Filippine: elezioni presidenziali il 9 maggio

di Luciano Seller *

Una Missione di Osservatori Internazionali ha iniziato il suo lavoro sulle elezioni filippine del 2022 trovando il Paese  in un’atmosfera di diffusa e violenta repressione politica e sociale, che ha dato luogo ad un’indagine della Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini contro l’umanità e ha richiamato l’attenzione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, grazie ad una risoluzione presentata dall’Islanda ed appoggiata da molti Stati.

Le elezioni presidenziali e vice presidenziali  si terranno lunedì 9 maggio 2022.

Il sistema elettorale è molto antidemocratico.

Il Partito Comunista Filippino è considerato una organizzazione terroristica, soprattutto a causa  del suo braccio armato, il Nuovo Esercito del Popolo che nelle campagne difende i diritti dei contadini e degli indigeni contro i latifondisti e le multinazionali agricole e minerarie che li sfruttano, li espropriano, li cacciano dalle loro terre ancestrali, distruggono l’ambiente e le risorse di vita ed arrestano o uccidono i loro leader. Il partito comunista difende anche i diritti e l’autonomia della minoranza mussulmana.

Ma l’attacco non riguarda  solo il partito comunista. Tutti i partiti e le organizzazioni che difendono i ceti popolari ed i diritti umani sono a rischio di essere “etichettati in rosso” come simpatizzanti del partito comunista e del Nuovo Esercito del Popolo.

Il “red-tagging”, usato da decenni dal governo nelle Filippine, consiste nel segnalare con una etichettatura rossa attivisti, giornalisti, politici accusati pubblicamente di sostenere il Partito Comunista Filippino e il Nuovo Esercito del Popolo. Queste persone finiscono per essere perseguitate o uccise. L’etichettatura rossa è diventata più letale da quando Duterte ha creato la NTF-ELCAC (Task Force nazionale per la fine del conflitto armato comunista locale), con miliardi di pesos a disposizione, rendendo l’etichettatura rossa la politica ufficiale del governo. La task force, composta da ufficiali ed ex ufficiali, effettua il red tagging attraverso dichiarazioni ufficiali e attraverso i suoi post sui social media, fra cui Facebook. Decine di attivisti etichettati sono stati uccisi. L’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha denunciato queste uccisioni.

Ciò ha comportato una presenza in parlamento estremamente limitata di deputati di sinistra che rappresentino i ceti popolari. Nelle elezioni del 2019 i partiti di sinistra si presentarono uniti nella  Coalizione Patriottica del Popolo (Makabayan) che comprendeva, fra gli altri, Bayan Muna, Alliance of Concerned Teachers, Anakpawis (I figli della classe operaia), Il partito delle donne Gabriela, Migrante, in rappresentanza degli emigrati all’estero, Kabataan. Questa coalizione elesse solo 6 deputati sui 305 membri del parlamento filippino.

Secondo la Costituzione filippina del 1987 le elezioni presidenziali si tengono ogni sei anni. Il candidato che ottiene il maggior numero di voti ottiene la presidenza, anche se non ha la maggioranza assoluta. Alle elezioni ci si presenta in tandem, un candidato alla presidenza ed un candidato alla vicepresidenza. Tuttavia, le elezioni per la presidenza sono distinte da quelle per la vicepresidenza e quindi può accadere che il presidente ed il vice presidente appartengano a partiti diversi o addirittura in contrasto fra loro. È quanto è accaduto nelle elezioni presidenziali e vicepresidenziali del 2016, quando il sindaco di Davao City, Rodrigo Duterte, del Partido Demokratiko Pilipino-Lakas ng Bayan ( Partito Democratico Filippino-Potere Popolare) ha vinto la presidenza contro altri quattro candidati, mentre la rappresentante della Camera di Camarines Sur, Leni Robredo, del Partito Liberale ha vinto contro il senatore Ferdinand Marcos Jr. e altri quattro concorrenti nelle elezioni vicepresidenziali.

La “coabitazione” fra Duterte e Robredo è stata tempestosa, ma la vicepresidente, avvocato per i diritti umani, ha svolto il suo ruolo con onestà e determinazione.

Nel luglio 2016, la vicepresidente Robredo fu nominata a capo dell’Housing and Urban Development Coordinating Council (HUDCC), ma in seguito si dimise nel dicembre 2016, dopo che le fu chiesto di smettere di partecipare a tutte le riunioni di gabinetto, per le sue critiche alla guerra alla droga dell’amministrazione. Tuttavia, nel novembre 2019, il presidente le ha affidato  la copresidenza  dell’Inter-Agency Committee on Anti-Illegal Drugs (ICAD), l’ufficio che supervisiona la guerra alla droga, insieme al capo della Philippine Drug Enforcement Agency.

