Principi e programma elettorale del Partito della Sinistra Europea

Le prossime elezioni del Parlamento europeo si svolgeranno in circostanze straordinarie. L’Europa è diventata il continente che si sta riscaldando più velocemente in tutto il mondo e si deve accelerare il processo di abbandono dei combustibili fossili. Moltə cittadinə europeə sono alle prese con una crisi legata al costo della vita, mentre nell’UE si spendono miliardi di euro per un rafforzamento militare senza precedenti, e all’orizzonte si profila persino un ritorno alle politiche fallimentari dell’austerità neoliberista. Infine, le elezioni vengono messe in secondo piano dalle guerre in corso sul territorio europeo e nelle sue immediate vicinanze. Non si tratta quindi di elezioni di secondo ordine. Affinché la voce dei popoli venga ascoltata, invitiamo tuttə ə cittadinə europeə democraticə, che costituiscono la maggioranza della società, a partecipare e votare alle elezioni europee per un’Europa democratica, sociale, pacifica ed ecologica.

L’estrema destra nazionalista e neofascista, che sta già governando in alcuni Paesi e bussa alle porte del potere in altri, può e deve essere fermata. La lotta al fascismo, in qualsiasi forma si manifesti, è un elemento centrale del programma e della storia del Partito della Sinistra Europea (SE). Ogni forma di fascismo deve essere combattuta e sradicata dalle nostre società. Questa lotta può essere vinta se gli interessi deə cittadinə e il desiderio di giustizia sociale ed ecologica e pace deə europeə vengono posti al centro del processo decisionale politico.

Lotta al neofascismo

I nostri partiti sono fondati sulla lotta contro il fascismo e la guerra. Troviamo forza in questo fatto, e ci baseremo anche sulle vittorie faticosamente ottenute oggi, in America Latina e altrove, dove le persone si stanno mobilitando per una visione diversa della società e per sconfiggere l’odio e la paura. Le forze antifasciste e di sinistra devono costruire una cooperazione internazionale per sostenere e diffondere questa visione e per respingere il crescente anticomunismo che va di pari passo con l’ascesa dell’estrema destra. Meno socialismo significa più fascismo e più barbarie.

Proponiamo le seguenti iniziative:

  • Piena attuazione della risoluzione del Parlamento europeo sull’aumento della violenza neofascista e messa al bando di tutte le organizzazioni e fondazioni neofasciste e neonaziste;
  • Costruzione di un centro antifascista europeo per la documentazione, la ricerca scientifica e l’educazione;
  • Giornata europea della lotta contro il fascismo, proclamata il 25 aprile.

La nostra vittoria è la pace!

Ora più che mai dobbiamo adottare un concetto ampio di sicurezza che affronti le minacce esistenziali che stiamo affrontando: il cambiamento climatico, la povertà e la guerra.
Condanniamo l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, che è un crimine secondo il diritto umanitario internazionale. I passi immediati per fermare la guerra devono essere il ritorno al tavolo dei negoziati, un cessate il fuoco e il ritiro di tutte le truppe russe dall’Ucraina. Siamo a favore dei negoziati di pace. Siamo a favore di sanzioni contro il complesso militare-industriale russo. Chiediamo sanzioni contro il complesso militare-industriale statunitense per aver sostenuto l’aggressione da parte del governo dello Stato di Israele.

Israele deve porre fine a questa guerra barbarica e alla violenza in Cisgiordania. Abbiamo condannato il massacro di civili perpetrato da Hamas il 7 ottobre. Lavoriamo per un cessate il fuoco immediato, per la fornitura di aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e il ritiro immediato di Israele da tutti i territori che occupa.
Israele deve applicare la sentenza della Corte internazionale di giustizia, che lo obbliga ad astenersi da qualsiasi azione che possa portare al genocidio a Gaza. Per questo motivo, l’UE deve applicare sanzioni economiche e politiche efficaci per fare pressione sul governo israeliano.

Siamo a fianco della sinistra e delle forze progressiste in Israele nel chiedere la fine della guerra.
Il mondo non può più tollerare l’oppressione sistematica dei palestinesi. Al popolo palestinese deve essere riconosciuto il diritto all’autodeterminazione in uno Stato indipendente e attuabile accanto a Israele all’interno dei confini del 1967.
Oltre alle sofferenze in Ucraina e in Palestina, non dobbiamo perdere di vista le altre 22 guerre che si stanno combattendo in tutto il mondo: in Yemen, in Siria, in Sudan, nel Sahara occidentale, contro il popolo curdo e altrove. Stiamo vivendo una “guerra mondiale combattuta a pezzi”, che potrebbe rapidamente degenerare in un disastro nucleare mondiale. Prevenire ciò è il compito più importante.

Non vogliamo che l’Europa diventi il teatro di una nuova guerra fredda e di una corsa agli armamenti. Vogliamo che l’Europa si assuma la responsabilità della propria sicurezza in modo autonomo e indipendente dagli Stati Uniti, sulla base del multilateralismo e del rispetto del diritto internazionale. Lavoriamo per un’Europa di pace e solidarietà, sostenendo continuamente soluzioni diplomatiche per i conflitti internazionali. Abbiamo bisogno di un nuovo approccio alla sicurezza, basato sul riconoscimento che nessuno Stato o comunità possono essere sicuri se gli altri non condividono lo stesso livello di sicurezza. Invece di militarizzare l’UE, l’Europa ha bisogno di un’agenda politica per la pace, la sicurezza e il disarmo.

