Varoufakis sfida la Germania della Merkel

Varoufakis sfida la Germania della Merkel

Pubblichiamo la traduzione di un intervento del neo-ministro greco Yanis Varoufakis dal suo blog “thoughts for the post-2008 world”. Si tratta di un post del 22 febbraio 2013 ma rimane attuale. La vittoria di Syriza trasforma la provocazione esplicita in confronto politico diretto tra gli stati dell’Unione Europea e con la Germania della Merkel.

L’Europa ha bisogno di una Germania egemonica

di Yanis Varoufakis

Per sessanta anni la Germania é stata protetta e viziata dagli USA che hanno assicurato lo stralcio dei suoi debiti di guerra, l’abbandono dei piani alleati per la sua deindustrializzazione e soprattutto la costante creazione di quella domanda globale che ha permesso alle imprese tedesche di concentrarsi nella efficiente produzione di beni di qualità.

Dopo aver preso tutto questo per scontato, le elite tedesche trovano ora concettualmente difficile riconoscere la nuova normalità:

  1. Un mondo in cui la domanda aggregata non può più essere garantita dagli USA o da qualsiasi altro blocco di paesi, e in cui la Germania non può più dare per scontata la domanda per i suoi prodotti.
  2. Un mondo in cui non c’è spazio per una Eurozona che funzioni come una grande Germania

L’imposizione disciplinare da parte della Germania della più pesante austerità ai più deboli d’Europa, che non ha nessun piano da contrapporre alla risultante recessione asimmetrica, è un triste quanto pericoloso rimasuglio di un ordine mondiale costruito dall’America e scomparso da lungo tempo. E’ il risultato di un’atrofia mentale generata da un’America che ha agito per troppo tempo come un genitore iperprotettivo. Si ritorcerà contro con precisione matematica, aumentando il rapporto tra debito e reddito e diminuendo il dinamismo economico in tutta Europa. I tempi sono dunque maturi perchè la Germania abbandoni una visione autoritaria per abbracciarne una egemonica. L’Europa, così come quel paese, ha bisogno di una Germania disponibile a compiere questo cambiamento.

Ma cosa dovrebbe fare una Germania egemonica? Si preoccuperebbe per qualcosa che vada oltre la rettitudine fiscale e le riforme di mercato. Essa saprebbe che l’offerta di prodotti di ottima qualità non genera automaticamente la sua domanda. Essa cercherebbe entusiasticamente di dare vita, come l’America negli anni 50, a un programma di ripresa paneuropeo che ripristinasse la domanda per i beni di cui l’Europa ha bisogno.

La Germania dovrebbe quindi emulare l’America? La Germania non ha la forza di fare ciò che l’America è riuscita a fare tra il 1980 e il 2008, e cioè agire come una gigantesca aspira polvere in grado di succhiare nel suo territorio le esportazioni nette degli altri paesi al costo di un deficit commerciale sempre crescente. Nė dovremmo aspettare che i contribuenti tedeschi paghino per le bolle che sono scoppiate nel 2008 (nelle loro banche e attorno allo stato greco, nei mercati immobiliari spagnoli e irlandesi…). Le bolle dovrebbero essere lasciate appunto delle bolle…esplose. Ma nel frattempo una Germania egemonica riuscirebbe a trovare il modo per canalizzare le grandi riserve stagnanti di risparmio in investimenti verso la periferia, dove questi produrranno i redditi che possono ridurre i debiti e mantenere un livello accettabile di domanda intra-europea di cui le imprese tedesche abbisognano per restare competitive all’interno e fuori d’Europa.

In un certo senso, una Germania egemonica giocherebbe il ruolo che Washington ha avuto negli anni 50 adottando una politica attiva per rimettere in sesto l’economia europea attraverso un efficiente riciclo del surplus. Ma come si può ottenere questo quando la Germania non può permettersi di dar vita a un Piano Marshall?  Di quali istituzioni ha bisogno questo riciclo?

Due cose sono chiare: la Germania non dovrebbe far affidamento sul nesso, fallito, tra governo nazionale e Bruxelles, che è stato responsabile per l’uso inefficiente e corrotto dei fondi strutturali dell’UE. Inoltre, una ipotesi di federazione sarebbe un futile tentativo, un tentativo per cui i popoli d’Europa non sono ancora pronti e i tempi di realizzazione del quale sarebbero certamente più lenti della crisi galoppante. C’è una terza via? Si, c’è.

La Germania dovrebbe far proprio un altro suggerimento dall’azione dei New Dealers che reindirizzarono quel paese verso la ripresa: l’Europa ha bisogno di un suo New Deal finanziato da nuovi strumenti di finanza pubblica. La Germania può realizzare un programma di ripresa che trovi il suo centro nella Banca Europea per gli Investimenti. La BEI (EIB in inglese, ndt) ha già una provata esperienza nel creare un mercato della liquidità per gli strumenti di debito che hanno finanziato progetti di successo. In collaborazione con la Banca Centrale Europea (e supportata da questa), un partenariato tra BCE e BEI avrebbe la capacità di riattivare montagne di risparmi fino ad ora bloccati sulla base di principi puramente bancari, con il minimo coinvolgimento degli stati membri e senza dover cambiare i Trattati.

Tutto ciò di cui necessita è la volontà tedesca di cambiare registro da un autoritarismo dettato dal panico e dall’insicurezza a un atteggiamento di egoismo egemonico e illuminato.

Traduzione di Valerio Cerretano

testo originale: Europe needs a hegemonic Germany

tsipras fuck the troika


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