
I leader cattolici dell’Europa stanno annullando tutto il lavoro positivo di Papa Francesco riguardo alla crisi di migranti
Pubblicato il 15 mag 2016
di Robert Fisk
Dato che era un anglicano della contea di Mersey mio padre di solito si riferiva ai riti della Chiesa Cattolica chiamandoli “Roman mumbo-jumbo” (“confusi incomprensibili rituali romani”). Una volta diede un passaggio a un amico cattolico per il luogo di lavoro, si dimenticò che l’amico era cattolico e – insultando un altro automobilista che gli attraversava la strada – urlò: “Chi pensa di essere quel maledetto cretino, il Papa?” Il suo amico da allora rifiutò il passaggio.
Pensai che mio padre era stato un po’ esagerato, ma neanche a me piacevano moltissimo i papi. Papa Pio XII, secondo me, aveva mancato al suo dovere di denunciare i nazisti per la loro persecuzione nei riguardi degli ebrei. Perdonai a Papa Giovanni Paolo II il suo conservatorismo, soltanto perché aveva fatto infuriare George W. Bush condannando la Guerra dell’Iraq del 2003.
Ma ho fatto pace con il Vaticano quando è arrivato Papa Francesco. Ho deciso che era certamente una brava persona quando andò a Lampedusa nel 2013 – molto tempo prima che i nostri leader cominciassero le loro lamentazioni per i rifugiati del Medio Oriente che affogavano nel Mediterraneo – e chiese se qualcuno avesse pianto per le migliaia di persone che morivano nelle navi-bara dirette verso l’Italia. “Siamo una società che ha dimentica come piangere, come sperimentare la compassione”, disse. Bello da parte tua, Papa, pensai.
Poi Francesco è spuntato di nuovo a Lesbo il mese scorso e si è portato a casa, in Vaticano, tre famiglie di rifugiati musulmani. Come doveva poi dire Martin Schultz, presidente del Parlamento Europeo, Papa Francesco ci ha dimostrato “che cosa significa essere umani”.
Se pensavate che tutto questo era un po’ di “Roman mumbo-jumbo” travestito da carità cristiana, ascoltate soltanto quello che ha dovuto dire il Papa quando questo mese gli è stato assegnato il Premio Europeo Carlomagno. “Che cosa è successo a te Europa dell’Umanesimo, paladina dei diritti umani, della democrazia e della libertà?” ha chiesto. “Che cosa ti è successo, Europa, madre dei popoli e delle nazioni, madre di grandi uomini e donne che hanno difeso e perfino sacrificato la loro vita per la dignità dei loro fratelli e sorelle?”
Un grosso ahi!, specialmente da parte dei vecchi retrogradi dell’Europa dell’Est che credono che loro e soltanto loro, salvaguardano il diritto di nascere con gli occhi azzurri e i capelli d’oro dell’Europa cristiana.
Prima abbiamo avuto l’odioso presidente dell’Ungheria, Viktor Orban che ci ha detto che il suo paese stava difendendo le frontiere della Cristianità quando stava rinchiudendo i rifugiati musulmani di Siria, Iraq e Afghanistan perché “l’Islam non era stato mai parte dell’Europa.”
Poi abbiamo avuto il primo ministro Ceco, Milos Zeman – un politico della sinistra – che ci ha detto che era “praticamente impossibile integrare la comunità musulmana nella società europea”, e che in precedenza aveva dichiarato che la Fratellanza Musulmana voleva “controllare l’Europa”.
Data la grottesca storia fascista dell’Ungheria che mandò ad Auschwitz i suoi ebrei a opera del suo governo favorevole ai nazisti, si sarebbe dovuto pensare che Orban (nato in una città ungherese che era stata sede del suo prelato cattolico più anti-semita, il Vescovo Ottaker Probaszka che diceva ‘gli ebrei ci stanno divorando’) ci avrebbe risparmiato la sua lezione sulla “cultura” europea.
