Le gravissime conseguenze della fine del Trattato delle forze nucleari intermedie

Le gravissime conseguenze della fine del Trattato delle forze nucleari intermedie

Giovanna Capelli

Pochissimi commentatori e quasi nessun rappresentante politico italiano ed europeo si è soffermato sulla fine del Trattato sulle forze nucleari Intermedie e sulle conseguenze di questa decisione unilaterale Usa .

Considero un pesante arretramento, un segnale di allarme gravissimo per la pace e il futuro del pianeta la fine dell’accordo dell’8 dicembre 1987 INF (trattato sulle forze nucleari intermedie),che fu firmato nel 1987 da Reagan e Gorbaciov segnò la conclusione della crisi degli euromissili e anche della guerra fredda.

Migliaia di euromissili atomici (846 missili americani e 1846 russi, tutti quelli a gittata corta e intermedia fino a 5.500 KM) vennero distrutti e il suolo europeo si liberò da quella minaccia.   Il percorso politico in cui si collocava quel Trattato non era solo la riduzione delle armi nucleari, ma la loro completa eliminazione all’interno di un contesto internazionale in cui convergevano e conquistavano il senso comune  sia i movimenti pacifisti che si battevano contro il riarmo atomico e la politica della deterrenza, per la libertà dei popoli e la loro autodeterminazione,  sia i movimenti ambientalisti che mettevano sotto processo anche l’uso civile della energia atomica, in particolare dopo il disastro di Cernobyl.

Da allora la forza di questo Trattato è stata vanificata e progressivamente si è sfaldato il contesto politico sociale, che lo rese possibile ed efficace per il mutare dei rapporti di forza internazionali nello sviluppo della globalizzazione neoliberista, la sconfitta del movimento altermondialista, e l’emergere di potenze economiche e militari fuori da quest’accordo (la Cina in particolare). L’obiettivo logico sarebbe dovuto essere quello di estenderlo, non di azzerarlo.

Non a caso chi lo ha messo in mora definitivamente sono stati gli Stati Uniti a partire dalla amministrazione Obama che accusò la Russia di aver violato il Trattato nel 2015 sperimentando un missile denominato 9M729 e minacciò di ricollocare in Europa missili da crociera.

Trump ha continuato con maggiore determinazione su questa linea dando un ultimatum di 6 mesi alla Russia per emendare le ipotetiche violazioni. In questi mesi Putin ha tentato di salvare il Trattato proponendo in sede Onu negoziati e commissioni di verifica, ma la risposta è stata negativa. Alla assemblea generale dell’Onu del dicembre 2018 la mozione russa è stata bocciata grazie al voto compatto della UE.  Mike Pompeo ha quindi annunciato la definitiva uscita degli Usa dall’accordo.

Ora la minaccia di una guerra nucleare non ha più limiti e regole sottoscritte e accettate e soprattutto l’Europa torna ad essere un campo di battaglia nello scontro Usa -Russia nel dispiegamento di nuovi euromissili. Si apre una nuova fase di corsa agli armamenti nucleari, un confronto fra potenze non più basato sulla quantità, ma sulle tecnologie e sulla collocazione. Chi guida la corsa sono gli Usa e il loro obiettivo non è solo il contenimento delle Russia, ma anche delle Cina. dell’Iran, della Corea del Nord.

Scandalosa è la sostanziale indifferenza ed inerzia con cui l’Europa e anche il governo giallo verde accolgono questi avvenimenti che distruggono tutti gli argini al dispiegarsi di un conflitto in cui la Ue è teatro dello scontro senza possibile autonomia e volontà di sottrazione.

In realtà la UE non ha una politica estera autonoma e tantomeno esprime il progetto di costruire nei fatti un mondo multipolare e di sganciarsi dalla morsa e dalle servitù della Nato, anzi è stata determinante, come ha ribadito Mike Pompeo, nel sottolineare e rintuzzare le presunte violazioni russe.

L’Italia è fra le nazioni europee quella che più passivamente e acriticamente ubbidisce alle regole dell’ordine Nato , ha seguito  e condiviso tutte le guerre Usa, è disponibile a mettere a disposizione il proprio territorio per nuovi armamenti e risponde positivamente alla richiesta di maggiore spesa militare .Questo governo che  molti definiscono sovranista per l’ampio spazio di dialogo e di rapporti che si concede con la Russia,  sottolinea e riafferma  nelle parole del suo massimo rappresentante il premier Conte  la sua fedele collocazione atlantica quando il 26 luglio nella Conferenza degli ambasciatori ha ribadito le linee guida della politica estera del governo da lui presieduto:” Il nostro rapporto con gli Usa rimane qualitativamente diverso da quello che abbiamo con le altre Potenze, perché si fonda su valori, su principi condivisi che sono il fondamento stesso della Repubblica e parte integrante della nostra Costituzione: la sovranità democratica ,la libertà  e la uguaglianza dei cittadini, la tutela dei diritti fondamentali  della persona.”

Queste parole coprono ipocritamente la verità storica.  Basti ricordare che la sovranità democratica è stata costantemente violata dagli Usa che hanno dal 1945 ad oggi hanno fomentato colpi di Stato e guerre in più di 30 paesi in Europa, Asia, Africa ed America Latina.

Per tutti questi motivi la reazione italiana alla fine del Trattato delle forze nucleari intermedie è stata nulla e oggettivamente acquiescente; veniamo trascinati come gregari irresponsabilmente in una situazione di militarizzazione e di riarmo. Sta ai movimenti sociali e alle forze antiliberiste mettere all’ordine del giorno questa precipitazione nella corsa al riarmo atomico della crisi della globalizzazione.


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