Richard Pipes, pubblico accusatore della rivoluzione russa

Richard Pipes, pubblico accusatore della rivoluzione russa

di KEVIN MURPHY

Richard Pipes, il più prolifico di una generazione di storici della guerra fredda anticomunisti, è morto lo scorso 17 maggio. Autore di ventisette libri, Pipes è stato anche consulente per le armi nucleari della Central Intelligence Agency (CIA) e consigliere del Consiglio di sicurezza nazionale di Ronald Reagan. Ne pubblichiamo un ritratto dal sito della rivista americana Jacobin dello storico Kevin Murphy.

In Vixi: Memoirs of a Non-Belonger, Pipes ha tentato di dipingersi come un outsider anticonformista. Ma la realtà della sua carriera fu molto diversa. Harvard, dove fu uno studente laureato e poi professore, fu il principale pensatoio della guerra fredda anticomunista con un livello di conformismo ideologico che rispecchiava la sua controparte sovietica sponsorizzata dallo stato. I guerrieri freddi si muovevano facilmente tra i lavori di intelligence e i posti accademici. Il capo del Centro di ricerca russo di Harvard, Abram Bergson, lavorava per l’Office of Strategic Services (il precursore della CIA) e il centro sosteneva la caccia dell’FBI ai sovversivi.

La Guerra Fredda “arruola tutti e invita tutti ad assumere la propria parte” e “lo storico non è più libero dello scienziato da questo obbligo”, affermava il capo dell’Associazione Storica Americana. Pipes fu più che disposto a fare la sua parte. In uno dei suoi primi libri, Social Democracy and the St. Petersburg Labor Movement, 1885–1897, Pipes fece la sorprendente sintesi che i lavoratori erano così poco interessati al socialismo che un Lenin frustrato sviluppò in seguito la teoria “non marxista” e “blanquista” della “rivoluzione dall’alto” da parte degli intellettuali che in seguito avrebbe guidato la pratica bolscevica.

pipes 1L’anticomunismo implacabile fece di Pipes un propagandiata piuttosto che uno storico. Talvolta i guerrieri freddi più talentuosi ammettevano l’ovvio, come Robert Conquest, che concedeva che i bolscevichi conquistarono “la maggior parte delle classi lavoratrici nelle città”. Pipes, tuttavia, scrisse solo per gli ideologicamente convertiti e raramente fece concessioni fattuali che minassero la sua missione politica. Né Pipes si è impegnato in un confronto con i suoi critici come gli storici sociali degli anni ’70 e ’80 che hanno messo in difficoltà gli anticomunisti. La nuova storia sociale di studiosi come Alexander Rabinowitch, Ronald Suny e David Mandel aveva sostituito la semplicistica narrativa della Guerra Fredda collocando le azioni e i sentimenti di lavoratori ordinari, contadini e soldati al centro del processo rivoluzionario.

Ma poiché avevano prestato poca attenzione al suo lavoro, Pipes scrisse nelle sue memorie, che aveva deciso di “prendersi la rivincita su di loro e largamente ignorare anche il loro lavoro”.

Dopo aver pubblicato cinque monografie a metà degli anni ’70, Pipes fu riconosciuto come la principale autorità conservatrice sull’Unione Sovietica. Nel 1976, Pipes guidò un gruppo di esperti militari e di politica estera, noto come Team B, per contrastare la propria squadra A della CIA, in un’analisi della strategia militare dell’Unione Sovietica e delle presunte minacce di “colpire per primi” che rappresentava negli Stati Uniti. Il suo principale avversario era nientemeno che Henry Kissinger, consigliere di John F. Kennedy durante la campagna elettorale del 1960, come fautore di un immaginario “divario missilistico” con l’Unione Sovietica che avrebbe contribuito a spingere Kennedy alla vittoria.

Kissinger era stato notoriamente parodiato nel film di Kubrik del 1964  “Dottor Stranamore, Ovvero: Come imparai a non preoccuparmi ed ad amare la Bomba”, con tanti riferimenti ad uno spazio riservato nel giorno del giudizio universale e nei tunnel sotterranei per i potenziali sopravvissuti di un olocausto nucleare. Pipes affermava falsamente che l’Unione Sovietica aveva già raggiunto la “parità” nel 1970 e stava aumentando il suo arsenale mentre Kissinger aveva ammorbidito la sua posizione, appoggiando il disgelo ed ammettendo che gli USA avevano un vantaggio nucleare di sei volte maggiore. Piuttosto che la riconciliazione o l’annientamento nucleare, Pipes proponeva “ una ragionevole via di mezzo tra questi due estremi: una politica che richiedeva sangue freddo”. Pipes ammetteva che molti nella comunità dell’intelligence vedevano i suoi “guerrieri freddi“ come “pericolosi lunatici in grado di scatenare la Terza Guerra Mondiale”.

