Il rapporto Oxfam 2022

Il rapporto Oxfam 2022

di Stefano Galieni*

Il rapporto Oxfam 2022, fossimo in un paese dotato di un circuito mediatico interessato almeno ad informare, dovrebbe occupare per settimane i palinsesti delle prime serate televisive e le prime pagine dei maggiori quotidiani. Invece, al più si è data scarna notizia del fatto che durante la pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno visto raddoppiato il proprio patrimonio (+119%). Ma questa è solo la punta dell’iceberg, mentre gli indici di povertà nel pianeta salgono vertiginosamente separando sempre più i pochi privilegiati da miliardi di uomini, donne e bambini privati non solo del diritto al vaccino (ora) ma dalla possibilità di nutrirsi decentemente, vivere in una abitazione dignitosa, avere garantita la possibilità di accesso a forme di welfare, alla sanità, all’istruzione, l’informazione, non solo italiana focalizza l’attenzione su finti conflitti utili ad anestetizzare la consapevolezza collettiva. Ieri erano i migranti, oggi i no vax, domani magari saranno – o torneranno ad essere – coloro che non vogliono andare in pensione a settanta anni, guai a evidenziare come la drammatica crescita delle diseguaglianze sia la più esiziale delle pandemie, quella per cui non si cerca un vaccino.

Una piramide fondata su sfruttamento para schiavistico – sono peggiorate le condizioni di lavoro e di salario tanto in occidente quanto nei paesi del Sud del mondo – al punto che oggi, quelli che vengono chiamati ultra high net worth individuals (adulti con patrimoni superiori a 50 milioni di dollari) sono aumentati, alla fine del 2020, del 23,9% in un anno. Si tratta di oltre 250 mila persone, 41 mila in più rispetto all’anno pre pandemico. Secondo la Lista Forbes (dal nome del bisettimanale statunitense considerato fra i più influenti nelle analisi economiche) emerge non solo il già citato aumento stratosferico dei patrimoni di chi era già ricco. Le 10 persone detengono complessivamente 1.500 miliardi di dollari, oltre 6 volte la ricchezza del 40% delle persone povere dei cittadini adulti dell’intero pianeta. L’esempio fatto – e che andrebbe posto sul piatto di chi si oppone strenuamente a qualsiasi forma di progressività fiscale, è che i 10 super miliardari in questione, non tenendo conto né della liquidità immediata delle proprie società né dei capital gains legati agli asset finanziari, avrebbero bisogno di 414 anni ciascuno per spendere le proprie fortune al ritmo di 1 milione di dollari al giorno. E sempre secondo il rapporto, se all’improvviso il valore della ricchezza netta di questi 10 calasse del 99,993%, ognuno di loro rimarrebbe all’interno di quell’1% delle persone che posseggono le maggiori ricchezze. Se si prende ad esempio il solo Jeff Bezos, fondatore di Amazon, i dati che lo riguardano meriterebbero da soli una insurrezione mondiale. Con il surplus patrimoniale accumulato nei primi 21 mesi di pandemia, (+81,5 miliardi di dollari) permetterebbero di garantire il completo ciclo vaccinale per il covid all’intera popolazione mondiale, con il costo di produzione per dose del vaccino mRNA di Pfizer.

Ovviamente questo non accade, in compenso appare un nuovo miliardario ogni 26 ore. 252 miliardari, a novembre 2021, possedevano un patrimonio netto aggregato superiore alla ricchezza posseduta complessivamente dalle donne e dalle ragazze dell’intero continente africano, del Sud America e dei Caraibi.

Il rapporto cerca anche di offrire uno spaccato temporale ampio, quasi trentennale, dal 1995 al 2021. In tale periodo l’1% della popolazione ha beneficiato del 38% del surplus di ricchezza mentre la metà più povera della popolazione mondiale ha ottenuto appena il 2,3% di tale patrimonio. Nel rapporto, presentato a Davos, si evidenziano anche le proiezioni della Banca Mondiale sulla crescita della povertà estrema (1,90 $ al giorno a persona di reddito). A causa del covid sono entrate in questa fascia, nel 2021 97 milioni di persone, un incremento di portata storica. Il covid è definito di fatto come il “virus della diseguaglianza”, sono entrati nella fascia successiva, quella della soglia di povertà (5,50$ al giorno) 163 milioni di persone. In pratica mentre ogni 26 ore emerge un nuovo miliardario, ogni 4 secondi una persona muore per mancanza di accesso alle cure, per gli impatti derivanti dalla crisi climatica, per denutrizione, per violenza di genere.

