Brasile: I gioielli della corona

Jorge Branco

Il quotidiano O Estado de São Paulo ha pubblicato una notizia secondo cui la famiglia di Jair Bolsonaro avrebbe cercato di far entrare nel paese, violando la legge, una serie di gioielli del valore di 16,5 milioni di reais. I gioielli sarebbero un piccolo regalo della dittatura saudita a Michele Bolsonaro.

Il tentativo di importare nel Paese il gruzzolo milionario era stato compiuto dall’allora ministro delle Miniere e dell’Energia, l’ammiraglio Bento Alburquerque, e dal suo consigliere, Marcos André dos Santos Soeiro, un tenente della Marina. Il tentativo fu sventato all’epoca dall’azione dei funzionari doganali brasiliani. A questo fallito tentativo fallito di far arrivare il dono al destinatario ne sono seguiti altri otto, fino all’ultimo giorno di mandato di Bolsonaro.

Questi tentativi falliti hanno coinvolto consiglieri del suo gabinetto, dei ministeri dell’Economia, delle Miniere e dell’Energia e delle Relazioni estere, oltre a quasi un battaglione di militari che abitavano il Planalto. Centinaia di e-mail, messaggi WhatsApp, lettere e un aereo dell’aeronautica brasiliana sono stati utilizzati in questa operazione di salvataggio. Una task force grande quasi quanto quella mobilitata dal governo Lula per affrontare la crisi umanitaria della popolazione Yanomami a Roraima.

Albuquerque, il ministro responsabile del trasporto dei gioielli, si è recato in Arabia Saudita per rappresentare il governo brasiliano al summit “Middle East Green Initiative” che si è tenuto nella capitale saudita nell’ottobre 2021. Secondo il quotidiano Brasil de Fato, tra il 2019 e il 2022 sono stati 151 i viaggi effettuati da rappresentanti del governo federale in Arabia Saudita.

Le illegalità, le irregolarità e le anomalie – oltre al valore intrinseco di un pezzo senza importanza nelle relazioni tra Stati, ma di grande impatto sulla vita privata delle persone coinvolte – gettano luce sulle ombre degli accordi fatti con le grandi ricchezze nazionali che hanno segnato la gestione del governo Bolsonaro.

Petrobras, oggetto di saccheggio dopo il farsesco impeachment della presidente Dilma e l’operazione Lava Jato, una volta passata sotto il diretto controllo di interessi privati è diventata la vacca da mungere degli speculatori di tutto il mondo. Ciò che si rivela, con lo scandalo dei gioielli, è il legame tra la generosità dei dittatori sauditi ed emiratini e le decisioni del consiglio di amministrazione di Petrobras e del governo al suo riguardo, come la cessione di asset, la politica dei prezzi del carburante e la distribuzione dei dividendi.

L’impatto di un episodio così eclatante, anche se gli importi sono irrisori rispetto all’insieme di esazioni commesse da Bolsonaro nei confronti dell’erario pubblico e della ricchezza della nazione, deriva dalla sua oggettività comunicativa. L’incompatibilità tra le “coccole senza causa” e il tentativo di eludere la sorveglianza delle frontiere del Paese è chiarissima per la popolazione brasiliana. Più delle curve complesse e delle sinuosità contabili della gestione Petrobras, per esempio.

La costruzione della leadership politica di Bolsonaro e la sua eventuale conservazione si basavano anche su un falso moralismo anticorruzione, abilmente costruito nei fertili campi del lavajatismo. A titolo esemplificativo, al secondo turno delle elezioni del 2022, Bolsonaro ha usato la retorica anticorruzione in abbondanza e fino allo sfinimento, utilizzando persino l’immagine dell’ormai silente senatore Sergio Moro.

L’impatto sull’opinione pubblica di questo episodio deve ancora essere misurato dai sondaggi, ma la prima impressione è di un impatto politico ampio e negativo sulla leadership di Bolsonaro. L’estrema destra non cesserà di esistere e di agire a causa di questo episodio, ma possiamo immaginare che la crisi di direzione politica si approfondirà. Il fallimento del tentativo di golpe dell’8 gennaio, la scoperta della bozza del decreto golpista, la rivelazione della crisi indigena, la fuga a Miami, le accuse nei tribunali elettorali, le diaspore nel campo di Bolsonaro, si sommano a un episodio di forte contenuto criminale, come questo dei gioielli. La dirigenza dell’estrema destra in Brasile soffre di un momentaneo blackout politico, una crisi di direzione.

Il governo Lula deve comprendere questa situazione per trovarsi una posizione migliore al tavolo delle trattative e delle correlazioni di forze. In particolare, in relazione al “centro”, che si è rafforzato grazie alla forza dell’estrema destra nel Congresso.

Il governo comincia a godere di una congiuntura favorevole per prendere l’iniziativa nel gioco parlamentare, poiché la politica sull’opinione pubblica ha saputo farlo. Temi come il reddito minimo, il recupero del salario minimo, la creazione del Ministero della Sicurezza, la difesa della democrazia, la repressione dei colpi di stato e del terrorismo possono guidare il dibattito pubblico in una situazione più favorevole. Il vento soffia a favore di Lula e, di conseguenza, a favore del Paese.

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Questo è un articolo di opinione. La visione dell’autore non esprime necessariamente la linea editoriale del quotidiano Brasil de Fato.

A cura di: Katia Marko

Fonte: Brasil de Fato https://www.brasildefators.com.br/2023/03/13/as-joias-do-coroa