Israele non può imprigionare due milioni di persone a Gaza senza pagare un prezzo crudele

Gideon Levy*

Dietro a tutto questo si nasconde l’arroganza israeliana; l’idea che possiamo fare quello che ci pare, che non ne pagheremo mai il prezzo e non saremo mai puniti per questo. Continueremo indisturbati.

Arresteremo, uccideremo, molesteremo, esproprieremo e proteggeremo i coloni impegnati nei loro pogrom. Visiteremo la Tomba di Giuseppe, la Tomba di Othniel e l’Altare di Giosuè nei territori palestinesi, e naturalmente il Monte del Tempio – oltre 5.000 ebrei solo durante il Sukkot[1].

Spareremo su persone innocenti, strapperemo gli occhi e spaccheremo le facce, espelleremo, confischeremo, deruberemo, prenderemo le persone dai loro letti, faremo pulizia etnica e naturalmente continueremo con l’incredibile assedio della Striscia di Gaza, e tutto andrà bene.

Costruiremo un ostacolo terrificante intorno a Gaza – il solo muro sotterraneo è costato 3 miliardi di shekel[2] – e saremo al sicuro. Ci affideremo ai geni dell’unità 8200 di cyberspionaggio dell’esercito e agli agenti del servizio di sicurezza Shin Bet che sanno tutto. Ci avvertiranno in tempo.

Trasferiremo mezzo esercito dal confine di Gaza a quello di Hawara, in Cisgiordania, solo per proteggere il legislatore di estrema destra Zvi Sukkot e i coloni. E tutto andrà bene, sia a Hawara che al valico di Erez verso Gaza.

Poi si scopre che anche l’ostacolo più sofisticato e costoso del mondo può essere superato con un vecchio bulldozer fumoso quando la motivazione è grande. Questa barriera arrogante può essere attraversata in bicicletta e in motorino, nonostante i miliardi versati e tutti gli esperti famosi e gli appaltatori che ci si sono ingrassati.

I palestinesi di Gaza sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per un momento di libertà. Israele imparerà la lezione? No.

Pensavamo di continuare ad arrivare a Gaza, spargere qualche briciola sotto forma di decine di migliaia di permessi di lavoro israeliani – sempre condizionati alla buona condotta – e tenerli comunque in prigione. Faremo la pace con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti e i palestinesi saranno dimenticati fino a quando non saranno cancellati, come vorrebbero alcuni israeliani.

Continueremo a detenere migliaia di prigionieri palestinesi, a volte senza processo, la maggior parte dei quali prigionieri politici. E non accetteremo di discutere il loro rilascio nemmeno dopo decenni di detenzione.

Diremo loro che solo con la forza i loro prigionieri vedranno la libertà. Pensavamo che avremmo continuato a rifiutare con arroganza qualsiasi tentativo di soluzione diplomatica, solo perché non vogliamo occuparci di tutto questo, e che tutto sarebbe continuato così per sempre.

Ancora una volta è stato dimostrato che le cose non stanno così. Alcune centinaia di palestinesi armati hanno superato la barriera e hanno invaso Israele in un modo che nessun israeliano immaginava possibile. Poche centinaia di persone hanno dimostrato che è impossibile imprigionare per sempre 2 milioni di persone senza pagare un prezzo crudele.

Proprio quando il vecchio e fumoso bulldozer palestinese ha sfondato la barriera più intelligente del mondo, ha fatto a pezzi anche l’arroganza e la compiacenza di Israele. Ed ha fatto a pezzi anche l’idea che sia sufficiente attaccare occasionalmente Gaza con droni suicidi – e venderli a mezzo mondo – per mantenere la sicurezza.

Sabato Israele ha visto immagini mai viste prima. Veicoli palestinesi che pattugliano le sue città, ciclisti che entrano dalle porte di Gaza. Queste immagini strappano via l’arroganza. I palestinesi di Gaza hanno deciso di pagare qualsiasi prezzo per un momento di libertà. C’è speranza in questo? No. Israele imparerà la lezione? No.

Sabato parlavano già di spazzare via interi quartieri di Gaza, di occupare la Striscia e di punire Gaza “come non è mai stata punita prima”. Ma Israele non ha smesso di punire Gaza dal 1948, nemmeno per un momento.

Dopo 75 anni di abusi, lo scenario peggiore possibile lo attende ancora una volta. Le minacce di “spianare Gaza” dimostrano solo una cosa: non abbiamo imparato nulla. L’arroganza è qui per restare, anche se Israele sta pagando un prezzo alto ancora una volta.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha una grande responsabilità per quanto è accaduto e deve pagarne il prezzo, ma non è iniziato con lui e non finirà dopo che se ne sarà andato. Ora dobbiamo piangere amaramente per le vittime israeliane, ma dovremmo anche piangere per Gaza.

Gaza, di cui la maggior parte dei residenti sono rifugiati creati da Israele. Gaza, che non ha mai conosciuto un solo giorno di libertà.

[1] Festa dei Tabernacoli (NdT)

[2] Circa 766 milioni di dollari (NdT)

*Giornalista israeliano del quotidiano Haaretz

Traduzione a cura dell’Area Esteri e Pace

Fonte: Haaretz

Foto: Haaretz