Brasile. Il golpismo e la simbiosi democrazia-comunismo

Brasile. Il golpismo e la simbiosi democrazia-comunismo

di Osvaldo Bertolino

L’attuale apice di golpismo è la ripetizione di una pratica politica ripetuta in Brasile. La destra, incapace di vincere le elezioni onestamente con i suoi programmi di governo, ha sempre fatto ricorso a questo metodo e ha incontrato nei comunisti la più ferma resistenza. Una volta ancora assistiamo a questo scontro. 

Se vi è una cosa di cui i brasiliani potranno inorgoglirsi  in futuro è l’associazione della democrazia al comunismo. Coloro che già oggi guardano la storia e il presente senza la fobia anticomunista  possono vedere chiaramente questa simbiosi. Al momento, onorando questa tradizione, i comunisti occupano la prima linea nella difesa della democrazia e hanno affrontato con determinazione e competenza le manovre golpiste. Operando su diversi fronti, essi prendono decisioni basandosi sulla comprensione acquisita della teoria marxista. Di esse la più importante è l’ampiezza politica che  cerca di aggregare forze in un fronte democratico plurale e di largo spettro.

Ciò è possibile solo nel rispetto della diversità di pensiero e con lealtà nelle relazioni politiche, contenute strettamente nel campo delle idee. Questa comprensione viene fin da quando la concezione comunista acquistò solidità in Brasile, negli anni ’20 del XX secolo. La democrazia è sempre stata all’ordine del giorno dello scenario nazionale in buona parte grazie alle azioni comuniste orientate da tale principio. Il primo grande atto con questa caratteristica è stata l’insurrezione del 1935 contro la tendenza fascistizzante del paese. All’inizio degli anni ’40, i comunisti appaiono di nuovo come ancora dell’inizio della ridemocratizzazione in una battaglia epica per un’ Assemblea Nazionale Costituente, descritta in dettaglio nelle biografie di Maurício Grabois e Pedro Pomar.

Il governo del generale Eurico Gaspar Dutra, eletto presidente della Repubblica nel 1945, ha costituto altra grande sfida per i comunisti.  Essi furono privati dei loro mandati elettorali, ma hanno lasciato il segno di combattenti abnegati. Con la sconfitta della democrazia nel 1964, che era minacciata dalla destra fin dai tempi di Dutra, una volta di più la lotta per la libertà richiese azioni energiche, come fu la Guerriglia dell’Araguaia. Nella Costituente del 1988, quando la democrazia fu ristabilita, di nuovo le idee democratiche dei comunisti  sono  ben presenti, così come nell’opposizione al neoliberalismo negli anni ’90. E arriviamo al ciclo Lula-Dilma, del quale il Partido Comunista do Brasil (PCdB) è uno dei puntelli.

 Classico e vago luogo comune

Questo ricorrente combattimento contro le forze oscurantiste e retrograde, appoggiate da strati politicamente informi e ottusi, raggiunge di nuovo attualmente un picco, senza che si possa dire quali ne saranno  la continuazione e  le conseguenze. Quello che si può con certezza affermare è che la nazione – la parte più viva e cosciente del popolo di questo paese – è prossima a subire un colpo potente. I golpisti, con il pretesto di allontanare il Brasile dall’“orlo dell’abisso”, fanno ricorso al moralismo, classico e vago luogo comune, che nel caso concreto ha preso la denominazione più precisa e più terrificante di imminente pericolo di una ‘dittaura petista’ –una derivazione grossolana dello storico anticomunismo di destra -, calcolata mistificazione suggerita dalla macchina mediatica per una manovra politica inconfessabile, terrorizzando e beffando la parte meno cosciente della società.

Questo classico luogo comune ha acquistato forza come falsa immagine di una situazione in realtà per niente immaginaria. Il Brasile non si trova sull’orlo di nessun abisso; al contrario, cammina in avanti, un po’ fra sussulti e scossoni, secondo la buona moda brasiliana, cercando il suo proprio cammino di sviluppo progressista e indipendente.  Solo gli analfabeti politici e sociologici totali possono credere in questo pericolo. E il golpe, ispirato, ideato, dettato, determinato, teleguidato da forze anch’esse per nulla immaginarie, ha acquistato il profilo di un vero colpo di magia, convertendosi esso sì in un pericolo reale e ben presente. Il modo in cui questa fantasia si è ramificata mostra che la magia è stata montata da specialisti e esperti in giochi di prestigio.

