Genova: la memoria visiva
Pubblicato il 22 lug 2020
In risposta ad un articolo pubblicato su questo sito a firma di Stefano Galieni, relativo all’anniversario del G8 di Genova, giunge un prezioso e utile contributo della nostra Responsabile Cultura
Stefania Brai*
Caro Stefano,
sono completamente d’accordo con quello che tu scrivi: “Recuperare la memoria è forse il modo migliore per fare passi avanti, fornire fonti e strumenti in chi oggi si affaccia alla vita e all’impegno politico è un comune dovere. Altrimenti, come troppo spesso è accaduto – dalla Resistenza al Sessantotto, alle lotte operaie fino agli anni Settanta – continuerà a passare e a farsi storia la versione di chi comanda”.
Ma per non far passare “la versione di chi comanda” forse occorrerebbe ricordare e rivendicare anche le iniziative promosse e organizzate da compagni del nostro Partito in occasione del G8 di Genova. Troppo spesso infatti tendiamo a farci affascinare dalle iniziative degli altri e a sottovalutare l’importanza del nostro ruolo e del nostro lavoro quotidiano. E penso che mai come in questo momento sia importante invece rilanciare la storia e la presenza di Rifondazione comunista, proprio per la costruzione di quel mondo diverso possibile e oggi necessario come non mai.
E allora perché la storia non sia sempre scritta dai vincitori, può essere utile ricordare, tra le iniziative messe in campo in quei giorni, proprio quella che nasce all’interno di Rifondazione per opera di alcuni compagni iscritti al Partito (il regista Citto Maselli, il produttore Mauro Berardi, l’allora responsabile della Comunicazione Sergio Bellucci e la sottoscritta. Ufficio stampa una compagna giornalista di Liberazione, Angela Azzaro). In stretta collaborazione con il Genoa social forum e con il suo portavoce Vittorio Agnoletto e con il pieno appoggio del Partito, si riuscì a coinvolgere praticamente tutto il cinema italiano, certo per la maggior parte non vicino a Rifondazione: cinquantacinque registi di tutte le generazioni (da Gillo Pontecorvo a Wilma Labate, a Gabriele Salvatores, Ettore Scola, Pasquale Scimeca, Marco Bellocchio, Damiano Damiani, Paolo Pietrangeli, Francesca Comencini, Guido Chiesa, Salvatore Maira, Mario Monicelli, Nino Russo, Daniele Segre, Carlo Lizzani, i fratelli Taviani, Giuliana Berlinguer, Richy Tognazzi, per citarne solo alcuni), più di trenta direttori della fotografia, montatori, organizzatori, sono stati a Genova per tutto il periodo del G8 per “raccontare quello che è avvenuto di straordinario a Genova nelle giornate del G8. In particolare ci ha animato il desiderio di contribuire a dare volto e voce a chi rappresenta i miliardi di esseri umani cui viene negato il diritto di partecipare alle decisioni immense che riguardano il loro futuro, il futuro del mondo. Ma ci ha animato anche la voglia di capire questo nuovo movimento, il cosiddetto “popolo di Seattle”, che è molteplice e difficile, complesso. Tutti noi siamo andati a Genova per conoscere, capire e raccontare questo nuovo soggetto sociale, culturale e politico. Il nostro desiderio era (è) quello di conoscere e far conoscere queste grandi masse di giovani che giudicano l’attuale sistema capitalistico del tutto inadeguato a gestire questo “passaggio di civiltà” della storia dell’uomo. Abbiamo tutti storie personali diverse, appartenenze politiche e generazionali differenziate, certo. Ma non ci sono dubbi su una cosa che ha espresso molto bene Mario Monicelli in una dichiarazione pubblica resa il 10 luglio in risposta al ‘Corriere della sera’: “Io sono sempre stato di sinistra non vedo perché oggi dovrei cambiare idea. Il popolo di Seattle non è comunista, è anticapitalista. Come non aderire alle sue ragioni quando il capitalismo è stata l’ideologia più spietata di questo secolo?” .
Da quelle 300 ore girate con 32 troupe sono nati quattro film: “Un mondo diverso è possibile” ideato e coordinato da Citto Maselli, “Genova per noi” di Wilma Labate, Paolo Pietrangeli, Francesco Martinotti e Roberto Giannarelli, “Carlo Giuliani ragazzo” di Francesca Comencini, “Faces” di Fulvio Wetzl. Quei film hanno girato il mondo e i festival internazionali (Cannes, Berlino, Venezia), sono stati proiettati alla Festa de l’Humanité a Parigi, quei film hanno tentato di raccontare gli incontri, i dibattiti, le proposte serie su tutti i problemi legati alla globalizzazione presentate in tutti gli incontri di Genova, le violenze, le collusioni dei black bloc con la polizia, la morte di Carlo Giuliani, le facce dei ragazzi di tutto il mondo che erano a Genova.
Da quel collettivo di registi e da quel lavoro militante è nata la Fondazione “Cinema nel presente” (il cui consiglio direttivo è composto da tre compagni di Rifondazione, presidente Citto Maselli) che ha dato vita ad altri film collettivi sui social forum di Porto Alegre e di Firenze, sulla Palestina, su Bagdad nei giorni prima dei bombardamenti, sui Sem Terra, sulla scuola elementare di San Giuliano (per citarne alcuni).
Allora, qualunque giudizio si dia su quei film (se sono stati visti), qualunque opinione si abbia su quei compagni (forse ritenuti troppo “poco rivoluzionari” rispetto a Indymedia, bisognerebbe perlomeno far sapere a “chi nei giorni del G8 di Genova non poteva esserci, perché troppo giovane o forse non ancora nato e magari vorrebbe saperne di più”, che quel collettivo e quel lavoro militante è esistito, che quelle 300 ore esistono, che quei film esistono, e anche che esiste un Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico dove molti materiali sono consultabili.
*Responsabile Cultura PRC-S.E.
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