Il Messico della “Quarta Traformazione”

Intervista a Obey Ament *

 

Claudia Sheinbaum è stata nominata candidata del “Movimento di Rigenerazione Nazionale” (MORENA), fondato da Andrés Manuel López Obrador (AMLO) nel 2011. Come ha fatto MORENA a diventare in così poco tempo il principale partito della sinistra messicana?

Il Messico aveva bisogno di una grande forza di trasformazione e c’era una grande aspirazione a un cambiamento capace di porre fine a un regime corrotto che aveva trasformato il Paese in un bottino. Lo spostamento a destra del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD) ha motivato la nascita del movimento che si è strutturato attorno alla candidatura alla presidenza di Andrés Manuel Lopez Obrador (AMLO). AMLO è stato uno dei fondatori e presidenti del PRD, che inizialmente riuniva comunisti, socialisti, nazionalisti rivoluzionari dell’ala sinistra del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e militanti della sinistra sociale. Lo ha lasciato per creare il movimento Morena nel 2011, recuperando il patrimonio storico delle lotte della sinistra e dei progressisti del Messico.

La maggior parte dei migliori quadri e militanti del PRD lo ha seguito. AMLO è stato in grado di estendere molto rapidamente la sua presenza in tutto il Paese e ha creato una dinamica politica con un grande sostegno popolare intorno alla sua figura e all’obiettivo di uscire da un lungo periodo di neoliberismo. Per AMLO, che era stato sindaco di Città del Messico e aveva girato il Paese diverse volte, le elezioni del 2018 rappresentavano il suo terzo tentativo. Tutto il Messico lo conosceva ed è questa combinazione di fattori a permettergli di vincere in quell’anno.

Sebbene Morena sia diventato un partito politico nel 2014, in realtà continua a funzionare come un movimento di grande pluralità, con i suoi vantaggi e svantaggi. È uno strumento che ha permesso la mobilitazione di milioni di persone che hanno come obiettivo la prospettiva di un profondo cambiamento nel Paese. È innegabile che AMLO, con il suo stile che ha rotto gli schemi del classico politico messicano educato nelle grandi università all’estero, parli un linguaggio semplice, in cui il popolo si riconosce. Si è sempre posizionato con grande fermezza dalla parte dei più poveri e si è opposto con energia e senza compromessi a quella che lui chiama “la mafia del potere”, cioè i politici del precedente regime legati al grande capitale nazionale.

Dopo cinque anni di mandato, AMLO continua a godere di grande popolarità. Il suo progetto di “Quarta Trasformazione del Paese” (4T) sembra aver convinto molti messicani, soprattutto tra i settori popolari. Come si spiega ?

Nel 2018 AMLO ha avuto la capacità di riunire il voto di rifiuto verso un sistema vecchio di 90 anni, simboleggiato dall’egemonia del Partito della Rivoluzione Istituzionale, e di creare una prospettiva di reale progresso sociale. C’era molta stanchezza per gli altissimi livelli di corruzione che avevano permeato le istituzioni e la vita economica e politica del Paese. È stata respinta anche l’opzione presentata dal Partito di Azione Nazionale (PAN, conservatore, democristiano), che ha governato tra il 2000 e il 2012, dando continuità alle politiche neoliberiste del PRI. Viceversa, AMLO ha aperto la possibilità di smantellare quel regime, il che non ha lasciato indifferenti molti messicani che hanno accolto con favore una lotta concreta e in qualche misura efficace contro il cancro della corruzione. L’attuale governo è stato anche deciso nell’attaccare l’evasione fiscale organizzata con la complicità di alcune autorità.

Durante la sua campagna elettorale, lo slogan di AMLO era “prima i poveri”…

In effetti, la lotta alla povertà è stata la priorità della 4T. In una certa misura ha avuto successo. Gli ultimi sondaggi indicano che tra il 2018 e il 2023 cinque milioni di persone sono uscite dalla povertà soprattutto grazie all’aumento del salario minimo (+88%), un evento storico visto che aveva perso il 70% negli ultimi 36 anni, e grazie a una moltitudine di programmi sociali rivolti a famiglie, giovani, anziani, agricoltori, studenti… il 34% delle famiglie beneficia di questi programmi. Sono stati creati anche nuovi diritti per i lavoratori, ad esempio limitando l’outsourcing (esternalizzazione) o democratizzando la vita sindacale. Un altro aspetto importante è che le popolazioni indigene sono tra coloro che stanno beneficiando della lotta alla povertà.

