
Il Prc al fianco del popolo kurdo e della sua proposta politica
Pubblicato il 20 ott 2015
«Non vogliamo essere percepiti esclusivamente come una forza che si sta difendendo militarmente. Noi siamo ormai una opzione politica che avanza una propria proposta per la gestione della Turchia». Si tratta di uno dei passaggi più significativi dell’ampia relazione che Adem Uzun, membro del Consiglio Direttivo del KNK (Congresso Nazionale del Kurdistan) ha tenuto nella due giorni che si è tenuta a Modena, nella sede della Camera del Lavoro della Cgil, fra sabato e domenica scorsi. Un incontro partecipato da compagni e compagne provenienti da gran parte d’Italia, che si riconoscono nella “Rete Kurdistan in Italia”, venuti in rappresentanza di associazioni, centri sociali, piccole e grandi realtà territoriali. Folta e molto riconosciuta la presenza di Rifondazione Comunista che da sempre ha considerato importante le battaglie condotte dal popolo kurdo. La presenza di una immagine delle partigiane di Kobane nella nostra tessera (nell’altro lato quella delle partigiane italiane della Resistenza) è stata infatti una scelta oculata. I valori avanzati di democrazia sociale, di libertà e di parità nei diritti, di parità di genere, trovano oggi ampia affermazione nella strenua lotta che si combatte ai confini fra Siria e Turchia, un conflitto non solo militare ma che indica prospettive radicalmente opposte in base all’esito. Un devastante ritorno ai tempi più bui, se le azioni di fatto convergenti del governo turco di Erdogan e delle milizie dello Stato Islamico, dovessero prevalere, una prospettiva di grande slancio politico se invece ad avere ragione del nemico fossero le forze progressiste che, sempre riprendendo il discorso di Uzun, potrebbero definire una alternativa sociale all’imperialismo, al colonialismo, al modello neoliberista. Il termine chiave, più volte riproposto, è stato quello di “confederalismo democratico” che potrebbe consentire alla Turchia di superare le spinte nazionaliste senza il timore di perdere la propria integrità. Insomma uno Stato moderno, capace di rispettare le diversità dei popoli che vi abitano e di garantire a tutti, uomini e donne, pari diritti.
Nella mattinata di sabato grande spazio è stato dedicato alla relazione di Uzun (di cui ci riproponiamo di fornire un estratto) e agli interventi tesi a definire come ridare forza, in un momento così fondamentale per gli equilibri dell’intera area, al lavoro di una rete italiana di solidarietà. Come molti sanno il 1 novembre si terranno in Turchia elezioni che potrebbero risultare determinanti. Se l’Hdp (Partito Democratico del Popolo) dovesse mantenere o accrescere i consensi ottenuti nelle precedenti elezioni di giugno (il 13,1%) e l’Akp di Erdogan dovesse calare ancora i suoi consensi potrebbero delinearsi scenari estremamente problematici. Un governo ultranazionalista composto dall’Akp e dalla destra dei “Lupi Grigi” o una alleanza fra le forze democratiche che comprenda anche il partito della sinistra non più esclusivamente kurda (Hdp) e che ridefinisca l’intera strategia e il ruolo del paese in un punto nevralgico del pianeta. In pratica l’alternativa è fra una fase di guerra ancora a maggiore intensità e quella di una ipotesi di pace. In tale quadro, il sostegno delle forze solidali ai percorsi di pace è fondamentale e anche in Italia si può giocare un ruolo estremamente prezioso. «Voi non ve ne rendete conto – dicono spesso i rappresentanti dell’Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia (Uiki) – ma la vostra presa di parola, la vostra presenza nelle città in cui vive il nostro popolo, è considerata un grande fastidio per chi governa e opprime. Un intralcio per chi continua a far circolare solo menzogne».
Si è quindi necessariamente parlato di scadenze immediate (non solo le elezioni del 1 novembre ma anche i 3 giorni– dal 23 al 25 ottobre- in cui si dovrà garantire l’esercizio di voto all’estero ai cittadini kurdi presenti in Italia e che si dovranno recare nelle autorità consolari di Roma e Milano). In ogni parte del mondo si terranno manifestazioni in concomitanza con le elezioni e da molti paesi, soprattutto dall’Italia, partiranno avvocati, giornalisti, parlamentari nazionali ed europei, per assicurarsi che le operazioni di voto si svolgano in piena trasparenza. La delegazione italiana, composta da almeno 50 persone, sarà la più numerosa.
