Il 2013 nel mondo – Adesso al Dragone non basta più la Terra

Il 2013 nel mondo – Adesso al Dragone non basta più la Terra

Cina. Nel 2013 Pechino ha rilanciato la sua corsa allo spazio nata nel 1955 in epoca maoista

Secondo un mili­tare ame­ri­cano, le accuse di comu­ni­smo nei con­fronti di Qian Xue­sen, rap­pre­sen­tano la cosa «più stu­pida che que­sto paese abbia mai fatto». Un alto fun­zio­na­rio della Marina ame­ri­cana andò oltre: «invece che farlo andare via, disse, è meglio ammaz­zarlo, sa troppe cose. Piut­to­sto lo ammazzo io». Nel 2007 la rivi­sta Avia­tion Week nominò Qian come uomo dell’anno. Ma chi era Qian? Si tratta dell’unico scien­ziato al mondo che può essere con­si­de­rato tanto il padre delle mis­sioni spa­ziali cinesi, quanto di quelle ame­ri­cane, dopo aver lavo­rato negli Usa e aver avviato le ricer­che scien­ti­fi­che più impor­tanti niente meno che alla Nasa.
Una sto­ria del Nove­cento, quando per­so­naggi straor­di­nari, con le pro­prie vite, intrec­cia­vano i destini di Stati, guerre fredde e popoli. Un «tesoro vivente»: così venne defi­nito in Cina, poco prima della sua morte nel 2009, Qian Xue­sen. Nel 1955 gli chie­sero se la Cina avrebbe mai potuto avere le sue mis­sioni spa­ziali. «Risposi arrab­biato, rac­con­terà qual­che anno dopo, per­ché mai non avremmo dovuto?». C’è da imma­gi­narsi dun­que Mao Zedong e la sua rea­zione quando Qian Xue­sen, fino ad allora scien­ziato pro­di­gio della Nasa e del Mit negli Usa, venne accu­sato di «comu­ni­smo» e suc­ces­si­va­mente espulso. Rispe­dito con mas­simo disprezzo in Cina, dove era nato e dove da poco era stata fon­data la Repub­blica Popo­lare: «sono fedele alla Cina e ad ogni governo che serva il popolo cinese» aveva rispo­sto durante un inter­ro­ga­to­rio dell’Fbi. Di fronte a tanto, ungan­bei, un brin­disi con il baiju, la grappa di sorgo, a Mao non deve averlo rovi­nato nes­suna bega interna al Par­tito, di quelle che lo face­vano riti­rare in qual­che silen­zio dei suoi, foriero di nuove cam­pa­gne e scon­tri. E a con­fer­mare la pecu­lia­rità di Qiang, il fatto – quasi un record – di non aver subito alcun danno durante la Rivo­lu­zione Cul­tu­rale.
Nato nel 1911, l’11 dicem­bre, ad Hang­z­hou, sud est della Cina, la città che Marco Polo, pare, definì come una delle più belle al mondo, Qian Xue­sen, venne al mondo allo sca­dere del periodo impe­riale, in con­co­mi­tanza con la fon­da­zione della Repub­blica di Sun Yat-sen; da lì in avanti, fino al 1949, sarebbe arri­vato uno dei periodi più con­tro­versi e deboli della sto­ria cinese. Qian si lau­reò in inge­gne­ria mec­ca­nica nel 1934 a Shan­ghai e all’età di ven­ti­tré anni si recò negli Stati Uniti, con una borsa di stu­dio in inge­gne­ria aero­nau­tica presso il Mit. Qual­che tempo dopo, al Gug­ge­n­heim Aero­nau­ti­cal Labo­ra­tory di Cal­tech i suoi pro­fes­sori lo defi­ni­rono uno scien­ziato «geniale» e lo rac­co­man­da­rono allo Science Advi­sory Board, affi­dan­do­gli un ruolo rile­vante: Qian divenne infatti il prin­ci­pale respon­sa­bile di quei pro­getti di ricerca che svi­lup­pe­ranno il primo razzo ame­ri­cano a com­bu­sti­bile solido per essere lan­ciato nello spa­zio. Una car­riera com­ple­ta­mente avviata, in quella che all’epoca era l’industria spa­ziale più impor­tante al mondo: nel 1947 a solo 36 anni Qian era già pro­fes­sore al Mas­sa­chu­setts Insti­tute.
Ma nel 1949, dopo la con­qui­sta del potere da parte di Mao Zedong, Qian incon­trò il suo strambo destino che ne sancì per sem­pre la seconda parte della sua vita. Negli Usa all’epoca era già attiva la cac­cia alle stre­ghe e ai comu­ni­sti, nota come mac­car­ti­smo e per Qian arrivò pre­sto l’accusa scon­tata di essere un peri­co­loso comu­ni­sta, con sospetti su atti­vità spio­ni­sti­che, dato l’ambito sen­si­bile del quale si occu­pava. Per Qian comin­ciò un’odissea kaf­kiana, che ter­mi­nerà con un finale par­ti­co­lar­mente apprez­zato dalla Cina: l’America infatti — gra­zie alla solerte atti­vità inve­sti­ga­tiva dell’Fbi– incar­cerò Qian per 15 giorni, durante i quali perse 15 chili, seguiti da cin­que anni di arre­sti domi­ci­liari, fino a quando nel 1955 — gra­zie ad una let­tera scritta all’allora pre­mier Zhou Enlai — potrà final­mente tor­nare in Cina, dove venne accolto come un eroe, anche per­ché nel frat­tempo si era venuto a sapere che in pre­ce­denza i nazio­na­li­sti del Kuo­min­tang lo ave­vano invi­tato in Cina, ma Qian aveva rifiu­tato. Si trat­tava di quelle sod­di­sfa­zioni che pia­ce­vano parec­chio a Mao. E Qian ha ripa­gato la fidu­cia del Grande Timo­niere, che gli mise tra le mani tutto lo svi­luppo mis­si­li­stico e spa­ziale del paese. «Sotto la sua guida, ha scritto la Xin­hua durante le cele­bra­zioni per la sua morte a 98 anni nel 2009, la Cina ha svi­lup­pato la sua prima gene­ra­zione di mis­sili «Lunga Mar­cia» e, nel 1970, ha lan­ciato il suo primo satel­lite. La mag­gior parte dei recenti suc­cessi spa­ziali della Cina sono da con­si­de­rarsi figli dell’attività di Qian».
Lo scien­ziato apparve con­vinto della scelta fatta, per­ché nel 1958 aderì al Par­tito Comu­ni­sta, di cui diven­terà anche mem­bro del Comi­tato Cen­trale. Appena giunto a Pechino, insieme alla moglie, nota can­tante d’opera, Qian si mise alla testa di una nuova crea­zione, vale a dire l’Istituto di Mec­ca­nica a Pechino: la Cina comin­ciò allora a sco­prire — dav­vero — lo spazio.


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