Continuiamo a batterci contro l’espansione della NATO e la nuova corsa agli armamenti in Europa.
Il 50° anniversario della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione (OSCE) del 1975 è un’occasione per ricordare e rilanciare il concetto di sicurezza comune nella casa europea.
La neutralità e il non allineamento possono diventare modelli per un pacifico ordine di sicurezza europeo.

Le nostre proposte di azione immediata:

  • Includere il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali tra i principi fondamentali dell’UE;
  • Porre fine alla corsa agli armamenti in Europa: nessun nuovo armamento nucleare in Europa. Rendere l’Europa un continente libero da armi nucleari!
  • Attuare pienamente il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP), firmare e ratificare il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW) e ridurre la percentuale del PIL destinata alle spese militari;
  • Rispettare la “clausola irlandese” (articoli 24 e 42 del Trattato sull’Unione europea): la politica di sicurezza e di difesa comune dell’Unione “non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri”;
  • Sosteniamo le aspirazioni del popolo irlandese a riunire la propria nazione divisa dal colonialismo britannico;
  • Chiediamo la fine dell’occupazione turca di Cipro e la riunificazione del Paese secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite e l’acquis comunitario;
  • Chiediamo la smilitarizzazione dell’isola e il rispetto del suo status di non allineamento.

Trasformazione sociale verso un’ecologia integrale

La Sinistra Europea riconosce che la crisi climatica è un’emergenza e si impegna a trasformare l’economia abbandonando la crescita illimitata e la dipendenza dai combustibili fossili, creando così le condizioni per una transizione verde equa che garantisca la creazione di posti di lavoro, un’equa distribuzione della ricchezza, servizi pubblici efficaci e universali e la proprietà pubblica dei beni comuni.

È necessario operare significative trasformazioni sociali ed economiche per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e garantire così alle prossime generazioni il diritto a un futuro sostenibile su un pianeta sano. Dobbiamo promuovere un nuovo contratto sociale verde basato sulla giustizia e sul rispetto. La giustizia significa il diritto inalienabile di ogni cittadino a vivere in un ambiente pulito e sano. Il rispetto riguarda il nostro dovere minimo nei confronti della natura e delle generazioni future.
Le guerre e la corsa globale agli armamenti sono fattori chiave che influenzano la crisi ambientale. La pace è quindi la chiave di questa trasformazione socio-ecologica ed eco-sociale.

La sinistra ha un progetto chiaro per questa trasformazione ecologica, energetica e industriale. Anche se la tecnologia giocherà un ruolo importante, questa transizione riguarda soprattutto una trasformazione sociale del modo di produrre e consumare, adattata alle reali esigenze della popolazione e ai limiti del pianeta. Il radicale cambiamento nelle politiche ambientali va di pari passo con la lotta per la giustizia sociale e la lotta contro il dominio del mercato per una equa transizione verso economie verdi.
Le capacità creative delle classi lavoratrici sono la chiave per affrontare la crisi ecologica e sociale. Sosteniamo le proposte sindacali di una equa transizione, concepita democraticamente, verso una nuova economia digitalizzata ed ecologica che non lasci indietro nessunə.

Nessunə lavoratə deve rimanere disoccupatə a causa della transizione ecologica ed energetica che, accanto alla riduzione dei posti di lavoro dannosi per l’ambiente, deve portare all’espansione di altre forme di occupazione verdi. Chiediamo quindi massicci piani di investimento europei affinché le aziende e i servizi pubblici possano creare nuovi posti di lavoro e formare le persone ad essi destinate.

Il raggiungimento degli obiettivi climatici di Parigi è imprescindibile. Lo “European Green Deal” della Commissione europea ha fissato l’obiettivo di contrastare il cambiamento climatico e di avviare una svolta ecologica. Tuttavia, rimane bloccato in un quadro di riconciliazione con il sistema di produzione capitalista, che deve essere superato. Uno slancio più forte e una prospettiva diversa sono necessari. La Sinistra intende contribuire alla nascita di un movimento progressista con la vocazione primaria di superare il neoliberismo e un sistema capitalista che sfrutta la natura, le donne e gli uomini.

Stiamo cercando di modificare la Politica Agricola Comune dell’UE con l’obiettivo di abolire gradualmente il sistema di assegnazione dei fondi in base alla superficie, e di reindirizzarli verso un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente. L’agricoltura sostenibile dovrebbe contribuire all’attrattività delle aree rurali, mentre l’agricoltura ad alta intensità di manodopera deve andare a diretto beneficio di chi lavora la terra, promuovendo un modello di piccole aziende agricole sostenibili e di cibo sano in cui i prodotti hanno un breve circuito commerciale.

Il controllo pubblico e la proprietà pubblica di beni e servizi comuni, con una pianificazione democratica e partecipativa dell’economia, sono essenziali per salvare l’umanità e il pianeta e per porre fine alle disuguaglianze sociali.
Il rafforzamento del potere e della leadership delle donne, insieme al loro accesso al processo decisionale in condizioni di parità, è un fattore chiave essenziale per una giusta transizione.

