Brasile: il punto a gennaio 2023

Teresa Isenburg

Un mese lungo e anche compresso, che rimarrà come data cardine nella mente e nelle emozioni di chi lo ha vissuto, e che richiederà molta ricerca e molto studio per documentare e comprovare ciò che è accaduto. E molto rimarrà comunque oscuro, avvolto nelle dense nebbie volutamente create per nascondere infinite nefandezze. Di un mese in cui molte cose sono accadute, darò schematicamente conto solo di alcune. Ma prima mi permetto di tradurre alcuni passaggi di discorsi di Lula che mi sembra ci riguardino da vicino e ai quali l’algida Europa e l’infelice Italia potrebbero prestare attenzione . (T.I.)

Intervista a Lula il 18 gennaio 2023 della giornalista Natuza Nery della TV Globo News

Oggi l’estrema destra esiste nel mondo intero. Esiste in Ungheria, esiste in Italia, esiste in Germania, esiste in Spagna, esiste in Portogallo. Dappertutto è pieno di raggruppamenti di estrema destra, con rievocazioni nazisti nelle forme più diverse. Mi sono incontrato con l’ex primo ministro greco; mi ha detto che in Grecia il discorso è lo stesso: è patria amata, è la questione della famiglia e dei costumi, è la questione religiosa. In Grecia! È quasi un discorso universale. Qui abbiamo vinto le elezioni, sconfitto Bolsonaro. Quello che dobbiamo fare è sconfiggere questa narrativa fascista che abbiamo in Brasile. E inoltre dobbiamo esigere che le forze democratiche si manifestino, non importa a quale partito politico la persona appartenga, non importa quale è l’origine sociale della persona. Quello che vogliamo è che tutte le persone, dal più umile brasiliano al più importante brasiliano, tutti si manifestino in difesa della democrazia perché la democrazia è l’unica possibilità di costruire una nazione forte e sovrana. Quindi io vado a conversare con Biden e voglio sapere come sta gestendo perché dalla stampa che leggo mi sembra che i repubblicani rimangano forti, sembra che il discorso radicale rimanga forte, e mi sembra che i democratici abbiano qualche difficoltà.

Che Bolsonaro sia fuori gioco dipende dalle indagini, dalla sua partecipazione in tutto questo processo, nelle molte provocazioni che ha fatto, ha molti processi, dipende molto dalla giustizia. Io non considero nessuno fuori gioco. Quello che penso è che noi speriamo che ci sia maggiore severità nella giustizia, nell’appurare i fatti e nel giudizio su questa persona. Se Bolsonaro ha avuto un ruolo  in quello che è successo deve essere punito e se è punito è ineleggibile. Questo vale per tutti.

Io vado con calma, vado a parlare con Biden e spero che si possa discutere un po’ della democrazia nel mondo. Quello che è successo là e che succede qui è molto simile. È necessario che i democratici dicano che cosa pensano di fare per vincere le elezioni, perché non si può ritornare alla anormalità che Trump ha portato negli Usa. Ho visto un sondaggio in cui si domandava se i repubblicani permetterebbero che la loro figlia sposi un democratico. In precedenza solo il 4% dichiarava che non lo avrebbe permesso, oggi è quasi l’80%. Non è possibile. La politica non esiste per questo. Esiste per stabilire cordialità, dibattito politico, consolidare il processo democratico. Poi vado in Cina, il 30 gennaio ricevo Olaf Scholz. Voglio sapere cosa succede in Germania perché questa estrema destra sta diventando un movimento internazionale. Per questo farò una proposta, ne già ho parlato con persone francesi, spagnole, tedesche: noi dobbiamo fare una unità della gente progressista e democratica del mondo, fare una riunione per stabilire di fare un’azione per non permettere la resurrezione del nazismo e del fascismo. Dobbiamo essere in competizione per convincere la società che il regime democratico è migliore; e la democrazia che noi difenderemo sarà rispettata dal popolo se non c’è gente alla fame, se non c’è molta gente disoccupata e che abita per strada, se diminuisce il femminicidio. La gente pensa: che democrazia è questa se ho fame, sono senza lavoro, vedo le donne picchiate, i bambini neri che muoiono nelle periferie? Che democrazia è questa? 

19 gennaio 2023 incontro con i rettori delle università federali

Ho 77 anni e non ho mai visto i brasiliani così dominati dall’odio come in questo momento. Sono stati dominati dall’odio perché ad un certo punto in questo paese c’è stata molta gente che ha cominciato a negare la politica, e quando si comincia a negare la politica succede quello che è successo negli Stati Uniti con Trump, quello che è successo in Brasile con il “coso”, accade quello che è successo in Ungheria, in Italia. Accade nel mondo intero l’emergere di una estrema destra fanatica, rabbiosa, che odia tutto quello che non coincide con quello che pensano. È un nuovo mostro che dobbiamo affrontare e sconfiggere.

