Intervista con Sitaram Yechury (segretario generale del Partito Comunista dell’India (Marxista)

Una vittoria per la democrazia

Intervista con Sitaram Yechury, segretario generale del Partito Comunista dell’India (Marxista)

di T.K. Rahalakshmi

I partiti di sinistra, e in particolare il Partito Comunista dell’India (Marxista)[i] hanno pesantemente e a gran voce criticato le tre controverse leggi agricole. Alcuni parlamentari della sinistra hanno proposto degli emendamenti durante il dibattito parlamentare sulle leggi. Analogamente, si deve alla loro insistenza l’inserimento nella Legge sull’acquisizione delle terre del 2013 della clausa in favore del popolo. I partiti della sinistra hanno anche richiamato l’attenzione sull’impatto delle riforme neoliberiste, comprese quelle relative all’agricoltura.

In un’intervista a Frontline, il segretario generale del CPI(M) Sitaram Yechury ha definito l’inversione a U del governo sulle leggi agricole insincera ed un atto di opportunismo politico. Ha inoltre smentito l’idea che l’abrogazione delle leggi agricole o il prezzo di sostegno minimo (MSP)[ii] legalmente garantito avrebbero un impatto negativo sulla crescita economica.

Estratti dall’intervista:

Come considera l’annuncio da parte del primo ministro dell’abrogazione delle leggi agricole? Pensa che il governo abbia ceduto alle costrizioni elettorali o alla pura pressione del movimento degli agricoltori?

Questa è una grande vittoria per I nostri agricoltori, che per un anno intero hanno condotto una lotta pacifica di portata storica. L’ostinato governo Modi è stato costretto a cedere. Questa battaglia ha resistito ad ogni sorta di repressione e agli ostacoli scatenati dai governi a guida BJP a livello centrale e negli Stati. Senza alcuna pietà, in pieno inverno sono stati usati cannoni ad acqua contro gli agricoltori in lotta; sono state scavate trincee militari sulle autostrade nazionali per impedire loro di raggiungere Delhi; sono state ordinate cariche al lathi[iii] e sono stati condotti arresti per bloccare la loro marcia su Delhi per chiedere il ritiro di queste leggi agricole retrograde. I kisani[iv] sono stati insultati in ogni modo: Kalistani[v], terroristi antinazionali, banda di tukde tukde[vi], ecc. Lo stesso Modi ha coniato il termine “Andolan Jeevis[vii]”. Nonostante tutto ciò, la folla ha continuato ad aumentare nei pressi di Delhi, con il sostegno continuo di ogni strato della popolazione. Questo ha suscitato un’eco in tutta l’India, con proteste crescenti a livello nazionale e locale.

Certo, le costrizioni elettorali hanno anch’esse costituito un fattore. In effetti la decisione del governo è stata vista come insincera e come un atto di puro opportunismo elettorale. Ma questa marcia indietro fatta da Modi difficilmente porterà beneficio al partito al potere. Sono state l’intensità della protesta pacifica e la determinazione degli agricoltori che hanno costretto il governo a far marcia indietro e a cedere. Questa è una vittoria per la democrazia, per i diritti democratici e le libertà civili. E’ estremamente importante sottolineare che ciò è avvenuto proprio quando la deriva autoritaria e gli attacchi fascisti contro la protesta pacifica e i diritti democratici garantiti dalla costituzione stanno crescendo in modo esponenziale.

Si ritiene che le leggi agricole fossero guidate da interessi corporativi e monopoli aziendali. I partiti di sinistra hanno condotto diverse lotte contro la privatizzazione delle risorse e i monopoli privati. Raramente un governo ha fatto marcia indietro su leggi promulgate dal Parlamento. Lei considera la lotta prolungata dei contadini come il segnale di un’era di speranza per i movimenti democratici?

Certamente. Il fatto che il governo di Modi sia stato costretto a battere in ritirata è un segnale che i movimenti democratici sono destinati a rafforzarsi. Questo avrà un impatto anche su altre battaglie democratiche.

Sì, queste leggi agricole sono guidate da interessi corporativi, dall’agro-business tanto interno che globale. E’ parte del perseguimento aggressivo da parte di Modi di riforme neoliberiste, che condannano la sovranità economica dell’India. Il movente di queste leggi sono la corporativizzazione e la mercificazione dell’agricoltura. L’abolizione della legge sui prodotti essenziali creerà un deficit artificiale di prodotti agricoli mediante accaparramento. Il bisogno predatorio di massimizzare i profitti producendo inflazione può facilmente portare ad una situazione di carestia prodotta dall’uomo. La sicurezza alimentare dell’India e la protezione della gente rispetto ad una situazione di fame sarebbero in pericolo. Già adesso l’India scivola continuamente verso il basso negli indici di fame globale. La situazione peggiorerebbe certamente.

Il CPI(M) e i partiti di sinistra continuano a condurre delle battaglie contro la privatizzazione del settore pubblico, delle risorse minerarie, dei servizi pubblici e della salute nazionale. Grosse azioni di sciopero hanno luogo a livello settoriale. La confederazione dei sindacati centrali ha lanciato appelli per intensificare queste azioni. Il CPI(M) e gli altri partiti della sinistra hanno già ampliato il loro sostegno a queste azioni e hanno espresso la loro solidarietà. Ora queste lotte sono destinate a prendere piede e a rafforzarsi.

La caratteristica particolare di questa lotta dei Kisan è stato il forte legame unitario che si è stabilito con le lotte della classe operaia ed i lavoratori agricoli. Questa unità d’azione dei coltivatori, dei sindacati e dei lavoratori agricoli agirà da fulcro per rafforzare le battaglie in difesa della democrazia laica e dei diritti della gente.

