L’esercito spaccia i poligoni di tiro per oasi ecologiche

Pubblichiamo un’importante presa di posizione dell’Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito, a proposito delle dichiarazioni del Gen. in pensione Marco Bertolini sui poligoni di tiro.

 

Nella giornata di ieri, 18 marzo, ADNKRONOS ha pubblicato un’intervista al generale in pensione Marco Bertolini riguardante la situazione delle nostre forze armate in relazione al conflitto Russo-Ucraino.

Leggendo l’articolo, tra le varie dichiarazioni fatte, non ha potuto non colpirci il passaggio in cui l’ex ufficiale ha dichiarato: ”Parliamo anche delle amministrazioni locali, se i soldati non hanno la possibilità di andare a fare addestramento perché non ci sono poligoni di tiro, aree addestrative dove sparare con l’artiglieria, con i razzi, con i missili e così via, loro non si possono preparare. Eppure in Italia c’è una polemica da sempre nei confronti delle forze armate, la Sardegna è emblematica ma anche in altre regioni. Leggevo che in Sicilia è stato chiuso un poligono per i militari con la scusa che inquinano che è una sciocchezza perché le oasi ecologiche migliori in Italia sono quelle chiuse con i militari ad addestrarsi.

Se le amministrazioni locali non mettono a disposizione delle aree per addestrarsi, che non è solo sparare ma anche muoversi con i carri, poi è inutile lamentarsi e dire che le nostre forze armate non sono preparate – conclude – Le nostre forze armate sono preparate solo per un motivo perché sono gestite da comandanti che si sacrificano ogni giorno e che si assumono dei rischi sulle loro spalle che la società in generale non si vuole assumere. E questo è una cosa veramente incredibile”.

A questa dichiarazione fatta in totale spregio di quelle che sono le centinaia di vittime militari e civili che sono ammalate o peggio morte per patologie legate all’esposizione all’uranio impoverito ed altri fattori chimici, tossici e radiologici e dalla dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico all’estero e nei poligoni di tiro, desideriamo rispondere innanzitutto con i fatti acclarati durante il lavoro della IV Commissione d’inchiesta presieduta dall’On. GianPiero Scanu ed esposti inequivocabilmente nella sua relazione finale: “La seconda relazione della Commissione, che arriva dopo numerose sentenze che hanno confermato sul piano giuridico l’esistenza di un nesso causale, tra esposizione senza protezione in ambienti contaminati da uranio impoverito e patologie tumorali, è stata invece incentrata sul rischio ambientale e sulle politiche di prevenzione e protezione e per la sicurezza del personale addetto ai poligoni di tiro presenti sul territorio nazionale. In questi siti e nelle aree contigue la mancata o tardiva bonifica dei residui dei munizionamenti impiegati nelle esercitazioni ha prodotto considerevoli rischi ambientali anche in danno delle popolazioni residenti nei territori. La Commissione ha infatti dovuto constatare come l’attività di bonifica del territorio su cui insistono i poligoni sia stata e continui ad essere nettamente insufficiente, tale da compromettere in modo irreversibile lo stato dei luoghi (è il caso della cosiddetta “penisola interdetta”, nell’area di Capo Teulada), ed è tale da arrecare grave rischio alla salute anche per le popolazioni locali.

Peraltro le condizioni in cui versano diversi siti e installazioni militari (prime fra tutte le strutture del CISAM di Pisa, visitate dalla Commissione nell’ambito di una apposita missione), nonché di arsenali e depositi di munizioni, attestano, che in taluni casi, gli standard di sicurezza garantiti dall’amministrazione della Difesa sul territorio non sono adeguati al livello di rischio a cui sono soggetti i lavoratori impiegati. Documenti sollecitati e acquisiti dalla Commissione hanno infatti evidenziato rischi di esposizione ad agenti chimici e cancerogeni connessi all’impiego nell’attività militare di svariate sostanze pericolose, nonché rischi fisici, biologici, rischi di esposizione ad atmosfere esplosive, oltre che a condizioni di stress lavoro-correlato, mentre ulteriori rischi sono stati rilevati in caserme, depositi e stabilimenti militari (rischi strutturali, carenze di manutenzione, presenza di materiali pericolosi come l’amianto, la cui opera di bonifica integrale in navi, aerei, elicotteri ed altre attrezzature in dotazione delle Forze armate non è ancora completata).”

