Senza la pace non si potrà fermare l’aumento della fame nel mondo

Mario Lubetkin*

Se non si ferma la guerra in Ucraina, iniziata tre mesi fa, e non si riducono i conflitti sempre più numerosi in altre zone del mondo, la fame non farà che aumentare.

Come poche altre volte nella storia recente, i temi relativi ai sistemi agroalimentari e alla sicurezza alimentare mondiale si trovano al centro del dibattito e delle azioni globali e regionali, nella ricerca di possibili soluzioni tese ad evitare il rapido aggravamento della fame nel mondo, a partire dalla guerra e da altri conflitti.

Inoltre si sta cercando di accelerare gli sforzi volti a trasformare i sistemi agroalimentari nella direzione di uno sviluppo inclusivo e rispettoso dell’ambiente e di una migliore alimentazione.

«La pace è fondamentale per proteggere la gente dalla fame», come ha più volte segnalato il direttore generale della FAO, Qu Dongyu, nei principali forum mondiali.

Per Qu, l’Ucraina è ovviamente il paese più colpito dalla guerra, data la sofferenza umana e la distruzione delle catene del valore e della fornitura alimentare.

Tuttavia, le conseguenze di questo conflitto si fanno sentire anche nei paesi a basso reddito importatori di alimenti, che dipendono da Russia e Ucraina per la fornitura di alimenti, cereali, combustibili e fertilizzanti, specialmente in Africa e in Asia, e che sono di fronte a un aumento senza precedenti del prezzo dei generi alimentari.

Alla fine di marzo, poco meno di un mese dopo l’inizio della guerra, il 24 febbraio, i prodotti alimentari erano aumentati del 12,6%, l’incremento più alto dal 1990 secondo i dati della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura).

A fine aprile, i prezzi sono leggermente scesi, ma le prospettive per i prossimi mesi sono tutt’altro che incoraggianti.

Secondo un recente studio della FAO, del Programma alimentare mondiale (PMA) e di altre organizzazioni, già nel 2021 circa 193 milioni di persone in 53 paesi soffrivano di una carenza alimentare acuta ed avevano urgentemente bisogno di assistenza, circa 40 milioni più che nel 2020. E si prevede che queste cifre aumenteranno nel 2022 a causa del protrarsi di guerre e conflitti.

Il solo Afghanistan rappresenta circa 20 milioni di persone in questa situazione, la metà della sua popolazione, a cui vanno aggiunte cifre molto alte anche in Somalia, nel Sudan del Sud e nello Yemen.

Le guerre e i conflitti hanno spinto oltre 139 milioni di persone in 24 paesi verso questa insicurezza alimentare critica; i fenomeni meteorologici estremi sono stati responsabili di una situazione di fame estrema per altri 23 milioni di persone in otto paesi, mentre le perturbazioni economiche hanno colpito ad un livello estremo 30 milioni di persone in 21 paesi.

Sono dati che mostrano il rapporto sempre più stretto tra i conflitti, il cambiamento climatico, le crisi economiche e finanziarie, nonché i problemi energetici e sanitari da un lato e la lotta contro la fame dall’altro.

Tutto ciò in un quadro deteriorato dagli effetti del Covid-19 di questi ultimi anni, che hanno ulteriormente aggravato la situazione di coloro che soffrono la fame, che all’inizio della pandemia superavano gli 800 milioni. Gli effetti del covid hanno incrementato questa cifra di altri 100 milioni, senza contare i problemi di malnutrizione che colpiscono oltre tre miliardi di persone.

La guerra ha fatto aumentare i prezzi, specialmente del grano, del mais e di semi oleaginosi, così come dei fertilizzanti. Questi aumenti vanno ad aggiungersi agli incrementi, già elevati, verificatisi nel peggior periodo della pandemia da covid.

Le previsioni di esportazione di grano dalla Russia e dall’Ucraina sono state riviste al ribasso, e anche se altri attori come India e UE hanno aumentato l’offerta, le soluzioni continuano ad essere molto limitate, per cui si prevede che i prezzi resteranno elevati.

Tra i paesi che potrebbero essere particolarmente colpiti in ragione della loro dipendenza dall’importazione di grano dai paesi europei coinvolti nella guerra si trovano l’Egitto e la Turchia, così come diversi paesi africani quali Congo, Eritrea, Madagascar, Namibia, Somalia e Tanzania.

Inoltre, tra i paesi che dipendono in gran parte dai fertilizzanti importati dalla Russia si trovano esportatori di cereali e di prodotti di base ad alto valore, come Argentina, Bangladesh e Brasile.

Per affrontare questa situazione critica per un gruppo di circa 60 paesi, la FAO sta proponendo alle principali forze internazionali, come il Gruppo dei Sette (G7), riunitosi questo mese nella città tedesca di Stoccarda, la creazione di un Fondo di Finanziamento Alimentare di portata mondiale.

Questo Fondo sarebbe destinato ad aiutare i paesi più colpiti a far fronte alla crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, contribuendo così ad alleviare la situazione di 1 miliardo e 800 mila persone.

Per garantire una maggior trasparenza dei mercati, questa agenzia specializzata delle Nazioni Unite preme per il rafforzamento e l’ampliamento del Sistema di Informazione sul mercato agricolo (Sima), insieme ai paesi del Gruppo dei Venti (G20).

Si tratta di una piattaforma interistituzionale concepita per migliorare la trasparenza dei mercati di prodotti alimentari, stabilita nel 2011 dai paesi più potenti del mondo dopo l’aumento dei prezzi degli alimentari a livello globale, registrato nel periodo 2007-2008 e 2010.

Parallelamente si sta cercando di sostenere con azioni rapide le famiglie rurali ucraine, perché possano coltivare in tempo per il raccolto che inizierà nei prossimi mesi, giacché questo rappresenta una fonte essenziale di reddito per i 12 milioni di abitanti delle zone rurali del paese, circa un terzo della sua popolazione.

Si tratta di distribuire, ad esempio, forniture per le piantagioni di patate a migliaia di produttori ucraini in almeno 10 province e di fare investimenti economici focalizzati.

Affrontare queste emergenze in drammatica crescita, investire in sistemi agroalimentari più salutari, nutrienti ed equi, applicare con maggiore intensità la scienza e l’innovazione in questi processi e ridurre la perdita alimentare: tutto ciò può risolvere la situazione alimentare di centinaia di milioni di persone.

«Il tempo è breve e la situazione è grave» ha messo in guardia Qu nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU del 19  maggio.

*Vice direttore generale della FAO

Fonte: https://ipsnoticias.net/2022/05/sin-paz-no-se-detendra-el-aumento-del-hambre/