Proposte di azione immediata:

  • Aumentare l’obiettivo dell’Unione Europea di riduzione delle emissioni di gas serra dal 55% al 65% entro il 2030 e anticipare la data di neutralità climatica dell’Unione Europea dal 2050 al 2035;
  • Stabilire il controllo pubblico e la proprietà pubblica di beni comuni come l’acqua, i servizi igienico-sanitari e le aziende che li forniscono; degli idrocarburi e di altre fonti energetiche; dei servizi di produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia. Inversione dell’attuale modello di unione energetica a favore di un modello basato sulla proprietà pubblica delle risorse, aprendo un canale di finanziamento per i comuni per raggiungere la sovranità energetica;
  • Incorporare criteri di razionalità economica nella gestione dell’acqua, considerando il recupero dei costi, compresi i costi ambientali e il fattore scarsità, e tenendo conto degli impatti sociali, ambientali ed economici, nonché delle condizioni geografiche e climatiche;
  • Stabilire un modello di politica agro-ecologica per la Politica agricola comune (PAC) basato su un’agricoltura sostenibile dal punto di vista ambientale, che garantisca redditi equi aə agricoltorə e fornisca cibo di qualità, protezione del suolo e sovranità alimentare, oltre a mitigare il cambiamento climatico;
  • Attuare la direttiva sulla mobilità sostenibile per una pianificazione territoriale sostenibile, ponendo l’accento sul trasporto pubblico e resistendo alla privatizzazione;
  • Creare un Fondo europeo per i servizi pubblici, finanziato a tasso zero dalla BCE, con una governance democratica, per investimenti, assunzioni massicce e formazione, in particolare nei trasporti (merci e passeggeri), nella sanità e nell’istruzione;
  • Per la transizione ecologica e sociale della produzione delle imprese, cambiare la politica bancaria della BCE: tassi bassi (0%, o meno) per i prestiti bancari per gli investimenti che riducono le emissioni di carbonio e creano buoni posti di lavoro; tassi elevati, anche penalizzanti, per i prestiti che riducono i posti di lavoro, delocalizzano o aumentano le emissioni inquinanti (CO2, ecc.);
  • Smantellare l’economia dei SUV attraverso regolamenti che garantiscano una produzione di auto a zero emissioni, efficiente e rispettosa deə utenti della strada. Imporre tasse uguali sui carburanti per aerei e auto, eliminando le esenzioni legate alla CO2. Vietare i voli privati, dare priorità ai treni per i viaggi inferiori alle due ore e mezza, rilanciare i treni notturni e ampliare le reti ferroviarie secondo le necessità. Applicare la riduzione e la supervisione delle crociere;
  • Integrare la biodiversità in tutte le politiche settoriali, come elemento chiave trasversale che dovrebbe vincolare gli interventi per prevenirne la messa a rischio, in particolare in quelle dell’energia, dell’agricoltura, della pesca, della silvicoltura, dei trasporti, del turismo e della pianificazione territoriale

Combattere la povertà, non le persone povere!

Non ci rassegneremo all’aumento della povertà in Europa. Facciamo appello all’adozione di una strategia integrata e multidimensionale contro la povertà e l’esclusione sociale.
L’aumento della gentrificazione e la rapida espansione dell’economia basata su piattaforme nel settore immobiliare e del turismo privano ə cittadinə, e soprattutto giovani, del diritto a un alloggio dignitoso e a prezzi accessibili. Inoltre, l’attuale numero di senzatetto è allarmante, mentre migliaia di edifici sono sfitti, soprattutto nelle aree metropolitane.
Un alloggio dignitoso, accessibile e rispettoso del clima deve diventare un diritto e non più trattato come una merce.
La protezione sociale per la salute, le pensioni e contro la disoccupazione deve essere universale per tuttə nell’UE, indipendentemente dalla loro provenienza.

Sosteniamo l’accesso universale e gratuito all’assistenza sanitaria e il rafforzamento dei sistemi sanitari pubblici per ridurre le disuguaglianze sociali. Le risorse pubbliche dovrebbero essere utilizzate per creare e rafforzare i sistemi sanitari pubblici.
Chiediamo la sicurezza energetica di base, ovvero il diritto legale di tutte le persone di avere libero accesso alla quantità di energia di cui hanno bisogno per il riscaldamento e gli usi domestici. Si tratta di un diritto umano.

L’economia femminista e l’uguaglianza di genere sono fondamentali per un’economia umana; sono una componente essenziale della nuova economia umana e più equa che vogliamo realizzare. È giunto il momento di affrontare e riconoscere pienamente il ruolo del lavoro di cura non retribuito e sottopagato. La società deve investire nei sistemi di assistenza pubblica e affrontare la responsabilità sproporzionata del lavoro di cura spesso a carico di donne e ragazze, sostenendo la sua de-familizzazione e contrastando la povertà femminile.
Vogliamo costruire servizi pubblici moderni, dotati di personale sufficiente, sburocratizzati, gestiti in modo democratico e trasparente e rispondenti alle esigenze dei cittadini.
L’UE deve promuovere investimenti in sanità, istruzione, trasporti e telecomunicazioni gratuiti e accessibili.

Le nostre proposte di azione immediata:

