7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (Vienna 9-11 Dicembre 2022): i documenti

7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (Vienna 9-11 Dicembre 2022)

L’Area Esteri e Pace del PRC-SE mette a disposizione i principali documenti approvati durante il recente 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (Vienna 9-11 Dicembre 2022), tradotti in italiano.

La totalità dei testi è disponibile 🇬🇧qui in lingua inglese e 🇫🇷qui in lingua francese.

Buona lettura e diffusione.

Area Esteri e Pace PRC-SE

 


7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (Vienna 9-11 Dicembre 2022)

 

7° Congresso – Documento Politico

C’È UN’ALTERNATIVA DI SINISTRA

L’Europa è più dell’Unione europea, ma la politica dell’UE riguarda sostanzialmente l’intero continente. L’UE si trova da molti anni in una profonda crisi economica, sociale, ecologica, democratica e politica, causata dai suoi principi neoliberali, dalle sue regole, trattati e politiche che mirano a sostenere un sistema economico capitalista basato sulla massimizzazione del profitto privato e non sulla produzione per i bisogni delle persone e del pianeta.

Prima la pandemia, ora la guerra: entrambe aggravano le molteplici crisi già esistenti.

L’invasione russa dell’Ucraina, che ha causato la guerra, ha avuto un enorme impatto aggiuntivo, così come la crisi energetica, la speculazione sui prezzi del gas e il rischio di un’escalation nucleare, tutti elementi che minacciano il presente e il futuro dei popoli europei.

In termini economici, la crisi si esprime in una crescita debole e in uno sbilanciamento macroeconomico tra i Paesi europei con grandi eccedenze commerciali e quelli con alti livelli di debito pubblico, causando notevoli problemi per lo sviluppo economico europeo.

I prezzi dell’energia – e anche dei prodotti alimentari – stanno andando alle stelle. Questo è certamente un effetto in parte causato dalla guerra, ma anche dalla liberalizzazione del mercato dell’energia e dal controllo del settore agroalimentare e dei beni industriali non energetici da parte delle grandi imprese: questo porta alla contraddizione che, da una parte, i prezzi dell’energia sono alle stelle e, dall’altro, i grandi gruppi energetici stanno realizzando extra- profitti. I prezzi elevati dell’energia e dei prodotti alimentari causano ulteriori problemi economici e sociali, spingendo l’economia europea verso la recessione e aumentando le disuguaglianze. Il trattamento neoliberale dell’inflazione con la stretta monetaria, in mezzo alla crisi totale, sta portando l’Europa all’austerità e alla recessione per gli anni a venire.

I popoli europei sperimentano questi problemi nella loro vita quotidiana, che si riflettono in una crisi sanitaria rivelata dalla pandemia di Covid (sia per i cittadini che per il personale sanitario in grande sofferenza) e poi nella crisi energetica e nella parallela elevata e crescente inflazione. Per le persone, per le nostre società, queste molteplici crisi hanno portato a un massiccio aumento della precarizzazione delle condizioni di lavoro e di vita. L’ inflazione causata dalla speculazione capitalista e dalla guerra illustra la tentazione delle classi dirigenti europee (e internazionali) di far pagare la crisi ai cittadini, forzando i prezzi verso l’alto e massimizzando il profitto, mentre i salari reali diminuiscono e le disuguaglianze sociali ed economiche aumentano vertiginosamente: secondo il World Inequality Report del 2022, il 10% degli adulti più ricchi del mondo possiede circa il 60-80% della ricchezza, mentre la metà più povera ne possiede meno del 5%.

Inoltre, la crisi climatica, dovuta all’emissione di gas con l’effetto serra, ha già provocato ondate di calore che, in Europa e nel mondo, creano gravi problemi alla natura, con estesi incendi boschivi, siccità e bassi livelli nei fiumi, oltre a costituire una minaccia per la produttività dell’agricoltura. Siamo di fronte a sfide ecologiche come il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità, che mettono in discussione il nostro modo di produrre e consumare. Tuttavia, l’UE e i governi europei non sono in grado di affrontare adeguatamente queste sfide: le misure adottate per combattere la crisi climatica sono di gran lunga insufficienti.

Anche la crisi democratica si sta aggravando; le crisi politiche dei regimi scuotono i Paesi europei. La Brexit e l’elevato astensionismo alle elezioni in tutta Europa sono le espressioni più evidenti della crisi politica. Anche l’ascesa dell’estrema destra negli ultimi anni in molti Paesi di ogni angolo d’Europa è un segnale allarmante. Questi deficit sono le conseguenze delle contraddizioni interne al capitalismo, della politica di austerità neoliberista e dei forti deficit democratici dell’UE, rappresentati dall’esercizio del potere da parte di strutture tecnocratiche non elette e prive di mandato democratico e dall’influenza diretta esercitata dalle lobby che rappresentano le grandi imprese ai vertici dell’UE.

Siamo quindi di fronte a profondi sconvolgimenti economici, sociali, ecologici e politici. I popoli europei si trovano di fronte a sfide esistenziali che sollevano la questione di come uscire da un sistema capitalista liberale che, esacerbando la competizione, aumenta le disuguaglianze, i disastri ambientali e le tensioni internazionali che portano alle guerre.

La Sinistra Europea (EL) deve quindi proporre alternative valide e praticabili a questo sistema distorto. La Sinistra Europea si batte per un’Europa democratica, sociale, ecologica e pacifica che seppellisca il patriarcato.

Le guerre e il nostro impegno per la pace e il disarmo

La guerra in Ucraina si sta intensificando e sta diventando una minaccia mondiale. L’invasione russa dell’Ucraina ha già causato la morte di migliaia di persone e ha costretto milioni di persone a emigrare, soprattutto donne e bambini. La distruzione sistematica di infrastrutture vitali sta portando alle stelle i prezzi dell’energia e dei generi alimentari in tutto il mondo, che colpiscono in particolare i poveri e coloro che lavorano e vivono in condizioni precarie.

Condanniamo l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, che è un crimine secondo il diritto umanitario internazionale. Non c’è giustificazione per la guerra. Consideriamo un grave problema l’incapacità dell’Unione Europea di far rispettare gli accordi di Minsk ed esprimiamo la nostra più profonda solidarietà a tutte le persone che stanno subendo le devastanti conseguenze di una guerra che dura da più di 8 anni e che si è aggravata con l’invasione russa. Ci opponiamo fermamente a questa aggressione che viola direttamente i diritti umani ed esprimiamo la nostra solidarietà a tutte le persone che in Russia e in Ucraina resistono a questa guerra e soffrono di sistemi politici antidemocratici.

C’è una minaccia nucleare e il rischio di una generalizzazione del conflitto: questa guerra deve cessare immediatamente. Riteniamo che i prossimi passi per fermare la guerra siano:

  • un ritorno al tavolo dei negoziati,
  • un cessate il fuoco,
  • il ritiro di tutte le truppe russe dall’Ucraina.

Ci opponiamo all’annessione russa di quattro regioni dell’Ucraina, una decisione che rappresenta un’escalation della guerra e rende ancora più difficili i negoziati tra Ucraina e Russia. Inoltre, qualsiasi annessione del territorio ucraino da parte della Russia è una violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale.

Vogliamo costruire un’Europa di pace, di cooperazione tra i popoli, di democrazia e di progresso, con tolleranza zero per qualsiasi risorgenza di organizzazioni naziste o fasciste, perché solo un’architettura di sicurezza collettiva – basata sui principi della sicurezza umana (come descritto nella Carta delle Nazioni Unite), sul benessere di tutti i popoli, sul diritto di tutti i popoli all’autodeterminazione, sul rispetto della sovranità e dei diritti delle minoranze, sulla neutralità, sulla democrazia, sui diritti umani e sul diritto internazionale – può garantire la pace, in Europa come altrove. Lottiamo per superare il “doppio standard” sui diritti umani e dei popoli nell’UE (ad esempio, considerando i precedenti del Kosovo e della dissoluzione della Jugoslavia) e per criteri comuni che bilancino il diritto internazionale, il diritto dei popoli all’autodeterminazione e i diritti delle minoranze.

Un mondo più giusto e pacifico deve essere costruito su accordi politici e non su alleanze militari. La NATO ha violato i suoi stessi impegni per quanto riguarda la sua espansione verso Est: ciò trasforma il continente europeo in un campo di battaglia tra potenze globali. Rifiutiamo la presenza di truppe statunitensi nel nostro continente e ci opponiamo a qualsiasi ulteriore espansione della NATO, poiché non può portare né sicurezza né pace all’Europa. La Sinistra Europea ribadisce la sua critica fondamentale e di principio alla NATO e la sua posizione di non allineamento alla NATO e agli USA.

L’invasione russa e la reazione degli Stati Uniti e della maggior parte dei governi europei dimostrano che questo conflitto militare è determinato anche da interessi geopolitici. Gli Stati Uniti lo usano per rafforzare la loro posizione egemonica in competizione con la Russia e la Cina. Noi ci battiamo per un’UE e un’Europa emancipate dall’egemonia statunitense, per una politica indipendente di promozione della pace e del rispetto del diritto internazionale.

La Sinistra Europea continua ad essere impegnata per la pace e per il disarmo globale e multilaterale. L’invasione russa dell’Ucraina è un catalizzatore dei processi di militarizzazione dell’UE in corso da decenni. L’Unione europea si sta indebolendo economicamente e viene trascinata verso spese militari sempre maggiori: non dobbiamo permettere che le carenze democratiche della struttura istituzionale dell’UE si traducano in un’ulteriore militarizzazione delle relazioni internazionali. Il drammatico aumento delle spese militari in tutta Europa deve cessare.

Tuttavia, la guerra in Ucraina non è l’unica guerra nel mondo e la Sinistra Europea riconosce che il diritto dei popoli a vivere in sicurezza è inalienabile, ovunque. Insieme ad altre forze progressiste e al movimento pacifista globale, la Sinistra Europea è fortemente coinvolta nel dibattito su una nuova architettura di sicurezza collettiva, per un mondo di pace e cooperazione. Ci opponiamo inoltre con forza alla crescente corsa agli armamenti a livello globale: questo denaro manca dolorosamente per poter affrontare i bisogni sociali delle persone e le sfide ecologiche causate dal cambiamento climatico.

Pertanto, La Sinistra Europea lancia un ampio appello a tutte le forze politiche, sociali, cittadine e pacifiste che condividono l’idea che debbano essere prese iniziative urgenti per spezzare la spirale della guerra, a impegnarsi per:

  • L’organizzazione di una conferenza internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale e la creazione di un nuovo ordine internazionale basato sui principi della sicurezza collettiva e globale, che renda obsolete le alleanze militari come la NATO.
  • Le discussioni su una nuova architettura di sicurezza collettiva. Questa iniziativa consentirà anche il lancio di una COP annuale sulla pace.
  • La ripresa dei negoziati multilaterali e globali sul disarmo, in particolare nucleare, compreso il ripristino del trattato INF, la messa al bando delle armi nucleari a raggio intermedio nel continente europeo e la firma da parte dell’UE del trattato internazionale delle Nazioni Unite sulla messa al bando delle armi nucleari.

Lezioni dalla pandemia: dobbiamo migliorare e ampliare i servizi pubblici

Da più di due anni la pandemia, causata dal Covid-19, sta determinando le condizioni di lavoro e di vita in Europa. Le conseguenze economiche e sociali sono ancora più drammatiche dopo decenni di politiche neoliberiste, con i loro tagli e le privatizzazioni dei servizi pubblici e dell’istruzione. Le infrastrutture sociali e soprattutto il settore sanitario sono stati sistematicamente trascurati e sabotati, portando all’esternalizzazione delle risorse pubbliche a favore dei profitti privati.

La pandemia ci ha mostrato i problemi legati all’esternalizzazione della nostra industria e all’assenza di controllo pubblico su questioni strategiche, come la ricerca e la produzione di prodotti farmaceutici e di forniture mediche. L’oligopolio delle aziende farmaceutiche ha tratto enormi vantaggi da questa pandemia senza garantire l’accesso universale a vaccini e farmaci. Per questo motivo, continuiamo a chiedere la gratuità dei brevetti per i vaccini e abbiamo sostenuto chiaramente la campagna “Nessun profitto sulla pandemia”.

La Sinistra Europea ha reagito molto presto alla crisi del Covid-19, presentando cinque assi di proposte globali: protezione della popolazione, ripresa economica e trasformazione ecologico-sociale, democrazia, disarmo e pace, solidarietà europea e internazionale.

Chiediamo un Polo Europeo della Salute Pubblica e dei Farmaci, che coordini le attività in questo settore nell’interesse pubblico. La pandemia, che ha reso evidenti le carenze del settore sanitario, mostra l’urgente necessità non solo di migliorare il settore sanitario, ma anche di migliorare ed espandere i servizi pubblici in generale, di porre l’industria farmaceutica sotto il controllo pubblico e di garantire la nostra capacità produttiva.

La pandemia ha esacerbato le enormi disuguaglianze già esistenti. Ha reso i ricchi ancora più ricchi e i poveri ancora più poveri. Ha colpito le donne più degli uomini. Ha cambiato per sempre il nostro modo di lavorare e il nostro rapporto con il luogo di lavoro, ed è necessario introdurre norme rigorose per garantire che ciò non si traduca in abusi da parte dei datori di lavoro. In questo senso, chiediamo la regolamentazione del telelavoro e il diritto alla disconnessione.

