Leucemia di classe

Leucemia di classe

Maria R. Calderoni

Essere poveri è una disgrazia. Una disgrazia che può essere fatale. Se ad esempio siete poveri e vi prende la leucemia, siete spacciati. Se invece siete ricchi, avete otto probabilità su dieci di cavarvela. Questo, perché la scienza, che per fortuna non smette mai di studiare e ricercare, ha oggi scoperto un farmaco che, pur essendo totalmente e altissimamente appunto scientifico, ha del miracoloso. È in grado di far fuori la leucemia, anche quella nella sua forma peggiore, come si trattasse di una qualsiasi altra malattia.

Il Gan Farmaco si chiama Kymriah e  funziona con una sola infusione; appena entrato in contatto riconosce a vista le maledette cellule infettate e da vero killer serial le distrugge tutte fino all’ultima. Un portento.

Ovviamente la infusione non è una operazione semplice e deve essere ad personam, ma la terapia negli Usa è ormai in commercio, ufficialmente approvata dalla Food and Drug Administration e sarà presto disponibile anche in Italia.

Ottimo. Se non fosse per il piccolo particolare che il Kymriah costa 475 mila dollari, non proprio alla portata di tutte-tutte le tasche, si fa per dire. Ci risiamo con le solite trite cose di classe: la leucemia di un povero non vale come quella di un ricco. Pazienza. Forse se un malaugurato giorno dovessimo aver bisogno del Kymriah, interverrebbe la Asl, pensiamo, e dopotutto ci sono i famosi e provvidenziali ticket.

Ma ahinoi non su tutti i farmaci, ci sono i tichet, non su tutti quelli che il medico specialista ci prescrive. Ai poveri non si addicono certi marchi, e perciò la mutua non li passa…

Niente da fare. Il business medicinario è un potere fortissimo. Money money money, non gli importa niente se state male e non avete i soldi per acquistare le medicine, pure quelle dotate di ticket; Big Pharma e le altre, inclusa la nostra “grande” Angelini, se ne infischiano . E il motivo c’è, eccome. Si chiama con quel nome banale e antichissimo, planetariamente noto e diffuso: quel nome lì, Profitto. Al punto che <industria farmaceutica e malattia oggi sono considerate il connubio più lucroso della storia umana>. Al punto che la classifica di “Forbes” oggi mette le case farmaceutiche <al di sopra delle banche, delle case automobilistiche e delle industrie petrolifere, in termini di margini di guadagno>.

Seguaci di Molière, anche le aziende farmaceutiche creano e curano con trasporto Il malato immmaginario, a loro misura e comodo. Infatti, secondo Richard J. Roberts, Premio Nobel per la Medicina, i farmaci che curano presto e bene non sono redditizi, <ed è per questo che non vengono sviluppati dalle case farmaceutiche; le quali, invece, riversano nella sanità medicine che cronicizzano e che vengono consumate in serie>.

Lo sappiamo bene, i farmaci sono costosi, e c’è chi smette di curarsi, per le semplici ma inflessibili ragioni del ridotto portafoglio. Costosi per via anche dei prestigiosi (e soprattutto redditizi) brevetti, grazie ai quali le industrie farmaceutiche dettano legge, cioè decidono il prezzo: santa provvidenza, solo dopo che tali brevetti sono scaduti si possono produrre i «generici», cioè le copie del farmaco a prezzi molto più bassi.

Così, tanto per dire, l’Aids, troppo costosa da curare, ha ucciso e uccide milioni di africani (come già la fame, del resto).

Carissime medicine. Benedette medicine. Guai se non ci fossero. E quindi non sembrino troppi 475 mila dollari per questo favoloso  Kyrmiah antileucemico! O la borsa o la vita.

 

Come sempre.


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