  • Inserire nella legislazione primaria dell’UE il diritto a un alloggio dignitoso e a prezzi accessibili per tutte le persone in Europa;
  • Attuazione di piani di investimento nazionali ed europei per l’edilizia residenziale pubblica e la ricostruzione delle infrastrutture pubbliche; finanziamento a interessi zero di progetti di edilizia sociale da parte di autorità nazionali o locali, costruttori senza scopo di lucro e cooperative attraverso la Banca europea per gli investimenti (BEI);
  • Adozione di una direttiva UE che obblighi gli Stati membri a introdurre tetti massimi per gli affitti e a vietare le locazioni a tempo determinato e gli sfratti forzati dalle residenze primarie; rafforzamento dei diritti deə inquilinə negli appartamenti di proprietà di investitorə immobiliari. Queste società di investimento e le loro attività devono essere limitate in modo da non rappresentare un rischio eccessivo per i mercati immobiliari;
  • Esentare i finanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica dalle regole del mercato interno e della concorrenza;
  • Creare strutture di assistenza di qualità per bambinə, persone anziane e disabili, al fine di migliorare la sostenibilità della riproduzione in modo equo;
  • Adottare una direttiva UE che ponga un massimale agli affitti e obblighi le autorità locali a fornire alloggi per studenti e tirocinanti; un quadro normativo per le piattaforme di affitto a breve termine nelle principali aree urbane, unitamente alla spesa pubblica e ai fondi europei per lo sviluppo di nuove abitazioni;
  • Adottare una direttiva UE contro le disuguaglianze sociali e le discriminazioni nell’istruzione basate su classe, genere, orientamento sessuale e identità o espressione di genere, nazionalità, stato di residenza e credo religioso;
  • Fermare la privatizzazione dell’istruzione, dell’educazione superiore e della ricerca; finanziamenti pubblici solo per le istituzioni pubbliche;
  • Riservare il 7% del PIL dell’UE all’istruzione, alla ricerca e all’innovazione;
  • Abolire i test di ammissione e le tasse universitarie (anche per studenti extracomunitarə e non europeə);
  • L’assegnazione di borse di studio e di ricerca europee dovrebbe basarsi su criteri sociali che promuovano gli scambi europei nei corsi di formazione dal livello secondario a quello universitario;
  • Assicurare l’accesso universale e gratuito alle cure e ai sistemi sanitari pubblici, compresi i servizi contraccettivi e l’aborto legale e sicuro in tutta l’UE, che deve essere garantito dalla legislazione primaria dell’UE;
  • Creare un polo farmaceutico/medico pubblico europeo;
  • 2% del PIL dell’UE da destinare al sostegno della cultura;
  • Adottare uno statuto europeo di base per artistə con lavori intermittenti.

Soldi e fondi per le persone e il pianeta!

Per salvaguardare e sviluppare i servizi pubblici e consentire un’equa transizione verso un’economia digitalizzata e verde, dobbiamo innanzitutto evitare la reintroduzione dell’austerità. La nostra priorità è un massiccio piano di investimenti per la creazione di posti di lavoro verdi, basato sul rilancio delle PMI e dei servizi pubblici essenziali, sull’economia della cura e sulla trasformazione dell’industria, dei trasporti e dell’energia in linea con le esigenze della popolazione e i limiti del pianeta.
Ciò richiede la mobilitazione di risorse finanziarie che superano di molte volte il bilancio dell’UE e il fondo di sviluppo NextGenerationEU. Questi fondi potrebbero essere resi disponibili se riuscissimo a formare una maggioranza volenterosa e progressista all’interno delle istituzioni europee.

I bilanci pubblici devono essere liberati dalla morsa dei mercati finanziari.
Chiediamo di ridistribuire gran parte dei miliardi di euro che oggi l’Europa spende in armamenti verso progetti di trasformazione sociale ed ecologica.
Le compagnie energetiche hanno tratto enormi profitti dagli aumenti di prezzo dovuti alla guerra in Ucraina, e tali profitti devono essere restituiti alla società.
Chiediamo l’abolizione dei paradisi fiscali nell’UE e l’istituzione di un livello minimo comune di tassazione dei profitti e dei grandi patrimoni nell’UE.

La nostra proposta di azione immediata:

  • Abolire il Patto di stabilità e crescita e sostituirlo con un nuovo patto incentrato sulla ristrutturazione sociale e ambientale, che consenta politiche espansive e anticicliche;
  • Trasformare il Dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) in un meccanismo permanente dell’UE per ridurre le disuguaglianze e promuovere una crescita economica sostenibile, con particolare attenzione al sostegno e alla modernizzazione delle PMI;
  • Introdurre una tassa europea sulle grandi ricchezze per finanziare investimenti essenziali per la riduzione della povertà e le transizioni ambientali e sociali. Imporre una tassa sugli extra-profitti delle industrie energetiche e di quelle legate alla guerra, come le banche e il settore degli armamenti. Introdurre una cloud tax progressiva sui ricavi delle piattaforme digitali, che copra le spese delle aziende e dei partiti politici sui social media;
  • Fare della BCE uno strumento che fornisca finanziamenti diretti agli Stati per rafforzare le istituzioni e gli enti pubblici nel soddisfare le esigenze di diritti e servizi pubblici e di trasformazione ecologica. Creare un Fondo europeo per i servizi pubblici, finanziato a tasso zero dalla BCE, con una governance democratica, per gli investimenti, le assunzioni massicce e la formazione, in particolare nei trasporti (merci e passeggeri), nella sanità e nell’istruzione, nella ricerca e per i progressi finanziari nella protezione sociale;
  • Cambiare la politica bancaria della BCE: bassi tassi di interesse (fino allo 0% o meno) per i prestiti bancari destinati agli investimenti delle imprese che riducono le emissioni di carbonio e creano una buona occupazione; alti tassi di interesse, anche di penalizzazione, per i prestiti che tagliano posti di lavoro, delocalizzano, aumentano le emissioni inquinanti (CO2, ecc.) o sono dedicati alla speculazione;
  • Approvare un programma di ristrutturazione del debito che preveda la monetizzazione del debito pubblico acquisito dalla BCE, con retrocessione degli interessi in cambio di una condizionalità sociale, in modo che i flussi aggiuntivi derivanti dalla ristrutturazione siano utilizzati per migliorare la coesione sociale e gli indicatori di benessere della popolazione e per promuovere politiche di sviluppo sostenibile. Inoltre, il finanziamento dei programmi di spesa pubblica e la creazione di buoni posti di lavoro dovrebbero rientrare tra gli obiettivi della BCE;
  • Tassare le transazioni finanziarie e combattere l’evasione e la frode fiscale stilando un elenco accurato dei paradisi fiscali, compresi quelli all’interno dell’UE, e introducendo una ritenuta alla fonte sui profitti delle multinazionali e delle banche. Dobbiamo porre fine ai paradisi fiscali all’interno dell’Unione Europea!
  • Creare un Fondo europeo per l’edilizia sociale, i servizi pubblici e le esigenze occupazionali, finanziato dalla creazione di moneta della BCE, e concedere prestiti a Stati, comuni, cooperative e istituzioni no-profit a tassi di interesse zero o molto bassi. Il fondo deve essere gestito con trasparenza e garantito attraverso il coinvolgimento della società civile, in particolare dei sindacati, delle associazioni di donne, degli inquilini e dei movimenti ecologisti.