La comunità internazionale non si interpone a questo vero e proprio genocidio calcolato – del resto è stato un ministro del nostro governo ad affermare che la popolazione del pianeta è cresciuta troppo per poter nutrire tutti – anzi, ci si oppone strenuamente ad ogni controllo o limitazione di tale sperequazione. Le aziende farmaceutiche, veri e propri oligopoli come Pfizer, BioNTech e Moderna, si sono trasformati in fabbrica di denaro. Si guadagnano 1000$ al secondo mentre solo l’1% dei vaccini prodotti ha raggiunto le persone che vivono nei paesi a basso reddito.

E la comunità internazionale che fa?  Salotto. I sistemi economici non hanno tutelato i diritti delle persone più fragili, ma hanno favorito i soliti Paperoni, che hanno ricavato profitti dall’emergenza in atto. Gli oligopoli di Pfizer, BioNTech e Moderna sono diventati fabbriche di monete, con guadagni di miliardi per oltre 1.000 dollari al secondo, eppure meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito. La sintesi macroeconomica è micidiale: le banche centrali hanno iniettato miliardi di dollari nei mercati finanziari, col pretesto di proteggere l’economia dal collasso ma gran parte di questi fondi sono finiti nei soliti, pochi e prevedibili, forzieri.

Dopo il calo dei livelli reddituali del 2020, l’anno appena terminato ci è stato presentato come quello della ripresa e dello sviluppo. Basta austerity ci è stato detto in ogni modo, arrivano le risorse. Sempre secondo la Banca Mondiale (non certo governata da bolscevichi) i redditi del 20% più ricco della popolazione mondiale sono in risalita, hanno recuperato la metà di quanto perso l’anno precedente e si avviano a tornare, per l’anno in corso a risalire. Al contrario il 20% dei più poveri ha perso un ulteriore 5% del proprio reddito. Una proiezione anche sottostimata in quanto non considera l’aumento delle diseguaglianze interne nei singoli Paesi, si pensi al caso estremo dell’Afghanistan dove in questo duro inverno solo il 2% della popolazione ha la certezza di potersi nutrire adeguatamente. Ed è la stessa Banca Mondiale a chiedere che si riducano le diseguaglianze reddituali all’interno dei singoli Paesi. Se questo, come è facile temere non accadrà, anzi prevarranno ancora le tendenze opposte al punto che neanche nel 2030 si tornerà ai livelli, già gravissimi, precedenti alla crisi pandemica. Non si tratta di numeri. Questa povertà che diviene costante nella vita di intere popolazioni, uccide i più fragili, cala l’aspettativa media di vita e si è soggetti a morti precoci.

Ad essere più colpite sono innanzitutto le donne che con la pandemia hanno perso, complessivamente 800 miliardi di dollari di entrate nel 2020. E mentre, lentamente e con una intensificazione del precariato, riprende l’occupazione maschile, si stima che nel 2021 ci sono state 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019-

Oltre 20 milioni di ragazze potrebbero non poter tornare più a scuola, con un danno irreversibile per il proprio futuro mentre è aumentato il lavoro di cura non retribuito, stimato in 12,5 miliardi di ore al giorno prima della pandemia.

La crisi evidenzia anche il portato di un retaggio culturale planetario per cui il lavoro non retribuito di cura è quasi ad esclusivo appannaggio di donne e ragazze. Secondo Oxfam questo lavoro invisibile si tradurrebbe in termini economici in 10.800 miliardi di dollari. A questo si aggiunge – altro elemento sottovalutato tanto dall’economia che dalla politica e ignorato socialmente – il mondo del lavoro informale delle donne. Covid, aumento del lavoro di cura non retribuito e aumento della precarietà dei lavori insicuri e mal retribuiti hanno fatto si che le 740 milioni di donne impiegate in questo girone infernale dello sfruttamento, solo nel primo mese della pandemia hanno visto crollare il proprio reddito del 60%. La crisi ha poi colpito soprattutto quei settori che hanno un’alta percentuale di occupazione femminile come il turismo e la ristorazione che hanno visto ovunque un crollo.

Ma la crisi pandemica ha colpito anche a causa dei retaggi storici del razzismo e del colonialismo. Alcuni dati fanno paura: durante la seconda ondata, in UK, le persone di origine bengalese avevano una possibilità di morire di covid 19,5 di volte superiore rispetto alla popolazione britannica bianca nonostante quest’ultima abbia un’età media superiore. Tale disparità è ancora maggiore per gli afro discendenti e gli indigeni in Brasile, i nativi americani, i latini e i neri negli USA. Nel testo si parla di vera e propria “giustizia razziale” per far fronte a quello che gli esperti definiscono senza giri di parole “razzismo strategico”, ovvero utilizzato come strumento per far avanzare il fondamentalismo del libero mercato, per “ottenere sostegno a un sistema economico che ha sottratto potere al pubblico e lo ha trasferito in mani private” e per fomentare “guerre culturali” per dividere le persone. all’interno dei singoli Paesi.