Ossessione ‘antipetista’ appesta l’aria

Ci sono buone ragioni per supporre che la preparazione psicologica del golpe decorra da paziente meticolosa azione cospirativa, sperimentata fin dalle prime ondate di denuncia della ‘corruzione’ che sono apparse sulla scena ancora nel primo mandato dell’ex presidente Luiz Inácio da Silva. La tecnica di mistificazione meticolosamente pianificata ha sfruttato l’odio ‘antipetista’, buon affare per alcuni, radicato preconcetto per milioni. Epiteto agitato senza sosta dai mezzi di comunicazione, ha finito per fissarsi nelle teste impreparate e politicamente vuote. È stato  legato alla bandiera brasiliana e portato in carovane che hanno sfilato per il paese, creando spettacolo di  rozzezza e fascismo  sgangherato.

Queste manifestazioni, lubrificate da abbondanti mezzi per  coloro che si muovono in controtendenza rispetto al  paese e al suo popolo, hanno acquisito un tono furioso, di odio, per applicare l’etichetta di ‘petista’ su qualunque cosa odori, anche alla lontana, di idee, opinioni, proposte, progetti, programmi, rivendicazioni, su tutto ciò che in qualche modo tocca, anche poco, gli aspetti più arretrati e i contenuti più obsoleti delle strutture economiche e sociali del paese. L’ossessione ’antipetista’ appesta l’aria, contaminando l’opinione pubblica, squilibrando le menti spaventate e sviate da una campagna mediatica senza scrupoli, portando la paura dentro le case, lasciando i nervi a pezzi anche di persone sicure di sé.

brasile comunisti

 Cortei  incendiari

Le dicerie ben dosate, alleate alla mania di denunce circensi dei media, formano uno spettacolo disgustoso. I cospiratori e i golpisti, freddamente, danno gli ultimi ritocchi alla magia per presentare come nuova la ricetta che viene dalla campagna abolizionista. Già nel 1871, nel corso dei dibattiti del Progetto di Legge del ventre-libero (cioè la libertà per i figli delle schiave) , il gabinetto conservatore del Visconte di Rio Branco fu accusato, in pieno parlamento, di “governo comunista, governo di strage e di furto.” Nel 1884, il governo Souza Dantas, che aveva presentato alla Camera dei Deputati il Progetto di Legge per i sessantenni (libertà per gli schiavi che raggiungessero i sessanta anni di età), elaborato dall’allora deputato Rui Barbosa, venne anch’esso definito “comunista”.

Il deputato Souza Carvalho, difensore estremista degli interessi schiavistici, disse che il governo era complice di “manifestazioni sovversive”. Il Progetto, secondo lui, non era altro che “un pretesto per l’agitazione, la rivoluzione e la sovversione sociale” e per “adulare gli anarchici e i manifestanti nelle strade”, favorendo “i cortei incendiari e le dimostrazioni esagerate”, permettendo “certa aggregazione comunista”che promuoveva “rumorosa agitazione contro la proprietà legale, in edifici pubblici, nel seno di una scuola superiore.” Si riferiva alle manifestazioni organizzate dalla Confederazione Abolizionista e dal Centro Abolizionista della Scuola Politecnica.

 I despoti sono illusionisti

Questi esempi dimostrano che la destra ha poca immaginazione, e ripete sempre le stesse tattiche e le stesse pratiche. È stato così anche nel colpo dello Stato Nuovo del 1937, scatenato allegando la minaccia ‘comunista’ dell’inventato ‘Piano Cohen’, e si è ripetuto nel governo di Eurico Gaspar Dutra con la messa fuori legge del Partito Comunista del Brasile e dei suoi eletti, nel secondo governo di Getúlio Vargas del 1954, nella cospirazione fascista contro il governo João Goulart che portò al colpo militare del 1964. I golpisti, nell’impossibilità di vincere onestamente le elezioni a causa del loro programma anti-popolo, ripetono sempre le stesse accuse e la radicata monotonia contro quelli che lottano per un Brasile indipendente, progressista e democratico.