Il rapporto della Squadra B di Pipes sosteneva che fosse sbagliato supporre che Mosca ragionasse in termini di deterrenza nucleare, affermando che i leader sovietici pensavano “prima e innanzitutto all’offensiva“ e se la guerra fosse sembrata imminente erano pronti a “colpire per primi”. Persino la CIA fu sconcertata dalla mancanza di “dati grezzi” che sostenessero la sua analisi. Si leggeva nel rapporto, anche se non ne fece parola nelle sue memorie, l’affermazione che nonostante non si trovassero prove di un “sistema sottomarino non-acustico” questo non voleva dire che i sovietici non potessero costruirne uno, anche se apparentemente mancavano loro le competenze tecniche.

pipes 2 “Riassumendo, si trattava di capire una cultura diversa” commenta Pipes nelle sue memorie. L’equilibrio era determinato “soprattutto dalla mentalità e dalle intenzioni delle persone“ che controllavano gli arsenali nucleari. Anche questa valutazione mancava di prove verificabili e si affidava invece pesantemente sulle capacità di Pipes di leggere la mente presupponendo un regime sovietico intrinsecamente ostile. La carenza di una documentazione basata su fatti non impedì alle disgressioni di Pipes di influenzare le politiche di Reagan, anche se si riveleranno poi false. Interviste ad ex ufficiali sovietici precedentemente secretate non hanno rivelato prove “che supportassero i ragionamenti di Richard Pipes“ secondo cui l’URSS pensava di poter vincere una guerra nucleare, anzi dimostrano che “tutti i modelli strategici sviluppati dagli strateghi sovietici avevano carattere difensivo e ipotizzavano un first strike da parte della Nato”.

In “Sopravvivere non basta” Pipes descrive “la capacità unica dei regimi comunisti di imporre uno stretto controllo sui suoi domini mentre destabilizza il nemico”. Questa definizione dei comunisti come grandi manipolatori delle masse non era limitata agli scritti di Pipes sulla rivoluzione russa. Nell’ottobre 1983 milioni di tedeschi inondarono le strade della Germania occidentale per protestare contro lo schieramento dei Pershing II e dei missili Cruise che doveva iniziare nel dicembre successivo. Nelle sue memorie Pipes ricorda come “Mosca aveva lanciato un’enorme campagna propagandistica in Europa per ostacolare questi schieramenti, usando per questo scopo dimostrazioni pubbliche su larga scala finanziate ed organizzate dai suoi agenti”. Il vice presidente Bush “era preoccupatissimo all’idea di dover affrontare folle anti-americane”, e Pipes tentò di convincerlo che “le folle erano manipolate da professionisti pagati”.

In qualità di membro del Consiglio Nazionale della Sicurezza di Reagan, Pipes fu considerato come un estremista di destra sulla politica sovietica avendo proposto “di fare tutto quello che è in nostro potere per rovesciare il sistema, soprattutto con una politica di negazione economica ed un vigoroso programma di riarmo”. Nelle sue memorie si congratula con se stesso per aver “contribuito ad una politica estera che ha aiutato a far crollare l’Unione Sovietica, la più pericolosa e disumana forza della seconda metà del ventesimo secolo”.

pipes 3Dopo l’incursione nel governo, Pipes ritornò a tempo pieno ad Harvard, dove concentrò di nuovo la sua attenzione accademica sulle relazioni Usa-Urss e la storia russa. Dopo aver completato “La Rivoluzione Russa” Pipes si paragonò a Chapman, traduttore di Omero “il lavoro per cui sono nato è finito“. Uno dei vecchi studenti di Pipes, Peter Kenez, fu meno comprensivo, scrivendo quella che probabilmente è la più devastante recensione sugli studi sovietici mai apparsa. Alcune affermazioni di Pipes erano così assurde, scriveva Kenez, che il lettore “vuole rileggere una frase due volte“ perché “ forse ‘l’accusa’ si è lasciata sopraffare dalla sua stessa retorica”. Kenez giustamente contesta e ridicolizza molte delle affermazioni di Pipes: che l’ideologia bolscevica non fu che una sottile copertura per gente affamata di potere, che le dimostrazioni di aprile e giugno non furono che tentativi bolscevichi di “putches“ (colpo di Stato da birreria n.d.t), che i bolscevichi iniziarono deliberatamente la guerra civile, che il terrore Rosso fu più violento del terrore Bianco. Pipes sosteneva persino che i contadini fossero e rimasero monarchici dopo il 1917 senza fornire “le fonti di questa affermazione“ poiché non ve n’erano.