La “guerra alla droga” è una delle pagine più buie del governo Duterte. Con questo pretesto sono state uccise con esecuzioni sommarie più di 14.000 persone, in gran parte piccoli spacciatori o persone del tutto innocenti. La polizia e le bande paramilitari  hanno approfittato di questa occasione anche per colpire leaders dell’opposizione. Al contrario i grandi spacciatori, protetti dal governo, non sono stati colpiti. Ora Duterte deve difendersi dal  Corte Penale Internazionale che ha aperto un procedimento contro di lui per crimini contro l’umanità. Pertanto,   una settimana dopo averla incaricata,  ha dichiarato che avrebbe destituito la Robredo se avesse condiviso segreti di stato sulla guerra alla droga.  Alcuni giorni dopo, Duterte ha dichiarato di non potersi  fidare di Robredo dopo che lei aveva chiesto al governo una lista di obiettivi  nella guerra alla droga. Infine, ha destituito Robredo come co-presidente dell’Inter-Agency Committee on Anti-Illegal Drugs.

Per un approfondimento sulle prospettive di queste elezioni faccio riferimento alle valutazioni della International Coalition for Human Rights in the Philippines, la coalizione internazionale cui aderisce in Italia il nostro Comitato di Amicizia Italo Filippino per i Diritti Umani nelle Filippine, ospitato nella sede della Federazione romana di Rifondazione Comunista.

La Coalizione Internazionale ha valutato le piattaforme dei sei candidati più importanti – Marcos, Lacson, Domagoso, Pacquiao, Robredo e De Guzman. Ritiene che le piattaforme siano molto simili e costituiscano un’agenda conservatrice favorevole al mercato, che riflette il modo in cui gli oligarchi e i grandi capitalisti del paese determinano  la politica economica. Tre dei dieci magnati multimiliardari più ricchi del paese sono dietro  tre dei cinque maggiori partiti politici   e sono una presenza costante nelle candidature presidenziali e nel governo. Il problema più profondo è che la traiettoria neoliberista dell’economia è rimasta ininterrotta per oltre quattro decenni, nonostante le variazioni apparentemente ampie delle fazioni al potere e dei regimi politici.

Il giudizio della Coalizione Internazionale su Ferdinand Marcos Jr., figlio dell’omonimo dittatore, e Sara Duterte è durissimo.

Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr  è candidato presidenziale del Partido Federal ng Pilipinas, fondato dai sostenitori del presidente in carica Duterte nel 2018 “per promuovere una costituzione federale per il Paese”. La campagna Marcos Jr -Sara Duterte è sostenuta da UniTeam, una coalizione di quattro partiti: Hugpong ng Pagbabago (il partito regionale di Sara Duterte a Mindanao), LAKAS-CMD (un partito democratico democratico cristiano e islamico combinato), il Partido Federal ng Pilipinas e Pwersa ng Masang Pilipino (il partito del deposto presidente Joseph Estrada). (Quindi sul tandem Marcos Duterte confluirà anche l’eredità di un terzo dittatore, Joseph Estrada).

Marcos Jr e Sara Duterte dichiarano genericamente che porteranno avanti le politiche del presidente Duterte e le amplieranno. Questo significa continuare la guerra ai poveri sotto le mentite spoglie di una “guerra alla droga”, la guerra al dissenso sotto le mentite spoglie di una campagna contro-insurrezionale (vedi legge marziale nella grande isola di Mindanao) e la guerra al popolo Moro (la minoranza mussulmana filippina) sotto le mentite spoglie della lunga guerra al terrorismo. Significa continuare il programma Build Build Build di mega progetti finanziati da prestiti e massicce demolizioni urbane. Inoltre, Marcos Jr. nega risolutamente le massicce violazioni dei diritti umani e il saccheggio commessi da suo padre, il dittatore Ferdinand Marcos dal 1972-86, cercando di riscrivere la storia controversa della famiglia. Sia Marcos Jr. che Sara Duterte hanno le maggiori risorse finanziarie per le campagne elettorali e guidano di gran lunga i sondaggi.