Trasformare il lavoro

Vogliamo costruire un fronte unito di sinistra e progressista in Europa in grado di cambiare gli attuali rapporti di forza, dando a lavoratorə e a sindacati la possibilità di modellare la futura UE. Vogliamo un nuovo contratto sociale verde che risponda alle sfide del XXI secolo e che miri a ridurre le disuguaglianze. Insieme a sindacalistə di sinistra, abbiamo elaborato 16 richieste che costituiscono una base per un’azione comune.
Il nostro obiettivo politico è quello di utilizzare l’enorme aumento della produttività del lavoro globale per migliorare la vita delle persone, riducendo l’orario di lavoro senza perdita di salario e riorientando la produzione verso le esigenze sociali e ambientali.

L’UE deve affrontare la crisi del costo della vita aumentando i salari e le pensioni al di sopra del tasso di inflazione, con particolare attenzione all’eliminazione delle disuguaglianze. L’UE deve aumentare i salari e colmare il divario retributivo di genere. Ciò richiede sindacati forti. Sosteniamo il diritto universale di organizzarsi, di contrattare collettivamente e di intraprendere azioni industriali, compresi gli scioperi, a livello europeo.
Salariatə, lavoratə e classe operaia devono essere messə in condizione di diventare protagonistə della costruzione della nuova Europa socialmente giusta ed ecologicamente responsabile attraverso la creazione di nuovi diritti. La democrazia economica è la chiave per consentire a lavoratə di intervenire su cosa e come producono.

Insieme ai sindacati, ci battiamo per una giusta transizione verso una digitalizzazione incentrata sulla persona. Dobbiamo affrontare le sfide dell’intelligenza artificiale (IA) in modo socialmente equo. Lavoratə hanno il diritto di partecipare alla definizione degli obiettivi sociali e ambientali delle imprese e dei servizi pubblici.
Chi lavora nell’economia delle piattaforme devono essere riconosciutə come lavoratə. Ci battiamo contro il lavoro precario e per il diritto di ogni lavoratə a un contratto stabile e permanente e a un lavoro a tempo pieno.
La maggior parte delle persone che svolgono lavoro di cura sono donne. La SE si impegna a lottare, insieme ai sindacati e al movimento femminista, per un lavoro socialmente e finanziariamente dignitoso per le donne.

Le nostre proposte di azione immediata:

  • Basta con ə lavoratorə poverə! Approvazione di una direttiva europea sul reddito di base che obbliga gli Stati membri a garantire legalmente a tuttə un reddito minimo che copra le esigenze di base per una vita dignitosa (cibo, alloggio, energia, accesso alla cultura, fondi per le emergenze, ecc.);
  • Approvazione di un Piano per l’Occupazione Garantita nell’Unione Europea, che si concentri su programmi di riforestazione e protezione ambientale, ristrutturazione degli alloggi ed efficienza energetica, promozione dell’assistenza, formazione/occupazione per disoccupatə e iniziative di economia sociale che creino posti di lavoro. Tale Piano sarebbe finanziato dal Meccanismo europeo di stabilità (MES) e la condizione di accesso sarebbe legata solo alla creazione di posti di lavoro pubblici di qualità;
  • Un quadro giuridico dell’UE per una giusta transizione nel mondo del lavoro attraverso l’anticipazione e la gestione del cambiamento sulla base della contrattazione collettiva e del coinvolgimento dei sindacati;
  • Un regolamento UE che garantisca il diritto legale al contratto a tempo indeterminato e al lavoro a tempo pieno e che vieti gli stage non retribuiti. I diritti sociali e i diritti del lavoro devono essere pienamente applicati nel lavoro sulle piattaforme e nel telelavoro;
  • Le persone migranti devono poter lavorare a parità di condizioni e di lavoro;
  • L’UE deve stabilire un Protocollo sul progresso sociale nel quadro della legislazione primaria, dando priorità ai diritti sociali e deə lavoratorə rispetto alla libertà del mercato unico;
  • Modificare la direttiva sull’orario di lavoro con l’obiettivo di ridurre l’orario di lavoro a parità di salario.

Potenziare la democrazia nell’IA e nell’innovazione

Accogliamo con favore il tentativo del Parlamento europeo di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale (IA) e sosteniamo il divieto di sorveglianza biometrica, di riconoscimento delle emozioni e di vigilanza predittiva da parte dei sistemi di IA. Tuttavia, la bozza del PE si concentra sulla regolamentazione del mercato e quindi non affronta la questione essenziale: la necessità di trasparenza e responsabilità (controllo democratico e sociale) dell’innovazione tecnologica in relazione ai suoi impatti sociali e ambientali.

