Il caso Kobanê: violare il diritto a un processo equo

In accordo con gli avvocati e la commissione per gli affari legali di HDP, scriviamo questa dichiarazione per informarvi sugli allarmanti sviluppi illeciti che minano la possibilità di un processo equo nel caso Kobanê, avviato contro 108 persone, tra cui alcuni ex co-presidenti e tutti gli altri membri del Comitato Esecutivo Centrale del partito nel 2014, sulla base di false accuse legate al terrorismo.

La prima udienza della sesta sessione del caso Kobanê si è tenuta l’8 novembre 2021 nell’aula bunker di Sincan ad Ankara. È stata caratterizzata dalle proteste degli avvocati e degli imputati, secondo i quali le udienze si stanno svolgendo ingiustamente.La prima mossa politica del governo è arrivata il 4 novembre, nel quinto anniversario degli ex copresidenti e vice di HDP, quando il Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri (HSK) ha licenziato il presidente del tribunale senza alcuna giustificazione o motivazione formale. Alla luce del principio della permanenza in carica dei giudici, il ritiro di un giudice da una causa dovrebbe essere visto come l’abolizione delle garanzie costituzionali e anche delle garanzie previste dalla Corte EDU. Tale decisione e l’intervento in tribunale costituiscono una chiara interferenza politica con la magistratura e ne distruggomo l’indipendenza e l’imparzialità. Sono contro la legge e escludono la garanzia di un processo equo.

Durante il processo, ogni sessione è durata generalmente due settimane, con l’udienza che ogni giorno inizia alle dieci del mattino e continua fino alle cinque di sera. Il 9 novembre, il tribunale ha inoltre deciso di ridurre a una settimana l’intervallo tra le sessioni. Questa densità di udienze costituisce un maltrattamento sia per gli imputati che per gli avvocati che partecipano al caso. Normalmente, ci dovrebbe essere una pausa di almeno 2 o 3 mesi tra ogni udienza. Così, alla prima udienza dell’8 novembre, gli avvocati avevano chiesto al collegio del tribunale che le sessioni durassero una settimana e fossero separate da pause di almeno due mesi. E hanno affermato che se questa richiesta non verrà ricevuta, presenteranno una denuncia penale al Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri (HSK) e non parteciperanno alle udienze finché l’HSK non risponderà alla loro denuncia.

Il rigetto da parte del tribunale della richiesta degli avvocati è una chiara indicazione dell’insistenza delle autorità per porre fine al caso il prima possibile. Questa insistenza è politica e deriva soprattutto da Devlet Bahçeli, presidente generale dell’MHP, partner del governo dell’AKP. Bahçeli ha affermato, il 27 aprile, che “la decisione che porterà i 108 imputati a vivere tempi duri dovrebbe essere presa in breve tempo e l’HDP dovrebbe essere chiuso e dichiarato fuori dalla legge”.

L’11 novembre, gli avvocati difensori hanno presentato una denuncia penale al Consiglio dei giudici e dei pubblici ministeri contro i membri del tribunale del caso Kobanê per cattiva condotta. Ma quello stesso giorno il tribunale ha respinto tutte le richieste degli avvocati e degli imputati. Gli avvocati e gli imputati si erano rifiutati di partecipare all’udienza per protestare contro la fretta della corte, ma questa ha continuato l’udienza pur in loro assenza. È completamente illegale per il tribunale continuare l’udienza e prendere decisioni senza avvocati e imputati. In fretta, per chiudere il caso al più presto, il collegio del tribunale, senza alcun fondamento giuridico, ha deciso di rinviare l’udienza al 29 novembre.

Tutte queste pratiche illecite hanno avuto luogo all’ombra della sentenza della Corte EDU su Selahattin Demirtaş. Le accuse contro l’HDP relative alle proteste di Kobanê sono già state esaminate dalla Corte EDU nella sentenza su Demirtaş emessa nel dicembre 2020. La sentenza del Tribunale Supremo ha affermato che “gli appelli a Kobanê non sono appelli alla violenza” e ha aggiunto che “non esiste alcun nesso di causalità tra le chiamate effettuate dalla sede di HDP e gli eventi avvenuti, e le chiamate in questione rientrano nell’ambito della libertà di espressione”.

Terminiamo questa nota informativa con un promemoria di alcuni fatti su questo caso. Sono state accusate 108 persone, tra cui gli ex copresidenti dell’HDP, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, l’attuale copresidente Pervin Buldan, diversi deputati e sindaci attuali ed ex dell’HDP e tutti i membri del Comitato centrale dell’HDP e del Comitato esecutivo nel 2014. Il caso è stato avviato come contromossa dal governo turco appena due settimane dopo che la Corte europea dei diritti dell’uomo aveva emesso la sentenza definitiva e aveva chiesto l’immediato rilascio di Selahattin Demirtaş. L’accusa prevede più di 15.000 anni di carcere solo per Selahattin Demirtaş. Il caso è di per sé cruciale e viene utilizzato dal governo come pretesto per chiudere l’HDP e bandire i suoi dirigenti dalla politica.

Ventiquattro politici sono attualmente detenuti in custodia cautelare per il caso Kobanê. Altri otto sono stati rilasciati, ma con restrizioni. Il 15 giugno il tribunale ha disposto il rilascio di quattro detenuti, ma con un divieto di viaggi internazionali. I quattro erano il co-sindaco sospeso di Kars, Ayhan Bilgen, e tre ex membri del Comitato esecutivo centrale (CEB) dell’HDP: la signora Berfin Özgü Köse, il signor Can Memiş e il signor Cihan Erdal. Il 26 giugno, un altro membro della CEB, il sig. Zeki Çelik, e gli ex deputati, il sig. İbrahim Binici, la sig.ra Emine Beyza Üstün e la sig.ra Emine Ayna, sono stati rilasciati con misure di custodia cautelare e divieto di viaggi internazionali.

Feleknas Uca e Hişyar Özsoy Co-portavoce HDP per gli Affari Esteri