Maurizio Acerbo sulle polemiche della destra contro Paolo Bolognesi

Maurizio Acerbo sulle polemiche della destra contro Paolo Bolognesi

Intervento pubblicato su Il Fatto quotidiano del 7 agosto con il titolo “2 agosto Giornali e partiti della destra e Mieli non ammettono la verità”

   Le parole di Paolo Bolognesi hanno suscitato una reazione corale di esponenti del governo, dei partiti e dei giornali della destra. La ministra Bernini ha definito “comiziaccio politico” un discorso che conteneva una ricostruzione incontestabile di fatti e di nomi, mentre Mollicone ha proposto una commissione parlamentare per riscrivere le sentenze dei tribunali. Storace e il Secolo d’Italia sono insorti in difesa del MSI. La realtà è che la destra non ammette la verità storica che Bolognesi ha ribadito, con l’autorevolezza di chi per decenni ha lottato contro i depistaggi, sul ruolo svolto dal MSI e sul rapporto tra neofascismo e servizi segreti. FdI continua a identificarsi fin nel simbolo con quella storia tanto che una dirigente locale ha scritto indignata in un post: “nessuno di noi era a Bologna”. Quel “noi” è inequivocabilmente segno che considerano dei loro i neofascisti condannati.

Nessun esponente di FdI era presente alla cerimonia il 2 agosto, nemmeno il bolognese Galeazzo Bignami, capogruppo alla Camera, quello che per le feste sfoggiava la svastica. In compenso la sera prima ha usato espressioni degne dei nazisti e degli stragisti definendo il comunismo “infezione mentale”. Sorprende che corra in soccorso Paolo Mieli su la7 con assurde analogie con le BR. Il PCI fu sempre difensore della legalità costituzionale e principale bersaglio della strategia della tensione, mentre il MSI fu apertamente sostenitore della necessità del colpo di stato anticomunista e direttamente coinvolto nelle operazioni di destabilizzazione. Paolo Mieli dovrebbe intendersene perché il padre Renato partecipò al tristemente celebre convegno sulla ‘guerra rivoluzionaria’ del 1965 all’Hotel Parco dei Principi al quale presero parte Rauti, Pisanò, Delle Chiaie in cui si parlò esplicitamente di “terrore”. Ma oltre alla matrice nera della strategia della tensione ce n’è anche un’altra che si tende a rimuovere. Il quotidiano Libero mi ha accusato di “scivolare in dichiarazioni surreali e antistoriche” per aver ricordato che la strage aveva una
matrice non solo fascista ma anche atlantica. Pasolini nel celebre articolo sul “romanzo delle stragi” scriveva di non avere le prove ma citava “il padrone americano”. Dopo decenni di inchieste e sentenze sulle stragi è ormai acclarato il ruolo della NATO, dei servizi USA e delle reti anticomuniste come la Loggia P2 di Gelli che, come ricordato da Il fatto nei giorni scorsi, veniva persino invitato alla Casa Bianca. A Umberto D’Amato hanno dedicato una sala nella sede NATO di Bruxelles. La “spietata strategia eversiva neofascista” di cui ha parlato il presidente Mattarella aveva più di un collegamento con Washington. Andrebbe ricordato visto che troppi si sono convertiti a un acritico atlantismo.

il discorso di Paolo Bolognesi:
https://stragi.it/associazione/discorso-2025

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    


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