Le donne sono le prime a soffrire dell’indebolimento dei servizi pubblici, sono quelle che lavorano di più nell’istruzione e nella sanità. La Sinistra Europea sostiene il movimento femminista nella sua lotta contro il patriarcato e per la parità di diritti delle donne in termini di retribuzione, condizioni di lavoro, avanzamento professionale e partecipazione sociale a tutti i livelli. Ciò include la difesa dei diritti riproduttivi, compreso l’aborto, che sono sotto forte attacco.

La trasformazione socio-ecologica è fondamentale

Non affrontiamo solo la guerra e la pandemia. Siamo di fronte a profondi sconvolgimenti   economici, sociali e politici causati anche dalla crisi climatica in corso. È urgente attuare misure efficaci per affrontare questa crisi a livello europeo, con il chiaro obiettivo di raggiungere la neutralità dal carbone entro la fine del decennio. È essenziale per la nostra vita preservare la biodiversità e gli ecosistemi; dobbiamo pensare a nuove relazioni tra l’uomo e la natura.

Il modo in cui produciamo e consumiamo deve quindi essere messo in discussione: abbiamo bisogno di grandi processi di trasformazione per raggiungere un livello di produzione sostenibile per il pianeta e adeguato alle nostre reali esigenze. Le nostre risorse sono finite e quindi devono essere utilizzate di conseguenza per garantire una loro equa distribuzione. La nostra capacità produttiva deve essere utilizzata per rispondere ai bisogni reali della popolazione, compreso quello di un pianeta vivibile. Dobbiamo cambiare l’attuale modello energetico neoliberale dell’UE, con una drastica riduzione delle emissioni di CO²: la produzione basata sulle energie fossili non ha più futuro e abbiamo bisogno di una nuova politica industriale europea incentrata su un’industria verde. Ciò include, tra l’altro, una nuova politica energetica, basata sulla decarbonizzazione dell’energia, con un elevato potenziale di energie rinnovabili, e una nuova politica della mobilità, incentrata su concetti di mobilità collettiva come il trasporto pubblico. Per raggiungere questi obiettivi, tutti i produttori e i fornitori di energia devono essere posti sotto il controllo pubblico.

I grandi gruppi energetici devono essere espropriati, nazionalizzati e socializzati.

Purtroppo, l’UE e i suoi Stati membri stanno facendo il contrario di tutto ciò: sostituiscono gli idrocarburi russi con quelli di altri Stati, la cui situazione ambientale e dei diritti umani non è comunque migliore; e non adottano le misure necessarie per ridurre l’uso dell’energia, per mantenere invece intatti gli interessi a breve termine delle grandi imprese. Il proseguimento dell’attuale politica avrebbe conseguenze disastrose. È necessario un cambiamento radicale. Il dibattito sulle fonti energetiche da sviluppare per rispettare gli impegni climatici necessari e per ottenere un’energia de-carbonizzata deve essere approfondito.

Le politiche neoliberiste di austerità devono essere abbandonate. È necessaria una trasformazione fondamentale e sistemica che trasferisca il controllo delle forze produttive della società in una proprietà pubblica democratica, che consenta una produzione pianificata per i bisogni delle persone e del pianeta, e non per il profitto. Il Recovery Fund “Next Generation” rappresenta un cambiamento nella politica finanziaria europea e apre nuove contraddizioni da approfondire per aprire la strada a cambiamenti radicali nelle politiche europee.

Ma non basta. Il Recovery Fund (Fondo di ripresa) non deve essere legato al semestre europeo e i mezzi finanziari per i diversi Paesi non devono essere vincolati da condizioni restrittive e antidemocratiche. Questi piani non devono essere trasformati in nuovi accordi. Il Patto di crescita e stabilità (Growth and Stability Pact) deve essere abolito e non solo sospeso, così come il Semestre europeo. Il Patto di crescita e stabilità deve essere sostituito da un nuovo patto incentrato su democrazia, coesione, convergenza economica, trasformazione sociale e sviluppo sostenibile. Questa è l’occasione per avanzare su due importanti proposte della Sinistra Europea:

  • un fondo europeo di sviluppo ecologico e sociale per i servizi pubblici e l’occupazione, finanziato dalla creazione di moneta da parte della BCE a tassi di interesse zero o addirittura negativi, come consente l’articolo 123.2 del Trattato di Lisbona, e con una governance democratica;
  • il rifinanziamento selettivo da parte della BCE dei prestiti bancari alle imprese a tassi tanto più bassi quanto più queste favoriscano gli investimenti materiali e nella ricerca, che creino posti di lavoro e formazione e riducano le emissioni di CO², e a tassi più alti quanto più riducano l’occupazione, aumentino le emissioni di carbonio e delocalizzino.

Gli obiettivi e le politiche della Legge europea sul Clima e del New Deal Verde Europeo (European Green New Deal) sono insufficienti per affrontare gli scottanti compiti del cambiamento climatico e garantire la sopravvivenza del pianeta; la logica liberale del mercato energetico europeo e la concorrenza nel settore energetico stanno alimentando la crisi. Le politiche attuali sono dettate dagli interessi del capitale. Ma è lo stesso capitale che ha creato questa catastrofe: dobbiamo rispondere all’urgenza ecologica impegnandoci in un processo di trasformazione che metta al primo posto le persone e i loro bisogni.

Abbiamo bisogno di programmi di investimento pubblico incentrati sull’ambiente, sui servizi pubblici e sulla creazione di posti di lavoro.

Per la sinistra, è essenziale la combinazione di esigenze ecologiche e sociali. Non c’è dubbio che una rivoluzione industriale verde sia necessaria. Ma allo stesso modo, devono essere protetti i lavoratori interessati da questi cambiamenti.

Il concetto di “transizione giusta “, promosso dai sindacati, combina la trasformazione ecologica con la protezione sociale. I lavoratori e i cittadini non devono solo vedere rafforzati i loro diritti in questo processo di trasformazione, ma devono anche essere direttamente coinvolti. L’occupazione e la formazione devono essere garantite.

Agire per mantenere l’occupazione e il reddito implica l’adozione di misure per modificare la selettività della politica creditizia delle banche nei confronti delle imprese. Questa selettività dovrebbe basarsi su criteri e condizioni precise: garantire il reddito e mantenere l’occupazione. Inoltre, è necessario sviluppare gli strumenti di cooperazione industriale in un’ottica di riconversione ambientale e sociale, attraverso accordi cooperativi non capitalistici e una distribuzione equilibrata della produzione in tutti i Paesi dell’UE. Ciò implica elementi di condivisione della tecnologia.

Da una prospettiva di sinistra, quindi, il legame del Green New Deal con la democrazia economica è fondamentale. Questo la distingue anche da altri concetti, perché partecipare come cittadini organizzati significa co-decidere: essere ascoltati, essere presi in considerazione ed esercitare il potere di intervento e di controllo.

Il controllo democratico è fondamentale per evitare una modernizzazione puramente capitalistica, che non è affatto verde. Abbiamo bisogno di investimenti pubblici in infrastrutture, servizi sociali come la sanità, alloggi di qualità e a prezzi accessibili, trasporti sostenibili, istruzione e cultura, nonché nella protezione dei beni comuni ambientali: acqua, aria, clima, foreste, ecc. Questi bisogni vitali di tutte le persone devono essere protetti sotto il controllo democratico delle istituzioni, delle imprese e delle banche.

Chiediamo quindi un cambiamento sistemico, un New Deal Verde di Sinistra: deve essere un concetto di trasformazione globale che combini esigenze ecologiche e sociali, la tutela del pianeta e il coinvolgimento diretto dei lavoratori nelle politiche industriali. Rompe con la politica europea neoliberista e supera i limiti dello sviluppo capitalistico, orientandosi verso il bene comune. Deve garantire l’allineamento dei popoli europei al meglio e il rispetto della sovranità delle loro scelte.

Un New Deal verde di sinistra richiede un forte controllo pubblico del settore bancario per guidare un processo di economia sostenibile. Gli investimenti pubblici, in virtù della loro origine e della loro natura pubblica, devono avere come priorità una destinazione pubblica al 100% per servizi di interesse sociale ed ecologico, non per il profitto. La Banca Centrale Europea (BCE) deve essere posta sotto controllo democratico e il denaro pubblico e i super-profitti devono essere reindirizzati a beneficio dei servizi pubblici e della transizione ecologica.

I flussi finanziari devono essere tassati. L’evasione e la frode fiscale devono essere combattute in modo efficace stilando una vera lista dei paradisi fiscali, alcuni dei quali esistono nella stessa UE, introducendo una ritenuta alla fonte sui profitti delle multinazionali e delle banche, istituendo uno status per gli informatori e convocando una COP fiscale globale sotto gli auspici dell’ONU.

Un New Deal verde di sinistra deve andare di pari passo con l’espansione dei diritti dei lavoratori. Questo può essere collegato al Pilastro dei Diritti Sociali dell’UE: contiene 20 principi riguardanti le pari opportunità e l’accesso alla formazione, nonché al mercato del lavoro, con condizioni di lavoro giuste, alla protezione sociale e all’inclusione. Con un piano d’azione, questi principi dovrebbero essere trasformati in azioni concrete a beneficio dei cittadini.

Tuttavia, questi diritti sociali devono essere vincolanti, sotto forma di un Protocollo sul Progresso Sociale nei Trattati UE. Ciò deve includere la parità di diritti delle donne in termini di salari, condizioni di lavoro, carriera professionale e partecipazione sociale a tutti i livelli. Né le libertà economiche, né le regole della concorrenza, devono avere la priorità sui diritti sociali fondamentali e, in caso di conflitto, i diritti sociali fondamentali devono avere la precedenza. Questa è una richiesta chiara anche della CES (Confederazione Europea dei Sindacati) e la Trade Unionists Network Europe (TUNE), di cui la Sinistra Europea fa parte, si batte da tempo per questo.

Il Pilastro dei Diritti Sociali e il Protocollo sul Progresso Sociale sono solo un punto di partenza. Allo stesso tempo, abbiamo bisogno di sindacati forti con un forte potere di contrattazione collettiva. Questa è la condizione fondamentale per ottenere condizioni di lavoro dignitose e salari con cui poter vivere. Le condizioni sempre più precarie dei lavoratori sono più visibili nel processo noto come “uberizzazione”, al quale dobbiamo opporci, insistendo sulla necessità di rendere uguali i diritti e i doveri per tutti i datori di lavoro e i dipendenti, compresi quelli delle piattaforme online.

Per combattere la precarietà delle condizioni di lavoro, sosteniamo le lotte sociali per la creazione e l’aumento di un salario minimo, nei Paesi in cui il movimento dei lavoratori si batte per questo. Più in generale, sosteniamo le lotte per migliori salari, gli accordi collettivi, la riduzione delle ore di lavoro senza riduzione dei salari e il miglioramento delle condizioni di lavoro in tutti i Paesi.

Ci opponiamo a qualsiasi tentativo di peggiorare le condizioni di lavoro, come la sospensione dei contratti collettivi e la riduzione dei diritti dei lavoratori. Sosteniamo i sindacati nei loro sforzi per raggiungere accordi che garantiscano posti di lavoro di qualità. Chiediamo il rafforzamento della protezione sociale, a partire dall’assistenza pubblica all’infanzia, fino ai programmi di pensionamento. I sistemi già destabilizzati da decenni di neoliberismo devono essere riparati ed estesi per includere le nuove realtà lavorative. Sosteniamo le proposte e le mobilitazioni che mirano a rafforzare i diritti dei lavoratori a opporsi ai licenziamenti e alle delocalizzazioni in borsa.

Ci opponiamo alle riforme neoliberali del mercato del lavoro, che prevedono maggiore flessibilità, minore protezione contro il licenziamento e, in particolare, la priorità degli accordi aziendali rispetto ai contratti collettivi negoziati dai sindacati.

Abbiamo bisogno di sindacati forti che collaborino con i movimenti sociali e le ONG, le organizzazioni delle donne, le iniziative dei cittadini e i partiti di sinistra. Siamo favorevoli all’estensione dell’applicabilità legale dei contratti collettivi negoziati dai sindacati. Le politiche di “lavoro equo” concordate dalle parti sociali a livello nazionale o regionale dovrebbero avere un sostegno legale.

Democrazia e diritti umani

In Europa ci troviamo sempre più spesso di fronte a tendenze autoritarie. Molto spesso la necessità di combattere la pandemia è stata usata come scusa per limitare i diritti democratici. C’è un continuo arretramento per quanto riguarda lo stato di diritto, i diritti e le libertà fondamentali, non solo in Paesi come la Polonia e l’Ungheria, governati dall’estrema destra, ma anche in altri dove la destra tradizionale sta abbracciando una retorica razzista e attaccando diritti e libertà conquistati da tempo.

L’Unione europea non è in grado di rispondere a questi problemi a causa del suo stesso deficit democratico. Gli attuali trattati europei non sono una base per una nuova costruzione europea sociale e democratica. Chiediamo quindi la revisione dei trattati per garantire un processo di integrazione regionale che sia veramente democratico e basato sulla cooperazione per garantire i diritti della popolazione e affrontare insieme problemi comuni, come il cambiamento climatico, non in base a principi neoliberali. La sovranità popolare deve costituire il fondamento di una nuova costruzione europea rispettosa della libera scelta democratica dei popoli sovrani.