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Il 1° gennaio 2023 l’insediamento formale del presidente Luiz Inácio Lula da Silva vede una partecipazione numerosa ed uno svolgimento ordinato, e raggiunge il punto più significativo nel momento della consegna della fascia presidenziale da parte di otto cittadini espressione dei vasti settori sociali resi invisibili dall’abisso delle diseguaglianze e dalla corrosione del razzismo strutturale. L’immagine vivente di un programma di governo. Lo stesso giorno alcuni decreti particolarmente deleteri vengono revocati: alcuni relativi alla facilitazione dell’acquisto e del possesso di armi, diversi riguardanti l’Amazzonia e coloro che vi vivono, altri attinenti alla volontaria cortina fumogena del segreto di Stato per 100 anni (sic!) applicato generosamente a materie improprie. Nello stesso tempo i ministri organizzano i propri dicasteri, danno contorni più precisi ai programmi, compiono primi passi operativi. Il mese di gennaio è periodo di ferie estive e anche di sospensione dei lavori parlamentari. Intanto proseguivano gli accampamenti di oppositori impegnati a non riconoscere i risultati elettorali, a denunciare senza prove il funzionamento fraudolento delle urne elettroniche, a chiedere l’intervento delle forze armate per allontanare Lula; va sottolineato che tali bivacchi, debitamente attrezzati e riforniti dal punto di vista logistico, erano installati in aree di servitù militare davanti ai quartieri generali delle città capitali degli Stati e dovevano quindi essere sgombrati, in applicazione delle decisioni giudiziarie, in accordo con i comandi militari responsabili dei luoghi. Ma questo non è avvenuto.

Così si è arrivati all’8 gennaio, data del colpo di Stato. Le vicende di quel giorno sono state riportate dai giornali internazionali e la loro dinamica è nota. In quella data le forze politiche della destra non rispettosa delle regole costituzionali avevano organizzato un raduno a Brasilia: almeno un centinaio di autobus era stato predisposto per il trasporto completo di alimentazione ecc. La mattina di quella infelice domenica la situazione era sgradevole, urlante, ma entro limiti accettabili. Solo all’inizio del pomeriggio un gruppo di guastatori professionisti ha attaccato e invaso contemporanemente le sedi delle istituzioni nella piazza dei tre poteri: parlamento, palazzo del Planalto dell’esecutivo e Supremo tribunale federale/STF. Devastazione enorme. Subito è apparso evidente che chi era responsabile dell’ordine pubblico, cioè la segreteria di sicurezza del governo del distretto federale nonché la polizia militare e i corpi specifici, non aveva compiuto il proprio dovere lasciando gli uomini senza comando o in alcuni casi con indicazioni eversive.

La risposta a questa situazione di estrema gravità è stata forte e continua ad essere intensa, sotto il comando del ministro della giustizia Flavio Dino, del ministro del STF e presidente del Tribunale superiore elettorale Alexandre de Moraes, del commissario federale Ricardo Cappelli nominato segretario di sicurezza pubblica del DF. Gli accampati davanti al quartier generale dell’esercito a Brasilia e altrove sono stati arrestati con accuse gravi o gravissime: 1500 persone, delle quali al momento ne restanoin carcere 950 circa, mentre oltre 400 sono a piede libero con braccialetto elettronico. Il governatore del DF è sospeso per tre mesi, il segretario di sicurezza pubblica del DF, già ministro della giustizia di Bolsonaro, è in carcere, interi drappelli di forze dell’ordine in servizio presso i tre poteri sono stati sostituiti, gli arresti continuano in tutto il paese attraverso il riconoscimento delle immagini delle telecamere e dei social, conti vengono bloccati, vertici della polizia vengono rimossi e sostituiti. Le indagini e le denunce si dirigono verso tre gruppi: coloro che hanno organizzato accampamenti, blocchi stradali, invasioni di edifici pubblici, esternazioni nei social; coloro che hanno finanziato il trasporto di persone o altri servizi; coloro che sono autori intellettuali del terrorismo, fra i quali è denunciato lo stesso Bolsonaro. Sembra che il potere giudiziario sia molto determinato ad individuare tutti/e coloro che hanno partecipato all’impresa eversiva, dedicando il tempo anche lungo necessario.

