Perché un convegno europeo sulla valutazione?

Perché un convegno europeo sulla valutazione?

Loredana Fraleone*

Il gruppo di lavoro sull’educazione del Partito della Sinistra europea, che si riunisce regolarmente da qualche anno e al quale partecipano rappresentanti di vari partiti aderenti alla SE, ha deciso dalla scorsa primavera di convocare a Roma un convegno sulla valutazione, individuandola come il punto più qualificante del sistema scolastico.

Il tema è talmente centrale che attraverso le prove standardizzate, gestite in Italia dall’INVALSI, a imitazione dei sistemi anglosassoni, che nel frattempo cominciano a criticarle, si sta modificando non solo la valutazione in sé stessa, della quale sono espropriati persino gli insegnanti direttamente interessati, ma anche il sistema di relazioni nelle scuole, puntando a realizzare una vera e propria passivizzazione degli alunni e una gerarchizzazione del personale docente, in accordo con ciò che si è affermato nella società negli ultimi anni.

In Europa le prove standardizzate, a cura del PISA (Programme for International Student Assessment), hanno uno scopo di rilevazione a campione dei dati riguardanti la presunta preparazione degli studenti, per stabilire poi una sorta di graduatoria internazionale.

E’ evidente come l’uso di prove uguali per tutti i territori e contesti, che non lasciano, per come sono formulati i quesiti, alcuno spazio a riflessioni più articolate e creative, punti all’omologazione delle intelligenze verso le cosiddette “competenze”, ritenute fondamentali per l’inserimento nel mercato del lavoro. Tutto ciò a discapito di una formazione culturale non segmentata e una visione complessiva della realtà.

In Italia, l’invadenza dell’INVALSI (Istituto Nazionale per la Valutazione del sistema educativo) è arrivata al condizionamento per l’ammissione agli esami di Stato, mettendo in mora persino la valutazione dei docenti. L’introduzione delle prove, prima opzionali per le scuole poi ammantate da obbligatorietà, ha trovato fin dalla sua introduzione una certa resistenza da parte di molti docenti, genitori e studenti, che si sono resi conto dell’impatto culturale che una valutazione basata su prove standardizzate produce sul sistema educativo, sullo sviluppo del pensiero critico, sulla libertà d’insegnamento.

Il nostro è un paese che ha prodotto una delle leggi più avanzate nel mondo, la 517/77 per l’integrazione scolastica e la valorizzazione delle diversità. Un filo spezzato da più di un ventennio di controriforme fino alla “Buona Scuola” di Renzi, un filo che è necessario riprendere e sviluppare.

Alle prossime elezioni il programma sull’Educazione della Sinistra Europea si gioverà anche dei contenuti del convegno del 20 ottobre, che è un appuntamento da non perdere.

Responsabile Scuola Università Ricerca PRC/SE


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