La nostra proposta:

  • Una regolamentazione efficace dell’IA con il principio del controllo da parte delle persone deve essere incorporata nel diritto dell’UE;
  • Qualsiasi regolamentazione dell’IA da parte dell’UE deve tenere conto dell’impatto dell’IA sul mondo del lavoro e sui sistemi sociali, ed escludere possibili usi discriminatori dell’IA o sistemi a sfondo razziale;
  • L’introduzione dell’IA in aree ad alto rischio e nelle transazioni di mega-dati deve essere identificata e proibita;
  • L’uso dell’IA nei sistemi di armamento deve essere vietato;
  • L’introduzione controllata della tecnologia digitale nell’istruzione deve rispettare e valorizzare il lavoro e lo status deə insegnanti, evitare di esacerbare le disuguaglianze sociali e limitare gli impatti negativi sull’ambiente;
  • I servizi pubblici e privati si stanno rapidamente digitalizzando. L’intera popolazione non riesce a stare al passo con questo rapido sviluppo e c’è il rischio di esclusione digitale. Alle persone anziane, disabili e a chiunque ne abbia bisogno deve essere garantita un’adeguata assistenza utente e l’accesso alle attrezzature necessarie per evitare l’esclusione.

La prospettiva femminista. I diritti delle donne sono diritti umani.

Il Partito della Sinistra Europea ritiene che il femminismo sia fondamentale per costruire un’Europa di pace, autodeterminazione, libertà e uguaglianza, libera dalla violenza contro le donne.

La guerra è l’espressione estrema della violenza patriarcale. Il posizionamento femminista è quindi la più radicale antitesi a qualsiasi tipo di militarismo e di armamento.
Il femminismo di sinistra fornisce una critica profonda alla società capitalista e patriarcale, proponendo un’alternativa all’economia basata sullo sfruttamento degli esseri umani e della natura, ossia un’economia basata sulla vita.
La Sinistra europea vuole non solo pari opportunità per le donne, ma porre fine alla disuguaglianza che le donne subiscono in Europa per il solo fatto di essere donne e/o lavoratrici.
Denunciamo il persistente divario retributivo e pensionistico tra i sessi e lottiamo per il riconoscimento e la ridistribuzione del lavoro di cura, che ancora ricade quasi esclusivamente sulle spalle delle donne. Esigiamo la promozione di sistemi di cura pubblici.

Ci opponiamo a tutte le forme di oppressione basate su classe, genere, etnia, colore, identità o espressione di genere, orientamento sessuale, disabilità ed età. È questa prospettiva emancipatoria che distingue il femminismo materialista dal femminismo liberale attualmente dominante nelle istituzioni europee.
La Sinistra Europea difende il diritto delle donne a prendere decisioni autodeterminate sulla maternità e sul proprio corpo. Esige che il diritto a servizi contraccettivi universalmente accessibili e all’aborto sicuro sia garantito dai Trattati europei in tutta Europa.
Insieme ai movimenti femministi, lottiamo contro la violenza sessista e il maschilismo che le donne subiscono nel corso della loro vita e chiediamo un quadro giuridico e politico olistico per affrontare la violenza di genere in tutte le sue forme.
La SE vuole fare di una prospettiva femminista il criterio per le politiche economiche, ambientali e sociali dell’UE, così come per la salute, l’istruzione e la cultura.

Le nostre proposte di azione immediata includono le richieste per:

  • L’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica; è necessario un quadro politico globale dell’UE per eliminare tutte le forme di violenza di genere in tutti i Paesi europei;
  • Riconoscimento del termine “femminicidio” nella legislazione dell’UE e degli Stati membri e adozione di una definizione comune di stupro nell’UE;
  • Garanzia di un lavoro dignitoso per le donne e politiche mirate per assicurare pari opportunità a uomini e donne;
  • Recepimento immediato della direttiva UE sulla parità retributiva nella legislazione nazionale di tutti gli Stati membri;
  • Aumento e garanzia delle pensioni per le donne;
  • Una direttiva dell’UE che imponga agli Stati membri di fornire l’accesso ai servizi di salute prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria e all’aborto libero, sicuro e legale.

Per la fine della discriminazione e la piena inclusione delle persone LGBTQIA+:

  • Ci battiamo per i diritti fondamentali al matrimonio e alla genitorialità per tutte le coppie e per garantire che i diritti delle coppie dello stesso sesso e deə loro figlə siano riconosciuti in tutta l’UE;
  • Chiediamo la depatologizzazione delle identità trans e l’autodeterminazione di genere, nonché la garanzia del riconoscimento di queste identità e l’accesso alle cure per il loro libero sviluppo in tutta l’UE;
  • Il riconoscimento legale delle identità LGBTQIA+ deve essere incluso come motivo di asilo;
  • Leggi antidiscriminazione devono essere promosse e va contrastato efficacemente il linguaggio d’odio.

Co-sviluppo e fine delle forme di dominio coloniale

Il mondo globalizzato di oggi dimostra che gli antagonismi nazionali e l’isolazionismo europeo sono illusioni. La pandemia di Covid-19, con sei milioni di persone morte in tutto il mondo, ha evidenziato l’importanza dell’azione internazionale di fronte alle crisi odierne. La SE, insieme ai governi del Sud globale, ai sindacati, alle ONG e alle organizzazioni ecclesiastiche, ha chiesto una cooperazione globale nella lotta contro le pandemie e che i vaccini siano dichiarati un bene comune dell’umanità.

L’Unione europea deve definire il proprio posto nel mondo multipolare emergente e promuovere il non uso della forza nelle relazioni internazionali. Deve promuovere una cooperazione tra Stati sovrani basata sull’uguaglianza e sulla rinuncia a ogni forma di dominio. Vogliamo che l’UE si adoperi per la democratizzazione delle istituzioni internazionali: la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e, soprattutto, le Nazioni Unite, che devono essere rifondate per abbandonare il modello attuale, che è stato una risposta alla Guerra Fredda del XX secolo, e lasciare il posto a un modello multilaterale che, tra l’altro, estenda i poteri dell’Assemblea Generale a vantaggio della maggioranza degli Stati, consenta una maggiore partecipazione della società civile e rafforzi le agenzie dell’ONU accrescendo i poteri dell’Assemblea Generale nell’interesse della maggioranza degli Stati. La politica commerciale dell’UE deve rifiutare il sistema neoliberista degli accordi di libero scambio e la privatizzazione dei servizi.