La Sinistra Europea difende la democrazia e i diritti umani. Per noi, l’uguaglianza dei diritti per tutti in Europa è un obiettivo centrale. Deve essere eliminata qualsiasi tipo di discriminazione, sia essa basata sul genere, l’origine, la “razzializzazione”, la nazionalità, la religione, l’orientamento sessuale o la disabilità.

Dall’Iran agli Stati Uniti, in Europa e ovunque, le donne si stanno lottando per il diritto di decidere per sé stesse e per il proprio corpo. La Sinistra Europea sostiene il movimento femminista ovunque, sempre e completamente. La lotta al patriarcato e a tutte le violenze contro le donne deve essere una priorità in tutti i Paesi europei, utilizzando tutti i mezzi necessari: abbiamo bisogno di una trasformazione femminista della nostra società. Sosteniamo anche le comunità LGBTIQ+ nella lotta contro ogni discriminazione e per il pieno riconoscimento dei loro diritti in termini di uguaglianza e autodeterminazione giuridica di genere, parità di retribuzione, condizioni di lavoro, progressione professionale e partecipazione sociale a tutti i livelli.

La guerra in corso in Ucraina ha causato un altro gruppo etnico di rifugiati che si sono trovati a fuggire ai confini con i Paesi vicini. Fortunatamente, i rifugiati ucraini sono stati immediatamente accolti dai Paesi ospitanti e hanno ricevuto cure e protezione.

Nel frattempo, centinaia di rifugiati provenienti da altri Paesi in guerra o frammentati continuano ad annegare nel Mediterraneo, affrontando le frontiere chiuse dell’Europa, i fili spinati, la violenza, i respingimenti, il traffico di esseri umani e la prigione. La fortezza Europa ha reso il Mediterraneo la rotta dei migranti più letale al mondo.

Le persone in pericolo, da qualsiasi parte provengano, non possono essere percepite come strumento di propaganda o di manovre politiche e diplomatiche. Nessuna vita è subordinata a un’altra, nessun essere umano è illegale. La Direttiva UE 55/2001 che rende più immediata e generalizzata la protezione umanitaria, già applicata ai rifugiati ucraini, deve essere estesa a chiunque sia vittima di guerre, persecuzioni, dittature, disastri climatici o economici.

La guerra in Ucraina ci ha ricordato che chiunque, ovunque, può diventare un rifugiato. Il futuro dell’Europa non è la militarizzazione, la xenofobia, il razzismo, l’indifferenza verso il destino umano e le vittime di molteplici crimini di cui le élite politiche ed economiche europee sono spesso grandemente responsabili.

L’unica politica accettabile è quella che prevede passaggi sicuri e legali per l’ingresso in Europa, un’equa distribuzione delle popolazioni di rifugiati tra tutti gli Stati europei, l’immediato rifiuto della pratica delle frontiere chiuse, l’elaborazione di politiche comuni di accoglienza, protezione, sostegno, soccorso ai bisogni umani, rispetto e inclusione, nonché un sostegno sostanziale ai Paesi che sopportano la pressione di accogliere per primi le popolazioni di rifugiati. Un approccio identico deve essere applicato agli immigrati, affinché possano vivere con dignità, pari diritti, sicurezza e accettazione.

Chiediamo con urgenza una riforma del Sistema Europeo di Asilo e dei regolamenti di Dublino e la fine delle attuali leggi che impongono la detenzione di migranti e richiedenti asilo.

Sostenere i rifugiati e gli immigrati equivale a sostenere la democrazia, l’eredità ideologica, culturale e umanitaria europea, un passo enorme verso l’emancipazione e lo sviluppo progressivo delle società europee.

Fermare l’imperialismo con la solidarietà internazionale

L’Europa è più grande dell’Unione Europea e il mondo è molto più grande dell’Europa: molti dei problemi che ci perseguitano sono di portata globale e dobbiamo cercare soluzioni a livello internazionale.

La guerra è un fantasma che infesta molti luoghi: in Africa, nello Yemen e in Medio Oriente, solo per citarne alcuni. Anche le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e intorno a Taiwan sono una minaccia. L’attuale corsa globale agli armamenti rende i rischi ancora più grandi. La crisi climatica è globale e, sebbene la causa sia principalmente l’emissione di gas a effetto serra che favorisce il ricco Nord del mondo, il Sud del mondo è il più colpito.

La realtà dell’inflazione è globale, tutti i Paesi ne sono colpiti in un modo o in un altro, e quindi dovrebbe essere affrontata a livello globale. Il razzismo è un fantasma con cui le forze di destra di tutto il mondo vogliono farci credere che possiamo salvarci tenendo gli altri fuori dai nostri Paesi o negando loro pari diritti. Noi siamo solidali con tutti gli esseri umani. La disuguaglianza sta crescendo su scala globale e l’1% più ricco possiede la stessa ricchezza del 50% più povero. Noi siamo per una ridistribuzione della ricchezza in modo che tutti abbiano abbastanza e nessuno abbia troppo.

Tutti questi problemi fanno parte dello stesso sistema globale, che ha un nome: imperialismo e la Sinistra Europea è un partito antimperialista, quindi combatterà questo sistema in Europa e ovunque, perché la solidarietà internazionale è un elemento chiave della strategia della Sinistra Europea.

Lavoriamo per un futuro di giustizia e solidarietà globale, e non per un futuro di divisioni nazionali, dettate da interessi capitalistici e militari. Ribadiamo la nostra solidarietà globale con i popoli che lottano per i loro diritti e le loro libertà.

Nel Mediterraneo, sosteniamo il popolo palestinese nella sua lotta contro l’occupazione israeliana e la sua autodeterminazione nel quadro di un proprio Stato sovrano basato sui confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale; sosteniamo il popolo curdo in Rojava e chiediamo la decolonizzazione del Sahara occidentale.

Sosteniamo le forze di sinistra, democratiche e progressiste dell’America Latina e dei Caraibi, con le quali collaboriamo intensamente all’interno del Foro de Sao Paulo. Sosteniamo con forza il popolo di Cuba per la revoca del blocco imposto dagli Stati Uniti. Esprimiamo inoltre la nostra solidarietà alla sinistra nordamericana nelle sue lotte contro la destra reazionaria, ultraliberista e razzista, soprattutto per quanto riguarda i diritti delle donne.

L’offerta politica della Sinistra Europea e la costruzione di nuove maggioranze politiche e sociali

La nostra strategia politica e le nostre attività si concentrano sulla costruzione di un’Europa più democratica, sociale, ecologica e pacifica. Gli assi delineati ci guideranno nei prossimi tre anni. Alle prossime elezioni europee, ci presenteremo come una forte forza di Sinistra Europea.

La Sinistra Europea si considera uno strumento al servizio dei suoi partiti membri, osservatori e partner, per contribuire all’evoluzione dell’equilibrio di potere in Europa a vantaggio dei popoli.

Il Forum europeo annuale delle forze di sinistra, verdi e progressiste è una piattaforma di dialogo politico e di iniziative comuni, nonché un passo avanti verso la costruzione dell’Europa che vogliamo. Il Forum dimostra che in Europa esiste un’ampia gamma di forze disponibili a lavorare su un progetto alternativo per i popoli europei. La discussione associata sulla direzione e sul contenuto degli assi politici comuni favorisce il rafforzamento delle forze della sinistra in Europa.

Continueremo a portarla avanti e a renderla ancora più forte e più ampia. La Sinistra Europea è a favore della continuazione di questa iniziativa, del suo rafforzamento, del suo allargamento e del suo sviluppo in linee concrete di richiesta e di azione tra un forum e l’altro.

Anche la cooperazione con i sindacati è molto migliorata. Alla luce delle enormi sfide e dei rischi come l’ascesa dell’estrema destra, è necessaria una sinistra forte in Europa, che collabori con altre forze progressiste. Il Forum deve essere uno spazio per discutere anche di esempi positivi di cooperazione tra forze di sinistra e progressiste in diversi Paesi e per scambiare esperienze tra organizzazioni di sinistra, sia all’opposizione, sia quelle che partecipano ai governi nazionali.

La Sinistra Europea incoraggia le iniziative intraprese per approfondire i necessari dibattiti all’interno della sinistra e le relazioni con i sindacati e i movimenti sociali, al fine di concretizzare le aspirazioni all’unità del nostro campo sociale e politico sulla base delle richieste popolari e con l’obiettivo di costituire un nuovo blocco sociale e nuove maggioranze politiche.

È necessario un cambiamento radicale delle politiche europee.

Gli elementi principali sono:

  1. Una trasformazione socio-ecologica globale orientata al benessere dei popoli, che combini le esigenze ecologiche e sociali: sosteniamo la richiesta dei sindacati per una “transizione giusta”. Una produzione basata sulle energie fossili non ha futuro: abbiamo bisogno di una nuova politica industriale, che comprenda una nuova politica energetica e della mobilità. La politica di austerità neoliberista deve essere abbandonata e il Patto di Crescita e Stabilità deve essere abolito a favore di una politica economica di interesse pubblico. La Banca Centrale Europea (BCE) deve essere controllata democraticamente e ci opponiamo agli accordi di libero scambio che stabiliscono relazioni commerciali inique e squilibrate.
  2. Uno sviluppo ecologico e sociale sostenibile non può essere raggiunto all’interno delle strutture capitalistiche. La democrazia economica è un elemento cruciale di questo processo: i lavoratori stessi devono svolgere un ruolo attivo nel processo di trasformazione. La democrazia economica richiede anche una partecipazione attiva e nuovi diritti di intervento dei lavoratori nell’organizzazione del lavoro, nella gestione, negli investimenti e negli orientamenti strategici delle imprese.
  3. Condizioni di vita dignitose per tutti: la casa e l’energia sono beni comuni e diritti umani fondamentali, non merci di mercato. Non possiamo lasciare la necessaria transizione al mercato. Per entrambi i settori sono necessari investimenti pubblici e controllo democratico per combattere la speculazione. Abbiamo bisogno di: tassazione progressiva degli alloggi multipli e sfitti; tetti agli affitti e limiti alla condivisione delle case (come Airbnb) per proteggere i costi abitativi locali; tassazione straordinaria dei profitti extra delle aziende energetiche; controllo pubblico dei grandi produttori e fornitori di energia. Le entrate derivanti da queste misure dovrebbero essere destinate a programmi di edilizia pubblica e di energia per tutti.
  4. L’espansione e la garanzia di migliori diritti sociali sotto forma di un Protocollo di Progresso Sociale. Chiediamo condizioni di lavoro dignitose e salari con cui si possa vivere. Sosteniamo i sindacati nel rafforzare il loro potere di contrattazione collettiva e tutti i progetti per garantire occupazione e formazione.
  5. L’espansione e il miglioramento dei servizi pubblici: abbiamo bisogno di investimenti pubblici nella sanità, negli alloggi, nell’istruzione e nella cultura. Chiediamo: un Polo europeo della salute pubblica e dei farmaci, per coordinare le attività in questo settore nell’interesse pubblico; il controllo democratico dell’industria farmaceutica; la gratuità dei brevetti per i vaccini.
  6. Porre fine a tutti i tipi di discriminazione, basati su genere, origine, razzializzazione, nazionalità, religione, orientamento sessuale o disabilità, ecc. Razzismo, xenofobia e discriminazione contro le donne, le persone LGBTQ+ e i migranti devono essere banditi. La protezione di tutti gli esseri umani e dei loro diritti deve essere garantita ovunque.
  7. La difesa della democrazia, della sovranità popolare e dello Stato di diritto, in Europa e altrove, nell’ambito di strutture realmente democratiche e contro strutture e politiche neoliberali e di estrema destra.
  8. L’impegno per la pace e il disarmo. La guerra in Ucraina deve finire. Chiediamo il ritorno al tavolo dei negoziati, il cessate il fuoco e il ritiro di tutte le truppe russe dall’Ucraina.
  9. È necessario un intenso dibattito su un’architettura di sicurezza collettiva. Lanciamo un ampio appello a tutte le forze politiche, sociali, cittadine e politiche affinché prendano iniziative urgenti per interrompere la spirale della guerra.

In questo modo lasceremmo ai nostri giovani e a tutte le prossime generazioni un pianeta migliore e società più eque: pace, uguaglianza e solidarietà salveranno il nostro pianeta.


7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (Vienna 9-11 Dicembre 2022)

MOZIONI

Approvate con voto al 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (2022)

 

Mozione – La Direttiva 2001/55/CE deve essere applicata per ogni essere umano

Presentata da Rifondazione Comunista

Considerando che il 2 marzo 2022 il Consiglio dell’Unione Europea, su proposta della Commissione, ha accertato l’esistenza di un massiccio flusso di rifugiati dall’Ucraina.

Considerando che, come previsto dall’articolo 5 della Direttiva 2001/55/CE del Consiglio del 20 luglio 2001, che ha come effetto l’introduzione della protezione temporanea, il Consiglio ha ritenuto che questa debba essere applicata a qualsiasi cittadino ucraino che ne faccia richiesta.

Considerando che fino ad allora queste direttive non erano mai state applicate, nonostante le enormi crisi umanitarie dovute agli arrivi di rifugiati e richiedenti asilo in Europa.