La destra aveva previsto un collasso economico e una “venezuelanizzazione” del Paese… Siamo lontani dal caos previsto.

I risultati macroeconomici sono molto incoraggianti, grazie a una politica che combina la lotta alla grande corruzione e il recupero delle risorse naturali, una dose di austerità per uno Stato clientelare, la riduzione degli stipendi dei dipendenti pubblici di alto livello e la priorità per le classi lavoratrici. Il Messico sta vivendo un periodo di stabilità, nonostante l’impatto del Covid-19, ed un miglioramento del tenore di vita.

Secondo AMLO, lo Stato dovrebbe essere responsabile delle attività di sviluppo nazionale e ha lanciato grandi progetti infrastrutturali volti a stimolare la crescita nelle regioni più povere del Paese, come il Treno Inter-Oceanico e il Treno Maya, la costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Città del Messico e la costruzione e il rinnovamento delle raffinerie di petrolio, che hanno ridotto l’importazione di barili dagli Stati Uniti da 900.000 a 250.000 al giorno e ha permesso di controllare l’aumento del prezzo di carburante, gas ed elettricità per i messicani.

Un altro punto importante è che sono state bloccate le privatizzazioni della compagnia petrolifera messicana Pemex e della Compagnia Federale di Elettricità, nonostante le minacce delle imprese straniere e del governo statunitense.

Molto resta da fare, ma i cambiamenti sono sensibili e strutturali, perché si basano su un’ideologia che cambia completamente il ruolo dello Stato nella società messicana.

Claudia Sheinbaum ha rappresentato la migliore opzione per continuare il 4T avviato da López Obrador?

Si è sempre distinta come l’opzione preferita all’interno del blocco progressista, ed è percepita come la migliore garanzia per la continuità del progetto Morena. È una militante con convinzioni ben radicate nella sinistra fin dalla sua giovinezza, e la sua azione come sindaco alla guida di Città del Messico l’ha resa molto popolare.

Claudia Sheinbaum dovrà affrontare grandi sfide: consolidare i cambiamenti in corso e ottenere una maggioranza qualificata che le permetta di apportare le modifiche alla Costituzione, necessarie per portare avanti la trasformazione. Dovrà inoltre affermarsi come nuovo leader di MORENA, mantenere la coerenza del progetto e l’unità di un movimento così eterogeneo.

Claudia Sheinbaum ha presentato i “17 punti della visione strategica” che costituiranno la spina dorsale del suo programma. Tra questi, il rafforzamento dei programmi sociali e il consolidamento del potere d’acquisto, nonché il rafforzamento dei diritti dei lavoratori e la promozione della parità sostanziale per le donne. Continuerà a impegnarsi per rafforzare i servizi sanitari e scolastici pubblici e l’accesso ad alloggi dignitosi.

Si può anche riconoscere la sua preoccupazione per questioni che il governo di Lopez Obrador (incentrato sulla lotta alla povertà, alla corruzione e al recupero di petrolio, litio ed elettricità per la nazione) non aveva incluso tra le sue prime priorità: la transizione energetica verso le fonti rinnovabili, la garanzia della sovranità energetica, la protezione della biodiversità e la mitigazione del cambiamento climatico, la promozione dello sviluppo scientifico e tecnologico e della creazione culturale.

Claudia Sheinbaum ha dimostrato il suo stile di direzione con la creazione di un gruppo di personalità diverse e competenti, deputati, ex ministri, scienziati, accademici, che coordineranno una serie di forum tematici, i “Dialoghi per la trasformazione”, in cui verrà elaborato un piano di governo e di sviluppo con la partecipazione dei diversi settori della società.

Da parte sua, lo scorso 5 febbraio il presidente Lopez Obrador ha avanzato una serie di proposte che darebbero valore costituzionale ai programmi sociali a favore degli anziani, alle borse di studio per gli studenti più poveri, all’assistenza medica gratuita, all’aumento del salario minimo sempre superiore all’inflazione e, allo stesso tempo, alla riforma dell’ingiusto sistema pensionistico stabilito dai governi PRI e PAN e dello statuto pubblico della Compagnia Federale di Elettricità.

Queste proposte, che saranno sottoposte al voto dei deputati e dei senatori prima della scadenza elettorale, costituiranno una sfida anche per l’opposizione, che dovrà determinare la propria posizione favorevole o contraria a quattro mesi dalle elezioni presidenziali. Nel timore di opporsi a queste riforme, che godono del sostegno della maggioranza dei messicani, la destra ha già annunciato che voterà a favore di due di esse: quella sulle pensioni e quella sul salario minimo.

