
Il discorso di benvenuto di Raul Castro a papa Francesco
Pubblicato il 22 set 2015
Santità,
il Popolo e il Governo di Cuba la accolgono con profondi sentimenti di affetto, rispetto e ospitalità.
Ci sentiamo molto onorati per la sua visita. Potrà rendersi conto di quanto profondamente amiamo la nostra patria, per la quale siamo pronti ad affrontare i più grandi sacrifici. Siamo sempre stati guidati dall’esempio degli Eroi della Nostra America, che ci hanno trasmesso i valori della dignità, del coraggio, della generosità. Grazie a loro abbiamo saputo mettere in pratica l’assioma di Martì, che la patria è l’umanità.
L’incontro memorabile che abbiamo avuto lo scorso maggio nella Città del Vaticano, ci ha fornito l’occasione per uno scambio di idee su alcuni dei temi più importanti del mondo in cui viviamo. I popoli dell’America Latina e dei Caraibi intendono avanzare sulla strada dell’integrazione, dell’indipendenza, della sovranità sulle loro risorse naturali e della giustizia sociale.
Tuttavia, il continente latinoamericano resta profondamente diseguale nella distribuzione della ricchezza, e i governi legittimamente eletti che lottano per un futuro migliore affrontano numerosi tentativi di destabilizzazione.
Abbiamo ascoltato con molta attenzione i suoi discorsi. L’esortazione apostolica “La gioia del Vangelo” incentrata sui temi sociali, e l’enciclica “Laudato sii” riferita al futuro del Pianeta e della umanità, mi hanno suscitato una profonda riflessione. Saranno di riferimento per il prossimo Summit per lo sviluppo post-2015, che si terrà presso le Nazioni Unite di questo mese, e per la Conferenza internazionale XXI sui cambiamenti climatici che si terrà a dicembre a Parigi.
Cominciano ad avere un’eco crescente in tutto il mondo le sue analisi sulle cause di questi problemi, il suo appello per la salvaguardia del pianeta e la sopravvivenza della nostra specie, per la cessazione dell’azione depredatrice da parte dei paesi ricchi e delle grandi imprese transnazionali, per l’eliminazione dei pericoli che minacciano tutti in materia di esaurimento delle risorse e di perdita della biodiversità. Come Sua Santità sottolinea: “L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiare stili di vita, produzione e consumo”.
Il leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, nel 1992, durante la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo di Rio de Janeiro, ha sollevato la necessità di salvare l’umanità dall’autodistruzione, redistribuendo ricchezza, conoscenza , scienza e tecnologia per lo sviluppo sostenibile, “fino a che sarà la fame a scomparire, non l’uomo”.
L’attuale sistema internazionale è ingiusto e immorale. Ha globalizzato il capitale e ha convertito in idolo il denaro. Fa dei cittadini semplici consumatori. Invece di diffondere la conoscenza e la cultura, li aliena attraverso riflessi e modelli di comportamento promossi da media che servono solo gli interessi dei loro proprietari, le grandi imprese transnazionali della comunicazione.
La crisi profonda e permanente viene scaricata con brutale durezza sui paesi del Terzo Mondo. non sfuggono ai suoi artigli nemmeno gli esclusi nel mondo industrializzato, le minoranze, i giovani disoccupati e gli anziani indigenti, coloro che cercano rifugio dalla fame e dai conflitti. Offende la coscienza umana ciò che sta accadendo a poveri ed immigrati . Questi sono gli indignati del mondo che reclamano i loro diritti e la fine di tali ingiustizie.
Santità:
Le sue parole, in occasione dei due Incontri mondiali dei movimenti popolari, nel mese di ottobre dello scorso anno in Vaticano e luglio di questo a Santa Cruz de la Sierra in Bolivia, hanno ribadito la necessità di praticare la solidarietà e combattere insieme contro le cause strutturali della povertà e della disuguaglianza, per la dignità umana e per il diritto alla terra, ad un tetto ed al lavoro.
Anche per conquistare questi diritti, la Rivoluzione cubana è stata concepita. Per questi diritti Fidel ha sostenutola sua storica difesa conosciuta come “La storia mi assolverà”.
Per realizzare una società più giusta e solidale abbiamo lavorato con grande impegno e assumendoci i rischi maggiori dal trionfo della Rivoluzione.
Lo abbiamo fatto bloccati, calunniati, attaccati, con un costo elevato in vite umane e ingenti danni economici. Abbiamo fondato una società con al centro l’equità e la giustizia sociale, con ampio accesso alla cultura e legata ai valori e alle idee più avanzate di Cuba, dell’America Latina, dei Caraibi e del mondo.
