Teorie del complotto e pensiero critico

Teorie del complotto e pensiero critico

 Dmitrij Palagi*
Durante il primo ciclo di incontri dei dialoghi sull’immaginario abbiamo avuto modo di discutere anche di un libro di Claudio Vercelli, Neofascismo in grigio, (Einaudi, 2021), dove alcune pagine sono dedicate al complotto. Vengono citati alcuni film, tra cui They Live (Essi vivono, di John Carpenter, 1988). Per l’autore è una delle pellicole la cui cifra è «comunicare il fatto che il nocciolo dell’esperienza delirante si offre, a chi la vive o la condivide, come una forma di razionalità». Il 6 gennaio 2023, su Internazionale, viene pubblicato un articolo dal titolo Essi vivono è un classico dell’horror anticapitalista, di Eileen Jones (pubblicato in originale su Jacobin, nell’edizione statunitense). Rispetto a una consolidata lettura di quest’opera come “manifesto comunista”, Vercelli scrive: l’oggetto «a ben vedere, è l’allucinazione paranoide che si accompagna alla malattia mentale». Se il complotto è un procedimento con cui «soddisfare il bisogno di fuga dalla realtà (e dalla libertà», utile a «dissimulare la natura delle relazioni collettive e dei differenziali di poteri che sono alla radice della mancanza di giustizia sociale» (sono sempre parole di Vercelli), sembra venire meno il portato rivoluzionario di un film caro all’immaginario della sinistra. Il primo Matrix (delle sorelle Wachowski, 1999) ha già un ruolo diverso: non a caso l’ultimo capitolo della saga (The Matrix Resurrections) riflette anche sull’impatto che il film ha avuto sulla società, con un successo commerciale immediato e diventando un riferimento culturale non ignorabile, in termini di senso comune.

Due anni fa rimase in sospeso l’impegno a riprendere con Vercelli il ragionamento sul complotto e sul significato di Essi vivono. Aiuta ora un recente numero di Dylan Dog, intitolato L’invasione silenziosa (439, aprile 2023). Le parole del curatore di allora (è stato annunciato il cambio poche settimane fa da dalla Sergio Bonelli Editore), Roberto Recchioni, sono efficaci nel definire la cornice di riferimento.

Nel 1951 Robert A. Heinlein pubblica The Puppet Masters (Il terrore della sesta luna in italiano): si tratta di un testo chiaramente legato a posizioni anticomuniste. Secondo Recchioni, nell’introduzione di Dylan Dog, Jack Finney ribalta il “segno politico” della storia, nel 1954, scrivendo The Body Snatchers (Gli invasati, o L’invasione degli ultracorpi). Le trasposizioni cinematografiche sono numerose e quella di Carpenter (Essi vivono) è sicuramente tra le più note. Valerio Evangelisti dell’opera di Finney non aveva una grande opinione. Su Carmilla sconsiglia la lettura, ritenendo chiaro come il bersaglio rimanessero «le idee socialiste, contrapposte al sano individualismo statunitense).

Una storia di fantascienza può essere tradotta e interpretata in chiavi politiche opposte. Può alimentare un tipo di immaginario o un altro.

Di cosa stiamo parlando? Nel caso del film di Carpenter (semplificando) ci sono degli alieni che governano in modo occulto il mondo, inducendo le persone al consumo, all’obbedienza e all’apatia. Si possono vedere solo con degli occhiali speciali. Nel caso del fumetto italiano c’è una sperimentazione del 6G che induce le persone a diventare un prodotto passivo della società. Dylan Dog si trova anche a dialogare con un nucleo di resistenti, sulla risposta più efficace da dare (organizzarsi sul lungo periodo, o agire individualmente).

Il confine tra complotto e pensiero critico è sottile. Ricordo di essere cresciuto nel movimento altermondialista con una forte ostilità nei confronti delle “multinazionali del farmaco”.  Durante la pandemia SARS-CoV-2 tante comunità militanti di quella galassia – politiche e sindacali – sono state lacerate dal tema delle vaccinazioni, generando fratture sociali oggi ancora aperte.

Anche per questo è utile provare a riprendere il dialogo avviato con Vercelli, partendo dalle sue pagine del libro e coinvolgendo altre voci.

Come quella di Roberto Bianchi, storico contemporaneista, attento alla dimensione delle rivolte anche oltre il suo specifico campo di studio, quello di inizio ‘900. Con lui abbiamo condiviso l’importanza di una domanda. Cos’è un complotto? Cosa sono stati i complotti nella storia?

Eleonora D’Agostino è un’antropologa che ha dall’inizio accettato di mettersi a disposizione dei dialoghi sull’immaginario con generosità intellettuale e umana. Non si è sottratta neppure stavolta e rimangono ancora tanti ambiti di cui discutere insieme, anche guardando agli universi del fumetto italiano.

Paolo Ferrero, già Segretario nazionale di Rifondazione Comunista e già Vicepresidente della Sinistra Europea, direttore della rivista Su la testa, ha scritto e scrive dell’importanza di tornare a guardare alla dimensione delle comunità.

E torniamo da dove questo articolo è iniziato. Al dialogo del 2021. In cui abbiamo affrontato il tipo di spazio in cui si ritrova l’estrema destra. Perché una comunità può trasformarsi in una gabbia chiusa, ostile a ciò che ha intorno. Così come una capacità di lettura critica della società può trasformarsi in un complotto.

Sono solo parole introduttive per il dialogo che andrete a vedere. Prima di iniziare, però, controllate di aver chiuso per bene la finestra. Potrebbe entrare qualcosa, mentre state ascoltando

 
*Resp. nazionale area cultura e formazione, PRC-S.E.
 

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