Un nuovo sistema d’istruzione per una nuova società

Un nuovo sistema d’istruzione per una nuova società

di Loredana Fraleone -

Il mondo accademico è rimasto pressoché estraneo all’operazione di feroce attacco alla scuola della Costituzione, realizzato con l’approvazione della legge detta della “Buona Scuola”. Non si tratta certo di una novità, i due mondi dialogano difficilmente da sempre, con un certo svantaggio per entrambi.

Soprattutto la parte “forte” dei docenti universitari, chiusi in una nicchia garantita da un’autonomia apparentemente al riparo da interventi del ministero, non è stata in grado di vedere come un disegno che ha puntato e punta alla gerarchizzazione e alla limitazione della libertà d’insegnamento avrebbe inevitabilmente investito tutto il sistema d’istruzione.

La formazione della persona, dalla scuola per l’infanzia all’università, secondo l’ideologia e la politica dominanti non ha bisogno di una connotazione critica e non ha certo il compito di “….rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona…. “come recita l’ingombrante articolo 3 della Costituzione repubblicana.

Anche se a macchia di leopardo, la resistenza nelle scuole è ancora presente attraverso le più svariate forme, dopo una stagione di lotte imponenti che hanno coinvolto la gran parte dei docenti. Nelle università soltanto ora si avvertono segnali di reazione, dopo la scandalosa introduzione delle “cattedre Natta”, con La legge di Stabilità del 2016, ossia di 500 posti di “professori eccellenti”, con carriere separate dagli altri anche per reddito e giudicati da commissioni presiedute da presidenti nominati direttamente dalla Presidenza del Consiglio. A questo duro colpo all’autonomia delle università, si aggiunge la Legge di Stabilità del 2017, che prevede la “ricerca eccellente” verso la quale vengono convogliate risorse notevoli (guarda caso è previsto un finanziamento di almeno 700 milioni verso enti senza vincoli come l’IIT), e i “dipartimenti eccellenti” ai quali verrà destinato un fondo speciale di “eccellenza”, divaricando ancora di più la differenziazione delle Università.

Tutte le organizzazioni sindacali dei docenti, del personale amministrativo e degli studenti hanno prodotto documenti contrari a questi provvedimenti, ma una risposta adeguata non è ancora arrivata di fronte ad una operazione talmente punitiva per la maggioranza delle università, soprattutto del sud, e talmente improntata alla ratifica di disuguaglianze da connotarsi come incostituzionale.

Come si vede bene dall’idea di società che emerge dalle “riforme” sul sistema d’istruzione, la Costituzione che valorizza il principio d’uguaglianza, sui diritti e sulla democrazia rappresenta sempre più un intralcio a un sistema che ha bisogno della concentrazione dei poteri nelle mani di pochi, della gerarchizzazione fondata su privilegi, della disuguaglianza e della competizione come paradigmi a cui tutti si debbono assoggettare. Anche per questo il 4 dicembre è necessario votare NO.


Sostieni il Partito con una



 
Appuntamenti

PRIVACY







o tramite bonifico sul cc intestato al PRC-SE al seguente IBAN: IT74E0501803200000011715208 presso Banca Etica.