
Brasile: I fantasmi di Temer
Pubblicato il 15 giu 2016
di Guilherme Boulos
Il nome di Guilherme Boulos probabilmente non è molto noto in italia, ma si tratta del giovane coordinatore del MTST (Movimento dos trabahadores sem teto) che è stato capace in pochi anni di organizzare e dare una formazione politica a nuclei significativi della popolazione povera delle periferie urbane in Brasile. Lo strumento di lotta principale è l’occupazione di edifici vuoti da tempo e di spazi abbandonati per dare una abitazione a chi è strangolato dagli affitti e dalla distanza lavoro-abitazione. Il MTST aderisce al Frente Povo sem medo (la parola d’ordine di tale fronte, scandita nelle manifestazioni, è: Povo sem medo/sem medo de lutar, cioè popolo senza paura/senza paura di lottare). Boulos è in questi mesi di destabilizzazione e colpo di Stato un leader di primo piano sia nella capacità di rapida mobilitazione che nella elaborazione. A San Paolo ha guidato la prima grande manifestazione nella Avenida Paulista il 13 maggio (il giorno successivo alla votazione del Senato che ha portato alla sospensione della presidente) e l’occupazione della sede paolista della Presidenza della Repubblica il primo giugno, ottenendo la revoca dei tagli al programma Minha casa minha vida decisi dall’usurpatore vice presidente Michel Temer. L’articolo permette di cogliere abbastanza bene il clima golpista e il ruolo del potere giudiziario in esso. (T.I.)
Il vice ha vestito la fascia (presidenziale) con una lunga lista di resti da pagare. Saldando i debiti, vede la sua popolarità crollare. Ma è la mobilitazione popolare che potrà frustrare la sua tragica traiettoria.
Michel Temer è sempre stato un uomo dietro le quinte. Ha costruita la sua influenza nell’ombra, come stratega della piccola politica, negoziando cariche e voti in Parlamento. Non a caso è stato per due volte presidente della Camera e ha diretto il PMDB (Partido do movimento democrático brasileiro, l’alleato del PT, Partido dos trabalhadores, nei governi di centro sinistra di Lula e Dilma) per molti anni. Lì si muoveva con destrezza.
In quell’habitat naturale ha armato la cospirazione che lo ha portato alla Presidenza della Repubblica. Ma ogni negoziazione ha un prezzo. E quello di un golpe, allora! costa caro. Temer ha salito la rampa del Planalto (il palazzo del governo) con una lunga lista di residui da pagare. Questo spiega la successione di fanfaronate del suo governo in meno di un mese. Annunci disastrosi, un ministero aristocratico e la perdita di alcuni dei suoi principali alleati per coinvolgimento organico nella corruzione.
Per non parlare del clima generalizzato di rigetto nelle piazze. Quale settore della società difende il suo governo? Fatta salva la Borsa, la Fiesp (Federazione degli industriali dello Sato di San Paolo) e la famiglia Marinho (proprietaria della rete Globo) è difficile trovare qualcun altro. Neppure la classe media che era andata in piazza contro Dilma è disposta a difenderlo: sembra vergognarsi un po’ con lo stufato che le sue pentole hanno cucinato (il riferimento è alla pratica, tipica del ceto medio di destra, di battere sulle pentole per protestare).
Ma, credete, il peggio sta per arrivare. Temer dovrà entrare in campo per salvare Eduardo Cunha (già presidente della Camera e ingegnere del golpe parlamentare). E molto probabilmente lo salverà. Ingenuo credere che la decisione stia nelle mani di Zia Eron (il riferimento è alle intercettazioni volutamente fatte “fuggire”). Temer utilizzerà tutti i mezzi a sua disposizione per conservare il mandato (parlamentare) di Cunha, nella Commissione di etica e nella plenaria (della Camera).
Non ha altra scelta. Se Cunha sarà cassato e arrestato, il suo governo non sopravvive 24 ore. Cunha ha già mostrato che è il tipo di bandito che cade sparando. La sua salvezza è forse il più caro dei residui da pagare per il golpe. La reazione dell’opinione pubblica e delle piazze è imponderabile. Può essere lo stoppino.
Inoltre, c’è Sérgio Machado (ex presidente della Transpetro, delatore nel processo per corruzione Lava Jato). L’uomo bomba del PMDB ha già fatto cadere due ministri e ha portato il procuratore generale della Repubblica, Rodrigo Janot, a chiedere l’arresto del presidente del Senato, Renan Calheiros e dell’ex presidente della Repubblica José Sarney. E questo mentre è stata divulgata fino ad ora solo una piccola parte delle registrazioni di Machado. Se in un’ora di registrazioni Machado ha abbattuto due ministri, in altre tre o quattro abbatte Temer. E c’è chi dice che gli audio di Machado presso la Procura generale della repubblica possono arrivare a 60 ore.
I fantasmi accerchiano il Jaburu (nome del palazzo della vicepresidenza della Repubblica, molto assonante con urubu, l’avvoltoio). Cunha e Machado possono trasformare il governo illegittimo di Temer nel più breve della storia recente. Ma questo dipende molto da Janot e dal STF (Supremo tribunale federale). E in entrambi i casi non ci sono criteri chiari di condotta. Janot, per esempio, aveva gli audio di Sérgio Machado da marzo, ma solo li ha resi pubblici a maggio. Se lo avesse fatto prima, avrebbe potuto cambiare la storia dell’impeachment.
Altrettanto vale per il STF, in particolare per Teori Zavascki, che ha bloccato per quattro mesi la decisione di allontanamento di Eduardo Cunha. Può benissimo bloccare per altri quattro mesi la decisione sul suo arresto. Certamente loro hanno i propri interessi. Rimane da sapere se interesserà loro prendere decisioni di impatto prima della votazione finale al Senato.
Ma, indipendentemente da ciò, il fatto è che l’instabilità è venuta per rimanere. Quelli che credevano nella favola della pacificazione e dell’unione nazionale con Michel Temer hanno già cominciato a rendersi conto la situazione è più complicata.
Senza parlare della vecchia talpa. In clima di recessione e misure antipopolari, le mobilitazioni sociali hanno la tendenza ad irrompere con sempre maggior forza e intensità.
Chi ha partorito il golpe, che lo regga.
13 giugno 2016
Fonte: blog Outras Palavras, riprodotto da Vermelho
traduzione di Teresa Isenburg
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