Milioni persone hanno riacquistato la loro salute grazie alla cooperazione di Cuba: più di 325 mila collaboratori hanno lavorato in 158 paesi; oggi, più di cinquantamila operatori sanitari cubani sono in servizio in 68 nazioni. Grazie al programma “Yes I Can”, 9 milioni e 376 mila persone si sono alfabetizzate in 30 stati; e più di 68.000 studenti stranieri provenienti da 157 paesi si sono laureati a Cuba.
Avanziamo risolutamente portando avanti il nostro modello economico democratico e sociale, per costruire un socialismo prospero e sostenibile, concentrandoci sull’essere umano, la famiglia e la partecipazione libera, consapevole e creativa di tutta la società, soprattutto i giovani.
Preservare il socialismo significa garantire l’indipendenza, la sovranità, lo sviluppo e il benessere della nazione. Abbiamo la determinazione di affrontare tutte le sfide per realizzare una società virtuosa con alti valori etici e spirituali. Come ha rilevato il venerabile sacerdote Felix Varela, “… vogliamo che le generazioni future ereditino da noi la dignità degli uomini e ricordino quanto costa recuperarla affinchè temano di perderla…”
L’unità, l’identità e l’integrazione del Continente latinoamericano devono essere difesi. La proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come una zona di pace, firmata dai capi di Stato e di governo al Secondo Vertice della Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi, tenutosi a L’Avana nel gennaio 2014, stabilisce una serie di impegni di vitale importanza, come la soluzione pacifica delle controversie, al fine di bandire per sempre l’uso e la minaccia di uso della forza nella nostra regione; non intervenire, direttamente o indirettamente, negli affari interni di un altro Stato e di osservare i principi della sovranità nazionale, dell’eguaglianza dei diritti e dell’autodeterminazione dei popoli; promuovere relazioni amichevoli e la cooperazione tra di loro e con le altre nazioni; e rispettare pienamente il diritto inalienabile di ogni Stato a scegliere il suo sistema politico, economico, sociale e culturale come condizione essenziale per garantire la pacifica convivenza tra i popoli.
Per Cuba, le finalità ed i principi della Carta delle Nazioni Unite hanno piena validità. Solo questi possono garantire il rispetto della pace e della sicurezza internazionale, sempre più minacciata.
Ho ascoltato con grande interesse le parole di Sua Santità, in occasione della commemorazione del 70° anniversario degli attacchi nucleari su Hiroshima e Nagasaki.
L’esistenza di armi nucleari è una minaccia per la sopravvivenza degli esseri umani e un affronto ai principi morali ed etici che dovrebbero garantire le relazioni tra le nazioni. Il loro uso vorrebbe dire la fine della civiltà umana. Perorare la causa del disarmo, e di quello nucleare in particolare, non è solo un dovere, ma un diritto di tutti i popoli del mondo.
Santità:
Abbiamo apprezzato il suo sostegno al dialogo tra gli Stati Uniti e Cuba. Il ripristino delle relazioni diplomatiche è stato un primo passo nel processo verso la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi, che richiederà di risolvere problemi e riparare ingiustizie. L’embargo, che ha causato danni umani e difficoltà e privazioni per le famiglie cubane, è crudele, immorale e illegale, e deve cessare. Il territorio cubano usurpato con la Base Navale di Guantanamo ci deve essere restituito. Altre questioni devono essere affrontate. Queste giuste esigenze sono condivise dai popoli e dalla stragrande maggioranza dei governi del mondo.
Santità, commemoriamo quest’anno, l’ 80° anniversario delle relazioni ininterrotte tra la Santa Sede Apostolica e Cuba, relazioni che definiamo buone e che si sviluppano positivamente sulla base del rispetto reciproco.
Il governo e la Chiesa cattolica a Cuba hanno relazioni in un clima edificante, come accade in egual misura con tutte le religioni e le istituzioni religiose del Paese, che inculcano valori morali che la Nazione apprezza e coltiva. Esercitiamo la libertà religiosa come un diritto sancito dalla nostra Costituzione.
Diamo alla presenza di Sua Santità nel nostro paese tutto il suo significato. Sarà trascendente e arricchente per la nazione il suo incontro con un popolo lavoratore istruito, disinteressato, generoso, con profonde convinzioni, valori patriottici, disposto a continuare la sua eroica resistenza per costruire una società che garantisca il pieno sviluppo delle donne e degli uomini, con dignità e giustizia.
A nome di questo nobile popolo, io le do il più caloroso benvenuto.
Grazie mille.
Raul Castro
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