L’ELEFANTE NELLA STANZA. Lettera aperta di 1.500 accademici su apartheid israeliano

Pubblichiamo la traduzione di una lettera aperta inviata alle organizzazioni della comunità ebraica statunitense sottoscritta finora da più di 1.700 accademici e personaggi pubblici che lo scorso 11 agosto è stata rilanciata dal Washington Post con un articolo dal titolo “In Israele e negli Stati Uniti, l’apartheid è l’elefante nella stanza“.

L’ELEFANTE NELLA STANZA

Noi, accademici e personaggi pubblici in Israele/Palestina e all’estero, richiamiamo l’attenzione sul collegamento diretto tra il recente attacco di Israele al sistema giudiziario e la sua oppressione illegale di milioni di palestinesi nei Territori palestinesi occupati.  I palestinesi non godono di quasi tutti i diritti fondamentali, tra cui il diritto di voto e di protesta. Devono affrontare una violenza costante: solo quest’anno, le forze israeliane hanno ucciso oltre 190 palestinesi in Cisgiordania e a Gaza e hanno demolito oltre 590 edifici. I vigilantes dei coloni bruciano, saccheggiano e uccidono impunemente.

Senza uguali diritti per tutti, che si tratti di uno Stato, di due Stati o di un altro quadro politico, c’è sempre il pericolo di una dittatura. Non ci può essere democrazia per gli ebrei in Israele finché i palestinesi vivono in un regime di apartheid, come lo hanno descritto gli esperti legali israeliani. In effetti, lo scopo ultimo della revisione giudiziaria è quello di inasprire le restrizioni su Gaza, privare i palestinesi di uguali diritti sia al di là della Linea Verde che all’interno di essa, annettere altre terre e ripulire etnicamente tutti i territori sotto il dominio israeliano dalla loro popolazione palestinese. I problemi non sono iniziati con l’attuale governo estremista: il suprematismo ebraico è cresciuto per anni ed è stato sancito dalla legge sullo Stato nazionale del 2018.

Gli ebrei americani sono stati a lungo in prima linea nelle cause della giustizia sociale, dall’uguaglianza razziale ai diritti di aborto, ma non hanno prestato sufficiente attenzione all’elefante nella stanza: l’occupazione di lunga data di Israele che, ripetiamo, ha prodotto un regime di apartheid. Man mano che Israele è diventato più di destra e ha subito l’incantesimo dell’agenda messianica, omofoba e misogina dell’attuale governo, i giovani ebrei americani se ne sono allontanati sempre di più. Nel frattempo, i miliardari ebrei americani contribuiscono a sostenere l’estrema destra israeliana.

In questo momento di urgenza e di possibilità di cambiamento, chiediamo ai leader dell’ebraismo nordamericano – dirigenti di fondazioni, studiosi, rabbini, educatori – di
1. Sostenere il movimento di protesta israeliano, invitandolo però ad abbracciare l’uguaglianza tra ebrei e palestinesi all’interno della Linea Verde e nei Territori Palestinesi Occupati.
2. Sostenere le organizzazioni per i diritti umani che difendono i palestinesi e forniscono informazioni in tempo reale sulla realtà vissuta dell’occupazione e dell’apartheid.

3. Impegnarsi a rivedere le norme e i programmi educativi per i bambini e i giovani ebrei, al fine di fornire una valutazione più onesta del passato e del presente di Israele.

4. Chiedere ai leader eletti negli Stati Uniti di contribuire a porre fine all’occupazione, di limitare l’uso degli aiuti militari americani nei Territori Palestinesi Occupati e di porre fine all’impunità di Israele alle Nazioni Unite e in altre organizzazioni internazionali.

 Basta silenzio. È il momento di agire.