Più problematica della sua litania di distorsioni storiche fu il metodo storico di Pipes. Il suo approccio alla Rivoluzione, suggerisce Kenez, che è quello di vedere “ogni evento come conseguenza di una sinistra manipolazione dei rivoluzionari implica che non è necessario esaminare le opinioni ed i desideri della gente comune”. Ignorando ogni prova contraria, Pipes “esclude spietatamente ogni argomento ed informazione non rilevante per l’accusa“. Questo significava che Pipes non “ha niente da dire sugli obiettivi e la legislazione di emancipazione dei bolscevichi”. Il suo “odio per i rivoluzionari è cosi intenso“ suggerisce Kenez, che cessa di essere uno storico e “ diventa invece un pubblico accusatore dei rivoluzionari “.

Pipes attribuiva un gran potere alla propaganda. Come suggerisce Kenez, “lui crede che le persone non vogliano quello che sembra volere, poiché le loro opinioni e di cosneguenza le loro azioni sono state manipolate da altri“. L’approccio di Pipes è quello di un “uomo estremamente conservatore“; le uniche figure della Rivoluzione Russa che non descrive come scemi o mascalzoni sono le “straordinarie eccezioni“ del Generale Kornilov e di Nicola II.

pipes 4Gli opinionisti conservatori hanno scorrettamente descritto Pipes come un campione della democrazia – ovviamente senza avere letto questo libro. L’ammirazione di Pipes per i vili signori della guerra antisemiti si poteva comprendere solo collocando il suo estremo tradizionalismo non troppo lontano dal fascismo. Nel libro “Comunismo: la storia” Pipes difendeva il colpo di Stato appoggiato dagli Usa di Pinochet contro Allende nel  1773 e nel 1996 Pipes disse di fronte all’ audience di un’università a Toronto che “il fascismo italiano non era cosi male”. “Ho vissuto lì – c’erano molta operetta e brutta architettura ma non era di molto peggiore della Polonia che avevo lasciato nel 1940”. Nella sua ricerca di alternative al bolscevismo Pipes non fece nemmeno un maldestro tentativo per inventare un’alternativa “democratica” al potere sovietico – fu apertamente dalla parte delle forze della classe dirigente che si era impegnata nella repressione di massa come “ soluzione” alla rivoluzione russa .

Prima della rivoluzione Kornilov, l’eroe di Pipes , simpatizzava con gli antisemiti delle  Centurie Nere e durante la guerra aveva parlato incessantemente di voler impiccare “tutti quei Guchkov e Milyukov”. Poi però nell’agosto del 1917 si era schierato coi liberali poiché entrambi volevano annientare la Rivoluzione. La sera prima del suo tentato colpo di Stato, Kornilov disse ai suoi generali, “E’ ora di impiccare gli agenti e le spie tedesche, Lenin prima di tutti” e promise , se necessario, di “ impiccare tutti i membri del Soviet dei Deputati dei Lavoratori e dei Soldati”. Pipes asserisce che “il Paese desidera ardentemente un’autorità risoluta“, volendo dire che il desiderio della classe dirigente di affogare la rivoluzione nel sangue rappresentava gli interessi della nazione.

Pipes biasimava Kerensky per il suo “rifiuto di prendere misure drastiche contro i bolscevichi”, ma in realtà questa soluzione da mattatoio per la Rivoluzione Russa era destinata a fallire. La maggior parte degli operai rifiutarono di disarmarsi e le classi dirigenti, semplicemente, non avevano abbastanza scagnozzi per le strade per poter trasformare le loro aspirazioni dittatoriali in realtà.

La soluzione della repressione di massa di Kornilov (e di Pipes) rifletteva gli sviluppi che avrebbero sorretto la politica degli Alleati per molti anni a venire. Nonostante gli annunci pubblici sulla “democrazia” nel dicembre 1917 il presidente degli Usa Woodrow Wilson iniziò a mandare milioni di dollari a vari uomini forti nel tentativo di installare una “dittatura militare” – per dirla con le parole del Segretario di Stato Robert Lansing – favorevole ai bisogni americani.