Attualmente, tutta questa banda di golpisti, accompagnati da sciocchi, intona nei mass media e nelle strade un coro infernale: petismo, petismo, petismo! È la guerra ideologica in azione, fredda e calcolata, che si infiltra nei cervelli lavati dalla ripetizione di menzogne come se fossero verità, circuiti affinché accettino il golpe come se fosse qualche cosa per loro vantaggioso.  Non capiscono, fingono di non capire, non vogliono capire che i farisei della bassa politica stanno utilizzando la loro passività per imporre, più avanti, la politica del ‘chiudi il becco’, dell’opinione addomesticata, del sì signore. Cioè: proprio l’opposto di qualunque amministrazione mediamente democratica.

Basta vedere come l’‘antipetismo’ è presentato al pubblico – tutto senza capo né coda, storie di babau, lupi mannari, fantasmi e altre tenebrose panzane messe nelle teste degli incauti, che sono ancora molti in questo paese. E intanto, il programma del golpe viene tenuto nascosto sotto chiave. “I despoti sempre sono stati illusionisti”, disse lo scrittore russo Anton Pavlovitch Cechov. I golpisti confermano ciò alla società. Certamente non pochi patrioti, sinceri democratici, senza un’esatta comprensione dei processi sociali, si lasciamo influenzare da questa campagna reazionaria. La crescita di questa onda si è alimentata di  tali confusioni .

 Grado di coscienza democratica

Da quanto detto, è evidente che il golpismo è un esempio compiuto delle più acute contraddizioni fra la parola e l’atto. Fare una cosa e dirne un’altra è la sua regola. Se così non fosse, non recluterebbe nessuno. Sfila con la maschera della moralità per occultare la violenza di molti dettati costituzionali e democratici e sogna di fare di questo paese di nuovo una terra di muti, in cui sia crimine, come dice il popolo, bisbigliare e gridare. Non ha altro significato il terrorismo organizzato contro la intellighenzia brasiliana, sempre sotto la maschera dell’‘antipetismo’.

Fra i golpisti, già è regola l’orrore per la cultura, per lo studio, il libro, l’università, le biblioteche, le arti e le scienza. Che cosa significa tutto ciò? Paura del dibattito, della controversia,  della parola che discorda dai loro metodi.  Paura dell’opinione pubblica informata, in sintesi. Sanno che il popolo brasiliano ha raggiunto un certo grado di coscienza democratica e di attaccamento alla libertà. Per questo, confondere e ingannare l’opinione pubblica, presentando la situazione del paese come il caos e la degenerazione, è stato il suo metodo fin dalle campagne contro gli abolizionisti.

 Difesa intransigente della democrazia

L’essenza di tutto sta nel fatto che le idee, quando si impadroniscono delle masse, si trasformano in forza, secondo il pensiero di Karl Marx. Con le loro manovre  e mistificazioni mediatiche, i golpisti, senza volere e anche senza saperlo, in pratica riconoscono la saggezza di questo pensiero marxista: la forza delle loro armi non è sufficiente per affrontare e sconfiggere la forza delle idee ancorate nella coscienza popolare. Da ciò la tattica di tergiversare, mistificare, creare confusione, mentire, che è stato il loro indirizzo ideologico. Senza ciò, quello che essi hanno è la forza dell’illusione e l’illusione della forza. La forza per la forza non risolve nulla, è mero strumento di oppressione e dispotismo, che solo si mantiene attraverso la menzogna e l’ipocrisia, ingredienti fatali per qualunque sistema di governo.

 Date così le cose, il rovescio della medaglia  risulta chiaro: nel combattere il governo della presidente Dilma Rousseff i golpisti in verità combattono lo sviluppo del paese, la democrazia e il crescente progresso che acquista energia nonostante si trovi in mezzo ad esitazioni e contraddizioni, ciò che è naturale in momenti storici di avanzata e trasformazioni sociali. Il fatto che i comunisti appoggino con fermezza questo processo prova una volta di più il loro impegno nella tattica marxista, di appoggiare, dovunque e sempre, i movimenti democratici e progressisti. Ecco la chiave della loro posizione politica  in ogni paese nei tempi moderni. Ecco la base teorica e la spiegazione pratica della loro posizione di difesa intransigente della democrazia e della lotta decisa contro il golpismo.

 

 articolo originale:  http://www.grabois.org.br/portal/artigos/152610/2016-04-12/o-golpismo-e-a-simbiose-democracia-comunismo

traduzione di Teresa Isenburg

Sabato 16 aprile presidio a Roma: NO AL GOLPE IN BRASILE

Piazza San Pantaleo (vicino Piazza Navona) – Ore 17,30

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