Considerando che ci sono molte aree di conflitto che continuano a causare pregiudizio alle persone e soprattutto alle persone vulnerabili.

Noi, rappresentanti dei partiti che partecipano al 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (EL) a Vienna, in Austria, dal 9 all’11 dicembre 2022, ci impegniamo a mobilitarci, in ciascuno degli Stati membri e con ciascuno dei partiti che lo compongono, per garantire che la direttiva 2001/55/CE sia applicata in modo equo per ogni essere umano che fugge da invasioni, persecuzioni e dittature.

La corretta applicazione della direttiva è infatti un primo prezioso strumento per salvare vite umane sottraendole ai trafficanti, per garantire canali di accesso sicuri e per impegnare tutti gli Stati membri a offrire accoglienza e rifugio.

Non può essere l’origine, il colore della pelle, la cultura di provenienza a determinare l’accesso o meno alle garanzie offerte dall’Unione Europea.

Non ci possono essere rifugiati da accogliere e rifugiati da respingere.

Mozione – Liberare Julian Assange

Presentata da Die Linke

Il Partito della Sinistra Europea chiede l’immediato rilascio del giornalista e fondatore di Wikileaks Julian Assange ed il blocco della sua estradizione negli Stati Uniti.

Se estradato negli Stati Uniti, Assange dovrà affrontare 18 accuse ai sensi della Legge sullo Spionaggio del 1917 e una potenziale condanna a 175 anni di carcere per “crimini” che includono grandi pezzi di giornalismo rilevanti per l’intera società, in quanto raccontano la verità sulla guerra, come i registri della guerra in Iraq, i registri della guerra in Afghanistan, il Cablegate e il video sugli omicidi collaterali.

Il caso Assange è uno dei più importanti casi di libertà di stampa di una generazione. Le sue implicazioni per le libertà civili e i diritti fondamentali sono gravi e di vasta portata.

È con speranza che osserviamo voci e iniziative da tutto il mondo che chiedono la liberazione di Julian e che condannano il trattamento riservatogli in carcere. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Nils Melzer, ha riferito che Assange mostra “tutti i sintomi tipici delle vittime di torture psicologiche prolungate”. Ha proseguito: “Il caso è un enorme scandalo e rappresenta il fallimento dello Stato di diritto occidentale. Se Julian Assange verrà condannato, sarà una condanna a morte per la libertà di stampa”.

Accogliamo con favore le recenti iniziative, come:

  • La nomina di Julian Assange tra i finalisti al Premio Sakharov per la libertà di pensiero del Parlamento europeo.
  • L’iniziativa “Pubblicare non è un crimine” dei grandi gruppi mediatici (New York Times, Guardian, Le Monde, Der Spiegel, El País) che si appellano all’amministrazione del presidente Joe Biden per far cadere le accuse.
  • I leader degli Stati latinoamericani Petro e Lula hanno mostrato il loro impegno e sostegno per la libertà di Julian Assange.

I partiti membri, osservatori e partner della Sinistra Europea continueranno a sollevare la questione nei rispettivi Paesi:

  • Organizzando eventi, manifestazioni, ospitando proiezioni di “Ithaka”, un potente documentario che segue la campagna per la liberazione di Assange, prima della procedura di estradizione.
  • Cercare di fare pressione sui parlamentari e sui governi. #AssangeCase #FreeAssange #JulianAssange

Mozione – I diritti umani non sono negoziabili! Il Partito della Sinistra Europea è solidale con i rifugiati!

(in occasione della Giornata internazionale dei diritti umani del 10 dicembre 2022)

Presentata da Die Linke

Il 10 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei Diritti Umani. Serve a ricordare i principi che dovrebbero governare la nostra politica e la nostra vita quotidiana. In tempi di turbolenze e disordini globali, il diritto di tutte le persone di scegliere il proprio luogo di residenza, l’uguaglianza e la non discriminazione sono più importanti che mai. Le Convenzioni Europee sui diritti umani stabiliscono questi principi e propongono le linee guida per la Corte europea dei Diritti Umani, che ha il compito di farli rispettare.

Attualmente, molte persone sono costrette a lasciare il proprio habitat e a trasferirsi in altri Paesi nel timore di essere perseguitate e di perdere i propri mezzi di sostentamento. Dal 2014, più di 25.000 persone sono annegate nel Mar Mediterraneo. Ogni numero rappresenta una persona, con un nome, una famiglia e la speranza di un futuro migliore in Europa.

L’Agenzia europea della Guardia di Frontiera e Costiera, Frontex, viola da anni i diritti umani fondamentali. Condanniamo il coinvolgimento e la copertura dei respingimenti illegali da parte dell’agenzia e prendiamo sul serio le accuse di cattiva condotta e irregolarità.

In particolare, i Paesi europei hanno la responsabilità di garantire ai rifugiati un nuovo inizio, sia che cerchino rifugio per motivi politici, economici o di altro tipo. Ci battiamo per i diritti umani – e per tutte le persone che sono state vittime delle violazioni dei diritti umani da parte di Frontex.

Uno degli esempi spaventosi, attualmente sotto i riflettori, è il Qatar. Da quando, nel 2010, il Qatar si è aggiudicato i diritti di ospitare i Mondiali di calcio del 2022, è un esempio della corruzione del sistema FIFA. Molti migranti vivono e lavorano in Qatar, la maggior parte dei quali proviene dall’Asia meridionale, e le violazioni dei diritti umani possono essere osservate nella loro vita quotidiana, in particolare durante i preparativi per la Coppa del Mondo. Nei cantieri per la Coppa del Mondo di calcio in Qatar si è registrato un numero elevatissimo di morti: si stima che siano almeno 6500. Questo evento doveva essere una celebrazione del mondo che si riunisce per lo sport. In realtà, ci ha mostrato la violazione dei diritti dei lavoratori migranti e la discriminazione delle donne e della comunità LGBTIQ* nel Paese ospitante.

Per la Sinistra Europea, i diritti umani non sono negoziabili, né sulle navi che attraversano il Mediterraneo, né nei boschi al confine tra Bielorussia e Polonia, né nei cantieri del Qatar. Siamo solidali con tutti coloro i cui diritti umani fondamentali sono sotto attacco, sia che si tratti di regimi di frontiera o di condizioni di lavoro dannose e di sfruttamento.

Mozione – Sulla situazione in Irlanda

Presentata dal Comitato Esecutivo

Il 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (EL) riconosce:

Che il popolo irlandese ha il diritto all’autodeterminazione;

Che la Brexit è stata un catalizzatore per il cambiamento costituzionale in Irlanda, con diversi sondaggi d’opinione con un crescente sostegno per l’unità irlandese;

Che un numero crescente di cittadini in tutta l’isola d’Irlanda, provenienti da contesti ampi e variegati, accetta il fallimento della divisione;

Che l’Accordo del Venerdì Santo fornisce gli strumenti democratici per raggiungere l’unità irlandese e porre fine alla divisione in Irlanda;

Che il sostegno per un referendum sull’unità irlandese sta crescendo in tutta Europa e altrove;

Che l’aspirazione a una nuova democrazia costituzionale irlandese, basata sull’uguaglianza, la giustizia sociale, i diritti dei cittadini e il rispetto della diversità, è un obiettivo democratico legittimo.

La Sinistra Europea osserva:

Le recenti iniziative della società civile irlandese che hanno ampliato il dibattito sul cambiamento costituzionale in Irlanda;

L’istituzione della “Commissione sul futuro dell’Irlanda” del Sinn Féin come iniziativa costruttiva volta a incoraggiare una più ampia conversazione sull’unità irlandese.

La Sinistra Europea chiede:

Al governo irlandese di convocare e di destinare risorse a un’Assemblea dei Cittadini di tutta l’isola sull’unità irlandese, per pianificare e preparare il cambiamento costituzionale;

Al governo irlandese di utilizzare le sue risorse diplomatiche internazionali per definire una data per il referendum sull’unità;

A tutte le forze politiche e civiche progressiste di sostenere il processo di cambiamento costituzionale e di realizzazione dell’unità irlandese in tutta Europa e all’interno del Parlamento europeo;

E ci impegniamo a fornire il sostegno e le risorse della Sinistra Europea a tali fini.

Mozione – Lotta all’estrema destra: costruire e rafforzare il movimento

Presentata dal Gruppo di lavoro “Lotta all’estrema destra”.

Il Congresso osserva che, mentre il mondo si trova ad affrontare molteplici crisi – guerra, pandemia, catastrofe climatica e crisi economica – esistono le condizioni per una forte crescita del sostegno all’estrema destra. Viviamo in un contesto in cui l’estrema destra è la “nuova normalità” della destra nel Nord globale e, sempre più, anche nel Sud globale.

Il Congresso ritiene che il Partito della Sinistra Europea debba rinnovare e rafforzare il proprio impegno per sconfiggere l’estrema destra ovunque essa emerga e in tutte le sue forme.

Il Gruppo di lavoro “Lotta all’estrema destra” ritiene che parte di questo impegno passi attraverso l’organizzazione della conferenza “No Pasarán”.

Nel marzo 2022, su iniziativa del Partito della Sinistra Europea e della Fondazione Transform!Europe, si è svolta un’edizione presenziale della conferenza “No Pasarán”. L’evento si è svolto a Berlino, in Germania, e l’organizzazione ha visto la partecipazione decisiva di Die Linke.

Il gruppo di lavoro della Sinistra Europea “Lotta all’estrema destra” fa un bilancio positivo della Conferenza, che ha riunito più di cento attivisti sociali, dall’antifascismo al femminismo, dai diritti dei migranti alla comunità LGBTI+, dal movimento sindacale a quello antirazzista, leader di partiti di sinistra europei e latinoamericani e accademici che studiano il fenomeno dell’estrema destra in diversi Paesi. Gli oltre 10 seminari hanno permesso uno scambio tra persone che vivono nei più diversi Paesi d’Europa, dall’est all’ovest, dal nord al sud, su come caratterizzare la nuova estrema destra che stiamo affrontando e su quali dovrebbero essere le tattiche per affrontarla.

Alla luce di questo, il Congresso sostiene:

  • l’organizzazione biennale della Conferenza “No Pasarán”, il cui prossimo evento si terrà nel 2024;
  • basandosi sui legami già creati attraverso le conferenze “No Pasarán” fino ad oggi, estendere la portata politica e sociale del suo processo preparatorio, con un approccio inclusivo ai movimenti e alle comunità.

Mozione – L’America Latina è ancora in disputa

Presentata dal Gruppo di lavoro America Latina e Caraibi

In un mondo caratterizzato da una significativa avanzata delle forze di destra e da un’offensiva globale contro le condizioni di vita dei popoli, in Europa vale la pena seguire la situazione dell’America Latina e dei Caraibi.

Gli eventi in corso nel continente ci parlano direttamente, soprattutto per quanto riguarda il conflitto in corso tra una rigida applicazione del progetto neoliberista da un lato e i diversi progetti popolari alternativi dall’altro. In alcuni casi, questi ultimi prevedono una forma di “socialismo del XXI secolo”.

Dal nostro ultimo Congresso, si sono verificati importanti cambiamenti nella geografia politica della regione, con un’ondata “progressista” e nuovi governi che abbracciano una serie di politiche diverse, incentrate sulle risposte alle nuove sfide. Ma tutti hanno come obiettivi centrali il miglioramento sociale delle popolazioni, il rafforzamento della cooperazione tra i Paesi dell’America Latina e una maggiore autonomia dagli Stati Uniti.

Allo stesso tempo, rispetto alla crisi climatica, questi nuovi governi possono attuare nuove politiche con uno sforzo concertato per migliorare la situazione nella regione amazzonica.

Tuttavia, dal punto di vista del “progressismo”, la situazione è ben lungi dallo stabilizzarsi. La strategia e l’offensiva imperialista sono leggermente diverse dal passato: finora non è stata quella dei colpi di Stato militari “vecchio stile”, tipo Pinochet. A parte il caso della Bolivia, la strada scelta è stata quella dei “colpi di Stato morbidi” attraverso la “guerra giuridica” (lawfare), i tentativi di omicidio (contro Nicolás Maduro, Cristina Fernández), l’uso massiccio del Big Data (non solo per le elezioni), il rafforzamento dei settori reazionari delle chiese, con la riorganizzazione dell’estrema destra fascista con “nuove modalità” e modelli politici, con un certo sostegno popolare. Inoltre, la destra si sta coordinando a livello internazionale con una strategia globale e con il sostegno dei fascisti europei.

I blocchi e le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione Europea giocano un ruolo sempre più importante, dallo storico blocco a Cuba e più recentemente al Venezuela, al loro uso politico contro altri Paesi, costringendo l’intero Occidente a seguire le loro politiche.

La lotta contro le “misure coercitive unilaterali” è una delle priorità dell’agenda comune della Sinistra Europea e latino-americana.

Nell’agenda neoliberale globale, anche gli “accordi di libero commercio” promossi dall’Unione Europea giocano un ruolo importante nella ricolonizzazione della regione, con effetti molto dannosi sui diritti sociali e sull’ambiente.

La Sinistra Europea è un interlocutore politico ricercato. La nostra collaborazione ha assunto varie forme, con risultati interessanti: seminari congiunti, inviti incrociati di relatori a eventi, mobilitazioni in entrambi i continenti e sostegno nei parlamenti alle battaglie dei cittadini contro gli accordi di libero scambio dell’Unione europea (UE-Messico, UE-Mercosur, UE-America Centrale, UE-Cile). Inoltre, la Sinistra Europea è stata presente come osservatore elettorale in Perù, Ecuador, Honduras, Bolivia e Colombia.