C’è una parte in questo paese che crede che la decisione di abrogare le leggi significhi sovvenzionare i ricchi agricoltori di due stati, Punjab e Haryana. Qual è la sua opinione al riguardo?

E’ una credenza fittizia: in realtà è propaganda deliberata. Mercificazione e corporativizzazione colpiscono tutto il contadinato. L’85% dei nostri proprietari terrieri possiede meno di due ettari di terra. Questi sono i piccoli proprietari marginali. Queste leggi avrebbero permesso alle grandi aziende di appropriarsi di questi appezzamenti, conducendo così il piccolo proprietario marginale a perdere le proprie terre e obbligandolo a lavorarvi come salariato.

Oggi, il prezzo di sostegno minimo agisce in modo efficace solo in pochi Stati e per pochi settori. La richiesta di questa battaglia per il diritto legale a vendere in base al MSP, per tutti gli agricoltori e per tutti i prodotti agricoli, favorisce tutti i proprietari terrieri. Ed è proprio per questo che vediamo che i ricchi proprietari ed i poveri e marginali, i Dalit[viii], gli OBC[ix]; i proprietari delle caste elevate, i proprietari indù e i musulmani erano tutti uniti in questa potente battaglia storica.

E’ questa convergenza di interessi tra diversi settori dei proprietari terrieri che li ha portati a sollevarsi tutti insieme e a opporsi all’appropriazione corporativa dell’agricoltura indiana e dei suoi prodotti.

Si crede anche che l’abrogazione delle leggi agricole segni una battuta d’arresto per la crescita economica. Pensa che ci sia del vero in questo argomento?

Non c’è niente di vero in questo argomento.

La crescita economica in India risente soprattutto della brusca caduta del potere d’acquisto della grande maggioranza del nostro popolo. Questo comprime la domanda interna in economia, costringendo numerose industrie e fabbriche a chiudere per mancanza di acquirenti.

Durante l’epidemia di Covid-19 questo problema, che si era già aggravato, è ulteriormente peggiorato. La politica in favore dei ricchi condotta dal governo centrale ha elargito concessioni fiscali alle grandi aziende, mentre ha imposto prezzi più alti in particolare sui prodotti derivati del petrolio, innescando una spirale inflazionistica generalizzata. Ciò ha ulteriormente ridotto il potere d’acquisto della gente, comprimendo la loro capacità ad acquistare beni diversi da quelli essenziali per la sopravvivenza.

Queste leggi agricole avrebbero ulteriormente peggiorato le prospettive di crescita economica. E questo perché, come già detto, i redditi degli agricoltori sarebbero stati distrutti, riducendo la loro capacità di consumo. Il mercato più vasto si trova nell’India rurale. Se la gente che ci vive si impoverisce, dal ricco proprietario terriero fino al piccolo agricoltore marginale, allora la domanda aggregata nella nostra economia precipiterà ulteriormente. Questo non potrebbe che aumentare l’attuale recessione economica.

Se non altro l’abrogazione delle leggi agricole aiuterà ad arrestare in una certa misura il declino del potere d’acquisto della gente e della domanda interna.

Il movimento dei contadini ha visto l’unione di vari sindacati di agricoltori. Pensa che questa solidarietà durerà? Che tipo di ruolo vede per la sinistra in questa situazione?

L’unità e la solidarietà dei vari sindacati agricoli si è forgiata nella battaglia per i loro problemi comuni, oltre che per il ritiro delle leggi agricole. Se il Mahapanchayat[x] dei Kisan di Lucknow[xi] del 22 novembre può dare un’indicazione, allora la loro unità si sta certamente rafforzando.

Come ho detto prima, il rafforzamento dell’unità tra i sindacati degli agricoltori, i sindacati e i sindacati dei lavoratori dell’agricoltura ha portato ad una battaglia comune; questo significa che alcuni problemi della classe operaia – come l’abrogazione dei codici del lavoro e l’opposizione al saccheggio dei beni nazionali tramite la privatizzazione – vengano sollevati in modo congiunto.

Il fatto stesso che oltre 700 poprietari terrieri siano stati martirizzati durante questa battaglia sottolinea la forza dell’unità del movimento. Il fatto che Modi non abbia espresso alcun rimorso per queste morti tragiche né annunciato alcun risarcimento parla chiaro. Il carattere antipopolare delle politiche del governo rinforzerà ulteriormente nel breve termine l’unità e la solidarietà tra i popoli in lotta.

NOTE:

[i] Di seguito indicato come CPI(M).

[ii] Minimum support price (MSP): è una forma di intervento sul mercato da parte del governo per garantire i produttori agricoli contro brusche cadute dei prezzi dei prodotti agricoli.

[iii] Una sorta di manganello di bambù e metallo, usato dalla polizia indiana durante le cariche.

[iv] Contadino, piccolo agricoltore.

[v] E’ così chiamato un movimento separatista sikh.

[vi] Una locuzione usata dal BJP come insulto ai suoi oppositori. Sta ad indicare una gang che vuole dividere il paese.

[vii] Coloro che fanno della protesta uno stile di vita.

[viii] Paria.

[ix] Other Backward Class: termine collettivo usato dal governo indiano per indicare le caste culturalmente o socialmente svantaggiate.

[x] Raduno degli abitanti di una decina di villaggi.

[xi] La capitale dello Stato dell’Uttar Pradesh.

Fonte: Frontline