È la forza di Morena che ha costretto l’intera opposizione – PAN, PRI e PRD – a unirsi per la prossima competizione elettorale?

Gli ex partiti dominanti sono usciti molto indeboliti dalle ultime elezioni presidenziali del 2018. Il PRI ha ottenuto appena il 17% dei voti, una percentuale molto bassa per un partito che è stato egemone dal 1929 (con un’interruzione dal 2000 al 2012, quando era al governo il PAN). Il PAN ha ottenuto il 22,7%. Oggi, entrambi i partiti guidano solo 7 dei 32 Stati del Paese e continuano a soffrire del discredito e della sfiducia della maggioranza dei messicani.

Da lì è l’idea di un’alleanza, con la senatrice del PAN Xochitl Galvez come candidata, intorno al cosiddetto “Fronte Ampio”, che riunisce anche il PRD e con l’appoggio di prim’ordine del settore imprenditoriale. Hanno cercato di presentare Xochitl Galvez come una candidata “cittadina”, figlia di una famiglia povera, che sarebbe estranea ai partiti di opposizione. La manovra non ha funzionato e la campagna della destra avanza a fatica, dato che tutti ricordano la sua partecipazione ai governi del PAN e una serie di rivelazioni hanno fatto emergere alcuni casi di conflitto di interessi legati a Xochitl Galvez e alle sue aziende.

Cosa possiamo aspettarci dalla prossima campagna elettorale? L’ex presidente Calderon ha recentemente chiesto l’intervento degli Stati Uniti per sorvegliare le elezioni…

…… e la candidata di destra Xochitl Galvez, invitata dal think tank Wilson Center a Washington qualche giorno fa, ha chiesto agli Stati Uniti di “rendere la democrazia parte dell’agenda bilaterale”, cioè di interferire nel processo elettorale e fare pressioni sul governo messicano. Schierandosi a favore della riluttanza e dell’opposizione di Washington e dei grandi capitali statunitensi, i cui interessi sono stati intaccati dalle politiche di recupero delle risorse naturali, Xochitl Galvez si è pronunciata a favore di una relazione che non sia solo tra “partner”, ma tra “alleati geostrategici”.

La destra, con il suo discredito e la sua incapacità di presentare un progetto, ricorre a una campagna sporca con notizie false, calunnie, manipolazione dei media e colpi bassi. La candidatura di Xochitl Galvez non decolla e i sondaggi le danno il 20% delle preferenze contro il 60% di Claudia Sheinbaum. L’unica cosa che resta alla destra è il ricorso a “campagne sporche”, alla calunnia e alla richiesta di aiuto a forze straniere. Durante la sua visita in Spagna è riuscita ad ottenere dal Partido Popular di destra solo una conversazione telefonica con il suo leader Alberto Núñez Feijóo, che non l’ha ricevuta. Lo stesso Vargas Llosa non le ha concesso nemmeno tre minuti …., ovvero la candidata della destra ha l’immagine della perdente.

Fin dal primo giorno la destra ha attaccato il governo di AMLO, accusandolo di essere comunista e chavista. Sheinbaum è già stata attaccata per le sue origini ebraiche… È possibile che la destra stia cercando di costruire una narrazione di una cosiddetta frode da parte di Morena. Potrebbero anche esserci tentativi di “giudiziarizzare” il processo elettorale: va ricordato che il sistema giudiziario non è indipendente ed è ancora in gran parte nelle mani dell’opposizione. Tuttavia, le vittorie di Morena finora sono state schiaccianti e hanno lasciato poco spazio a tali accuse.

Uno degli ultimi tentativi di campagna contro il governo 4T è stato presumibilmente lanciato dalla DEA (Agenzia Antidroga Statunitense) per cercare di associare Lopez Obrador al narcotraffico. La manovra a cui la destra si è associata è fallita, ma ci mostra fino a che punto possono spingersi i nemici del processo di cambiamento.

La grande sfida per Morena è conquistare i due terzi del Congresso e poter così consolidare il recupero di petrolio, gas e litio, riformare il sistema giudiziario e portare a termine le grandi riforme del sistema sanitario e educativo.

* Analista Internazionale

Versione aggiornata dell’intervista realizzata da Luis Reygada per il quotidiano L’Humanité versione digitale (4/12/2023).

18 febbraio 2024