Parallelamente alle relazioni bilaterali (partiti, sindacati, movimenti femministi e ambientalisti, organizzazioni per i diritti umani, ecc.), la Sinistra Europea ha avuto un rapporto privilegiato con le forze del Foro di Sao Paulo, nella difesa dello Stato democratico e delle conquiste sociali, nonché nella battaglia contro il fascismo e i colpi di Stato.

Per i governi progressisti dell’America Latina è di grande importanza diversificare le relazioni internazionali. La lotta per la democrazia, la sovranità dei popoli, i diritti umani e sociali e il socialismo sono slogan ancora validi per molti Paesi latinoamericani ed europei. Per ampliare le relazioni costruttive, le forze di sinistra in Europa e in America Latina devono sviluppare partenariati più ampi e concreti.

Il Congresso del Partito della Sinistra Europea si impegna a sviluppare il seguente Piano d’azione:

Approfondire la battaglia comune per la pace nei due continenti.

Unificare la campagna contro i blocchi e le misure coercitive unilaterali, per il rispetto della sovranità dei popoli.

Organizzare missioni di osservazione elettorale, che controllino i processi elettorali anche dopo le elezioni contro ogni interferenza esterna.

Organizzare un seminario e una campagna contro gli Accordi di Libero Commercio dell’UE con l’America Latina.

Dare seguito al seminario congiunto “Visioni condivise” Sinistra Europea-Foro di Sao Paulo.

Organizzare eventi contro il “lawfare” insieme al Foro di Sao Paulo.

Sviluppare campagne per la protezione dell’Amazzonia.

Partecipare alle riunioni dell’organismo EUROLAT dei parlamentari di entrambi i continenti.

Organizzare eventi in occasione del 50° anniversario dei colpi di Stato in Uruguay (giugno) e in Cile (settembre).

Mozione – La priorità programmatica del diritto alla casa: politiche emergenziali e strutturali

Presentata dalla Rete Housing

L’Europa (la sua classe lavoratrice) sta vivendo da oltre un decennio una grave crisi abitativa, aggravata dalla pandemia, dalla guerra, dalle crisi energetiche e dall’impennata dei prezzi degli immobili. Contemporaneamente, ci sono milioni di immobili sfitti. La crisi degli alloggi è una conseguenza delle politiche neoliberiste dell’UE e degli Stati membri: liberalizzazione e finanziarizzazione del mercato immobiliare, tagli alla spesa pubblica ed in particolare agli investimenti nell’edilizia pubblica. I risultati sono: aumento della precarietà delle condizioni abitative, aumento degli sfratti, dei pignoramenti e dei senzatetto e degrado dei quartieri. Se i valori immobiliari si mantengono così alti, nessun governo sarà in grado di stabilizzare il mercato con scarsi investimenti pubblici. Mancano gli investimenti pubblici di cui c’è bisogno.

Questa crisi abitativa mette a nudo le disuguaglianze sociali ed è un problema di massa e popolare. L’insicurezza colpisce più del 20% della popolazione totale in Europa: gli abitanti sono costretti a scegliere se pagare l’affitto, il mutuo, le bollette o il cibo. Le classi lavoratrici sono unite in questa battaglia, rivendicando la casa come diritto sociale, contro le politiche basate sulla casa come merce e come asset finanziario. Inoltre, il patrimonio abitativo urbano incide in modo significativo sull’ambiente urbano: la rigenerazione e la riduzione del consumo di suolo sono una priorità per la neutralità climatica.

La Sinistra Europea decide quindi di mobilitarsi (sia direttamente che attraverso alleanze politiche e sociali) per garantire:

L’abitazione come diritto: la sicurezza abitativa è un diritto, nessuno deve essere lasciato senza casa. Di fronte a una crisi sistemica, i singoli non hanno alcuna responsabilità e il settore pubblico e le banche devono assumersi il rischio.

Interesse pubblico: Privatizzazione, finanziarizzazione e liberalizzazione hanno fallito. L’interesse generale richiede interventi radicali e integrati.

Attraverso politiche urgenti che garantiscano:

Un intervento pubblico che regoli e stabilizzi il mercato privato, rafforzando i diritti degli inquilini.

Interventi strutturali e investimenti nell’edilizia pubblica, a partire dall’utilizzo e dal riutilizzo del patrimonio abitativo esistente, compresa la conversione di edifici pubblici (come complessi militari e ospedali vuoti).

Tassazione progressiva della casa e della proprietà, invertendo le misure di sovvenzione agli immobili costosi.

Invertire la finanziarizzazione del mercato immobiliare e la cartolarizzazione del debito abitativo.

Metodologia

A. Politica

  1. Promuovere messaggi e visioni comuni e unificanti.
  2. Condividere buone pratiche e forme di resistenza popolare.

B. Misure istituzionali

Emergenza

  1. Ristrutturazione del debito abitativo, con cancellazione del debito.
  2. Strumenti legislativi per vietare gli sfratti e i pignoramenti, se non vengono offerte alternative abitative adeguate e rispettose dei diritti umani.

Strutturale

  1. Implementare gli strumenti disponibili:

a. Mettere in pratica il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali (art. 19 e 20).

b. Attuare la risoluzione del Parlamento europeo del 21 gennaio 2021 sull’accesso a un alloggio dignitoso e a prezzi accessibili per tutti (2019/2187(INI)).

  1. Richiedere nuovi strumenti legislativi/istituzionali:

a. Regolamentazione europea del settore del mercato privato, a partire dagli affitti a breve termine.

b. Esentare i finanziamenti pubblici dell’edilizia abitativa dal mercato interno e dal regime di concorrenza (considerati aiuti di Stato).

c. Utilizzare i fondi europei per lo sviluppo dell’edilizia residenziale pubblica.

d. Collegare le politiche abitative a A) coesione sociale; B) risparmio energetico; C) transizione ecologica.

Mozione – Solidarietà con il popolo di Cipro

Presentata da AKEL, YKP e BKP

I partecipanti al 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea, tenutosi a Vienna (Austria) dal 09 all’11 dicembre 2022:

Ricordano che il problema di Cipro è il risultato di interventi stranieri e di aggressioni imperialiste.

Deplorano che l’occupazione illegale da parte della Turchia del 37% del territorio cipriota sia in corso e che il problema di Cipro rimanga irrisolto.

Deplorano che il popolo di Cipro continui a subire la divisione della sua patria comune e la costante violazione dei suoi diritti umani.

Sottolineano che nelle attuali condizioni internazionali di esacerbata militarizzazione delle relazioni internazionali, di messa in secondo piano del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, la soluzione pacifica del problema di Cipro diventa ancora più urgente.

Sottolineano che lo status quo non è statico, né può rappresentare una soluzione; al contrario, lo status quo e la continua situazione di stallo servono agli obiettivi egemonici a lungo termine della Turchia contro Cipro e alla divisione permanente di Cipro e del suo popolo.

Sottolineano la necessità che la comunità internazionale affronti con decisione le azioni illegali della Turchia nella Zona Economica Esclusiva della Repubblica di Cipro, contrarie al Diritto del Mare, così come i suoi piani illegali di insediamento a Varosha, che vanno ad aggiungersi al continuo insediamento illegale della parte settentrionale di Cipro e che modificano la struttura demografica della parte settentrionale di Cipro, insieme all’intensificarsi della militarizzazione delle aree occupate con l’ulteriore trasferimento di attrezzature militari, compresi i droni da combattimento, che sono causa di estrema preoccupazione per il presente e il futuro di Cipro.

Chiedono la rapida ripresa di un dialogo sostanziale, da dove è stato lasciato nel luglio 2017, poiché si tratta di una questione urgente, al fine di raggiungere una soluzione globale sulla base concordata di una federazione bi-zonale bi-comunitaria con uguaglianza politica, come prescritto dalle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, con il ritiro di tutte le truppe di occupazione turche e la fine del Trattato di Garanzia. Questa è l’unica opzione possibile per liberare Cipro dall’occupazione illegale della Turchia e per riunificare il Paese e il suo popolo.

Ribadiamo che la base concordata della soluzione, cioè la trasformazione del sistema di governo interno in un sistema federale, è l’unico modo per riunire Cipro e invitiamo la Turchia ad abbandonare la sua posizione separatista per una “soluzione a due Stati”.

Dichiariamo che non accetteremo mai alcuna “soluzione” che possa mettere a repentaglio la vera indipendenza di Cipro, basata su un’unica sovranità, un’unica personalità giuridica internazionale e un’unica cittadinanza, in cui nessun terzo possa intervenire e in cui i diritti umani e le libertà di tutti i ciprioti siano ripristinati in conformità con il diritto internazionale e con i principi su cui si basa l’Unione Europea.

Esprimono la loro solidarietà e il loro sostegno alla lotta di tutto il popolo cipriota, greco-cipriota e turco-cipriota, per la riunificazione del proprio Paese e ritengono che la soluzione pacifica e globale del problema cipriota contribuirà positivamente alla smilitarizzazione, alla costruzione della pace e alla prosperità per tutti i popoli della regione tormentata del Mediterraneo orientale e del Medio Oriente.

La Sinistra Europea saluta le iniziative di pace bi-comunitarie dei ciprioti che promuovono lo spirito di coesistenza e la parità di diritti contro le pratiche divisive e nazionaliste.

 

Mozione – Solidarietà con il popolo saharawi

Proposta da EUiA

La popolazione saharawi è stata costretta all’esilio per più di 40 anni, con la diaspora permanente e l’impossibilità di tornare nella propria terra o di vivere senza subire restrizioni. I Saharawi hanno subito violazioni dei diritti umani di fronte alla passività delle Nazioni Unite e di altri attori internazionali.

La crudeltà nell’applicazione della tortura è aumentata in modo allarmante e tutti i rapporti redatti sul Sahara occidentale coincidono nel denunciare la sistematica e continua violazione dei diritti umani da parte del Marocco.

È necessario ricordare che il Sahara occidentale è considerato dalle Nazioni Unite un territorio in attesa di decolonizzazione.

D’altra parte, l’azione della MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale) è stata chiaramente inefficace: non solo non ha raggiunto gli obiettivi per cui era stata creata, ma ha anche dato spazio al Marocco per sfruttare le risorse naturali del Sahara Occidentale e per garantire il controllo e la sostituzione della popolazione.

Di fronte a questi fatti e avendo la legalità internazionale e la forza della ragione, il popolo saharawi continua a essere umiliato e messo a tacere, non solo dal governo marocchino che lo sfrutta e lo occupa, con la complicità dei media; sembra che sia solo la società civile ad avere ben chiaro che fino a quando il processo di decolonizzazione non avrà luogo, dovrà continuare a lottare per rompere il muro del silenzio.

Alla luce di questi fatti, il Partito della Sinistra Europea desidera affermare quanto segue:

La nostra totale condanna degli interventi militari del Marocco nell’area della RASD.

Il nostro rifiuto dell’occupazione alauita del Sahara occidentale, una manifestazione imperialista di sfruttamento delle risorse naturali e di oppressione nazionale.

La preoccupazione per l’inazione delle Nazioni Unite e della MINURSO per la risoluzione effettiva del conflitto, che passa, come concordato e richiesto dal popolo saharawi, attraverso un referendum vincolante sull’autodeterminazione.

La preoccupazione per il cambiamento di posizione del PSOE in Spagna, che non ascolta la volontà del suo partner di governo, del Parlamento e della maggioranza dei cittadini spagnoli.

Denunciamo il ruolo di complicità che il governo francese ha svolto con l’occupante marocchino per tutto questo tempo.

Esprimiamo la nostra assoluta e profonda solidarietà al popolo saharawi, alle istituzioni della RASD, del Fronte Polisario e dell’UJSARIO.

Mozione – C’è bisogno di un seminario sulle azioni reali per risolvere la crisi climatica e ambientale

Presentata dal Partito Comunista di Finlandia

Siamo nel mezzo di una crisi ambientale e climatica. Il sistema capitalista peggiora queste crisi attraverso la sua continua crescita e l’eccessivo consumo di risorse naturali. Le guerre e l’industria degli armamenti peggiorano ulteriormente la situazione consumando risorse naturali non rinnovabili.

Gli scienziati hanno prodotto informazioni e proposto soluzioni e azioni, ma i politici non sono in grado di prendere decisioni reali o di attuare le decisioni prese.

La COP27 lo ha dimostrato ancora una volta. Pertanto, sono necessarie nuove azioni.

Il Partito Comunista della Finlandia propone che la Sinistra Europea e il suo gruppo di lavoro sull’ambiente organizzino, in collaborazione con Transform!Europe, un seminario sull’ambiente nel periodo 2023-2025 per riunire esperti, scienziati, partiti di sinistra, verdi e progressisti e attivisti per la pace e l’ambiente.

Abbiamo organizzato il seminario “Non c’è sopravvivenza senza pace” a Tampere, in Finlandia, e online insieme alla Sinistra Europea e a Transform!Europe. Ci auguriamo che sia un punto di partenza per un nuovo, forte ed efficace lavoro per salvare il nostro pianeta.

