
Turismo, potere e propaganda: il “modello Marche” di Acquaroli
Pubblicato il 7 ago 2025
Numana, riviera del Conero. È lì, tra la luce dorata del tramonto e le poltrone di un piccolo cinema, che ha preso forma uno dei primi eventi elettorali di Francesco Acquaroli, presidente uscente e ricandidato alla guida della regione Marche. Ad accompagnarlo, oltre a una fila di auto blu, c’era anche la ministra del turismo Daniela Santanchè, giunta da Roma per sostenere quello che definisce “un amico”. Un’immagine eloquente, che più di mille slogan racconta un modo di fare politica basato sul consenso costruito a tavolino e finanziato con risorse pubbliche. Non a caso, l’evento aveva al centro il tema del turismo, settore che sotto la giunta Acquaroli si è rivelato terreno fertile per operazioni discutibili, se non opache.
Al centro di questo sistema, la nascita dell’Atim – l’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche. Un ente creato ex novo, nonostante esistesse già un assessorato dedicato, e che in appena due anni è riuscito a bruciare quasi 13 milioni di euro in affidamenti diretti, senza gare pubbliche, senza trasparenza, senza reale confronto.
Come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo da sempre ritenuto che questo ente non sia altro che un carrozzone costruito per moltiplicare incarichi, favori e visibilità. Le critiche arrivano anche da illustri enti e non sono poche né infondate: la Corte dei Conti, ad esempio, ha censurato duramente la gestione dell’agenzia, e persino una relazione interna voluta dalla stessa giunta ha evidenziato gravi criticità. Affidamenti sotto soglia affidati a pioggia, talvolta a società con la stessa sede legale, spese ingenti per testimonial, come Roberto Mancini e Gianmarco Tamberi, che prestano il volto a una promozione regionale dai contorni più propagandistici che strategici.
Eppure, il presidente Acquaroli dal palco ha difeso l’Atim come fiore all’occhiello del suo operato, come strumento di promozione e rilancio. Una difesa che stona di fronte ai dati, alle inchieste e alla realtà di una regione che – tra sanità in affanno e servizi ridotti – avrebbe forse bisogno di altro, più che di testimonial e fiere. Si dirà che la comunicazione è fondamentale. Certamente, ma quando la comunicazione diventa un fine e non uno strumento, quando serve a blindare un consenso più che a costruire una visione, allora siamo ben lontanɜ da quel “modello di buon governo” che Arianna Meloni in quel di Numana ha provato a raccontare. Il caso Atim non è solo un’anomalia amministrativa. È una fotografia nitida di come viene concepito il potere in questa fase politica: centralizzazione, marketing e distribuzione opaca delle risorse. Se questo è il modello che si intende esportare, allora sarebbe bene che le persone marchigiane che saranno chiamate al voto il 28 e 29 settembre prossimi, si chiedessero a chi giova davvero.
Il PRC creando la lista Pace Salute Lavoro, assieme al movimento Dipende da Noi, ha fatto una scelta ben precisa.
La scelta di candidarci con la coalizione del centro sinistra non è una decisione che ci allontana dalle nostre idee di cambiamento radicale anzi, è un modo per affermare quanto sia necessario trovare le giuste convergenze e un’unità sui programmi, così da poter scalzare questa destra becera ed incompetente che anche sul turismo ha miseramente fallito e ingannato lɜ marchigianɜ.
PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA FEDERAZIONE DI ANCONA
Sostieni il Partito con una
Appuntamenti