I tedeschi chiudono la Trw, 550 operai a casa

I tedeschi chiudono la Trw, 550 operai a casa

di Riccardo Chiari – da il manifesto

La multinazionale dell’auto rompe il tavolo delle trattative e annuncia la cessazione delle attività alla fine dell’anno. La società dice no anche ai contratti di solidarietà. Il governo prende atto. Proteste Fiom

In con­fronto, la ver­tenza dell’Ast di Terni sem­bra uno zuc­che­rino. Per­ché dopo averlo annun­ciato in lungo e in largo, Trw ha con­fer­mato anche al Mise di voler chiu­dere il suo sta­bi­li­mento livor­nese a fine anno. Per poi sman­tel­lare i mac­chi­nari nei primi mesi del 2015, e lasciare al loro destino i 500 fra addetti diretti e dell’indotto della sto­rica fab­brica di com­po­nen­ti­stica auto. «Non apprezzo la rigi­dità con cui Trw sta affron­tando la ver­tenza», fa sapere il vice­mi­ni­stro Clau­dio De Vin­centi. Presa di posi­zione che sarebbe anche lode­vole. Se non fosse che il governo non ha altre idee, se non quella di pro­lun­gare l’agonia della fab­brica per soli sei mesi.

Testi­mone diretto dell’inutile (se non dan­noso) incon­tro al mini­stero, Michele De Palma rie­pi­loga la situa­zione: «Una mul­ti­na­zio­nale decide di chiu­dere uno sta­bi­li­mento, e i lavo­ra­tori in scio­pero da più di un mese con­qui­stano un tavolo di nego­ziato con il governo. Ma la Trw dice di no al governo sulla pre­senza del board ame­ri­cano. Dice di no a togliere dal tavolo la chiu­sura. Dice di no ai con­tratti di soli­da­rietà per un anno. Infine il governo pro­pone sei mesi di con­tratto di soli­da­rietà, e l’azienda prende tempo. E’ dura com­bat­tere così».

All’amara rifles­sione del gio­vane diri­gente Fiom, si accop­pia la sacro­santa inca­vo­la­tura della Rsu: «Il governo non ci ha dato una mano nella trat­ta­tiva – rac­conta Ales­san­dro Bru­sa­din a nome di Fiom, Fim e Uilm — anzi a un certo punto è stato desta­bi­liz­zante: ha preso atto del no dell’azienda ad andare avanti con la pro­du­zione almeno per un altro anno o per dieci mesi, come ave­vano chie­sto i sin­da­cati, e ha pro­po­sto uni­la­te­ral­mente di pro­se­guire l’attività per sei mesi. Abbiamo rispo­sto che sei mesi non bastano certo per tro­vare alter­na­tive. Alla fine poi la discus­sione sugli incen­tivi ha preso anche un pro­filo più basso».

Sul ver­bale della riu­nione al mini­stero dello svi­luppo eco­no­mico c’è anno­tato che la mul­ti­na­zio­nale Usa, recen­te­mente ceduta ai tede­schi di Zf, non è dispo­sta a met­tere più di 23 milioni di euro per gli «incen­tivi all’esodo». Tre milioni in più rispetto all’offerta ini­ziale, ma è un limite che Trw con­si­dera inva­li­ca­bile. «Se si con­si­dera anche il 23% che ogni ope­raio dovrà lasciare allo Stato con que­sta tas­sa­zione – tira le somme Bru­sa­din — fanno meno di 50mila euro netti ad ope­raio. Noi abbiamo rifiu­tato, e chie­sto una volta ancora di far con­ti­nuare la pro­du­zione almeno per un altro anno. Chie­dendo al tempo stesso di alzare a 31 milioni gli incen­tivi». Risul­tato: riu­nione chiusa bru­sca­mente – dopo 18 ore inin­ter­rotte di discus­sione — e con­ferma di Trw della chiu­sura a fine mese dello sta­bi­li­mento labro­nico. Per far pas­sare in alle­gria le feste natalizie…

Oggi sin­da­cati e azienda dovreb­bero incon­trarsi di nuovo. Ma con­ferme non ce ne sono. Comun­que Luciano Gabrielli insi­ste: «La richie­sta di pro­se­guire l’attività — spiega il segre­ta­rio della Fiom livor­nese — nasce per­ché Trw deve assu­mersi la respon­sa­bi­lità sociale nei con­fronti del ter­ri­to­rio, dando la pos­si­bi­lità agli ope­rai di stare in piedi. Men­tre al mini­stero le isti­tu­zioni locali e i sin­da­cati stanno costruendo un accordo di pro­gramma per l’area indu­striale livor­nese». In gra­vis­sima crisi, non certo da oggi, anche per­ché è (stata) uno dei poli nazio­nali della com­po­nen­ti­stica auto. Su que­sto set­tore, di un com­parto stra­te­gico per l’industria ita­liana, tira le somme Mau­ri­zio Lan­dini: «Sull’auto e la mobi­lità stiamo pagando il fatto che non c’è una poli­tica indu­striale degna di que­sto nome. Quindi siamo di fronte al fatto che la Fiat in quanto tale non esi­ste più ma ci sono due gruppi diversi che hanno sedi diverse, e tutto il set­tore della com­po­nen­ti­stica sta pagando un prezzo molto pesante. Se Fca fa dav­vero quello che ha detto e il pro­getto si rea­lizza, non si parla più di un milione e 400mila auto pro­dotte in Ita­lia, ma si arriva appena a 700 mila. E si ha un ridi­men­sio­na­mento della com­po­nen­ti­stica». Con gli effetti che a Livorno pos­sono già rac­con­tare gli ope­rai ex Del­phi. Vit­time di una auten­tica via cru­cis, che gli ope­rai Trw non hanno alcuna inten­zione di pro­vare sulla loro pelle.

RICCARDO CHIARI

da il manifesto


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