Riguardo invece la chiusura del poligono di Punta Bianca in Sicilia avvenuto il giorno 17 marzo 2022 per ordine del tribunale di Agrigento, che l’ex Generale Bertolini ha definito una “sciocchezza”, la risposta è nell’inchiesta dei carabinieri forestali di Agrigento che ha confermato come: “decenni di esercitazioni abbiano compromesso l’ecosistema, alterato gli equilibri di flora e fauna e dimostrato in dettaglio la presenza di metalli pesanti sul terreno, attraverso carotaggi mirati in diversi periodi dell’anno. La presenza di un forte inquinamento protratto nel tempo, per circa 60-70 anni”.

Tra le altre cose il se ministero della Difesa non si farà carico delle spese di operazioni di bonifica “lunghe e costose” il costo di questa “sciocchezza” sarà scaricato sui cittadini siciliani, oltre il danno la beffa.

Ricordiamo bene il generale Bertolini, all’indomani della relazione finale della IV Commissione d’inchiesta, a differenza della maggior parte dei vertici militari e del ministero della difesa che almeno ebbero la decenza di tacere (come fanno del resto da oltre 20 anni sull’argomento) fu il primo a commentarne i risultati definendoli “Una rivoluzione morale e motivazionale, che mette i Comandanti sul banco degli imputati; che li inchioda al ruolo di “datori di lavoro”, con tutte le incombenze anche burocratiche connesse, costringendoli anche in operazioni –Afghanistan, Somalia, Iraq, Libia, Libano e tra poco, Niger – a concentrare la propria attenzione su norme importanti per un normale ambiente di lavoro, ma molto meno per l’ambiente operativo, distogliendoli dal loro compito principale, vale a dire la pianificazione operativa per contrastare le minacce “vere” alla sicurezza dei propri uomini.”.

Ebbene mentre il “Sig. Generale” era probabilmente troppo impegnato a pianificare misure operative per contrastare le minacce vere, troppo impegnato a “sacrificarsi ed assumersi come comandante rischi che la società non ha voluto assumersi” oltre 400 uomini sono morti e circa 8000 si sono ammalati di cancro e nessuno di “quei datori di lavoro inchiodati al loro ruolo” ha pagato! “nessuno di quelli che si sacrificavano e si assumevano rischi” ci ha rimesso la salute o la vita! È proprio così “Sig. Generale” le forze armate funzionano perché sono gestite da comandanti cotali (per fortuna non sono tanti) non per il quotidiano impegno, l’abnegazione e, come in questo caso, il sacrificio del personale costretto ad operare senza tutele e protezioni in tempo di pace.

Tra le conseguenze del conflitto Russo-Ucraino (molto più serie e drammatiche), assistiamo in questi giorni alla sfilata a reti unificate di ex generali attualmente in pensione che illustrandoci la situazione, novelli virologi, consigliano come cura la corsa al riarmo, consiglio peraltro raccolto da alcuni parlamentari che non hanno avuto un attimo negli ultimi sette anni per dare seguito ai lavori della IV Commissione per approvare un provvedimento serio ispirato ai lavori di quest’ultima ed alle circa 300 sentenze di condanna dell’amministrazione, che riconoscesse finalmente le vittime, ma che in 10 minuti hanno approvato l’aumento delle spese militari al 2% del PIL. Sarebbe interessante sapere quanti dei 38 miliardi di euro l’anno (104 Milioni al giorno) di aumento di spesa sarà destinato alla bonifica dei territori contaminati, quanto per le cure e l’assistenza ai militari e civili che si sono ammalati e quanto al risarcimento delle vittime, ma temiamo di conoscere già la risposta!

Bertolini tra questi cerca di approfittare della situazione e della inaspettata notorietà per cercare di riportare indietro le lancette dell’orologio, delegittimando il lavoro di Commissioni di inchiesta e tribunali, insultando la memoria con dichiarazioni come quella resa di chi si è ammalato o ha perso la vita e cerca di far dimenticare oltre 20 anni di lotta delle vittime militari e civili per vedersi riconosciuta giustizia e verità.

Ci auguriamo, soprattutto perché questo significherebbe la fine di questo conflitto terribile e così drammatico per le popolazioni civili coinvolte, che il generale Bertolini di cui non avevamo sentito la mancanza in questi anni torni a godersi presto la pensione, magari sdraiandosi su una spiaggia in una di quelle oasi ecologiche di cui parla nell’intervista.

Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito