Il 2013 in Europa – Tecnocrazia senza politica, in attesa del terremoto delle elezioni

Il 2013 in Europa – Tecnocrazia senza politica, in attesa del terremoto delle elezioni

di Anna Maria Merlo – il manifesto

Unione bancaria, “salvataggio” di Cipro e austerità per i paesi in crisi, Bce superstar e perdita del rating AAA. L’Europa lancia Gaia nella Via Lattea, ma è senz’anima in terra, senza solidarietà, da Lampedusa alla politica estera, ridotta a politica commerciale come mostra il progetto Ttip, la “Nato del commercio” in costruzione con gli Usa (malgrado il datagate).

Il 2014 rischia di essere per l’Unione euro­pea un altro anno para­dos­sale, come è stato il 2013, comin­ciato impan­ta­nato nella crisi dell’euro e finito con la per­dita del rating AAA, ma con l’approvazione dell’Unione ban­ca­ria e il lan­cio riu­scito del satel­lite Gaia, un super-telescopio che dovrà rea­liz­zare la car­to­gra­fia della Via Lat­tea. A mag­gio ci saranno le ele­zioni euro­pee, temute dai governi dei 28, per­ché è pre­ve­di­bile un po’ dap­per­tutto la cre­scita dei par­titi anti-europei. Non si è mai par­lato tanto di Europa come in que­sto periodo, ma solo per sfi­darla, cri­ti­carla, pro­porre di uscire dalle sue costru­zioni, a comin­ciare dall’euro, con Bru­xel­les (e Ber­lino) accu­sate di non avere solu­zioni ma, al con­tra­rio, di aver aggra­vato la crisi, che da finan­zia­ria è diven­tata eco­no­mica, facen­dola pagare ai cit­ta­dini per sal­vare le ban­che. “I popoli con­tro l’Europa” è diven­tato un facile slo­gan, che pur­troppo trova ogni giorno con­ferma nelle cro­na­che (ieri ad Atene ci sono stati spari con­tro la resi­denza dell’ambasciatore tede­sco). Le euro­pee saranno molto pro­ba­bil­mente un ter­re­moto, ma le isti­tu­zioni euro­pee tar­de­ranno a rea­gire: difatti, fino al pros­simo autunno inol­trato la nuova Com­mis­sione non sarà ope­ra­tiva. Invece, il 2014 potrebbe segnare una spinta all’azione inter­go­ver­na­tiva, cioè ini­zia­tive di stati a detri­mento delle isti­tu­zioni comu­ni­ta­rie, para­liz­zate dai tempi isti­tu­zio­nali. Nel 2013, invece, è stata pro­prio que­sta ini­zia­tiva ad essere man­cata. Tutto l’anno, pra­ti­ca­mente, è pas­sato in attesa delle ele­zioni tede­sche del 22 set­tem­bre scorso (e poi in attesa del terzo governo Mer­kel). L’arrivo del socia­li­sta Fra­nçois Hol­lande sulla scena euro­pea a mag­gio aveva fatto spe­rare se non pro­prio in una svolta, almeno in un’inflessione per­ce­pi­bile della poli­tica del rigore, impo­sta dap­per­tutto in Europa come rea­zione alla crisi del debito pub­blico. Le bri­glie sono state certo un po’ allun­gate, ma l’iniziativa è stata gui­data dalla Bce di Mario Dra­ghi, che ha con­fer­mato nel 2013 la sua asso­luta cen­tra­lità per la con­du­zione dell’euro. Sarà la Bce a fare da super­vi­sore per le grandi ban­che euro­pee, la prima parte dell’Unione ban­ca­ria – appro­vata que­sto mese – ad entrare in vigore nel pros­simo novem­bre. Hol­lande non ha potuto (e nep­pure voluto con deter­mi­na­zione) pie­gare Mer­kel, al di là di un timido pro­getto per com­bat­tere la disoc­cu­pa­zione gio­va­nile (in media sopra il 25%, ma con punte fino al 40–50% nei paesi più in crisi), finan­ziato con soli 6 miliardi di euro (da para­go­nare ai 1600 miliardi per sal­vare le ban­che), pom­po­sa­mente bat­tez­zato New Deal for Europe.

I risul­tati delle ele­zioni euro­pee daranno la misura della distanza tra popo­la­zioni e isti­tu­zioni euro­pee, dell’incomprensione cre­scente. La Ue ha mostrato nel 2013 il suo lato “tec­no­cra­tico”: è inter­ve­nuta per “sal­vare” Cipro, la troika ha con­ti­nuato ad occu­parsi della Gre­cia impo­nendo auste­rità, alla fine dell’anno Irlanda e Por­to­gallo, ben­ché allo stremo, sono sulla via d’uscita dal tun­nel. Ma l’Ue non è uscita da que­sto ruolo, l’unione poli­tica sem­bra allon­ta­narsi sem­pre più. Non c’è stata soli­da­rietà per la tra­ge­dia degli immi­grati di Lam­pe­dusa, gli alti gradi delle isti­tu­zioni di Bru­xel­les hanno sfi­lato sull’isola, ma alla fine c’è stato solo un mag­giore coor­di­na­mento di Fron­tex, il varo del dispo­si­tivo Euro­sur per i paesi della fron­tiera verso il Medi­ter­ra­neo e 30 milioni di euro per aiu­tare l’Italia a far fronte alla gestione degli immi­grati, che dopo lo scan­dalo delle umi­lia­zioni a cui sono stati sot­to­po­sti i rifu­giati nel cen­tro di Lam­pe­dusa Bru­xel­les minac­cia di ripren­dersi. Su un tutt’altro piano, non c’è stata soli­da­rietà con la Fran­cia, che si è lan­ciata in soli­ta­rie avven­ture mili­tari in ex colo­nie afri­cane, dal Mali al Cen­tra­frica. Sulla Siria, l’Europa è rima­sta para­liz­zata. Non c’è stata una rea­zione comune allo scan­dalo del data­gate, con ogni paese che ha cer­cato invece di masche­rare il più pos­si­bile le rispet­tive col­la­bo­ra­zioni con lo spio­nag­gio della Nsa. Anche nei rap­porti con gli Usa, è l’approccio tec­no­cra­tico a gui­dare: nel 2013 è stato aperto uffi­cial­mente il nego­ziato per arri­vare al Ttip (Tran­sa­tlan­tic Trade and Invest­ment Part­ner­ship), la cosid­detta “Nato del com­mer­cio”, che mira a costruire un blocco che domina il 40% del com­mer­cio mon­diale per meglio difen­dere l’occidente dagli assalti degli emergenti.


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