Chi ha seguito il dibattito sull’accesso ai farmaci ha parlato di vero e proprio “razzismo scientifico” con cui si mina la condivisione della scienza e delle tecnologie per i vaccini con i produttori nei Paesi a basso e medio reddito, sulla base del fatto che ciò creerebbe “problemi di sicurezza” nonostante l’abbondanza di produttori qualificati in questi Paesi.

Produttori che sono in grado di produrre vaccini in almeno 100 aziende, in Asia, Africa e America Latina, invece di dover attendere l’arrivo, magari in prossimità della data di scadenza, dei lotti delle aziende produttrici. Ma proviamo a chiudere parlando d’Italia. Durante i fatidici 21 mesi di pandemia il numero dei miliardari italiani nella Lista Forbes è aumentato da 36 a 49. La ricchezza netta complessiva dei miliardari italiani ammontava a inizio novembre 2021 a 185 miliardi di euro, mostrando un incremento in valori reali del 56% dal primo mese della pandemia (+66 miliardi di euro). I 40 miliardari italiani più ricchi posseggono oggi l’equivalente della ricchezza netta del 30% degli italiani più poveri (18 milioni di persone adulte).

Questi dati dovrebbero servire anche da noi e nella nostra sinistra a comprendere il profondo errore che si perpetua quando si accentua la necessità di contrastare la “guerra fra poveri”. La guerra dichiarata da tanti anni dal neoliberismo è “contro i poveri”, chi sta male – se si eccettuano alcuni fatti di cronaca a cui non casualmente viene spesso data estrema rilevanza – non ha tempo di far guerra al proprio simile, è occupato a sopravvivere mentre i governi nazionali e sovrannazionali si occupano di garantire l’immutabilità di tale ripartizione di risorse.

Dovremmo tornare per forza di cose su questo rapporto per analizzare meglio quanto è accaduto soprattutto nella società italiana, come è aumentata la povertà assoluta, in quali zone del Paese, come l’assenza di tutele nel lavoro abbia ulteriormente indebolito una parte consistente della popolazione, anche di coloro che sono stabilmente occupati ma con salari insufficienti a garantirsi una vita dignitosa. Ci dovremo ritornare per parlare delle nuove iniquità derivanti dalla “riforma fiscale” con una riforma dell’IRPEF che esclude il 20% delle famiglie che vivono in condizioni svantaggiate, basse pensioni, salari insufficienti, saltuarietà occupazionale. Lo faremo in un secondo momento, il quadro che comunque ne esce – nonostante gli interventi emergenziali di ammortizzazione durante la fase più dura della pandemia – è desolante.

Il problema è che comunque si ragioni, è urgente rimarcare le distanze da paradigmi di sviluppo che hanno portato solo fallimenti sul piano umano, individuale e sociale. Se la politica non riprende il suo ruolo, proponendo visioni comuni per realizzare un futuro migliore, ci saranno sempre più persone ai margini. Le diseguaglianze che il rapporto denuncia sono la conseguenza di decisioni politiche scellerate che hanno costruito unicamente ingiustizie sociali e permesso di alzare barriere. Non sembra più esistere nemmeno un patto sociale, c’è uno scollamento radicale fra istituzioni e cittadini, si è giunti a processi di disgregazione e di instabilità di cui forse non ci si rende nemmeno conto. Il rapporto Oxfam chiede interventi correttivi nei sistemi fiscali, che devono tornare ad essere equi e progressivi – altro che flat tax – chiede che si attui una valorizzazione del capitale umano e l’accesso alla conoscenza, che vengano riallocate risorse a favore dei Paesi vulnerabili, che si ristrutturi il debito bilaterale nei Paesi a basso reddito, che si garantiscano i vaccini a partire dalle 45 milioni di dosi da destinare ai “Paesi in via di sviluppo” ponendo fine all’apartheid vaccinale. Chiede che si aumentino i finanziamenti per migliorare ed espandere i sistemi sanitari pubblici nei Paesi poveri partendo dall’assistenza sanitaria di base e reclutando milioni di operatori sanitari aggiuntivi. “È necessario garantire il diritto di tutti all’assistenza sanitaria. La copertura sanitaria universale è un diritto fondamentale”.

A modesto avviso di chi scrive questo è necessario ma non sufficiente. Porterebbe a benefici nell’immediato ma se non si prende di petto la necessità di modificare radicalmente il modello di sviluppo comprendendo appieno come quello fondato sul profitto abbia prodotto solo disastri e assenza di futuro per il pianeta e per i viventi che lo popolano, ogni tentativo di salvezza avrà breve durata.

*www.transform.italia.it


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