In partenza la Brigata Kalimera

In partenza la Brigata Kalimera

di Daniela Preziosi

L’iniziativa. L’Altra Europa in piena organizzazione del viaggio: «Andiamo per imparare come si fa». «Alleanze? Certo, dal 30 per cento si possono fare»

«E’ come una finale di Cham­pions: nes­suno vuole man­care». C’è dell’autoironia, ma anche del vero tifo poli­tico nelle bat­tute dei mili­tanti della lista Tsi­pras. Mas­simo Torelli, instan­ca­bile pro­mo­tore toscano dell’Altra Europa, rac­conta che tutto è nato «dalla cam­pa­gna ’Cam­bia la Gre­cia, cam­bia l’Europa’, un appello lan­ciato con cento firme (tra le altre quelle di Rodotà, Ven­dola, Toni Ser­villo, Andrea Camil­leri, ndr). Ora siamo arri­vati a 1500 firme». Grande fer­mento al quar­tier gene­rale, ieri riu­nito vir­tual­mente da ogni parte d’Italia con una lunga video­con­fe­renza per met­tere a punto gli ultimi det­ta­gli della par­tenza della ’Bri­gata Kali­mera’. Signi­fica ’buon giorno, e anche qui c’è dell’autoironia: così hanno chia­mato la spe­di­zione in Gre­cia che dal 22 al 25 gen­naio seguirà le ele­zioni pre­si­den­ziali in cui la sini­stra si gioca la sua carta più impor­tante, e non solo per Atene. «Siamo già a 130 con­fer­mati, ma ci sono mol­tis­sime per­sone che ci scri­vono e chie­dono infor­ma­zioni», spiega Raf­faella Bolini, coor­di­na­trice delle rela­zioni inter­na­zio­nali dell’Arci, mem­bro del con­si­glio del Forum sociale mon­diale e orga­niz­za­trice della ’bri­gata’. «Ci con­tat­tano per­sone di tutti i tipi, gio­vani, meno gio­vani, cop­pie, qual­cuno con bambini.Per for­tuna si tro­vano ancora biglietti a 20 euro». Si parte, dun­que, ma per fare cosa? «In quei giorni i com­pa­gni greci sta­ranno pan­cia a terra per con­qui­stare fino all’ultimo voto. Noi certo non pen­siamo di poter fare nep­pure un bri­ciolo in aggiunta del grande lavoro che li ha por­tati fino a que­sto punto. Però andiamo a por­tare una testi­mo­nianza di vici­nanza, di ammi­ra­zione per la capa­cità che hanno avuto di resi­stere al mas­sa­cro sociale, e di tra­sfor­mare la fru­stra­zione in par­te­ci­pa­zione soli­dale e con­sa­pe­vole. Diciamo anche che andiamo ad impa­rare come si fa». Nono­stante l’impegno totale per la cam­pa­gna elet­to­rale, Syriza sta tro­vando il tempo di orga­niz­zare incon­tri e con­fronti con i ’com­pa­gni ita­liani’. «Par­te­ci­pe­remo alla mani­fe­sta­zione di chiu­sura della cam­pa­gna e all’attesa dei risul­tati. Vivremo un momento straor­di­na­rio per il nostro continente».

Per la sinistra-sinistra d’Italia Ale­xis Tsi­pras è pra­ti­ca­mente un mito: è stato il can­di­dato pre­si­dente alle euro­pee di mag­gio ma anche il lea­der ideale inu­til­mente (almeno fin qui) cer­cato a casa. Ora la vit­to­ria in Gre­cia sem­bra a por­tata di mano. «E il dif­fi­cile verrà dopo. Per que­sto c’è biso­gno di un forte movi­mento per­ma­nente di soste­gno alla loro bat­ta­glia con­tro la troika», con­clude Bolini.

Il dopo-vittoria — ma gli scon­giuri sono d’obbligo — è infatti il grande punto inter­ro­ga­tivo che in que­ste ore agita le can­cel­le­rie di tutta Europa. E che fa temere per i pros­simi giorni di cam­pa­gna elet­to­rale. Syriza dovrà cer­care accordi con altre forze della sini­stra mode­rata greca? E se lo farà, finirà che i nostri seguaci di Tsi­pras si divi­de­ranno come fanno qui da noi, fra allean­zi­sti e incoa­liz­za­bili? «Io in Gre­cia la penso come in Ita­lia, ed è esat­ta­mente come la pensa Tsi­pras: se hai il 30 per cento e ti serve il 50 per gover­nare, tro­vare alleati è obbli­ga­to­rio», spiega Paolo Fer­rero, il segre­ta­rio del Prc che riven­dica di essere stato già ad Atene durante le ele­zioni del 2012, quelle del grande exploit di Syriza. «Se tu puoi gui­dare l’alleanza, vuol dire che puoi impri­mere una dire­zione al governo. In Ita­lia per noi non è così: se con il 7 per cento ti allei con un par­tito del 40, vai nella dire­zione del par­tito più grande». L’allusione al rap­porto con il Pd è tutt’altro che casuale. Ma oggi si parla della Gre­cia. Intanto fioc­cano ade­sioni alla Bri­gata. Mili­tanti ma anche intel­let­tuali, poli­tici e sin­da­ca­li­sti, come un ritorno di fiamma verso l’internazionalismo dei bei tempi. «Ma no», la chiude Fer­rero, «è la con­sa­pe­vo­lezza che ad Atene si gioca una par­tita enorme».

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