 

Mozione sull’uranio impoverito

Proposta da Rifondazione Comunista

Il 24 marzo 1999, la NATO, senza alcuna autorizzazione delle Nazioni Unite, ha lanciato una campagna di bombardamenti a tappeto sulla Serbia e sul Kosovo, colpendo indiscriminatamente infrastrutture civili di ogni tipo e causando la morte di 2500 civili. Si è trattato di una palese violazione del diritto internazionale e sono state compiute azioni militari che, secondo la Carta delle Nazioni Unite, possono essere definite come crimini di guerra.

Come in altre guerre illegali della NATO (Iraq, Afghanistan, Libia), sono state utilizzate ampiamente munizioni all’uranio impoverito (in una quantità stimata ufficialmente tra le 12 e le 16 tonnellate). L’uso del metallo pesante nei bombardamenti ha causato un ecocidio che ha innescato una vera e propria “pandemia di cancro” che continua a mietere migliaia di vittime a distanza di vent’anni.

Migliaia sono anche le vittime militari, cioè gli stessi soldati della NATO che hanno contratto gravissime patologie tumorali a causa dell’esposizione al metallo pesante, non solo nei teatri di guerra, ma anche nei poligoni di addestramento militare. La devastazione ambientale non riguarda solo i Paesi colpiti dai bombardamenti, ma anche i territori dei Paesi NATO che ospitano strutture di addestramento, dove queste armi vengono testate e utilizzate.

In Italia ci sono almeno 8000 veterani malati e circa 400 di loro sono morti.

Nei tribunali italiani oltre 300 cause di servizio vinte da veterani vittime dell’uranio impoverito contro il Ministero della Difesa italiano hanno prodotto una giurisprudenza che stabilisce la correlazione causale tra l’insorgenza di gravi patologie tumorali e l’esposizione all’uranio impoverito. Questa giurisprudenza è stata utilizzata da un’equipe di avvocati per avviare cause di risarcimento contro la NATO presso l’Alta Corte di Belgrado, ma la NATO ha sempre rivendicato l’immunità per i crimini di cui è stata chiamata a rispondere.

I crimini di guerra non cadono in prescrizione.

Il Partito della Sinistra Europea si impegna a portare la questione delle vittime civili e militari dell’uranio impoverito all’attenzione del Parlamento europeo e a individuare un percorso che possa impegnare il Parlamento sulla strada della verità e della giustizia, per tutte le vittime e per la messa al bando di queste armi dentro e fuori il perimetro dell’UE.

Mozione – Percorso verso le elezioni del Parlamento europeo

Presentata da Die Linke

“La nostra strategia politica e le nostre attività si concentrano sulla costruzione di un’Europa più democratica, sociale, ecologica e pacifica. Gli assi delineati ci guideranno nei prossimi tre anni. Alle prossime elezioni europee, ci presenteremo come una forte forza di Sinistra Europea”. (Bozza Documento politico EL, 2022).

Per raggiungere l’obiettivo rispetto al Parlamento Europeo, chiediamo al Consiglio direttivo e al Segretariato di istituire al più presto un gruppo di lavoro per la preparazione delle elezioni al Parlamento europeo. Il gruppo di lavoro, tra le altre cose

  • Dovrebbe mirare a concordare elementi comuni di “corporate design”, che dovrebbero essere utilizzati da tutti i nostri partiti nella campagna elettorale per il PE.
  • Dovrebbe sviluppare formati internazionali (conferenze, workshop, simposi, presentazioni, ecc.) per rendere le nostre campagne elettorali nazionali in una campagna realmente europea.
  • Dovrebbe concordare alcuni temi centrali, che raccomanderemo di includere nelle nostre piattaforme elettorali nazionali, con una formulazione uguale a quella di una piattaforma elettorale della SE e in accordo con la Presidenza della Sinistra Europea.

Mozione – Sostegno alla Repubblica di Cuba nella lotta per la revoca del blocco e delle sanzioni statunitensi

Presentata da Die Linke

La Sinistra Europea accoglie con favore il risultato schiacciante del voto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 3 novembre 2022 sulla risoluzione “Necessità di porre fine all’embargo economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”:

Per il 30° anno consecutivo, quasi tutti i Paesi (185) della Terra hanno votato per opporsi al blocco unilaterale che dura da sei decenni e che viola i diritti umani e internazionali ed è un “atto di guerra”, secondo la Carta delle Nazioni Unite. Gli unici Paesi che hanno sostenuto il blocco illegale sono stati gli stessi Stati Uniti e Israele. Brasile e Ucraina si sono astenuti. Finora, il governo statunitense ha ignorato questo potente voto e continua ad agire contro di esso.

Il Partito della Sinistra Europea (EL):

Invita i governi e l’UE ad adottare misure concrete contro il blocco degli Stati Uniti, in particolare misure efficaci contro gli effetti extraterritoriali in Europa, nonché la fine del blocco finanziario, che è illegale ai sensi del diritto dell’UE (Regolamento (CE) n. 2271/96 del Consiglio del 22 novembre 1996), ma su cui le banche europee si piegano alle pressioni degli Stati Uniti.

Esorta la Commissione europea a presentare un reclamo all’OMC contro le continue violazioni del diritto commerciale internazionale da parte del blocco e delle sanzioni statunitensi contro Cuba e Venezuela.

Chiede alla Commissione europea di attuare pienamente l’accordo sul dialogo politico e la cooperazione tra l’UE e Cuba.

Protesta contro qualsiasi misura che violi la sovranità degli Stati della regione latinoamericana, mirando a contrastare il diritto dei popoli all’autodeterminazione, comprese le misure economiche coercitive, che colpiscono in particolare la popolazione.

Invita tutte le forze progressiste del mondo a protestare contro il blocco e ad allargare il movimento di solidarietà. La Sinistra Europea e i suoi partiti membri hanno un’alta responsabilità per quanto riguarda l’area europea. Attraverso la società civile e le iniziative parlamentari contro il blocco, dobbiamo aumentare la pressione nel Parlamento europeo e nei parlamenti nazionali.

Un’idea concreta per il prossimo futuro, probabilmente dopo le prossime elezioni europee, è un “tribunale” che coinvolga gruppi di solidarietà, parlamentari, personalità riconosciute, avvocati, scienziati, sindacati, fondazioni. L’obiettivo è quello di raggiungere un pubblico più ampio per denunciare la natura illegale e la violazione dei diritti umani verso Cuba e il suo popolo.

La Sinistra Europea, insieme a Cuba, è impegnata nella lotta per la pace e contro l’imperialismo e abbiamo come obiettivo comune la salvaguardia dell’ambiente. Consideriamo inoltre fondamentale la diffusione della realtà della situazione cubana e l’enorme sforzo compiuto da Cuba e dal suo governo a favore della solidarietà internazionale. Appoggeremo tutte le azioni contro il blocco, non solo a livello europeo, ma le promuoveremo anche nei parlamenti nazionali e parteciperemo a tutte le attività che si svolgeranno a Cuba a livello internazionale con giovani, intellettuali e femministe, nonché con organizzazioni politiche internazionali come il Foro di Sao Paulo.

Mozione – Politica industriale

Presentata da Die Linke

La Sinistra Europea è solidale con le vertenze sindacali in tutta Europa e chiede una politica industriale coordinata.

L’illusione neoliberista del benessere sociale creato dalla libera concorrenza di mercato, sancita nei documenti fondativi e nelle attuali istituzioni dell’Unione Europea, sembra essersi dissolta in un lontano rumore negli attuali dibattiti sul controllo dei prezzi e sul razionamento e la distribuzione delle materie prime, sia tra gli Stati membri, che all’interno di essi. L’attuale spostamento delle relazioni di potere geopolitiche verso un sistema mondiale multipolare insieme alle perturbazioni e ai disagi che si possono osservare in varie catene di approvvigionamento globali hanno reso evidente questo aspetto a un pubblico europeo molto più ampio.

Sindacati e lavoratori sono in sciopero, movimenti sociali locali sul modello del “enough is enough” britannico stanno organizzando manifestazioni in tutto il continente. Condividiamo le loro preoccupazioni per il pagamento delle bollette e siamo solidali con chi lotta per ottenere ciò che gli spetta di diritto.

Cosa fare? Dobbiamo affrontare il cambiamento climatico in modo da creare condizioni di lavoro e di vita migliori, così come contribuire alla salvaguardia del pianeta. Chiediamo una politica industriale attiva e un quadro normativo dell’UE che consenta di:

  • incoraggiare la cooperazione industriale intraeuropea, mentre la politica di concorrenza si è opposta a questo, in nome dell’abuso di posizioni dominanti;
  • impedire la concorrenza tra gli Stati membri sulla base di più bassi standard sociali e fiscali;
  • consentire gli aiuti di Stato e imporre condizioni rigorose in materia di occupazione, formazione, transizione ecologica e assenza di delocalizzazione.
  • stabilire una selettività del credito bancario a favore di progetti ecologici e creatori di posti di lavoro, e contro il sostegno dei mercati finanziari.
  • ampliare i diritti dei rappresentanti dei lavoratori nei Comitati di Gruppo europei delle multinazionali, in modo che possano influenzare i loro orientamenti strategici.

Ciò garantirà la promozione della sovranità tecnologica, energetica, sociale ed ecologica dell’Europa e impedirà ai singoli Stati membri di trarre arbitrariamente vantaggio su altri Stati membri nel mercato comune sulla base del loro potere economico.

Gli investimenti e il rafforzamento della posizione economica europea non sono tuttavia fini a sé stessi: le politiche dell’UE volte a crearli devono sempre prendere in considerazione la giustizia sociale, la sostenibilità ecologica e le questioni di proprietà. Ci opponiamo a che la soluzione alle crisi del nostro tempo sia quella di aumentare i profitti, peggiorando ancora una volta le condizioni di lavoro, tagliando i salari, smantellando lo stato sociale e privatizzando ciò che resta del settore pubblico: sarebbe tanto sbagliato dal punto di vista economico, quanto inaccettabile da quello morale.

“Solo concorrenza” e “stringere la cinghia” devono diventare slogan politici del passato nella lotta per un futuro migliore. Il prossimo anno dovrà essere un anno di solidarietà: ci aspettiamo un’ondata di scioperi per salari giusti e chiediamo passi politici verso un’azione industriale coordinata.

Dichiariamo la nostra piena solidarietà e il nostro sostegno a tutti gli scioperi, ai lavoratori e ai loro sindacati, perché non solo lottano per i loro legittimi interessi, ma le loro azioni contribuiscono a uno sviluppo progressivo delle rispettive società nel loro complesso. Condanniamo le enormi elargizioni ai ricchi durante la pandemia. Un sistema che permette ai ricchi di arricchirsi anche in tempi di crisi è truccato. Mentre la stragrande maggioranza dei cittadini europei sta vivendo una crisi del costo della vita, il numero dei miliardari ha raggiunto nuove vette. In tempi di turbolenza economica, la domanda era “riscaldarsi o mangiare”. Oggi non è più “riscaldarsi o mangiare”, ma “non posso riscaldarmi e non posso mangiare”.

Mozione – Creazione di un Osservatorio europeo dei servizi pubblici

Presentata da Maite Mola

La pandemia di Covid-19 ha evidenziato, negli ultimi tre anni, le gravi disfunzioni del continente europeo in termini di coordinamento delle politiche pubbliche rispetto a un flagello comune. Fin dall’inizio, abbiamo osservato la mancanza di equipaggiamento protettivo, sia per i singoli, che per gli assistenti e il personale ospedaliero, la rivalità tra gli Stati per ottenere le forniture di equipaggiamento e vaccini; poi la grandissima disparità nell’organizzazione delle misure sanitarie ed economiche per proteggere la popolazione; poi le grandi differenze nell’organizzazione delle misure sanitarie ed economiche per proteggere la popolazione e per continuare l’educazione dei bambini; e ancora le grandi difficoltà in termini di trasporto, approvvigionamento e logistica, e infine, naturalmente, le gravi discrepanze nei sistemi di protezione sociale degli europei.

Tutto ciò ci ha reso consapevoli dell’impreparazione dei servizi pubblici del continente europeo di fronte a una grave crisi. È un dato di fatto che in Europa non esiste uno strumento efficace di coordinamento delle politiche pubbliche in grado di anticipare, organizzare e gestire una crisi di questo tipo. Tuttavia, è molto probabile che crisi di questo tipo si ripetano, con motivazioni ovviamente inaspettate come quelle climatiche, sanitarie, ambientali e purtroppo anche militari!

Da oltre 5 anni, il gruppo di lavoro “Servizi pubblici” della Sinistra Europea sta conducendo una riflessione politica per creare un osservatorio dei servizi pubblici in Europa.

Nel documento politico del nostro ultimo congresso a Berlino nel 2019, abbiamo affermato che:

“La difesa e l’estensione dei servizi pubblici, a livello nazionale ed europeo, sono strumenti per attuare una nuova politica di sviluppo che vada nella direzione opposta alla logica liberale. Questa deve basarsi su uno strumento di controllo trasparente e democratico. È necessario creare un osservatorio sul deterioramento dei servizi pubblici, con criteri comuni in ogni Paese.

