La Serbia vota per la continuità

President of Serbia, Aleksandar Vucic prepares to cast his vote, at voting station in Serbian capital, Belgrade, on general elections day, April 3, 2022. (Photo by ELVIS BARUKCIC / AFP)

di Iztok Furlanič –

Tutto secondo previsioni nella scadenza elettorale in Serbia. Domenica 3 aprile si è votato per l’elezione del Presidente della repubblica, per il rinnovo anticipato del parlamento e per alcune amministrazioni, tra cui quella della capitale Belgrado.

Stando ai risultati non ancora ufficiali, è stato un trionfo per il Presidente uscente Aleksandar Vučić, del partito SNS (Partito Progressista Serbo), di centro-destra, da alcuni definito in modo un po’ semplicistico come populista.  Una nota di colore: la sede del partito si trova a Belgrado, in via Palmiro Togliatti.

Il Presidente Vučić era dato per favorito da tutte le inchieste e i sondaggi pre-elettorali. L’unico dubbio che serpeggiava era l’eventuale possibilità di un secondo turno, qualora Vučić non fosse riuscito a superare il 50% dei voti. Ebbene, il carismatico Presidente serbo ha superato ampiamente questa percentuale. A spoglio ultimato, si dovrebbe assestare tra il 58 ed il 59% dei voti

Ma per Vučić il trionfo è stato completo. Per quanto riguarda le elezioni politiche, la scadenza naturale sarebbe stata nel 2024. Ma lo scioglimento anticipato del parlamento, fortemente voluto dallo stesso Vučić, ha portato alle elezioni, con il suo partito che dovrebbe aver solo sfiorato la maggioranza assoluta dei seggi. L’SNS avrebbe ottenuto, con il 44% dei voti circa, 119 seggi in un parlamento composto da 250 eletti. Come più volte da lui ribadito in campagna elettorale, è molto probabile che Vučić voglia riconfermare la coalizione che ha governato il paese negli ultimi anni. Si confermerebbe così l’alleanza con il partito della minoranza ungherese della Vojvodina  (la zona a nord di Belgrado sul confine con l’Ungheria), nonché con il Partito Socialista serbo.

Ma Vučić ha modo di festeggiare anche nella capitale serba. Infatti, anche a Belgrado l’SNS è stato il partito più votato (di poco sopra il 38%), ma adesso i vari partiti dovranno appena trovare una quadra per eleggere il sindaco, con le opposizioni che sono pronte a far saltare il banco.

Queste elezioni hanno un’altra peculiarità. Sebbene la Serbia non faccia parte dell’Unione Europea, appartenenza a cui Vučić dichiaratamente ambisce, la scadenza elettorale è stata particolarmente sentita, tanto in patria, quanto tra la comunità internazionale. Nelle ultime settimane, infatti, una delle questioni centrali delle presidenziali è diventata la politica della Serbia nei confronti della Russia. La storica amicizia che unisce questi due paesi sembra non sia stata scalfita nemmeno dalla guerra in Ucraina promossa dal governo Putin. La Serbia è l’unico paese europeo che, pur condannando l’invasione dell’Ucraina,  non ha introdotto sanzioni economiche nei confronti della Russia. Al contrario, a Belgrado si sono svolte recentemente anche partecipate manifestazioni di sostegno a Putin, con una chiara posizione contro la Nato, mentre lo stesso Vučić ha manifestato la sua opposizione all’ingresso della Serbia nell’ alleanza atlantica.

Evidentemente, in Serbia non possono e vogliono dimenticare il bombardamento da parte della Nato, subito da Belgrado nel 1999. Ed il Presidente Vučić, subito dopo aver appreso i primi risultati delle elezioni che lo davano vincente con ampio margine, ha ribadito la neutralità serba nel conflitto ucraino-russo.