Invitiamo l’UE a rompere con il suo stile di dominio neocoloniale e a rilanciare su nuove basi le sue relazioni commerciali e finanziarie con il Sud globale; in particolare, proponiamo che le relazioni con l’America Latina abbandonino la logica neoliberista e l’oscurantismo degli accordi di libero scambio, per instaurare una cooperazione tra pari che sia trasparente, sostenibile e, soprattutto, di reciproco vantaggio. Vogliamo che l’UE si opponga all’uso improprio del sistema finanziario internazionale come arma nella nuova guerra fredda e sostenga invece il multilateralismo nelle relazioni economiche e commerciali dell’UE, appoggiando la de-dollarizzazione del commercio internazionale e la creazione di una moneta mondiale comune per porre fine al dominio unilaterale del dollaro USA e una trasformazione del FMI.

La Fortezza Europa ha condotto per decenni una guerra contro persone migranti e rifugiate, causando violenze, sofferenze e torture, con migliaia di vittime nel Mediterraneo e lungo la rotta balcanica, e migliaia di deportazioni. Vogliamo fermare Frontex, l’esternalizzazione delle frontiere, il trasferimento dei centri di detenzione in Paesi terzi, il finanziamento di regimi sanguinari e la detenzione amministrativa di coloro che sono ritenutə non idoneə a rimanere nell’UE. Il Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo, firmato il 20 dicembre 2023, deve essere cancellato perché condanna le persone rifugiate alla detenzione e, nella maggior parte dei casi, alla deportazione. Lavoriamo per un’Europa senza gabbie e fili spinati, che non sia un muro ma un ponte verso gli altri continenti e le persone che vi abitano.

Chiediamo all’UE di basare la sua politica internazionale esclusivamente sulla Carta delle Nazioni Unite e sulle risoluzioni dell’ONU, invece di costruire capacità militari per interventi in tutto il mondo seguendo le istruzioni e le risoluzioni della NATO.
La politica migratoria dell’UE deve rispettare il diritto internazionale. Sosteniamo la creazione di canali migratori sicuri, legali e regolari e il miglioramento della protezione, dei diritti e dell’assistenza per le persone migranti e richiedenti asilo. L’Ue deve promuovere la pace, la stabilità e lo sviluppo sostenibile in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale, invece di partecipare a interventi militari, alimentare guerre civili e sfruttare le risorse naturali.

Le nostre proposte di azione immediata:

  • Chiediamo di superare la “Fortezza Europa”: siamo a favore di percorsi migratori legali e sicuri e ci opponiamo alla politica dei respingimenti illegali. L’UE deve sviluppare e attuare una politica di migrazione e asilo veramente europea, basata sulla corresponsabilità e sulla solidarietà obbligatoria tra tutti gli Stati membri. Una politica migratoria definita dalla creazione di passaggi sicuri e legali, al fine fermare la perdita di vite umane e di combattere il vasto traffico di esseri umani nel Mediterraneo. Una politica di asilo che rispetti la Dichiarazione universale dei diritti umani e la Convenzione di Ginevra sullo status delle persone rifugiate. Chiediamo l’abrogazione di tutti gli accordi e le dichiarazioni sulla migrazione e sui rifugiatə che violano questi diritti fondamentali, compresi gli accordi sull’esternalizzazione delle frontiere europee, e la loro sostituzione con un sistema di accoglienza comune nell’Unione Europea basato su criteri di solidarietà interterritoriale e sul rispetto dei diritti delle persone migranti e rifugiate;
  • Chiediamo una direttiva del Consiglio sull’attuazione del principio della parità di trattamento tra le persone a prescindere dalla religione o dalle convinzioni personali, dalla disabilità, dall’età o dall’orientamento sessuale;
  • Chiediamo l’abolizione degli accordi di Dublino e lo scioglimento di Frontex;
  • Chiediamo la cancellazione degli accordi di libero scambio (ALS) dell’UE con i Paesi del Sud globale e la loro sostituzione con nuovi accordi internazionali, trattati di controllo del commercio e degli investimenti per il co-sviluppo e i beni pubblici che rispettino la sovranità industriale e agricola, il commercio equo e lo sviluppo sociale e ambientale, promuovendo il consumo di beni prodotti localmente e le filiere di distribuzione corte. Ciò deve avvenire in modo indipendente, senza subordinare queste relazioni agli interessi geopolitici degli Stati Uniti e della NATO;
  • Chiediamo agli Stati membri dell’UE di cancellare il debito Covid dei Paesi del Sud del mondo. Dovrebbe essere introdotto un controllo pubblico generale dei debiti illegittimi e coercitivi;
  • È necessario istituire un Fondo europeo per il co-sviluppo ecologico e sociale, finanziato dalla BCE, per stabilire nuove relazioni con i Paesi del Sud. Le rappresentanze di chi lavora dei Paesi interessati devono poter partecipare;
  • Chiediamo all’UE di impegnarsi per un’immediata e massiccia emissione pluriennale di DSP (Diritti Speciali di Prelievo) per la transizione ecologica e la risposta alla crisi sociale, assegnati in base alle esigenze di ciascun Paese, e per una revisione dei diritti di voto all’interno del FMI, basata sia sul PIL di un Paese che sul peso della sua popolazione nel mondo;
  • Il mondo deve riconoscere il pericolo che minaccia il popolo armeno. Chiediamo la cancellazione del contratto di fornitura di gas tra l’UE e l’Azerbaigian. L’argomento energetico non può prevalere sui diritti umani fondamentali del popolo armeno;
  • In linea con il voto annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite degli ultimi trenta anni, chiediamo all’UE di intervenire contro l’embargo economico, finanziario e commerciale degli Stati Uniti contro Cuba e la sua applicazione extraterritoriale, nonché la sua immediata rimozione dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo;
  • L’UE deve chiedere al regime repressivo della Turchia di fermare l’aggressione contro il popolo curdo. Deve condannare l’occupazione del Sahara Occidentale da parte del Marocco, le aggressioni e le violazioni dei diritti umani contro il popolo Saharawi e le aggressioni militari contro i territori liberati dal Fronte Polisario e i campi profughi Saharawi a Tindouf, e sostenere un referendum sull’autodeterminazione del popolo Saharawi in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite;
  • I negoziati euro-turchi per la revisione dell’Unione doganale devono essere utilizzati come strumento di pressione sulla Turchia per un ricorso congiunto di Grecia e Turchia alla Corte internazionale di giustizia sulle questioni della piattaforma continentale e della ZEE.

