
Adesso lo sappiamo…
Pubblicato il 6 ago 2025
Paolo Benvegnù*
Abdou Mustafa Ziad Saad, di 21 anni e Abdelwahab Hamad Sayed di 39, sono morti a Santa Maria di Sala, provincia di Venezia, a causa delle esalazioni della fossa biologica, dove erano entrati senza protezioni e senza cognizione dei pericoli a cui potevano andare incontro. Il più giovane è sceso per primo il secondo più anziano per cercare di soccorrerlo. Un gesto di solidarietà dettato, probabilmente, dalla condivisa esperienza della traversata dalle coste della Libia. Erano entrambi nello stesso centro di accoglienza in quanto richiedenti protezione umanitaria.
Non avevano alcun contratto di lavoro, reclutati, sicuramente, attraverso canali informali come spesso accade. In agricoltura, in edilizia, la carenza manodopera è ormai cronica. Trovare braccia disponibili è sempre più difficile. A dirlo sono gli stessi datori di lavoro, le categorie economiche ed è costretto ad ammetterlo lo stesso governo nella comunicazione che ha accompagnato il decreto flussi. In futuro sarà ancora molto più grande il bisogno di forza lavoro migrante per coprire i vuoti prodotti dalla glaciazione demografica che colpisce l’ Italia, ancor più che altri paesi europei. Nel nord-est si prevede una carenza di forza lavoro del 20%. Non va meglio nel resto del paese segnato dalla fuga di decine di migliaia di giovani, ragazze e ragazzi in fuga dalla precarietà, dal mancato riconoscimento delle competenze acquisite, da un lavoro segnato da livelli di sfruttamento insostenibili: la cartina di tornasole della miseria di una borghesia predatoria, sempre alla ricerca di massimizzare i profitti. Ci raccontano, gli stessi migranti, compagne/i del sindacato, operatrici e operatori delle cooperative di accoglienza, costretti a ridurre i loro interventi per la riduzione continua dei fondi destinati alle loro attività, di imprenditori che direttamente o attraverso i canali informali cercano tra gli ultimi arrivati, richiedenti asilo o protezione umanitaria, braccia da mettere al lavoro. Cose note e conosciute da chi decide di venire nel nostro paese per migliorare la propria condizione di vita sapendo che un lavoro, comunque sia si può trovare.
Nonostante questo, le campagne contro i “clandestini”, contro gli immigrati sono pane quotidiano per la destra che governa questo paese. Garantiscono una rendita elettorale sicura e, insieme ai dispositivi legislativi, una condizione di ricattabilità verso una larga fascia di lavoratrici e lavoratrici che è anch’essa strumento di schiacciamento generale della condizione delle classe: niente di nuovo. Già nel 1870 Carlo Marx in un indirizzo della Associazione internazionale dei lavoratori scriveva ai sindacati inglesi che discriminare gli irlandesi non era un buon affare per gli operai inglesi e che alla fine la loro oppressione l’ avrebbero pagata tutti.
Ora noi non possiamo che rivolgere addolorati il nostro pensiero a questi nostri fratelli di classe così come ogni giorno viviamo con sofferenze i limiti della nostra capacità di risposta al crimine che quotidianamente si rinnova degli omicidi nei luoghi di lavoro. Però non molliamo. Continueremo la battaglia per un lavoro sicuro e dignitoso per tutte/i , perché si aumentino controlli e attività che lo garantiscano, perché sia introdotta nella nostra legislazione una norma che riconosca , nel caso di accertate e gravi responsabilità dei datori di lavoro e delle aziende committenti il reato di omicidio sul lavoro
*Responsabile nazionale Lavoro, PRC-S.E.
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