Termini Imerese- Rifondazione Comunista: si a un serio progetto industriale, no a nuove operazioni speculative.

Termini Imerese- Rifondazione Comunista: si a un serio progetto industriale, no a nuove operazioni speculative.

Apprendiamo da fonti giornalistiche  che il 5 febbraio prossimo il consorzio Smart City Group (Gruppo Banca Igiea, Banca del Fucino, fondo di investimenti Eureka) presenterà un progetto di riconversione industriale dell’area di Termini Imerese centrato sul rilancio dello stabilimento ex Fiat ed ex Blutec. I vertici del consorzio si incontreranno con i commissari della Blutec presentando un piano di massima di riconversione che punterebbe su energie rinnovabili, riciclo dei materiali, mobilità sostenibile e intelligenza artificiale..
La promessa sarebbe l’assunzione di 446 ex dipendenti (in tutto 635 senza il vecchio indotto Fiat di cui, a tutt’oggi si ignora il destino), previo un corso di valutazione e formazione operata dal Synergie Italia, partner in questa iniziativa, più altri 157 nuovi posti destinati a tecnici specializzati nelle singole attività più altre figure manageriali per un totale di 603 unità. In caso di esito favorevole delle trattative, si dovrebbero avviare ulteriori iniziative, per le quali sono recentemente arrivate manifestazioni d’interesse, per arrivare a un totale di 250 milioni di euro di investimenti e ulteriori assunzioni che potrebbero superare il migliaio.

Tutto bene? Capiamo il misto di speranza e preoccupazione che alberga tra i lavoratori.
Da quando la Fiat ha abbandonato l’impianto,  abbiamo già visto  manifestazioni d’interesse, che poi  si sono  rivelate inconsistenti o, addirittura, false con relative inchieste della magistratura; come il caso dell’ operazione Blutec, che si è rivelata una vera e propria truffa  con furto di fondi pubblici e arresto dei vertici dell’azienda.

Il sospetto è legittimo perché il nuovo progetto, ancora di massima, è avanzato da un  Consorzio formato esclusivamente da soggetti finanziari e non industriali. Un’altra operazione meramente speculativa in vista?

L’alternativa annunciata è quella di mandare avanti un’altra operazione bizantina  su cui i commissari di Invitalia sono impegnati da ottobre: il trasferimento  dell’impianto a un nuovo soggetto economico controllato dai creditori pubblici di Blutec che prenderebbe in carico i lavoratori per poi distaccarli insieme agli impianti  ad altre  aziende in cambio   dell’impegno sugli investimenti nella riconversione industriale. Per ora i lavoratori hanno assicurata la cassa integrazione fino a giugno.

Il rischio è che  che si percorrano le strade percorse finora con nuovo spreco di soldi pubblici e senza risposta alle legittime richieste di occupazione  che giungono dai lavoratori Noi proponiamo che si abbandonino i percorsi tortuosi e incerti  e che  le risorse pubbliche vadano investite in un progetto chiaro con una solida base industriale guidato direttamente dal pubblico. Per esempio attraverso Leonardo, sistema d’imprese a prevalente capitale pubblico che ha la capacità e la massa critica per un vero rinnovamento industriale capace di progettare e realizzare imprese in settori di avanguardia.

La scarsa, meglio, la nessuna fiducia, nei privati non deriva soltanto da ragioni ideologiche , ma dalla concreta e pessima esperienza degli anni passati.
Invece la Sicilia ha bisogno urgentemente  di certezze dopo una crisi  da covid 19 che  ha  inferto un altro duro colpo all’economia e al turismo spingendo la disoccupazione  a percentuali da record; in particolare a Palermo si parla del 40%, mentre continua ad essere altissimo il numero di giovani che emigrano (con laurea o senza) verso il nord del paese o all’estero.

Da qui la necessità di investimenti seri nell’industria in una provincia nella quale sono rimaste solo aziende pubbliche come Fincantieri e Leonardo, mentre i restanti  impianti industriali sono stati chiusi o riconvertiti a officina di riparazione delle Ferrovie come l’ex Ansaldo Breda. Ciò che rimane consiste purtroppo in  una pletora di piccole imprese con assunzioni spesso non  in regola o con addetti che  lavorano a tempo pieno, ma con lo stipendio part time.

Pensiamo che Palermo, la Sicilia, il Mezzogiorno in generale, per uscire dalla gravissima situazione in cui si trovano necessitano di una reale politica industriale pubblica che programmi lo sviluppo. Forse, solo in un contesto simile, apparirebbero anche serie proposte d’investimento da parte di imprese private

 

Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro

Frank Ferlisi, responsabile lavoro di Palermo

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea


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