In un’era di brutalità, la violenza di classe contro i Romanov ed i ricchi era particolarmente insopportabile per Pipes, anche se non lo era violenza contro i russi comuni. Mentre scriveva “La Rivoluzione Russa“ Pipes “provava indignazione verso la doppiezza e la brutalità dei comunisti“ che “mi ricordavano continuamente i nazisti”. Mentre scriveva dell’esecuzione della famiglia dello zar sentiva “odore di Olocausto…delle ciminiere di Auschwitz“. In quanto sostenitore delle mire della guerra di Russia, Pipes non ebbe problemi con i 6324 morti al giorno durante la guerra e nemmeno col sostegno statunitense al Terrore Bianco. Come insiste Mike Haynes “Senza il robusto sostegno dall’esterno, questi controrivoluzionari non avrebbero avuto  la sicurezza ed i mezzi per continuare la loro guerra“.

Anche se tutti i suoi libri furono scritti dal punto di vista dell’estrema destra, Pipes tentò di fingere oggettività nelle sue memorie, scrivendo che “la metodologia storica è deliberatamente eclettica“ perché “gli eventi sono sospinti da forze diverse…mi avvicino alle fonti con una mente aperta e mi lascio guidare. Il vero sapere…sta nella volontà dello storico di riflettere sul soggetto da tutti i punti di vista e ci vuole tempo”.

E’ più accurato nel descrivere la visione storica del “grande uomo” ed il suo disprezzo per i russi comuni. “Nei miei scritti di storia il mio interesse principale è sempre stato quello di determinare la mentalità degli attori principali e poi di dimostrare come influenzasse il loro comportamento”. Il corollario di questo metodo era la “netta distinzione” che tracciava tra  i russi istruiti e la popolazione in generale“.

Il volume seguente di Pipes, “La Russia sotto il regime bolscevico” ottenne molte meno fanfare. I malvagi bolscevichi erano fin troppo prevedibili. L’editore di Pipes diede persino il permesso per un ridicolo saggio “Comunismo, Fascismo e Nazionalsocialismo“, col confronto tra Lenin, Hitler e Mussolini proprio a metà testo. Gli eroi sono di nuovo Kornilov, che morì “di una tragica morte a causa di una granata bolscevica“ ed il suo rimpiazzo Anton Denikin. Pipes faceva l’apologia di Denikin che “univa l’integrità personale ad una totale devozione alla causa”. Le truppe di Denikin commisero alcune delle peggiori atrocità della Guerra Civile, come descrive Bruce Lincoln, incluso l’infame pogrom di Kiev dove inermi ebrei “in giganteschi edifici di 5 o 6 piani iniziarono ad urlare dall’alto al basso“. Interi insediamenti ebraici si unirono all’Armata Rossa piuttosto che affrontare la collera delle forze di Denikin.

Molti dei successivi libri di Pipes, inclusi “Breve storia della Rivoluzione Russa”, “I tre perché della Rivoluzione Russa“ e “Lenin sconosciuto: da un archivio segreto“ non sono altro che gli stessi monotoni lavori. Il Lenin di Pipes era infatti già ben conosciuto dal 1996, era ancora il diavolo fatto carne, e Pipes fornì qualche nuova citazione e note a piè di pagina per provarlo. Le sue testimonianze in “Lenin sconosciuto“ includono “a Lenin non interessava il giudizio di Trotsky a proposito di un qualunque argomento di sostanza”, Lenin “disprezzava i Russi“, trattava  “il suo vasto regno come una proprietà principesca” e ripeteva le accuse che fondi tedeschi avrebbero “aiutato Lenin a creare una stampa di partito ed una rete di cellule russe in Russia  cosi come il suo esercito privato (le Guardie Rosse)“.

Le visite di Pipes a Mosca nel 1991 e 1992 videro “i russi ubriachi di libertà“, ma già dal 1993 un’iperinflazione aveva azzerato il valore delle pensioni e dei risparmi di milioni di russi. Nessun visitatore a Mosca in quel periodo non poteva non notare in ogni stazione della metro le centinaia di persone che vendevano i loro casalinghi, i libri e gli animali domestici nel tentativo di sopravvivere al collasso. Però la prima preoccupazione di Pipes nelle sue memorie fu l’anticipo sulle royalty del suo libro per i diritti di traduzione di “La Russia sotto il vecchio regime” che “avrebbero potuto comprare un piccolo cottage mentre adesso erano appena sufficienti per un paio di fette di pizza”.

