Etiopia, Egitto e Sudan: Il Gerd al centro di una crisi geopolitica

Félix Atchadé

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Esposizione della questione

La “Grande diga del rinascimento etiope” è una diga in costruzione in Etiopia, sul Nilo Blu, presso la frontiera col Sudan, nello stato regionale di Benishangul-Gumuz. Si trova ad un centinaio di chilometri a monte della diga sudanese di Roseires. Con una potenza installata di 6.450 MW, dovrebbe diventare la più grande diga idroelettrica d’Africa. Il progetto, reso pubblico il 31 marzo 2011, è stato avviato il 28 maggio 2013 e la costruzione dovrebbe durare fino al 2022. L’Etiopia ha lanciato la costruzione di numerose dighe per sviluppare l’agricoltura irrigua ed il potenziale elettrico di un paese che manca di energia.

Fin dall’avvio del progetto sono cresciute le tensioni tra l’Etiopia e l’Egitto e il Sudan. Le divergenze formali principali tra le parti vertono sulla natura del futuro accordo (vincolante o no), sulla ritenzione e la liberazione dell’acqua da parte del GERD in periodo di siccità e di scarse precipitazioni, sul meccanismo di risoluzione delle controversie (arbitrato internazionale o agevolazione diplomatica) e sui futuri sviluppi a monte della diga.

L’Etiopia è particolarmente recalcitrante ad assumere degli impegni sui futuri sviluppi sul Nilo ed afferma che le trattative in corso vertono sulle operazioni del GERD e non sull’impiego (futuro) delle acque del Nilo. Per l’Etiopia il riempimento della diga è una tappa necessaria per la prosecuzione della costruzione dell’opera che essa considera sottoposta alla propria sovranità.

Ultimi sviluppi

I più recenti sviluppi del contenzioso tra i tre paesi vertono sul riempimento dei serbatoi. L’Etiopia continua nella corsa iniziata nel 2020 e prevede di procedere al secondo riempimento della diga durante la prossima stagione delle piogge (giugno-luglio) del 2021. L’Egitto e il Sudan hanno condannato questa iniziativa. Il precedente riempimento della diga nel giugno-luglio 2020 aveva avviato una escalation della tensione tra Egitto ed Etiopia.

Le trattative tra i tre paesi (4-6 aprile 2021) sulla diga sono state un fallimento. Avviate nel 2020 sotto l’egida dell’Unione Africana con il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, proseguono col presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, che è alla presidenza dell’UA per il 2021. La mediazione dell’UA segue quella dell’amministrazione Trump che, ritenuta troppo favorevole agli egiziani, era stata respinta dall’Etiopia. Per il momento è riuscita ad imporsi, anche se l’Egitto e il Sudan vorrebbero che l’Unione Europea, le Nazioni Unite e gli Stati Uniti agissero a titolo di facilitatori, o addirittura di mediatori, nel quadro del processo.

Il governo etiope ha dunque intrapreso il finanziamento della diga per proprio conto. A questo scopo sono stati richiesti contributi speciali ai funzionari del governo e a tutti gli etiopi. Il governo ha emesso dei buoni per il finanziamento della diga, e quasi tutti gli etiopi hanno partecipato alla sua costruzione, ricorrendo anche ad una diminuzione degli stipendi pubblici.

Le poste in gioco e le rappresentanze

Si tratta di trovare un accordo tra le tre parti sul proseguimento del riempimento della diga che dovrebbe durare ancora tra i 4 e i 7 anni, in funzione del volume d’acqua mantenuto ad ogni riempimento.

Oltre alle questioni tecniche relative al riempimento dei serbatoi della diga, le trattative presentano aspetti di ordine politico, storico e simbolico fondamentali per le autorità dei tre paesi. Le tre parti, ed in particolare Egitto ed Etiopia, hanno più volte affermato che il Nilo è un elemento vitale per i loro paesi e le loro popolazioni.

L’Etiopia insiste sul fatto che il conseguimento degli obiettivi di sviluppo per sottrarre milioni di etiopi alla povertà dipende dal GERD. Essa ne fa un oggetto di sovranità ed anche il simbolo del progetto di rinascita della Nazione etiope, che ha una storia millenaria. E’ importante sottolineare che – di fronte al rifiuto dei finanziatori internazionali, in particolare la Banca Mondiale – l’opera è stata costruita grazie a risorse interne. Sono stati richiesti contributi ai funzionari e a tutti gli etiopi. Il governo etiope ha imposto il ricorso ai prodotti locali per la costruzione, che è stata affidata alla società italiana Salini Impregilo, che aveva già costruito delle dighe nel paese. L’Etiopia ritiene di avere dei “diritti naturali” sulle acque del Nilo Blu, che fornisce circa l’80% delle acque del Nilo durante la stagione delle piogge. In un paese ove il potere centrale è fortemente contestato, con numerosi focolai di tensione, il GERD è uno dei rari argomenti che fanno consenso ed rafforzano l’unità nazionale. L’affermazione di sovranità sul Nilo Blu ed il riempimento della diga godono del sostegno della popolazione. Mentre all’interno il potere federale combatte con violenza il Fronte popolare di liberazione del Tigré (TPLF), sarebbe controproducente che desse un’impressione di debolezza verso le potenze esterne (Egitto e Sudan) sulla questione del GERD, oggetto di orgoglio nazionale.

L’Egitto ritiene, al di là dell’importanza socio-economica delle acque del Nilo, di avere dei “diritti storici” su un fiume che è la culla della sua civiltà e di cui si ritiene un “dono”. E’ un soggetto di orgoglio nazionale. Il Cairo afferma che in questa partita si gioca la sussistenza di milioni di egiziani. In quanto potenza regionale, il regime egiziano non vuole né fornire argomenti ai suoi potenziali detrattori interni, né dare l’impressione di difettare di potere politico su una questione che considera essenziale per la propria sopravvivenza.

Il Sudan, dal canto suo, si trova in un periodo di transizione dominato dai militari, con un Primo ministro civile che cerca di avere un ruolo più importante di quello che gli è stato attribuito. La questione del GERD è dunque divenuta un soggetto di controversia nazionale tra militari e civili.

Negli ultimi due mesi la posizione del Sudan sembra essere passata dalla precedente neutralità ad uno schieramento dalla parte del Cairo. E’ possibile che la questione della diga abbia contribuito a aumentare – o a cristallizzare – le tensioni attorno alla controversia frontaliera tra l’Etiopia e il Sudan, il che potrebbe in parte spiegare il riavvicinamento tra il Sudan e l’Egitto sulla questione del GERD.

Più di ogni altro aspetto è importante la dimensione simbolica: l’egemonia egiziana sulla regione è rimessa in discussione, mentre la diga è un simbolo dell’orgoglio nazionale etiope.

Allegato 1

Il Nilo è un fiume lungo circa 6.700 km ed è, insieme al Rio delle Amazzoni, il più lungo fiume del mondo. Si forma dall’unione del Nilo Bianco col Nilo Blu. Il Nilo Bianco nasce dal Lago Vittoria (Uganda, Kenya, Tanzania), mentre il Nilo Blu nasce dal Lago Tana (Etiopia). I due rami si uniscono a Karthum, in Sudan; il Nilo si getta poi nel Mediterraneo formando un delta nel nord dell’Egitto. Considerando i due rami, il Nilo attraversa il Ruanda, il Burundi, la Tanzania, l’Uganda, l’Etiopia, il Sudan del Sud, il Sudan e l’Egitto. Inoltre scorre in Kenya e nella Repubblica Democratica del Congo, ed il suo bacino interessa anche l’Eritrea grazie al suo affluente Tekezé.