Nel primo pomeriggio, dopo un saluto dell’europarlamentare Cècile Kyenge, si sono riuniti i gruppi di lavoro della rete (comunicazione / formazione, donne, ricostruzione di Kobane, organizzazione della rete. Al termine dei lavori si è tenuto un presidio in centro città e in serata concerto e cena nei locali della sede provinciale del Prc.
Il giorno successivo, durante la plenaria, sono stati riportati i risultati dei lavori dei gruppi. Ma in primis è stato approvato l’ODG, redatto anche da nostri compagni e assunto dalla Rete Nazionale Kurdistan nel quale si richiede di considerare la Turchia un Paese NON sicuro, viste le continue violenze perpetuate verso il popolo curdo e i profughi transitanti su suolo turco, al fine di non destinarvi fondi europei per la costruzione di Hot Spot finalizzati allo stazionamento dei migranti (perché difficilmente si potrà parlare di accoglienza in quei luoghi). Questi in sintesi i risultati del lavoro dei gruppi:
Comunicazione ed informazione
Attivare un gruppo di persone per migliorare il sito della Rete Kurdistan Italia.
Aggiornare la mailing list esistente e creare mailing list tematiche.
Costruire una redazione fissa per aggiornare i contenuti del sito.
Attivare percorsi di formazione ed informazione. A tal proposito sono previsti due convegni a marzo, a ridosso del Newroz, uno a Napoli sul tema “Confederalismo democratico” e uno a Genova dal titolo “Dalla guerriglia al confederalismo”. Su questo secondo si è avanzata la proposta di trasformarlo trattando la proposta del confederalismo democratico dentro le esperienze italiane di cooperative e delle Comuni.
All’interno del gruppo comunicazione e formazione si attiveranno due sottogruppi.
Un gruppo si attiverà per le traduzioni prevedendo così di tradurre il libro Revolution in Rojava dal tedesco o inglese all’italiano, così come svariata documentazione prodotta in altre lingue e viceversa.
Un secondo gruppo invece si occuperà degli aspetti legali anche a supporto delle attività giornalistiche. Al momento una compagna ha già fatto un lavoro in tal senso traducendo il rapporto di Amnesty International e lavorando ad alcune domande ed osservazioni da porre alla stessa Amnesty. Il testo sarà a breve disponibile e condivisibile, ricordandosi però il rispetto del copyright di Amnesty per evitare denunce.
Donne
È stata istituita una mailing list temporanea del gruppo donne che tratterà in particolare il ruolo e le opportunità delle donne in Kurdistan, ma non solo.
Il primo appuntamento del coordinamento donne sarà il 14 novembre a Livorno per organizzare la manifestazione a Milano del 28 novembre legata alla giornata internazionale contro la violenza sulle donne (25 novembre). Si cercherà, in vista di quella data, di costruire legami e reti con il coordinamento donne che organizza la manifestazione per costruire una piattaforma comune come già avvenuto a Roma qualche tempo fa.
Il coordinamento ha nominato tre compagne che faranno parte del coordinamento nazionale.
Il gruppo donne collaborerà a stretto contatto anche con il gruppo formazione al fine di creare iniziative informative sul tema di genere. Avrà inoltre il compito di promuovere e gestire l’organizzazione della presenza delle attiviste curde in Italia al fine di organizzare date nei vari territori.
Il gruppo donne si occupa di gestire il due progetti specifici:
- il Progetto Casa delle Donne di Kobane
- il Progetto Sapone di Aleppo, realizzato da una cooperativa di donne curde.
Organizzazione
Il funzionamento della rete prevede due livelli tra loro interconnessi: da un lato il coordinamento nazionale, dall’altro i territori.
Si cercherà di favorire la nascita delle sottoreti prendendo a modello il confederalismo democratico, cercando di mettere in relazione anche i diversi modelli organizzativi propri delle diverse realtà che compongono la Rete kurdistan, come centri sociali, partiti, organizzazioni sindacali, enti e associazioni.
Le risorse per la produzione di materiale dovranno essere il più possibile condivise al fine di evitare dispersioni e mettere in campo modalità collettive di produzione.
Il gruppo organizzativo avrà il compito di creare stabilità nella rete sia a livello nazionale, sia nella sua proiezione europea. Ci saranno referenti regionali e delle grosse realtà facenti parte del coordinamento che verranno sottoposti a turn over. Come Prc, avendo operato nei diversi gruppi ci siamo presi l’impegno di costruire un gruppo ad hoc che esprimerà propri responsabili.
