestito lì, così come per il livello del cantone, del livello nazionale e di quella della UE o delle Nazioni Unite, è necessario mantenere lo stesso principio.
Non si dovrebbero trasferire a un livello superiore quelle cose che possono essere gestite meglio da sé stesse. Gli esempi di cattivi trasferimenti sono ormai la tariffa standard. Non abbiamo bisogno di case da gioco di speculatori che agiscono a livello globale, ma di casse di risparmio che possano essere controllate.
Le banche dei Länder, che all’inizio erano regolate con severità, hanno soddisfatto pe rlungo tempo i grandi interessi finanziari. Non abbiamo bisogno di giganti dell’energia che agiscono in tutta Europa con le loro centrali elettriche e le loro reti, ma di servizi di energie rinnovabili per le città e di depositi di accumulazione locale.
Il tema delle banche statali è stato accantonato in una fase in cui lo scambio di capitale è liberalizzato e si è spalancata la porta alla speculazione globale. Le banche emittenti dovrebbero invece ancora una volta fare quello per cui sono state inizialmente fondate: finanziare gli stati.
La transizione verso un rinnovato sistema monetario europeo dovrebbe essere realizzata passo dopo passo. Quando la dracma fosse reintrodotta, per esempio – e questo sarebbe il primo passo – la BCE dovrebbe supportare il suo cambio. Forse il governo greco avrebbe dovuto incoraggiare Schäuble a sviluppare il suo progetto di esclusione temporanea della Grecia dalla zona euro. con l’impegno di una ristrutturazione del debito e il supporto umano e tecnico per lo sviluppo della crescita.
Sviluppare un piano B
Se questa offerta fosse stata sincera e se il sostegno della BCE fosse stato accordato, tutti gli scenari catastrofici elaborati dai sostenitori dell’euro contro il ritorno della dracma avrebbero perso ogni fondamento. Quindi la Grecia sarebbe stata in grado di partecipare, come la corona danese, all’attuale Meccanismo dei tassi di cambio (SME II).
È sorprendente notare il valore di economisti ed esperti monetari di fama internazionale provenienti sia da ceti conservatori che dalla sinistra-liberal che hanno raccomandato un’uscita della Grecia dal sistema dell’euro. Il coraggioso ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, che aveva già incontrato difficoltà con le sue controparti europee perchè è veramente ascoltato nel campo dell’economia politica, aveva progettato lo scenario per un ritorno alla dracma.
Voleva un piano B nel caso in cui Draghi li avrebbe tagliati fuori, utilizzando l’”opzione nucleare”, come dicono gli specialisti. Effettivamente l’ex banchiere di investimenti ha proprio fatto uso di questa arma. Insieme a Schäuble, è lui il vero teppista della zona euro. Dal momento in cui è arrivata Syriza al potere ad Atene, ha usato gli strumenti di tortura della Banca centrale europea per mettere Tsipras in ginocchio.
Adesso è necessario per la sinistra europea sviluppare un piano B nel caso in cui un suo partito dovesse giungere in una situazione analoga. E’ necessario trasformare il meccanismo europeo per eliminare il potere della BCE, che non ha nessuna legittimità democratica, di impedire il funzionamento della democrazia premendo un pulsante. L’introduzione graduale di uno SME rinnovato apre la strada a questo. E’ così che la sinistra tedesca dovrebbe smascherare la trappola del mantra di Angela Merkel che ripete: “Se l’euro muore, l’Europa è morta.”
Questo euro è diventato lo strumento di dominio dell’economia tedesca e del governo tedesco sull’Europa. Dopo le esperienze greche, una sinistra che vuole un’Europa democratica e sociale deve modificare la propria politica europea e impostarla su nuove strade.

 

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