Per Bolsonaro “L’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità”.

Per Bolsonaro “L’Amazzonia non è patrimonio dell’umanità”.

di Elena Mazzoni*

Queste le parole del presidente brasiliano che ha aperto la 74esima Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Non solo, ha anche accusato i media internazionali di aver mentito sulla situazione reale della foresta, sostenendo che i giornali internazionali abbiano raccontato bugie” ed etichettando, i leader mondiali che si erano espressi a favore del salvataggio dell’Amazzonia, come colonialisti.

Sostiene addirittura di avere dalla sua parte gli indigeni, sviluppisti, che vogliono “essere liberati dalle catene” e che a questo porteranno le nuove politiche del suo governo.

Gli obiettivi e gli interessi che muovono le politiche di Bolsonaro sono ben altri, li spiega un approfondimento del gruppo parlamentare europeo GUE/NGL che abbiamo tradotto e trovate qui sotto.

L’accordo commerciale UE-Mercosur è linfa per gli interessi dell’agribusiness, per la coltivazione estensiva di soia, di zucchero e per l’allevamento bovino e carburante per gli incendi in Amazzonia.

Un affare che vale l’aumento del PIL del Brasile di oltre 87 miliardi di dollari in 15 anni, arrivando a 125 miliardi se si considerano la riduzione delle barriere non tariffarie, standard e regolamentazioni e la crescita della produttività dovuta ad alcuni fattori come l’aumento delle quote di importazione europee e la riduzione delle tariffe per la carne e le materie prime agricole, produzioni che hanno bisogno di terreno disponibile e libero dagli alberi.

L’aumento dei roghi in Amazzonia fa felice la potente lobby agricola del Brasile, alla prospettiva di aumento delle esportazioni agroalimentari di carne e soia in UE e in Cina

L’accordo UE-MERCOSUR  è inaccettabile.

Il capitolo su commercio e sviluppo sostenibile, più ampio di quelli previsti in accordi simili con altri Paesi, prevede chiari riferimenti alle convenzioni ambientali come l’Accordo di Parigi sul clima, la Convenzione sulla biodiversità (CBD), i testi sulla tutela forestale o sulle specie animali, ma non prevede nessun meccanismo sanzionatorio in caso non venissero rispettati gli accordi, anzi lo esclude in modo esplicito.

*Responsabile ambiente PRC-S.E.

Fermiamo il Mercosur.

INCENDI IN AMAZZONIA  

COSA C’ENTRANO CON NOI?
Una spiegazione

Solidarietà!

Siamo solidali con le popolazioni indigene dell’Amazzonia e diamo voce al loro appello: “Tutti respiriamo la stessa aria, tutti beviamo la stessa acqua. Viviamo su questo unico pianeta. Dobbiamo proteggere la Terra. Se non lo facciamo arriveranno i grandi venti e distruggeranno la foresta. Allora tu sentirai la paura che proviamo noi”.

Antefatto
L’Amazzonia – il tratto più grande e più ricco di biodiversità, di tutte le foreste pluviali tropicali del mondo – è sotto minaccia da molto tempo. Assorbe circa il 15% dell’anidride carbonica nell’atmosfera ed è essenziale per la stabilità del clima globale, oltre che per il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi. L’Amazzonia attraversa nove paesi dell’America Latina, ma la stragrande maggioranza di essa, il 60%, si trova in Brasile. Dal 1978 oltre 750.000 chilometri quadrati della foresta pluviale amazzonica sono
stati distrutti, principalmente a causa dell’espansione dell’industria del bestiame, seguita dalle miniere e dall’agricoltura su larga scala. Questa tendenza negativa cominciò ad invertirsi durante la presidenza di Lula, quando il tasso di deforestazione venne ridotto della metà, il miglioramento più consistente registrato nell’area, ottenuto grazie ad un monitoraggio più vigoroso e ad una rigorosa applicazione delle
norme. Nel 2012 la Presidentessa Dilma Rousseff, succeduta a Lula, si è scontrata frontalmente, con la potente lobby agroalimentare del Brasile, sulla revisione del codice forestale, la legge che disciplina la percentuale minima e il tipo di bosco che gli agricoltori, le aziende del legname e altri, devono lasciare intatta nelle loro proprietà. Nonostante non controllasse la maggioranza al Congresso, la Rousseff è riuscita a porre il veto su alcune parti del disegno di legge che tentavano di allentare la protezione della foresta.
Il colpo di stato di destra, contro la presidenza di Dilma Rousseff, ha sancito il processo crisi in Amazzonia, culminato con l’ascesa al potere del Presidente di estrema destra del Brasile, Jair Bolsonaro, nel 2018.