L’ex avvocato per i diritti umani e deputata, Maria Leonor Robredo ha già sconfitto  Marcos Jr. nelle elezioni del 2016 per la vicepresidenza. Si è guadagnata l’appoggio di 1Sambayan, un’ampia coalizione unita per assicurare che Duterte non rimanga al potere dopo queste elezioni. È stata anche appoggiata dalla coalizione progressista Makabayan. Robredo si è impegnata a sostenere le principali rivendicazioni di Makabayan: Promuovere un approccio scientifico, a favore delle persone, e non militaristico alla pandemia. Sostenere l’occupazione. Aiutare gli agricoltori. Rivedere le leggi esistenti sull’estrazione mineraria. Continuare i colloqui di pace. Sostenere i diritti umani e modificare la Legge Anti-Terrorismo. Dare priorità alla revisione dei casi di prigionieri anziani e malati. Consentire alla rete radiotelevisiva ABS-CBN, bloccata dal regime Duterte, di riprendere le trasmissioni.

Tralascio qui il giudizio sugli altri candidati e riporto solo quello su De Guzman, che la Coalizione Internazionale per i Diritti Umani nelle Filippine ritiene l’unico candidato con una piattaforma realmente innovativa.

Leodegario Quitain de Guzman – meglio conosciuto come Ka Leody – è un ex operaio e attuale leader sindacale progressista. Corre per la presidenza sotto il partito Partido Lakas ng Masa con il compagno di corsa Walden Bello. Hanno inquadrato la loro campagna come apertamente anti-Marcos, poiché dicono di correre alle elezioni contro “l’Asse del Male Marcos-Duterte”. Ka Leody ha dichiarato che le Filippine dovrebbero cooperare con l’indagine della Corte Penale Internazionale e che dovrebbe essere condotta anche un’indagine locale sulle uccisioni extragiudiziali. La campagna di Ka Leody si concentra sulle politiche socialiste e promette di aumentare il salario minimo, abolire la precarizzazione  del lavoro e attuare la riforma agraria e l’industrializzazione nazionale. Dichiara anche che promuoverà per una tassa una tantum del 20% sulla ricchezza delle famiglie più ricche delle Filippine e che, se la legge sarà respinta dal Congresso, mobiliterà un’iniziativa popolare . Per quanto riguarda le relazioni internazionali, non è favorevole ad allinearsi né con gli USA né con la Cina e sostiene che le Filippine dovrebbero invece concentrarsi sull’azione per ridurre i danni causati dai cambiamenti climatici. Dichiara anche che le Filippine dovrebbero costruire alleanze con paesi che rispettano la sovranità filippina piuttosto che con grandi nazioni capitaliste. Ka Leody è per la ripresa dei colloqui di pace con il National Front of the Philippines (una coalizione guidata dal partito comunista e di cui fanno parte altre 17 organizzazioni, fra cui il Nuovo Esercito del Popolo) e nota, inoltre, che le precedenti promesse che il governo aveva fatto ai ribelli comunisti, per esempio sulla questione della riforma agraria, dovrebbero essere rispettate. Per quanto riguarda altre questioni sociali, Ka Leody è per l’autonomia del popolo mussulmano Moro, per la legalizzazione del divorzio e contro la legalizzazione dell’aborto.

Come si è visto,  è estremamente importante per Duterte conservare il controllo sul paese anche quando non sarà più presidente. A questo dovrebbe servire la vittoria del tandem fra il candidato presidente Ferdinand Marcos, figlio del dittatore deposto nel 1986 dalla “rivoluzione dei rosari”, e sua figlia, Sara Duterte, candidata vicepresidente.

D’altra parte, l’opposizione ha sentito il bisogno di unirsi, per combattere gli eredi dei due dittatori.

Nel marzo 2021, l’ex giudice associato della Corte Suprema Antonio Carpio ha lanciato “1Sambayan” (letto come “isambayan”, che significa “una nazione”), una coalizione che mira a mettere in lizza un candidato unitario contro il successore approvato da Duterte. A questa coalizione aderiscono anche i partiti di sinistra di Makabayan, la Coalizione Patriottica del Popolo, che hanno ritenuto necessario mettere in secondo piano il loro programma per costruire un fronte più vasto. Leni Robredo è stata scelta come candidata della coalizione.

I sondaggi sono a favore del duo Marcos-Duterte, che gode di immense risorse economiche e del sostegno, con tutti i mezzi, dell’apparato statale, della polizia e delle forze armate. Si sono moltiplicate le provocazioni e le violenze contro gli avversari politici ed in particolare contro i sostenitori di Leni Robredo. Molti di questi sono stati vittime della “etichettatura rossa” e la stessa Robredo è stata accusata di essere vicina ai comunisti.

D’altra parte, i comizi di Leni Robredo raccolgono grandi masse di simpatizzanti, via via crescenti.

Inoltre, importanti personalità democratiche si esprimono a suo favore.

Sullo sfondo rimane la paura dei brogli, anche a causa della pesante interferenza di Forze Armate e polizia.

 

* Comitato di Amicizia Italo Filippino per i Diritti Umani nelle Filippine