Dal molto materiale di varie fonti raccolto e analizzato, risulta al momento assai chiaro il profilo sociologico di coloro che, sparsi in tutto il vasto paese, si sono imbarcati in questa pericolosa condotta: amici, congiunti, famigliari del mondo militare (forze armate, polizia militare , servizi di intelligence, pompieri ecc.), i quali tutti hanno interessi materiali di base da difendere con i denti (stipendi, assistenza medica di qualità, pensioni elevate, agevolazioni abitative, benefits di tutti i tipi); aggregazioni pentecostali e neopentecostali invelenite ed organizzate da autoproclamati pastori che ne colonizzano le menti con un misto di istigazione all’odio, induzione della paura e piccolo assistenzialismo; agrari di tutto il paese e in particolare dell’ovest, del sud e degli Stati di Pará e Roraima, accomunati tutti dall’esigenza di difendere l’appropriazione illegale delle loro terre, l’uso senza limiti di agrotossici e biocidi, impiego di lavoro schiavo, accesso privilegiato al credito, esenzione fiscale. Si tratta di settori sociali numericamente importanti, che possono fornire grosse masse di manovra e che sono riuniti da interessi materiali chiari che temono di perdere, da una avversione culturale profonda nei confronti di coloro che ritengono inferiori e indegni di qualsiasi diritto e i cui valori nel corso degli ultimi sei anni, e soprattutto negli ultimi quattro, sono stati molto vezzeggiati ed esaltati. Settori e ufficiali infedeli delle forze armate e dei corpi di polizia hanno avuto un peso non secondario come fattore di legittimazione, coesione e organizzazione. In questo contesto il 21 gennaio il comandante dell’esercito è stato sollevato dall’incarico e sostituito: un gesto forte e non scontato, di grande importanza per indicare che il limite era stato superato e per ripristinare la gerarchia, sotto il comando civile e politico del presidente capo delle forze armate.

Molte azioni amministrative e politiche sono state portate avanti in queste settimane: dall’attivazione immediata della borsa famiglia, all’acquisto di vaccini, all’allontanamento dagli istituti dei docenti militari nelle indecenti scuole civico-militari volute dal passato governo. Ma vorrei ricordare solo due fatti che lasciano intravvedere la devastazione alla quale bisogna porre rimedio.

  1. Il 21 gennaio Lula – insieme a ministri della salute, dei popoli indigeni, dell’area sociale – si è recato nella città di Bela Vista nello Stato di Roraima per visitare la Casa di salute Yanomani, dove molti sono ricoverati in condizioni gravi di denutrizione e infermità, soprattutto bambini. Nonostante i numerosi appelli e denunce da mesi e anni, Bolsonaro e la sua ministra Damares Alves non sono mai intervenuti e 500 bambini sono morti mentre la popolazione nel suo insieme è in gravissime difficoltà. La vasta terra indigena Yanomani è oggetto di invasioni in massa di garipeiros (cercatori illegali di oro) che hanno reso impossibile la vita delle popolazioni ancestrali, sia contaminando con mercurio le acque, sia ostacolandone il modo di vita. Le immagini di esseri umani scheletrici e spossati parlano da sole. È stata attivata una unità operativa immediata con medici e personale, gli aerei della FAB (Forza aerea brasiliana) hanno iniziato un ponte aereo per portare cibo e quanto necessario, la promessa è anche di sradicare il garimpo (Dal 20 al 24 gennaio si tiene Vicenzaoro, il più grande Salone europeo dedicato all’oreficeria e alla gioielleria, un vero e proprio business hub per il settore: nessun carato illegale-criminale amazzonico? Chissà…). La situazione della devastazione della popolazione Yanomani – finalmente portata alla luce del sole – riporta in primo piano l’ipotesi del reato di genocidio verso un determinato gruppo etnico da parte di Bolsonaro e di alcuni suoi ministri.
  2. Uno dei primi sigilli tolti dalla magistratura al segreto di Stato per cento anni, emanato da Bolsonaro, riguarda l’uso della carta di credito presidenziale. Ne è emerso un quadro molto illuminante di un profilo umano ripugnante: in primo luogo la cifra, altissima. E poi la destinazione delle spese: prodotti alimentari biologici per l’alimentazione del presidente, lui che ha firmato il pacchetto dei veleni che consente l’uso di biocidi in agricoltura per migliaia di prodotti già vietati in molti paesi. Conti astronomici sia in ristoranti di lusso che in bar/panetterie di infimo livello ad esempio in Roraima che sa il cielo cosa finanziavano. Spese di 100.000 reais per volta per le sue passeggiate in motocicletta per farsi propaganda elettorale, continui prelievi di contanti di cui non si conosce il destino. E così via, un livello davvero indecente. Sempre da quella carta di credito passavano soldi a nome di una amica della moglie di Bolsonaro, la superevangelica Michelle, che poi li poteva usare senza dare nell’occhio. Uno squallido e ben funzionante cleptoesecutivo rapace e meschino.

A partire dal 23 gennaio, infine, Lula è impegnato in viaggi internazionali, a cominciare dall’Argentina dove si tiene anche il vertice della Celac, la comunità degli stati latinoamericani e caraibici da cui Bolsonaro era ovviamente uscito e che vede il ritorno del Brasile per incentivare il processo di integrazione regionale nell’ottica di un mondo multipolare. Ad essa partecipano anche Venezuela e Cuba. Poi Lula andrà negli Usa, in Cina, in Portogallo, mentre a breve è previsto anche un incontro con il primo ministro tedesco Olaf Scholz.

Nell’attuale fase storica la sconfitta di Bolsonaro è la più importante sconfitta dell’estrema destra anticostituzionale internazionale.

Teresa Isenburg, 24 gennaio 2023, fonti: intervista a Lula, Brasil de fato, Brasil 247, ConJur, Folha de São Paulo.