No Triv: Imbarazzanti dichiarazioni del Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini

No Triv: Imbarazzanti dichiarazioni del Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini

Pubblichiamo a seguire due comunicati del Coordinamento Nazionale No Triv:

Imbarazzanti dichiarazioni del Presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini

 A qualche giorno dall’approvazione dell’emendamento al Milleproroghe, che concede sei mesi in più di tempo al Mise per adottare il Pitesai, il Presidente Bonaccini ha chiesto un incontro urgente al Governo.

Nel suo comunicato stampa, Bonaccini afferma:
“La proroga nazionale dello stop all’attività estrattiva non porta con sé alcuna soluzione concreta e strutturale, aggravando le difficoltà e lasciando in una pericolosa incertezza l’intero comparto ravennate e regionale”.

Ed ancora:
“… questa “assenza di risposte” diventa beffa nel momento in cui a poche miglia di distanza, in mare aperto e sull’altra sponda dell’Adriatico, l’estrazione di metano prosegue come se nulla fosse …”.

Il Presidente Bonaccini dovrebbe sapere che (ed è grave che glielo si debba ricordare):

1) la sospensione oggetto della legge 12/2019 ed ora dell’emendamento da poco approvato NON riguarda l’estrazione di gas e petrolio;

2) quand’anche venisse intercettato sotto i fondali dell’Adriatico lato Croazia un giacimento a cavallo tra Italia e Croazia, non potrebbe essere sfruttato se non previa intesa (=spartizione) tra i Governi dei due Stati, cosa che già avviene nell’Alto Adriatico.

Una domanda invece è d’obbligo per la Vice di Bonaccini, Elly Schlein: nulla da dire sull’iniziativa del Presidente Bonaccini?

 

 

APPROVATO IN COMMISSIONI CONGIUNTE AFFARI COSTITUZIONALI E BILANCIO DELLA CAMERA EMENDAMENTO IN MILLEPROROGHE TUTTO FUMO E ZERO SOSTANZA

L’ABNORME RITARDO ACCUMULATO NELLA REDAZIONE DEL PITESAI CAUSA UN RINVIO DI 6 MESI DELLA DATA DI ADOZIONE

Tra i numerosi emendamenti al decreto Milleproroghe presentati presso le commissioni congiunte Affari costituzionali e Bilancio della Camera, ne è stato approvato uno, a firma Cillis, Vianello, Sut, Macina e Donno, che contiene alcune modifiche alla legge 12/2019, art. 11 ter, e, in particolare, alla disciplina sul Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (Pitesai).

Ad una prima sommaria e veloce lettura, l’articolato parrebbe presagire a chissà a quale svolta “green” che in realtà non c’è. Se fosse un film -e purtroppo non lo è- il suo titolo sarebbe senz’altro “Siamo in ritardo di 6 mesi e ci prendiamo più tempo. Il Piano può aspettare”.

Perché 6 mesi di tempo in più per l’adozione del Pitesai non è dato esattamente sapere visto che Mise, Minambiente ed Ispra si sono rifiutati di rispondere a nostra richiesta di accesso agli atti allo scopo di conoscere metodo di lavoro, criteri e, soprattutto, stato di avanzamento dei lavori.
L’ultima informativa ufficiale sul Pitesai risale al 17 settembre 2019 (Servizio Studi della Camera dei Deputati). La bozza del Pitesai avrebbe dovuto essere presentata a luglio 2019; poi entro ottobre; poi il buio.

Cosa prevede di preciso l’emendamento?

Nell’attuale formulazione della legge di conversione del Decreto Semplificazioni, il comma 1 dell’articolo 13 ter stabilisce che il Pitesai debba essere approvato entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge 11 febbraio 2019, n.12 (quindi, entro il termine del 13 agosto 2020) ed adottato entro i sucMise. cessivi 6 mesi (quindi, entro l’11 febbraio 2021).
Con l’emendamento il termine massimo per l’adozione del Piano slitterebbe di 6 mesi; quindi, al 13 agosto 2021.
Trenta (30) giorni dopo riprenderebbero efficacia i procedimenti sospesi ai sensi del comma 4 (procedimenti amministrativi, ivi inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale, relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi) e proseguirebbero nell’istruttoria ed i permessi di prospezione e di ricerca sospesi ai sensi del comma 6 (permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in essere alla data dell’11 febbraio 2019, sia per aree in terraferma che in mare).

