
Lagarde (FMI), grande sponsor di Renzi
Pubblicato il 10 dic 2014
di Roberto Ciccarelli – da il manifesto
Il tour italiano del direttore del Fondo Monetario Internazionale (Fmi) Christine Lagarde si è aperto ieri alla Bocconi di Milano dove sono state celebrate le virtù taumaturgiche del Jobs Act celebrato come la «soluzione» contro la disoccupazione giovanile. La grossolana arte della disinformazione praticata dagli organi della governance globale continua ad esercitarsi sul «dualismo» tra «insiders e outsiders» sul mercato del lavoro. Secondo l’Fmi la carta bianca al governo Renzi votata dal parlamento senza conoscere i dettagli dei decreti attuativi «è importante per combattere questo dualismo tra chi ha protezioni forti e precari non tutelati». La pietra filosofale è il «contratto a tutele crescenti».
Questa singolare invenzione rafforza il dualismo tra garantiti e precari (i primi hanno l’articolo 18, i secondi no) e vincola l’esigibilità dei diritti all’anzianità di servizio del lavoratore oltre che alla domanda congiunturale delle imprese. Il governo (per quanto se ne sa oggi) ha stabilito una paradossale disciplina per i licenziamenti: dopo un anno di lavoro chi viene licenziato percepirà una mensilità e mezzo, ma gli industriali vogliono pagare ancora di meno. In più riceveranno il regalo di 1,9 miliardi di euro fino al 2017 per la «decontribuzione». Per uno stipendio medio di 22 mila euro lordi all’anno, le imprese avranno a disposizione dai 5 ai 16 mila euro. Dipende se licenziano subito il lavoratore o dopo tre anni. In altre parole, all’impresa è stato concesso di licenziare a piacimento e, alla scadenza dei tre anni dei sussidi, percepirà un bonus da 16 mila euro. E poi assumerà un altro lavoratore «a tutele crescenti» che licenzierà al fine di ottenere lo stesso bonus. E così via, all’infinito. Un affarone. Per l’imprenditoria assistita dallo Stato, non per i neo-assunti.
Tutto questo all’Fmi non basta e Lagarde oggi avrà l’occasione di dirlo in un vertice con Renzi a Roma. Ieri il direttore Fmi ha perorato davanti al governatore di Bankitalia Visco, al sindaco di Milano Pisapia, e ad una schiera di banchieri e amministratori delegati un «cuneo fiscale più basso». Ha esibito i risultati di una ricerca del Fondo sul mercato del lavoro secondo il quale riportare il cuneo fiscale sul lavoro nella media europea potrebbe creare tra i 60 e i 130 mila posti di lavoro per i giovani. Rilanciare la crescita — una fenice che l’Fmi ha visto apparire e scomparire in questi anni nei suoi studi «scientifici» sulla crisi — «ridurrebbe la disoccupazione giovanile di 0,6%, circa 10 mila giovani potrebbero tornare a lavorare».
Tradotto: il governo italiano deve cancellare gli «alti livelli di protezione che non favoriscono l’occupazione giovanile» e fare ulteriori elargizioni alle imprese. Non basta lo sconto sull’Irap permanente, e non basta nemmeno la certezza che i giovani non verranno mai «stabilizzati». Bisogna fare di più, il Jobs Act è solo l’antipasto. Lagarde ha inoltre parlato del «cinismo» di chi denuncia i «costi alti delle riforme» e ha esortato a continuarle.
Una considerazione paradossale pronunciata in nome dell’efferatezza, probabilmente. La legge dell’austerità resta la stessa: le perdite sono di tutti, i guadagni solo di qualcuno.
ROBERTO CICCARELLI
da il manifesto
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