In memoria di Luca Cafiero

In memoria di Luca Cafiero

di Giovanna Capelli

Non è facile parlare di Luca Cafiero in questo momento di lutto evitando le banalità e la rettorica di maniera, pensando al suo sguardo e al suo giudizio ironico su tutto ciò che non era necessario e utile dire nel discorso pubblico e fare nell’azione politica. Questi sono i giorni del dolore e del ricordo. Ci sarà tempo adeguato per la ricostruzione efficace e completa della vita di un compagno che ha segnato la storia di Milano e della Nuova Sinistra in Italia. Ma prima di affidarlo alla grande storia è giusto tenercelo ancora un po’ vicino con i nostri ricordi e le nostre microstorie frammentate e parziali.
La sua morte muove prima di tutto il cuore e le emozioni di molte e molte compagni che sono stati militanti del Movimento Studentesco, del Movimento dei Lavoratori per il Socialismo e poi del Pdup, e non solo, perché Luca Cafiero è stato prima di tutto, come si vede dai messaggi che arrivano alla stampa e anche sulla piazza virtuale dei social, un dirigente molto amato, al di là delle acerbe contraddizioni e delle divisioni che non sono mancate all’interno del gruppo dirigente di cui faceva parte. Reputo uniche, esemplari e significative le caratteristiche di questo attaccamento, di questo affetto, di questa amicizia diffusa verso Luca Cafiero che nulla mai ha fatto nel senso della captatio benevolentiae, della quiescenza al senso comune. Queste caratteristiche, di un affetto che dura per decenni e a distanza, non vanno spiegate né con le categorie del leader oggi imperanti, dell’uomo solo al comando che chiede affidamento e fede, nè solo in nome della convergenza di idee. Le foto che lo ritraggono sempre in prima fila fra i compagni anche in circostanze difficili rendono l’idea di questo legame, di questo “noi“ che prevale sull’io, della solidarietà reciproca e della risultante appartenenza ad un luogo espansivo, dove non prevale la regola rigida e la burocrazia, ma una idea calda di un progetto che cambia il mondo e cambia chi vi partecipa. Liberi, uguali, felici magari.
Luca Cafiero è stato dirigente politico in un movimento e poi in una organizzazione politica di quella che mi piace definire parte importante e caratterizzata della Nuova Sinistra l’MLS, sinistra perché aveva come punti di riferimento la lotta contro l’imperialismo, la solidarietà con i popoli in lotta da quello vietnamita a quello palestinese, intravvedeva i limiti e gli errori del socialismo reale, ma tentava in Europa, dentro un capitalismo più che maturo una analisi e una strategia per la via ad una società socialista. Nuova perché l’esplodere dei movimenti di massa del ‘68 nel mondo e la loro specifica articolazione e connessione in Italia (gli studenti delle scuole superiori e delle università cui per la prima volta nella storia arrivavano figli di operai, contadini e borghesia minuta e gli operai fra cui si mescolavano i recenti arrivati dal Sud messi alla catena di montaggio e ovunque le donne, ancora oppresse da una legislazione patriarcale e già insoddisfatte della semplice parità al modello dato) avevano di fatto cambiato la strada della politicizzazione dei soggetti, che tramite i movimenti globali entravano sulla scena politica senza passare attraverso i partiti e ponevano nuove domande di democrazia, di forme organizzative, di alternativa di società. Questa idea della Nuova Sinistra nella narrazione corrente è stata cancellata dalla vulgata degli anni di piombo, tacendo quanto la Nuova Sinistra nel suo complesso, in questo caso il Movimento dei lavoratori per il Socialismo abbia operato culturalmente e organizzativamente in prima fila per evitare e marginalizzare quella deriva .
Luca Cafiero ha scritto recentemente a quanti lo volevano festeggiare in occasione dei suoi 80 anni questa nota fra le altre interrogandosi sulla storia comune “Cosa è stata? Se guardiamo non a come eravamo – benissimo, non eravamo così male – ma a cosa eravamo, mi viene in mente che se esistesse una tassografia politica per moltissimi versi noi siamo stati un élite politica: numero limitato di militanti, forme di adesione, tipo di militanza, rapporto fra gruppi dirigenti. Ma le élite – è noto – tendono alla parcellizzazione, quando non alla separatezza (in genere mediate da una forte acculturazione), e qui si colloca a mio avviso la nostra originalità: un élite che nasce da un movimento socio-politico di massa – da cui raccoglie la stragrande maggioranza dei militanti – al quale intende e cerca di fornire un progetto politico”. Una analisi precisa, ma anche, e qui ci sta una nota del carattere di Luca, una spinta antienfatica e smitizzante che tenta di attenuare la grandezza di una stagione complessa e i meriti di un grande dirigente.
Mi piace pensare che tutte quelle compagne e quei compagni che lo continuano a considerare loro maestro mettano ancora in pratica la sua idea dell’agire politico che ci ha così ben sintetizzato nella lettera ai compagni e alle compagne: “una politica che riteneva l’approfondimento teorico, lo studio e il sapere non un di più, ma una componente essenziale per ogni progetto di cambiamento; una politica capace di assumersi la responsabilità di scontri molto duri in difesa delle agibilità democratiche e di libertà di manifestazione; una politica di disinteresse personale”.

Grazie Luca.

Un abbraccio a Hilde e a Francesco

Giovanna Capelli, segreteria nazionale PRC-SE

L’ultimo saluto a LUCA CAFIERO domani martedì 15 marzo nel piazzale antistante la Camera del Lavoro di Milano, in corso di Porta Vittoria 43, alle ore 11.00.

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1974 Luca Cafiero con Salvatore Toscano e Giannino Zibecchi

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