Nelle aree non compatibili, entro sessanta giorni dall’adozione del Pitesai il Ministero dello Sviluppo Economico avvierebbe il procedimento per il rigetto delle istanze relative ai procedimenti sospesi ai sensi del comma 4 ed avvierebbe i procedimenti di revoca, anche limitatamente ad aree parziali, dei permessi di prospezione e di ricerca in essere. “Nelle aree non compatibili è comunque ammessa l’installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili”.
In ipotesi, quindi, potrebbe essere autorizzata l’installazione di un impianto eolico particolarmente impattante in un area di pregio ritenuta inidonea a ricevere attività “petrolifere”. Ma questo è soltanto uno dei tanti aspetti contraddittori della norma che sembra non tener conto dei poteri concorrenti tra Stato e Regioni in materia di autorizzazione alla installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e dei rapporti tra i diversi livelli della pianificazione.

Non privo di valore “estetico” pare l’emendamento anche nella parte relativa alla durata delle concessioni ed alle relative proroghe.
Secondo la normativa vigente, la concessione di coltivazione ha durata non superiore a 20 anni; il titolare ha diritto ad una proroga non superiore a 10 anni e ad ulteriori proroghe, non superiori a 5 anni ciascuna, nei limiti della durata di vita utile del giacimento. Le proroghe avvengono in modo automatico e questo grazie ad una norma fortemente voluta da Monti e mai più messa in discussione (Monti (art. 34, comma 19, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito con modificazioni dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221).

Cosa prevede l’emendamento sulla proroga della durata delle concessioni?

“Nelle more dell’adozione del PiTESAI, le proroghe di cui al comma 4 lettera a) sono concesse per una durata massima di 5 anni”.
In altri termini, finché il Pitesai non verrà adottato (quindi, al massimo, fino al 13 agosto 2021), le proroghe delle concessioni potranno essere concesse per una durata massima di 5 anni; se il Pitesai non verrà approvato, tutto tornerà esattamente come prima: il titolare della concessione avrà diritto ad una proroga non superiore a 10 anni e ad ulteriori proroghe, non superiori a 5 anni ciascuna, nei limiti della durata di vita utile del giacimento e le proroghe avverranno in modo automatico.

Se, viceversa, il Pitesai verrà approvato, bisognerà operare gli opportuni distinguo tra le concessioni a seconda che queste interessino in aree idonee o non idonee.

Per le aree del Piano dichiarate compatibili con le attività estrattive varrà quanto già detto, e cioè il Mise potrà ulteriormente prorogare le concessioni secondo la normativa vigente (prima proroga di 10 anni + ulteriori proroghe, non superiori a 5 anni ciascuna, nei limiti della durata di vita utile del giacimento ed in modo automatico).
Per le aree del piano dichiarate incompatibili con le attività estrattive, occorrerà nuovamente distinguere: per le nuove richieste di proroga, la durata sarà quella dei 5 anni (al massimo) e non potranno esserci proroghe ulteriori; per le proroghe già in essere, le concessioni scadranno secondo la data che reca il provvedimento di proroga. Con una differenza, quindi: che mentre per alcune sarà consentito estrarre per oltre cinque anni, per altre sarà consentito estrarre al massimo per cinque anni.

Sulle proroghe delle concessioni, l’emendamento ha reso molto più complesso un quadro normativo che dovrebbe invece tendere alla semplificazione ed alla coerenza rispetto al fine della decarbonizzazione del sistema energetico.

Per tutte le ragioni fin qui espresse, il nostro giudizio sulla sostanza dell’emendamento è estremamente critico.

Riteniamo che sia andata sprecata un’occasione unica sia per porre fine al perverso meccanismo delle proroghe automatiche delle concessioni (Eni ha così ottenuto, senza colpo ferire, la proroga decennale della tristemente nota “Val d’Agri” al 26/10/2029) sia per riaffermare il carattere nazionale del Pitesai, a dispetto delle pretese secessionistiche ed incostituzionali della Regione Siciliana.

Come detto in apertura, il Governo – il Mise in particolare – si è mostrato inoltre poco trasparente ed opaco rispetto agli sviluppi del processo di formazione del Pitesai.
Il Mise non ha ancora dato risposta ad alcune interrogazioni parlamentari piuttosto datate e si è mostrato silente, in violazione di legge, rispetto ad una richiesta di accesso agli atti dei procedimenti relativi alla redazione del Pitesai, presentata lo scorso 4 gennaio dal Coordinamento Nazionale No Triv che sta valutando le opportune contromisure.
I fatti fin qui registrati restituiscono il Governo Conte 2 alla sua reale dimensione di esecutivo della continuità. Un vero Green New Deal richiederebbe ben altro coraggio.

Coordinamento Nazionale No Triv


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