Ancora peggio, a Orban è seguito soltanto pochi giorni fa niente di meno che l’Arcivescovo di Praga, Cardinale Dominik Jaruslav Duka, che ha deciso non soltanto di umiliare i musulmani ma che ha anche cazzeggiato sullo stesso Papa Francesco.
“La sensibilità di Papa Francesco riguardo agli argomenti sociali, è diversa dalla nostra in Europa,” ha detto questo campione di virtù cristiana. “Papa Francesco è popolare e ci sono motivi diversi per la sua popolarità. Viene anche dall’America Latina dove il divario tra ricchi e poveri è molto maggiore.” In quanto al viaggio di Francesco a Lesbo, “è stato soltanto un gesto “.
Suppongo che era il momento in cui un papa avrebbe dovuto mandare una caraffa di veleno al suo cardinale che ha perso la retta via, o almeno un sicario del Vaticano con un coltello arrugginito, specialmente quando il prete invadente lo ha paragonato a Giovanni Paolo, che “era capace di attirare l’attenzione delle folle ma… che sapeva la storia del Nazismo e del Comunismo e conosceva come era stata difficile la lotta per la libertà.”
Il Cardinal Duka ha avuto una buona parola anche per il “pensionato” Papa Benedetto – ex mitragliere anti-aereo della Gioventù Hitleriana che era anche contrario all’aborto e che sosteneva che Auschwitz era stato il prodotto di una “banda di criminali” a Berlino.
“Si si paragonasse il linguaggio di questi papi [Giovanni Paolo e Benedetto] e le parole che usavano più di frequente, si vedrebbe un’enorme differenza,” ha detto Duka. “Tuttavia, si deve tener conto dell’umore della società.”
Ah, sì, Papa Francesco doveva piegarsi all’umore della società, non è vero? E dopo tutto, veniva da un paese, poveruomo, con un grande divario tra ricchi e poveri – come se proprio questa crisi sociale non fosse stata endemica in ogni nazione dell’Est europeo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale.
Neanche Angela Merkel è sfuggita al disprezzo del Cardinale. La Cancelliera ed altri federalisti europei avevano chiesto una “cultura dell’accoglienza” nell’accettare i rifugiati provenienti dal Medio Oriente, che sta ora dividendo le società europee e mettendo in pericolo la loro sicurezza.
Da parte del Cardinale nessun commento sulla preoccupazione di Papa Francesco che il Mediterraneo rischi di diventare un “cimitero”. Non una parola da parte dell’Arcivescovo di Praga per il sogno di Francesco “di un’Europa dove essere un migrante non è un crimine, ma un invito a un maggior impegno in nome della dignità di ogni essere umano.”
Per essere giusti, come si dice, il Cardinal Duka è anche un uomo coraggioso. Era stato perseguitato dai comunisti, imprigionato, e tuttavia ha mantenuto la fede. Nessuno dovrebbe fare una predica a Duka sulla sofferenza, e, tuttavia, le sue parole fanno pensare che non possa comprendere la sofferenza di coloro che non sono della sua religione.
Questo è il suo problema, o, come potrebbero dire le persone di fede, il suo peccato. Dopo tutto, non è che la Chiesa Cattolica avesse una fedina penale immacolata nella vecchia Cecoslovacchia.
Quando Hitler divise il paese in due, Padre Josef Tiso, un prete violentemente antisemita, divenne presidente della ‘Repubblica Slovacca’ nazista e appoggiò con entusiasmo la deportazione ad Auschwitz degli ebrei del suo paese, un esodo soltanto temporaneamente fermato quando intervenne il Vaticano. Magari Duka potesse rileggere la biografia di questo miserabile figlio della Chiesa; Tiso non si era permesso dei ‘gesti’, né si era preoccupato molto dell’‘umore della società’.
Anche l’attuale primo ministro di Duka, potrebbe però riflettere che Tiso deve aver pensato che era ‘praticamente impossibile integrare la comunità ebraica nella società europea’. So che cosa avrebbe detto mio padre.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
Originale : The Independent
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY NC-SA 3.0
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