Francia.  Non si molla

Francia. Non si molla

Sergio Dalmasso

 

Martedì 28 marzo. Decima giornata di mobilitazione, in Francia, contro la riforma delle pensioni proposta dal presidente Macron e dal governo Borne.

I sindacati parlano di due milioni di presenze alle manifestazioni, il Ministro dell’interno di 720.000. Grande la dimostrazione di Parigi, in leggero calo quelle in provincia. Minore la percentuale di scioperanti, ma dieci giorni di assenza dal lavoro iniziano a pesare nettamente sulla busta paga.

Macron, nella campagna elettorale per le presidenziali (2022) aveva, nel programma, l’innalzamento dell’età pensionabile ai 65 anni, dai 62 attuali. La proposta attuale riduce l’innalzamento ai 64 anni, elevando, ogni anno, il livello di tre mesi, sino al 2030.

La risposta sindacale è netta: la proposta deve essere ritirata. Grande è il risultato della prima giornata di protesta, il 19 gennaio. Buona la risposta nei trasporti nei servizi, nella scuola. Iniziano i blocchi delle raffinerie con la prospettiva di carenza di petrolio e benzina. In molti dipartimenti la benzina è razionata (massimo trenta litri). Le iniziative si susseguono;  a marzo gli addetti ai rifiuti urbani si fermano. Polemiche soprattutto a Parigi: per problemi di igiene, si può ricorrere alla precettazione?

Il governo è sordo alle richieste sindacali. La logica di Macron si basa sul fatto che la volontà popolare sia democraticamente espressa dal parlamento. Manifestazioni, assemblee, cortei, picchetti, blocchi non possono sostituirsi agli/alle elett*.

Il fatto è che il governo non ha maggioranza. A differenza di quanto accaduto nel quinquennio precedente (2017- 2022), alle politiche del giugno 2022, la maggioranza del presidente si è ridotta, davanti alla crescita della destra lepenista e della NUPES, l’alleanza di sinistra a forte trazione della France Insoumise. Per reggere, il governo deve ottenere l’appoggio dei Repubblicani (gli ex gaullisti, oggi molto spostati a destra sui temi sociali e identitari).

Ricorre, quindi, al famigerato articolo 49/3, frutto della logica presidenzialista (non a caso esiste dal 1958) che impone l’approvazione di un progetto di legge, senza voto parlamentare: Alle obiezioni si risponde sottolineando l’emergenza economica e ricordando che anche Hollande ha usato questo articolo nel 2016 per far passare la Loi travail.

Questo provvedimento ha aggravato la situazione.

Alla protesta per il contenuto della legge (ci togliete due anni di vita, prendete le risorse solamente a chi lavora, non colpite l’evasione fiscale, non toccate le multinazionali) si somma, moltiplicata, la rabbia per il provvedimento autoritario, per la scelta tutta verticalizzata, per i disprezzo mostrato verso le istituzioni (il parlamento), ma soprattutto verso che lavora, partecipa, manifesta:

Dato che non ha voluto tener conto dei corpi intermedie dell’opinione pubblica, il monarca presidenziale ha trascurato un’altra legittimità fondamentale nella tradizione francese dal 1789 e delle rivoluzioni del 19° secolo: quella della sovranità popolare (Jean Garrigues, “Le Monde).

La mozione di sfiducia presentata contro il governo non  passa alla Camera per soli nove voti.

Le iniziative si moltiplicano. Blocchi di strade, luoghi di lavoro, stazioni ferroviarie, manifestazioni in varie città anche con azioni contro municipi ed edifici pubblici.

La manifestazioni di giovedì 23 marzo hanno visto una presenza moltiplicata, con l’ingresso in campo anche di giovani di facoltà e licei.

Due le strade “costituzionali” che potrebbero essere percorse:

–        ricorso al Consiglio costituzionale

–        referendum di iniziativa popolare (servono milioni di firme, ma si confida sulla grande presenza nelle piazze).

Fondamentale è il legame tra la protesta sul tema pensioni e quella contro il caro vita. L’inflazione, anche se lievemente minore di quella italiana, erode salari e pensioni. E’ comune, nel movimento, sentir dire che o si fa la spesa o si paga l’affitto.

Ancora, il problema del riscaldamento climatico e delle ricadute sulla agricoltura è sempre maggiore.

Quanto avvenuto a Sainte Soline (deux Sèvres) sabato 25, con manifestazione e scontri non è solo appendice della più ampia questione sociale, ma presenta una sua specificità. La costruzione di magabacini per accumulare acqua da distribuirsi, poi, nei mesi estivi, è accusata di monopolizzare l’acqua per l’agricoltura intensiva, quindi inquinante. La protesta è stata definita primo movimento di consapevolezza ecologica che si lega a quello di Notre Dame de Landes che è, però, specifico, contro l’aeroporto.

Gli incidenti, con altro numero di poliziotti e manifestanti feriti, sono stati fortemente usati dal governo che ha accusato l’ultra sinistra (i movimenti) e l’estrema sinistra (i partiti) di volere il caos, di volere uccidere, di voler distruggere la Repubblica. Facile è il legame con alcuni incidenti avvenuti a margine delle manifestazioni sindacali.

Il richiamo (ricordate De Gaulle a fine maggio 1968?) alla maggioranza silenziosa e ad una reazione d’ordine è chiaro, come il legame, su questo, con l’estrema destra.

Dopo le manifestazioni di martedì 28, la prima ministra Borne ha dichiarato di essere disposta (dopo mesi) ad incontrare i sindacati. La CFDT (storia molto simile alla nostra CISL) ha proposto la ricerca di una soluzione. Qualche incertezza nella CGT. Questo non indebolirebbe un movimento in piedi e all’offensiva?

E’ chiaro che il tavolo dovrebbe riguardare l’età pensionabile, i regimi previdenziali speciali, il costo della vita, il salario minimo intercategoriale, la difesa del sistema sociale francese fortemente sotto attacco, tassazione sulle grandi fortune.

Alla domanda: Macron è il presidente dei ricchi? l’ex presidente Hollande (infinite le sue colpe) ha risposto: Non è il presidente dei ricchi, è il presidente dei più ricchi.

E’ ovvio che questo movimento, esemplare per tenuta, combattività, modalità… ponga domande e richiesta di risposte alla sinistra politica francese per uno sbocco sociale ed ecologista, legato alle strutture sindacali e ai corpi intermedi della società.

Pone anche la necessità di un superamento delle istituzioni della Quinta repubblica (Gaullista), a cominciare dalla forte logica presidenzialista.

(30 marzo 2023)


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