Osiamo la democrazia!

Siamo favorevoli a un dibattito pubblico approfondito sul futuro dell’UE, che coinvolga i parlamenti nazionali, il Parlamento europeo e la società civile.
La recente “Conferenza sul futuro dell’Europa” ha concluso i suoi lavori con una richiesta di revisione del Trattato europeo in direzione della partecipazione democratica, della trasparenza, della responsabilità e della coesione sociale.
Ci battiamo per una nuova UE che dia priorità a un’economia ecologicamente sostenibile, all’occupazione e allo Stato sociale, superando le disparità economiche e sociali tra le regioni europee e sostenendo l’uguaglianza tra uomini e donne, invece del mercato unico e della cosiddetta “stabilità monetaria”.

Continuiamo a lottare per superare la crisi dell’UE e per costruire un’unione veramente democratica dei popoli europei.
Sebbene ci battiamo per le riforme all’interno del quadro giuridico dell’UE, riteniamo che siano proprio gli attuali trattati dell’UE a ostacolare una radicale trasformazione sociale ed ecologica e la sovranità effettiva e democratica dei popoli. Chiediamo quindi una rifondazione indipendente, solidale, partecipativa e democratica dell’UE.
Lo Stato di diritto, i diritti delle donne e la democrazia sono valori che devono essere applicati e fatti rispettare in tutta l’UE. Allo stesso modo, difendiamo il diritto dei parlamenti e dei governi degli Stati membri di respingere le misure antisociali e neoliberali quando vengono imposte.

La nuova UE deve rispettare l’autodeterminazione sovrana dei popoli europei, al fine di agevolare la cooperazione paritetica tra i popoli stessi. Le aree politiche di competenza condivisa devono essere democratizzate, con il Parlamento europeo eletto direttamente e i parlamenti nazionali che svolgono un ruolo centrale. Riconosciamo anche l’esistenza e i diritti dei popoli senza Stato.
L’Europa è più dell’UE. La sicurezza e la cooperazione europea richiedono il rafforzamento di istituzioni paneuropee come il Consiglio d’Europa e l’OSCE.
L’UE ha stabilito criteri chiari per la sua politica di allargamento, che non devono essere annacquati: gli Stati possono diventare membri UE solo se rispettano i diritti umani, lo stato di diritto e i diritti sociali e politici delle loro popolazioni, comprese le minoranze. L’allargamento non deve essere uno strumento per approfondire le fratture all’interno dell’Europa e aumentare le tensioni militari. L’Ue non deve assegnare ai Paesi in via di adesione il ruolo di meri fornitori di materie prime, prodotti agricoli e manodopera a basso costo, come sta già facendo ora. Questo non è positivo né per la classe lavoratrice dei Paesi in via di adesione né per quella degli Stati membri. Al contrario, deve concentrarsi sulla salvaguardia della democrazia e dello Stato di diritto e sul rafforzamento della coesione sociale nei Paesi candidati e negli Stati membri.
Riteniamo che il diritto al suffragio universale possa consentire alle persone immigrate di partecipare attivamente ai parlamenti e che il diritto di voto a partire dai 16 anni sarebbe un buon primo passo per rafforzare la democrazia e la partecipazione.

Le nostre posizioni:

  • I nuovi trattati devono definire i valori antifascisti e antinazisti come fondamento dell’Unione;
  • Il Parlamento europeo, eletto direttamente, deve avere il diritto di iniziativa legislativa, di proporre leggi, di eleggere la Commissione europea, di proporre e decidere sul bilancio dell’UE e di controllare le attività della Banca centrale europea;
  • Sebbene il Parlamento europeo non abbia alcuna competenza in materia di politica estera e di sicurezza comune, rifiutiamo l’abolizione del principio dell’unanimità in seno al Consiglio europeo in queste materie;
  • Sosteniamo le aspirazioni del popolo irlandese a riunire la propria nazione divisa dal colonialismo britannico.

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Il nostro partito ha l’ambizione di essere uno strumento per una nuova unità della sinistra in Europa al di là delle linee di partito, lavorando per la convergenza e l’azione comune di tutte le forze progressiste e verdi. Offriamo il nostro manifesto elettorale alla discussione e al dibattito di tutti coloro che vogliono lavorare per un’Europa democratica, giusta, femminista ed ecologica, basata su un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile.
Votate per i partiti membri, osservatori e partner della SE!

SinistraEuropealogo