“Molti russi pensavano che non appena avessero scaricato il comunismo e si fossero dichiarati democratici del libero mercato si sarebbero crogiolati nella ricchezza: a dire il vero fu quello che disse loro Yeltsin quando prese il potere”. Invece, opinò Pipes “ col collasso del comunismo l’intera rete di servizi sociali che davano per scontata era svanita ed erano soli in un mondo sconosciuto e sconcertante”.

In effetti furono i colleghi di Pipes dell’Istituto di Harvard per lo Sviluppo Internazionale (HIID) che avevano convinto lo zar economico di Yeltsin, Anatoly Chubais, dei benefici di una “ terapia shock “. E’  desiderabile”, scrive lo stesso Pipes nel marzo del 1992, “che la Russia continui a disintegrarsi fino a che non rimanga nulla delle sue strutture istituzionali”. Come ci dimostra Janine Wedel questa strategia eliminò velocemente “la maggior parte del controllo dei prezzi e dei sussidi statali che avevano sostenuto la vita dei cittadini sovietici per decenni”. Parecchi anni più tardi gli oligarchi miliardari (ed i consiglieri di Harvard) furono tra i pochi a beneficiarne finanziariamente mentre i cittadini russi dovettero affrontare il più grande declino in tempo di pace degli standard di vita registrato nella storia.

In una conferenza in Norvegia nel maggio del 1993 su “Il comunismo: lo spettro sconfitto“, Pipes annunciò allegramente che Marx ed Engels “che erano apparsi per magia un secolo e mezzo prima infestando l’Europa erano scomparsi durante la notte“. Suggerì di nuovo che il “collasso dell’economia nazionale, che in altri paesi avrebbe portato al disastro, in Russia giocava un ruolo positivo“. Questo perché la gente doveva prendere in mano la propria situazione per forza cosi come si deve fare per acquisire le abitudini della democrazia e della libera impresa“.

Pipes fu particolarmente silenzioso riguardo allo scandalo dell’HIID ed ai suoi “consigli”, ritornando al familiare spauracchio come responsabile della catastrofe. “Sembra che, nonostante la mia reputazione di guerriero freddo, io abbia sottostimato i danni che sette decenni di governo comunista avevano inflitto al Paese ed alla psiche della gente“.

Nel 1996, Pipes era inorridito per la risurrezione del Partito Comunista, scrivendo nei Commentary sulla “nostra” delusione in Russia per non aver seguito “un percorso irreversibile di occidentalizzazione “, fu ampiamente criticato come russofobico. Il problema principale, secondo Pipes era che “la cultura politica russa non è ospitale verso le istituzioni politiche ed economiche occidentali“ e “fintanto che i russi non hanno la consapevolezza di quello che devono cambiare nella loro cultura, è improbabile che possano diventare una società “ normale”“. Questo è tutto quello che Pipes poteva offrire come spiegazione del tracollo economico che aveva incoraggiato. I risultati della transizione furono cosi penosi che milioni di russi da allora preferirono gli stalinisti incalliti alla “terapia shock “mentre il lacchè di Harvard, Chubais, fu largamente riconosciuto come “l’uomo più odiato in Russia”.

Scrivendo su The Nation lo storico liberale William Rosenberg elogiò il “ragguardevole ampiezza intellettuale, lo stile cristallino e la capacità di raccogliere una straordinaria quantità di dettagli provati “ del professor Pipes ma si lamentò di “una sapienza distorta dalla passione”. In realtà la sapienza di Pipes non era distorta dalla passione bensì dalla sua ideologia di estrema destra.

Russofobo, campione della violenza di massa, ammiratore di criminali antisemiti, più pericoloso quanto a follia nucleare dell’originale Dr. Stranamore, e sostenitore della disintegrazione economica della Russia, così dovremmo ricordare Richard Pipes.

articolo originale:

https://www.jacobinmag.com/2018/06/richard-pipes-cold-war-russian-revolution

traduzione di Stefania Martini 

 [chi vuole collaborare con la brigata traduttori può mandare una mail a traduttori@rifondazione.it]

Per un ritratto assai più simpatizzante di Pipes segnaliamo Antonio Carioti sul Corriere della Sera

Pipes (secondo da destra) durante una riunione con Ronald Reagan nel 1985


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