La crisi, che abbiamo appena vissuto, evidenzia l’urgenza di istituire un osservatorio di questo tipo, che consentirebbe di fare il punto sulle risorse pubbliche disponibili nel continente europeo per proteggere meglio la popolazione. Sarebbe il primo anello essenziale della catena per lo sviluppo e il coordinamento dei servizi pubblici europei che potrebbero agire a livello continentale su questioni che riguardano tutti i Paesi dell’UE. Questo osservatorio, uno strumento scientifico internazionale che riunirà tutte le competenze necessarie per valutare le politiche pubbliche degli Stati, darà a tutti una percezione seria dei mezzi a disposizione per proteggere i cittadini, e naturalmente fornirà argomenti per agire. Inoltre, notiamo con interesse che anche le organizzazioni sindacali europee stanno lavorando su questo tema.

Mozione – 20 anni di cammino insieme

Proposta da TRANSFORM!EUROPE

Come fondazione Transform!Europe del Partito della Sinistra Europea, presentiamo la seguente mozione:

Nel 2024 saranno 20 anni dalla creazione del Partito della Sinistra Europea, fondata a Roma l’8 e il 9 maggio 2004. In questi 20 anni sono stati molti gli eventi, i lavori comuni e le lezioni apprese in questo cammino insieme nella Sinistra Europea ed è per questo che riteniamo importante commemorare i nostri 20 anni di esistenza.

Con la presente proponiamo che il 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea:

– approvi che le nuove strutture dirigenziali che usciranno da questo Congresso propongano un gruppo di lavoro congiunto con Transform!Europe per organizzare attività, eventi e pubblicazioni sui nostri 20 anni insieme, che celebreremo nel 2024.

Mozione – Rete dei giovani (ELYN)

Proposta dalla Rete dei giovani

Viviamo in un’epoca in cui migliaia di persone vengono private dei loro diritti umani fondamentali, uno dei quali è l’accesso all’istruzione. La crescente privatizzazione dell’intero spettro educativo, unita al razzismo, allontana le persone dal percorso della conoscenza e dallo sviluppo del pensiero critico. Il percorso che abbiamo intrapreso dovrebbe essere un approccio antropocentrico all’educazione. Siamo a favore di un’idea di educazione che si distacchi dalla dottrina di un’educazione utilitaristica che si concentra esclusivamente sui bisogni economici immediati.

L’istruzione dovrebbe preparare i cittadini al futuro ed essere libera da pregiudizi basati sull’etnia o sul genere. Dovrebbe combinare la trasmissione di conoscenze e competenze. La Rete dei giovani della Sinistra Europea (ELYN) si impegna a lottare per un’istruzione libera, democratica e pubblica, sostenendo le occupazioni universitarie, gli scioperi degli studenti e l’attivismo, nonché le loro rivendicazioni antifasciste, antimperialiste e anticapitaliste, rafforzando così i suoi legami con la sinistra.

La scuola dovrebbe essere pubblica. Le scuole pubbliche dovrebbero essere gratuite, laiche e libere dall’influenza di interessi privati o religiosi. Le università e gli istituti di ricerca dovrebbero essere liberati dalle pressioni economiche. Rifiutiamo il Processo di Bologna, che promuove principalmente la privatizzazione dell’istruzione superiore, imponendo tasse di iscrizione estremamente elevate agli studi universitari o costringendo gli studenti a pagare somme ingenti per l’alloggio o il materiale necessario per affrontare gli studi. Chiediamo l’istituzione di alloggi a prezzi accessibili per gli studenti e i giovani lavoratori.

Inoltre, riteniamo estremamente importante introdurre l’inclusività di genere (movimento femminista, parità di retribuzione, diritti LGBTQ+ ecc.) e l’educazione sessuale nei programmi scolastici. Tra le proposte legislative che potrebbero dare seguito alle idee sopra citate ci sono: prove d’esame anonime per evitare pregiudizi e studi di genere in tutti i programmi scolastici. Dall’asilo all’università, l’istruzione dovrebbe essere accessibile a tutte le minoranze e agli immigrati in Europa.

Per promuovere l’idea di un’istruzione pubblica e gratuita per tutti i giovani d’Europa, indipendentemente dal reddito, dal genere, dall’orientamento sessuale e dallo status di immigrato, ELYN propone al Congresso della Sinistra Europea 6 assi principali che il Partito dovrebbe includere nella sua programmazione e nel suo bilancio:

  1. Eventi che discutano i movimenti studenteschi in diversi Paesi e l’istituzione di giornate di azione di solidarietà studentesca (ad esempio, solidarietà con le donne iraniane, la Palestina, il Sahara occidentale, ecc.)
  2. Investimenti in programmi pilota che introducano l’uguaglianza di genere, l’orientamento sessuale e l’educazione sessuale nelle scuole e nelle università pubbliche.
  3. Workshop con le popolazioni immigrate per sollevare il problema delle minoranze sotto-rappresentate nell’istruzione, che contribuirà a garantire l’accesso all’istruzione gratuita per tutti i rifugiati negli asili, nelle scuole e nelle università ed a fermare la loro deportazione e i respingimenti.
  4. Introdurre nel programma EL non solo il cambiamento climatico, ma anche il tema della lotta contro la negazione del cambiamento climatico e della scienza nelle scuole e nelle università (critical thinking).
  5. Collegare la rete ELYN con la Rete Housing Network per promuovere alloggi per studenti a prezzi accessibili.
  6. Campagna finanziata dalla Sinistra Europea per far votare i giovani.

Mozione – Per un polo europeo della ricerca pubblica che rompa l’oligopolio farmaceutico

Presentata da Rifondazione Comunista

La pandemia di Covid ha evidenziato in modo drammatico la natura commerciale delle lobby farmaceutiche, a scapito delle popolazioni che hanno pagato un prezzo enorme in termini di morti, crisi dei servizi sanitari nazionali, peggioramento della salute generale e mancanza di vaccini per il Sud del mondo. Sebbene i ricercatori prevedano lo sviluppo di epidemie di coronavirus da circa 18 anni, l’industria farmaceutica non ha investito nella ricerca sui vaccini, né ha sviluppato la ricerca sui farmaci antivirali in grado di prevenire la progressione della malattia una volta che l’infezione è avvenuta.

Le industrie farmaceutiche si impegnano nella ricerca solo quando il mercato sembra geograficamente ampio e sostenibile. Ad esempio, la ricerca sulle malattie infettive e sui vaccini è molto più limitata rispetto ad altri farmaci.

Il sistema di ricerca biomedica è malato e completamente deviato dalla sua missione di difesa della salute dell’umanità ed è invece inclinato unicamente verso la centralità del massimo profitto per l’oligopolio farmaceutico, che riceve sostanziose sovvenzioni dai governi, ma non accetta limiti.

Per questo motivo, la Sinistra Europea, dopo la campagna sulla sospensione dei brevetti sui vaccini, è impegnata a sviluppare nel modo più efficace una lotta per la creazione di un polo pubblico europeo, un grande centro che intervenga nell’intero ciclo della medicina: ricerca, produzione, sviluppo e distribuzione, che metta a disposizione del mondo il frutto della sua ricerca, farmaci, tecnologie e vaccini a prezzi accessibili per il bene dell’umanità.

Mozione – Lotta alla pedo-criminalità e alla violenza sessuale e di genere

Proposta dalla Commissione femminista del PCF

In Francia, un rapporto innovativo del Senato ha evidenziato il legame tra l’industria criminale del porno, le reti di papponi e il traffico di esseri umani, compresi i minori.

Sono in corso processi giudiziari importanti che coinvolgono i proprietari di siti porno criminali per traffico di esseri umani, atti di barbarie, tortura, razzismo…

Oggi pedo-criminalità e pornografia sono legate: i contenuti pedo-criminali circolano sui siti pornografici. Come hanno dimostrato le cause contro You Porn, Tre quarti dei contenuti pornografici contengono pedo-criminalità.

Le piattaforme che ospitano questa industria devono prendere posizioni chiare contro la violenza sessuale.

L’industria della pornografia criminale trae profitto dalla violenza pedo-criminale. dall’insicurezza delle sue vittime. Le ragazze che provengono dai servizi di assistenza all’infanzia e/o che hanno subito violenze domestiche (comprese quelle sessuali e incestuose) sono i primi bersagli di queste reti, in una continua violenza che sfrutta la loro precarietà e fragilità sociale.

Questi siti pornografici sono utilizzati dai pedo-criminali come relè per la violenza sessuale.

L’Europa è la culla della pedo-criminalità: il 62% dei contenuti pedo-criminali in rete ha origine in Europa. In Europa, l’individuazione, la segnalazione e la rimozione di tali contenuti sono soggette solo all’azione “volontaria” di provider e host. All’inizio del 2024, scadrà questa legislazione minima provvisoria.

Proponiamo alla Sinistra Europea di:

  • Lottare per il rafforzamento della legislazione europea in materia di prevenzione e protezione dei minori dalla pornografia e dalla pedopornografia.
  • Combattere la violenza sessuale e di genere, compresa la pedo-criminalità, soprattutto sulle piattaforme digitali.
  • Chiedere ai governi europei e al Parlamento europeo di prendere le misure necessarie nella lotta contro la diffusione di contenuti pedofili ospitati da siti pornografici in particolare, considerando anche le nostre richieste nel campo della politica digitale.
  • Lanciare azioni nel 2023 contro la cyber-violenza, la pedo-criminalità e la porno-criminalità; e per prevenirle tra i giovani e tra i genitori e i professionisti a contatto con i giovani, al fine di modificare la legislazione europea.
  • Creare un gruppo di lavoro della Sinistra Europea sull’industria pornografica.

Mozione – Sulla situazione internazionale

Presentata da Maite Mola

La pluralità e la diversità delle valutazioni e delle analisi della situazione internazionale che abbiamo all’interno della Sinistra Europea ci obbligano a fare uno sforzo per trovare punti comuni che ci permettano di agire congiuntamente sulla scena internazionale in linea con i valori che la Sinistra Europea ha difeso fin dalla sua costituzione. Tra gli altri, l’impegno incondizionato della Sinistra Europea per la pace, il disarmo e la difesa della legalità internazionale nel quadro della Dichiarazione Fondatrice delle Nazioni Unite.

Come Sinistra Europea riteniamo fondamentale la necessità di relazioni internazionali multilaterali basate sulla cooperazione solidale con reciproci benefici tra tutte le nazioni, unendo le volontà e gli sforzi affinché tutti gli abitanti del pianeta abbiano il diritto a una vita dignitosa ed a lottare insieme contro situazioni di emergenza come quella che l’umanità sta vivendo oggi.

La Sinistra Europea esorta i Paesi che possiedono armi nucleari a negoziare trattati che ne limitino la produzione e il dispiegamento e ad avanzare verso l’obiettivo di raggiungere un disarmo nucleare globale che ne comporti la loro eliminazione con garanzie ambientali.

In questo senso, difendiamo il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari per affrontare la logica dei blocchi e difendiamo la logica della sicurezza collettiva sulla base dello sviluppo del ruolo dell’OSCE e del Consiglio d’Europa e della prospettiva di una conferenza paneuropea e di un trattato sulla sicurezza collettiva con la Russia.

La Sinistra Europea è impegnata nella lotta per un nuovo ordine internazionale basato su nuovi principi, nuovi valori e nuove forme di rappresentanza della comunità internazionale. Questo ci porta a proporre la rifondazione dell’ONU con una nuova distribuzione nella partecipazione di tutti gli Stati del pianeta e una nuova dimensione delle sue agenzie internazionali (che vengono regolarmente attaccate dall’attuale governo degli Stati Uniti), oltre a ripensare la configurazione e il ruolo delle istituzioni economiche che sono state i pilastri su cui è stato costruito il dominio del grande capitale sulle risorse economiche, sulle materie prime e sulle risorse naturali del pianeta, imponendo politiche neoliberiste che hanno distrutto tutti gli elementi pubblici di protezione sociale.

In coerenza con la nostra posizione storica di sostegno al riconoscimento dei diritti del popolo Saharawi attraverso lo svolgimento del referendum di autodeterminazione, critichiamo le pressioni che cercano di piegare la resistenza di questo popolo attraverso ogni tipo di aggressione e chiediamo che il governo spagnolo si assuma la sua responsabilità di potenza de-colonizzatrice per far rispettare gli accordi delle Nazioni Unite.

Ribadiamo il nostro sostegno ai popoli della Turchia e al popolo curdo che stanno affrontando il regime di Erdogan e chiediamo il ritiro dalla Siria delle truppe straniere che ancora occupano una parte importante del suo territorio.

La Sinistra Europea ribadisce la propria solidarietà al popolo palestinese che continua a lottare per lo sviluppo di un processo di pace e per consentire il ritorno di coloro che sono stati espulsi dalla loro terra. Chiediamo che la Comunità internazionale garantisca l’esistenza di uno Stato palestinese realista entro i confini del 1967, con Gerusalemme Est come sua capitale.

Dalla Sinistra Europea salutiamo i successi elettorali che hanno portato alla costituzione di molteplici governi progressisti in America Latina, che possono portare alla riattivazione di un processo di integrazione territoriale del continente e consentire lo sfruttamento delle molteplici risorse e ricchezze della regione a beneficio del miglioramento della vita dei suoi popoli.

Chiediamo ancora una volta la revoca dell’ingiusto e illegale blocco subito da Cuba e di tutte le sanzioni contro tutti i Paesi da parte del governo statunitense e dei suoi compari, e denunciamo le aggressioni imperialiste che cercano di sottomettere i popoli latinoamericani, africani, mediterranei e asiatici che lottano per i loro diritti e le loro libertà.

