Sacrosanto sciopero alla Sevel di Atessa (Ch) contro il modello Marchionne

Sacrosanto sciopero alla Sevel di Atessa (Ch) contro il modello Marchionne

di Maurizio Acerbo e Marco Fars

La Sevel che antepone la saturazione dei propri impianti a costo anche di pericolosi ed eccessivi carichi per i lavoratori nonci stupisce ma ci indigna. Sono anni che insieme alla Fiom ed ai sindacati di base denunciamo la questione e cerchiamo di dare un contributo contro questa logica, con il sostegno alle lotte dei lavoratori, con mozioni a suo tempo approvate in consiglio regionale, con opuscoli che denunciano i rischi legati all’organizzazione del lavoro in Sevel disponibili sul nostro sito.

Viene da chiedersi: quando la Sevel sarà finalmente soddisfatta nello spremere i lavoratori? La risposta è facile: mai, perché questo è il suo modo di fare maggiori profitti e poco importa se questo comporta per i lavoratori rischi di stress, per la salute e riduzione dei tempi di vita da dedicare a sé stessi ed al riposo.
La riduzione di dieci minuti di pause per coloro che lavorano a turni, si aggiunge all’aumento dei carichi di lavoro con l’introduzione dell’organizzazione della produzione basata sull’Ergo-Uas e all’aumento degli straordinari.
Basti considerare che è stato calcolato come gli stabilimenti Fca che, come Sevel, hanno introdotto l’Ergo-Uas, hanno aumentato i ritmi di produzione dal 4 al 7%, che equivale ad un maggior lavoro per ogni operaio che va dai 18 ai 31 minuti nell’arco delle 8 ore. Ma tutto questo non sembra sufficiente all’azienda che decide, ora ed in maniera unilaterale, di tagliare la pausa. Pensate quanto ci guadagna Sevel da questa operazione e che gli operai, nonostante produzioni da record, potrebbero di nuovo ricevere dall’azienda un panino con la porchetta e compromissione della loro salute, mentre a dirigenti e capi vengono elargiti lauti compenti, fa molta rabbia.
Questa situazione, tra l’altro, restituisce il significato di flessibilità del lavoro tanto reclamizzato da Marchionne e dal suo compare, Matteo Renzi. Il Jobs act, infatti, va proprio nella direzione di generalizzare la possibilità, per il padronato, di spremere fino all’osso i lavoratori, senza alcuna redistribuzione dei profitti, ma socializzando i costi sociali. E’ oramai internazionalmente riconosciuto che i carichi di lavoro come quelli imposti in Sevel, sono cause di infortuni, malattie professionali e stress correlato al lavoro, con enormi costi sociali e umani.
Per questo facciamo appello ai lavoratori perchè si uniscano alla protesta ed alla lotta di Fiom e dei sindacati di base. Ne vale della loro salute e sta agli stessi lavoratori tutelarla, perchè nel caso un giorno dovessero ritrovarsi classificati come lavoratori con “ridotte capacità lavorative”, Sevel non si farebbe troppi scrupoli a lasciarli a casa perchè non adatti ai carichi di lavoro ed alla fame di profitto aziendale.

Maurizio Acerbo, segreteria nazionale PRC

Marco Fars, segretario regionale PRC


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