
Traduttori traditori
Pubblicato il 23 mag 2016
di Lidia Menapace
Si suol dire che molti (e molte, ovviamente) traducendo tradiscono il testo, sicchè si parla di traduzioni-tradimenti.
Eccovene un esempio che a me sembra difficile perdonare con la scusa della buona fede o della distrazione.
Quando più di centanni fa le donne norvegesi, prime in uno stato europeo, ottenero il riconoscimento del diritto di voto, non si fecero illusioni e cercarono perciò di consolidare e promuovere l’esercizio di quel diritto, conquistato con le lotte delle suffragiste (non suffragette).
Proposero al parlamento norvegese, che la approvò e la inserì da allora sempre nella legge elettorale, la “clausola di non sopraffazione di genere”, proponendo cioé che nella composizione delle liste nessun genere avesse più del 60% dei posti, nessuno meno del 40%: la misura risultò così efficace ed equilibrata che oggi se ne richiede l’applicazione a favore del genere maschile, naturalmente in Norvegia. Se l’avessero chiamata “quote rosa” sarebbe crollata nel ridicolo proprio come è accaduto da noi. Come non pensare con un po’ di finzione che gli uomini temano il confronto leale e si nascondano piuttosto nelle traduzioni/tradimenti? Basta provare, inserendo la detta “clausola” nella legge elettorale.
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