Da questo punto di vista, la Sinistra Europea deve guidare un dibattito che aiuti la costruzione di una “alleanza amplia” di forze sociali e politiche che permetta di passare dalle parole ai fatti, portando a una mobilitazione globale capace di sfidare l’egemonia ideologica e politica di chi mette in pericolo il futuro dell’umanità a fronte di un futuro di pace e progresso in armonia con la natura.

Mozione – Solidarietà con il popolo palestinese

Proposta dal Gruppo di lavoro Medio Oriente

Solidarietà con il popolo palestinese – La Sinistra Europea condanna la continua espansione dell’occupazione e della colonizzazione della Cisgiordania da parte di Israele e promuove il dialogo tra tutte le forze pacifiste della regione.

La Sinistra Europea ribadisce il suo forte sostegno ai diritti del popolo palestinese al proprio Stato e alla propria terra, con Gerusalemme Est come capitale, e al ritorno dei rifugiati palestinesi.

Condanniamo l’aggressione israeliana con l’espansione dell’occupazione illegale e degli insediamenti in Cisgiordania, l’escalation di attacchi alle città e ai villaggi della Cisgiordania, nonché l’embargo e gli attacchi israeliani contro Gaza.

Notiamo che non c’è stato alcun tentativo da parte di Stati Uniti, Unione Europea, NATO o di qualsiasi altro Paese occidentale con l’obiettivo sostenibile di fermare le violazioni israeliane delle regole del diritto internazionale, mettendo a nudo i loro doppi standard.

Oggi, oltre 760.000 coloni israeliani vivono nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est, violando così le norme della Quarta Convenzione di Ginevra che vietano a una potenza occupante di trasferire la propria popolazione in un territorio occupato. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato risoluzioni (242 e 338) che denunciano l’occupazione israeliana, dichiarandola illegale e chiedendo il ritiro di Israele dai territori occupati. Anche nel 2004 una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sottolineato il diritto del popolo palestinese al proprio territorio. L’occupazione della Cisgiordania è stata ulteriormente definita illegale dalla Corte internazionale dell’Aia. Nel 2012 le Nazioni Unite hanno riconosciuto la Palestina come Stato osservatore dell’ONU.

Con l’elezione di un nuovo governo di estrema destra in Israele, che promette ancora più aggressioni e spargimenti di sangue nei territori palestinesi, c’è il pericoloso rischio di aumentare la violenza già crescente, fino a un vero e proprio conflitto.

Queste politiche espansionistiche aggressive di Israele sono dannose non solo per il popolo palestinese, ma anche per i comuni cittadini israeliani, che possono prevedere un conflitto e una guerra senza fine per molti anni a venire, compresa la possibilità di una nuova guerra con i Paesi vicini.

La Sinistra Europea chiede una soluzione giusta al conflitto, da avviare con un ritiro totale di Israele dai territori occupati, in linea con le risoluzioni delle Nazioni Unite. Per ottenere ciò, raccomandiamo:

La Sinistra Europea sottolinea che l’Accordo di associazione UE-Israele, secondo l’articolo 2, si basa sul pieno rispetto dei diritti umani e li sottolinea come principi guida; chiede la sospensione dell’Accordo di Associazione fino a quando non ci saranno chiare garanzie sulla fine delle violazioni sistematiche dei diritti umani della popolazione palestinese.

L’etichettatura delle merci provenienti dagli insediamenti israeliani in Cisgiordania.

Chiediamo di porre fine alla relazione speciale di Israele con la NATO.

Ribadiamo il nostro sostegno a una pace giusta basata sulle risoluzioni delle Nazioni Unite con uno Stato palestinese nei confini del 1967 e con Gerusalemme Est come capitale e con il ritorno dei rifugiati palestinesi. Una soluzione giusta a due Stati, basata su una pari sicurezza, è l’unica praticabile.

Chiediamo il riconoscimento dello Stato palestinese da parte degli Stati membri dell’UE – e da parte del maggior numero possibile di Paesi e istituzioni – che è un passo importante in questa direzione.

Denunciamo le politiche che criminalizzano gli attivisti per la pace e la solidarietà, comprese le forze di sinistra e di pace all’interno di Israele. Salutiamo i giovani israeliani che si oppongono al servizio militare nei territori occupati, che lottano contro l’occupazione israeliana della Palestina e che chiedono uno Stato palestinese libero e indipendente

È più che mai importante commemorare la lunga protesta e la lotta del popolo palestinese, che per decenni ha combattuto l’aggressione e l’occupazione israeliana.

Assicuriamo al popolo palestinese e alle forze civili della società israeliana che lottano per il dialogo e la pacificazione, il nostro continuo sostegno e la nostra solidarietà.

Mozione – Solidarietà con il popolo curdo

Presentata da Rifondazione Comunista e SYRIZA – Alleanza Progressista

Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi e l’invasione delle aree curde in Iraq e Siria da parte della Turchia.

Con questi attacchi, la Turchia sta violando il diritto internazionale e allo stesso tempo sta distruggendo le fondamenta del processo di pace in Siria.

Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo curdo che sta affrontando l’attacco turco e chiediamo al vicepresidente e all’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’UE di prendere una posizione chiara e di opporsi all’espansione di Erdogan nella regione.

Kobane, divenuta simbolo globale della resistenza ai jihadisti dell’ISIS nel 2014, è stata uno degli obiettivi dell’esercito turco, con la conseguente morte di decine di civili.

Gli attacchi aerei hanno distrutto un ospedale, un silos alimentare, una centrale elettrica e una struttura militare.

Il modello inedito del Rojava, dove non c’è discriminazione tra uomini e donne, che è stato un baluardo contro l’oscurantismo e una salvezza per migliaia di cittadini dai jihadisti, sembra dare fastidio alla Turchia e al presidente Erdogan, che uccide innocenti per fare politica spicciola per guadagnare i voti dell’estrema destra turca in vista delle elezioni presidenziali. La coesistenza tra i popoli nella regione è una realtà e potrebbe essere un modello per l’intero Medio Oriente.

Noi, rappresentanti dei partiti politici presenti al 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (EL) a Vienna, in Austria, dal 9 all’11 dicembre 2022, esprimiamo la nostra piena solidarietà al popolo curdo, ancora una volta sotto le bombe del regime di Erdogan, e denunciamo il totale silenzio dei media e delle istituzioni europee.

Chiediamo:

  • L’immediata cessazione del commercio di armi verso la Turchia.
  • Il rilascio immediato e incondizionato di Selahattin Demirtaş, in conformità con la sentenza della CEDU del 2018, confermata dalla sentenza del dicembre 2020;
  • La caduta di tutte le accuse contro Demirtaş e Figen Yüksekdağ, ex co-presidenti del partito di opposizione HDP, nonché contro gli altri membri del partito attualmente detenuti; le autorità turche devono consentire a queste persone di esercitare la loro attività democratica in completa indipendenza, senza essere minacciate o ostacolate.
  • Intraprendere azioni per difendere i diritti umani del popolo curdo a rischio di estradizione.

Ribadiamo il nostro sostegno a tutti coloro che continuano a lavorare per porre fine a tutte le manifestazioni di pura ingiustizia e per riportare la Turchia sulla strada della piena democrazia.

Mozione sull’Iran

Presentata dalla Commissione Mozioni

Da più di tre mesi, l’Iran è stato sommerso da una vera e propria rivolta nazionale di massa in nome di “Donna, Vita, Libertà”. Questa rivolta è per la vita, per la democrazia, per i diritti umani, per l’uguaglianza di genere e per l’uguaglianza di ogni singolo iraniano, indipendentemente dalla sua affiliazione etnica o religiosa.

L’escalation della repressione non ha fatto altro che rafforzare la determinazione di questo movimento.

Questo movimento è scoppiato in seguito alla morte di una giovane donna curda per mano della famigerata Polizia Morale iraniana. Le donne iraniane sono state in prima linea in questo movimento e stanno dimostrando di essere gli agenti unificanti del cambiamento sociale e politico in Iran. La loro incrollabile determinazione a imporre il cambiamento ha enormi implicazioni e costituisce un precedente a livello mondiale.

I giovani iraniani di tutto il Paese si sono uniti al movimento scendendo in piazza e sviluppando continuamente nuovi e ingegnosi modi non violenti per affrontare il regime.

Questa lotta è il risultato diretto delle politiche del regime dispotico, che hanno portato a un odio profondamente radicato nei confronti della Repubblica islamica. Questa rivolta è determinata a rimanere unita nella richiesta di democrazia e a porre fine all’imposizione dispotica del diktat religioso.

Le autorità hanno risposto con estrema brutalità, sparando o picchiando a morte centinaia di manifestanti. Sono stati arrestati più di 18.000 manifestanti, alcuni dei quali “nemici di Dio e della corruzione sulla terra”. Sono emerse notizie diffuse e persistenti di prigionieri sottoposti a orribili torture e stupri. Sono iniziati i processi sommari e alcuni manifestanti sono già stati condannati all’esecuzione.

La Repubblica islamica sta facendo di tutto per dividere il movimento. Unità militari sono state portate a controllare aree come il Baluchistan e il nord-ovest del Paese, dove vivono i curdi.

Allo stesso tempo, il regime sta reprimendo le manifestazioni pacifiche a cui partecipano tutte le etnie e i gruppi religiosi che chiedono democrazia e pari diritti in Iran.

Il 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea:

  • condanna la repressione e la violenza del regime e chiede l’immediata cessazione delle esecuzioni e la libertà per tutte le persone arrestate durante le manifestazioni
  • esprime la sua piena solidarietà al coraggioso e determinato movimento di massa iraniano, unito sotto lo slogan “Donna, Vita, Libertà”.

Mozione Cultura

Presentata da Jean-Pierre MICHIELS

Proprio come l’aria e l’acqua sono essenziali per la vita, la cultura è essenziale per la convivenza.

La crisi del Covid ha dimostrato quanto la cultura e le arti siano necessarie per attraversare questo percorso difficile.

La cultura e le arti possono anche essere un fattore di pace e di avvicinamento tra i popoli. Non è accettabile che le culture Patrimonio dell’Umanità vengano ostracizzate a causa di politiche o azioni certamente riprovevoli commesse da alcuni governi.

La cultura, nella sua diversità e universalità, ha contribuito all’unificazione dell’Europa.

Per questo motivo la Sinistra Europea:

Disapprova le misure di divieto e censura contro la cultura e gli artisti russi che non hanno nulla a che fare con la guerra di Putin.

Esprime solidarietà agli artisti che, a rischio di perdere la propria libertà, si oppongono a questa guerra.

Sostiene la risoluzione votata a larga maggioranza dal Parlamento europeo affinché l’UE destini il 2% del suo PIL al sostegno degli artisti e della cultura.

Mozione Fermare la guerra: cessate il fuoco subito!

Presentata da Rifondazione Comunista

Condanniamo l’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina, che è un crimine secondo il diritto internazionale umanitario. Non c’è giustificazione per la guerra e anche se nessuno Stato è sicuro in tempo di guerra, le ipotesi sono che le vittime, anche civili, siano centinaia di migliaia, insieme a milioni di rifugiati e persone senza casa, e alla distruzione del territorio.

Il bombardamento delle infrastrutture civili e della rete elettrica pone enormi problemi per la sopravvivenza della popolazione durante la stagione invernale.

In questo quadro i Paesi dell’Unione Europea hanno deciso di aumentare le spese militari, il che significa avviare una nuova corsa agli armamenti e ridurre le spese sociali.

Il rischio che venga attivato l’articolo 5 dell’accordo NATO è ogni giorno più vicino a diventare una realtà (come dopo l’incidente del missile ucraino caduto in Polonia), il che significherà un’escalation verso una guerra nucleare.

Con l’accordo di Minsk del 2014 è stata intrapresa una possibile soluzione alla crisi ucraina. I governi, il Parlamento europeo e la Commissione europea non stanno svolgendo un ruolo di mediazione come dovrebbero.

L’Unione Europea deve impegnarsi per fermare il massacro in corso e cercare una soluzione pacifica e duratura basata sui principi del diritto internazionale e sulla necessità di garantire la sicurezza reciproca: parliamo di “diplomazia, non armi!”.

Lo scorso 5 novembre, a Roma, 150.000 persone hanno risposto all’appello di “Europe For Peace Network”, che riunisce centinaia di associazioni pacifiste e nonviolente, sindacati, mondo cattolico, personalità della cultura e della solidarietà, e hanno dimostrato chiaramente di non accettare la guerra come soluzione alla crisi attuale.

Anche Papa Francesco continua a proporre la strada del cessate il fuoco e dei negoziati per fermare il massacro.

Noi, rappresentanti dei partiti che partecipano al 7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (EL) a Vienna, in Austria, dal 9 all’11 dicembre 2022, uniamo la nostra voce a quella di molti altri che lottano per chiedere un cessate il fuoco immediato, ora, per avviare i negoziati.

Siamo impegnati nello sviluppo del movimento per la pace, il disarmo e l’arresto dell’aumento delle spese militari, in tutta Europa.

I POPOLI NON VOGLIONO LA GUERRA!

 

7° Congresso del Partito della Sinistra Europea (Vienna 9-11 Dicembre 2022)