Noi e la letteratura, Il nuovo libro di Raul Mordenti

Noi e la letteratura, Il nuovo libro di Raul Mordenti

 

Maria R. Calderoni

Da qui all’infinito. E infatti non si finisce più di impararne, da questo libro, una antologia storico-filosofica sotto forma di critica della 

Letteratura, che è difficile da riassumere e che non è certo leggibile in poche ore e tutto d’un fiato. Ma ne vale la pena.

Di fiore in fiore – di capitolo in capitolo – non si resta mai a bocca asciutta. Perché questo ultimo libro di Raul Mordenti – “I sensi del testo. Saggi di critica della letteratura” (Bordeauxedizioni, pag.347, €.16) – è una specie di mille e una notte che spazia da Adamo ad Internet: senza fiato alla ricerca dei “sensi”, dei significati palesi e nascosti – e anche “segreti” e magari impensabili – delle parole. Le parole della Letteratura, ovviamente, poesia, romanzo, saggio, storia, scienza. Lì dove il mondo appunto non finisce.

Tanto per dire, l’elenco dei “nomi” che spaziano nel libro ve lo lascio solo immaginare. Dalla a alla zeta coprono nove pagine filate, e non mancano certo Dante, Boccaccio, Petrarca, Leopardi, Goethe, Freud, Brecht, Proust, Pasolini, Mann, Gramsci, Marx e ancora ancora ancora (e nemmeno manca Asor Rosa…); ma la fatica è ripagata. E nei campi più vari.

Per esempio. “L’unilinearità della sequenza” – grazie alla quale <il tempo da noi percepito si svolge ferreamente secondo una sequenza sola, quella del prima/poi: quello che era prima diventa poi (e mai accade l’inverso)> – ci viene spiegata benissimo anche, e appunto, attraverso i “sensi” della Letteratura. Ed è materia su cui riflettere, non ci avevamo pensato bene…

Da leggere con particolare attenzione il capitolo “Primo Levi, i segni sula pietra”: dell’indimenticabile libro su Auschwitz, “Se questo è un uomo”, Mordenti sottolinea il significato profondo, quello che magari ci era sfuggito, quello che fa scrivere allo stesso Levi: <È accaduto, dunque può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire>.

Agghiacciante. Testimonianza e memoria. La Letteratura insegna.

Una scuola interculturale: ecco ancora una riflessione necessaria. <Ai problemi tradizionali della nostra scuola pubblica (primo fra tutti il il costante de-finanziamento), se ne è aggiunto nel frattempo uno che è assolutamente centrale in questi ultimi anni: il problema dell’alterità>. L’alterità dei migranti, “Chiamatemi Alì”. Come si può continuare a ignorare, scrive Mordenti, <la realtà dei “nuovi italiani”: quasi settecentomila minorenni con cittadinanza straniera, di cui però il 60% è nato in Italia, e mezzo milione di loro frequenta le nostre scuole>?

Una domanda non certo retorica, ma che con la Letteratura c’entra; e molto.

Tempi nostri. Bella differenza tra la nostra era e il medioevo, anche “letterariamente” parlando. <Il manoscritto medievale era concepito e costruito per durare per sempre e tuttavia reso disponibile per pochi o pochissimi. Oggi il prodotto culturale è concepito e costruito per essere accessibile a tutti (essenzialmente tramite la rete Internet) e tuttavia esso rischia di durare poco o pochissimo>. Da qui, da questa inedita situazione, nasce la inderogabile <necessità di ricopiare, o “riversare”, continuamente i nostri documenti, le nostre edizioni, le nostre banche-dati per renderli accessibili alle sempre nuove tecnologie>.

Non siamo più nel medioevo, già. Siamo nell’Interspazio. E tutti i dati che gli affidiamo, all’Interspazio, <condividerebbero il seguente destino: essi sarebbero incompleti e parziali nel momento in cui scrivo, sarebbero già superati nel momento in cui ciò che scrivo venisse pubblicato, sarebbero irrimediabilmente passati nel momento in cui qualcuno domani leggesse ciò che scrivo oggi>. E inoltre, < come pubblicavano Newton e Leibniz?>…

Nel libro c’è molto molto altro.

Andate e leggete.


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