Cosa dicono i nostri eurodeputati

Helmut Scholz
(Die Linke, Germania)
“Metto in dubbio la sincerità di Bolsonaro in relazione agli impegni presi per la protezione dell’ambiente e il rispetto dei diritti umani. Se la Commissione europea sarà rigorosa,sulle violazioni degli obblighi di commercio e sviluppo sostenibile presenti nell’ambito dell’accordo UE- Mercosur, dovrà sospendere l’accordo il primo giorno in cui entrerà in vigore.” Gli incendi in Amazzonia del 2019 C’è stato un aumento dell’83% degli incendi boschivi dall’inizio del 2019, secondo il National Institute for Space Research (INPE) del Brasile. Più di 74.000 incendi sono stati rilevati tra gennaio e agosto, il numero più alto dal 2010. Gli incendi possono scatenarsi accidentalmente dalla “queimada”- incendi controllati, appiccati dagli agricoltori durante la stagione secca per liberare la terra per l’agricoltura.

Dopo la temporanea sospensione della pratica a seguito delle proteste internazionali, Bolsonaro ha ora annunciato la sua espansione in altri stati. Oltre ad aver nominato un ministro degli esteri che crede che il cambiamento climatico sia parte di un “complotto marxista” e scegliere il capo della lobby agricola come ministro dell’Agricoltura, il brasiliano Bolsonaro non ha nascosto il suo di
“aprire” l’Amazzonia allo sviluppo. Uno dei primi obiettivi politici, del presidente di estrema destra, era di fare un passo indietro sulle protezioni costituzionali a tutela terre delle comunità indigene del Brasile – norme che costituiscono la prima linea di protezione dell’Amazzonia.
Ha anche chiarito, dal suo primo giorno in carica, che ci sarebbe stata poca o nessuna repressione contro i taglialegna e gli allevatori che infrangono le leggi sulla protezione ambientale.Quindi, governo e grandi imprese, alleati nel conquistare la terra indigena
con la forza, per sfruttare vasti giacimenti minerari. L’estrazione illegale in Amazzonia è stata descritta come “epidemica”. Premiare le grandi imprese e l’estrema destra L’agricoltura rappresenta il 22 percento del prodotto interno lordo del Brasile. Il Paese è il principale esportatore mondiale di carne bovina e uno dei maggiori produttori di soia, mais, zucchero, caffè, arance e cotone. Il disboscamento illegale ha permesso agli allevatori di bestiame e ai produttori di soia, il principale raccolto destinato all’esportazione, di espandersi nel bacino amazzonico.
L’UE è uno dei principali importatori di minerali, mangimi e carne – che insieme ai biocarburanti alimenta la deforestazione dell’Amazzonia – del Brasile. Di fronte alle proteste pubbliche, i leader dell’UE hanno rapidamente denunciato l’approccio negligente di Bolsonaro gli incendi boschivi. La Finlandia ha persino esortato l’UE a vietare le importazioni di carne bovina brasiliana, come forma di pressione. La Germania ha sospeso i pagamenti al fondo per l’Amazzonia. Nonostante questi gesti simbolici, l’UE ha firmato il più grande accordo di libero scambio della sua categoria, con i paesi del Mercosur, area commerciale che comprende il Brasile. Questo accordo darà, agli agroindustriali brasiliani, molti dei quali sono i principali sostenitori del governo di estrema destra di Bolsonaro, accesso gratuito ai mercati europei. L’accordo di libero scambio, se ratificato dai paesi dell’UE, avrà un effetto devastante impatto sull’Amazzonia e la sua popolazione indigena ed alimenterà il depredamento di terra e risorse.
Il punto di vista della Sinistra La deforestazione dell’Amazzonia è catastrofica per l’umanità e rappresenta un ulteriore esempio del caos in cui, il capitalismo e l’agricoltura industriale, stanno precipitando il nostro pianeta. L’accordo UE-Mercosur sarà inviato al Parlamento europeo per l’approvazione.
Questo accordo andrà a beneficio solo delle élite, rinvigorirà l’estrema destra e sarà devastante per le comunità locali.
Ci opponiamo alla ratifica dell’accordo e ci impegniamo per il commercio equo, lo sviluppo sostenibile e un sistema alimentare sostenibile. Vogliamo che l’UE metta fine alle importazioni di beni che aumentato la deforestazione (come soia, carne, legname e biocarburanti). L’agenda della Sinistra, progressiva, che mette al primo posto le persone e il pianeta, è l’unica possibile alternativa al centrismo sconsiderato e all’agenda di destra, che sostiene lo status quo neoliberista delle élite e che sta guidando l’Amazzonia, e questo pianeta, in un vicolo cieco.

European United Left • Nordic Green Left
EUROPEAN PARLIAMENTARY
GROUP
www.guengl.eu

 


Sostieni il Partito con una



 
Appuntamenti

PRIVACY







o tramite bonifico sul cc intestato al PRC-SE al seguente IBAN: IT74E0501803200000011715208 presso Banca Etica.