Ricostruzione Kobane
Sono stati individuati 4 progetti da realizzare, per ciascuno dei quali sono stati definiti piccoli gruppi di lavoro o responsabili territoriali.
Per ciascun progetto è data massima libertà di condivisione all’interno di siti, iniziative e mailing list di ciascuna realtà appartenente alla rete al fine di promuovere il più possibile i progetti e le relative raccolte fondi. Tutti e 4 i progetti sono comunque coordinati dalla UIKI onlus e dalla Mezzaluna Rossa Kurdistan. Sul sito Help Kobane http://helpkobane.com/it/ è possibile rimanere sempre aggiornati sui progetti, le esigenze e i bisogni che gli stessi curdi evidenziano. I fondi saranno raccolti da un unico soggetto la Mezzaluna Rossa Kurdistan e nella causale di versamento dovrà essere indicato il progetto che si intende sostenere dei 4 che trovate di seguito. Essendo molto importante l’aspetto della progettazione e della rendicontazione, si è deciso di costituire un gruppo di lavoro tecnico di supporto ai progetti e di fornire rendicontazioni puntuali e costanti delle varie fasi di avanzamento dei progetti. Per quanto riguarda la rendicontazione si richiede materiale fotografico e relazioni. Sono state previste anche altre forme di autofinanziamento dei progetti: crowdfunding e progetto di vendita del Sapone di Aleppo o altri materiali prodotti in Kurdistan.
I 4 progetti sono:
- Scuola Antonio Gramsci: progetto di costruzione di una scuola. Per questo progetto però stanno cercando di trovare tra i sostenitori i vari circoli intitolati a Gramsci sia di partiti, che di sindacati e realtà varie al fine di costruire sostegno diretto.
- Casa delle donne: sono stati forniti pochi dettagli non essendo presente la responsabile del progetto.
- Ospedale di Kobane e assistenza medica: si registra un costante bisogni di farmaci e di personale medico, ma la situazione ad oggi è particolarmente complessa. Da qualche giorno è stato definitivamente chiuso il confine impedendo quindi l’invio di medicinali dalla Turchia, oltre che la possibilità per medici volontari di entrare nel Rojava. Inoltre i medicinali che generalmente si raccolgono da qui non trattano particolari e gravi patologie, che risultano essere completamente scoperte. Su questo punto si è dibattuto molto adottando queste soluzioni: costituire una rete di supporto medica, composta se possibile da medici, in grado di saper leggere le esigenze provenienti dal Kurdistan siriano e di organizzare staffette sanitarie; versare le risorse raccolte all’interno del conto corrente della Mezzaluna Rossa Kurdistan così da acquistare il materiale sanitario in loco (evitando così anche le spese di spedizione).
- Playground: qui trovate le informazioni ed è il progetto sostenuto da Ya basta! Di Bologna http://helpkobane.com/it/progetto-rojava-playground.html
Accanto a questi 4 progetti, si è costituito un gruppo di lavoro per i rapporti con gli Enti Locali, finalizzato ai gemellaggi/patti d’amicizia che non punti al corridoio umanitario, ma alla rottura dei due embarghi, quello turco e quello iracheno. L’obiettivo è quello di responsabilizzare gli enti locali a sostegno del Kurdistan e delle città turche, in particolare nel Rojava, affinché diventino un gruppo di pressione politica verso ambasciate, consolati e governo centrale italiano per rompere gli embarghi e riuscire a far passare camion di aiuti tramite il governo italiano (ad esempio scrivendo al Ministero degli Affari Esteri), che possano superare il confine e arrivare a Kobane.
Obiettivo del gruppo sarà anche quello di condividere il più possibile, ordini del giorno, pratiche e progetti degli enti locali per rafforzarli e non mantenerli isolati rischiando di farli fallire proprio a causa della chiusura turca ed irachena.
Visto il lavoro svolto in questi mesi in particolare come Rifondazione Comunista e l’impegno importante che sarà richiesto d’ora in avanti che si aggiunge a tutto quello che stiamo facendo sarà necessario costruire momenti di lavoro comune che permettano alle compagne e ai compagni disponibili, di seguire anche singoli aspetti.
Lo diciamo nella convinzione che il lavoro sul Kurdistan e sul modello di governo curdo (confederalismo democratico) possa essere uno stimolo interessante anche per mettere in campo modelli nuovi in vista delle prossime elezioni amministrative che riguarderanno molti Comuni, sul piano della partecipazione.
Sara Visintin
Stefano Galieni
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