Sardegna, associazioni mobilitate. “Territorio vittima dell’austerità”

Sardegna, associazioni mobilitate. “Territorio vittima dell’austerità”

www.agenzia.redattoresociale.it – L’emergenza costringe il governo a fare delle scelte concrete: da una parte le politiche di austerità e dei tagli lineari, dall’altra il paese reale, fatto di carne e di sofferenze. Come quella delle famiglie sarde che piangono le 18 vittime fino a questo momento accertate di questo catastrofico evento metereologico. E mentre si cerca una risposta a questa ennesima catastrofe annunciata,  il paese reale si attiva, liberando quelle forze più nobili e coraggiose, che passano attraverso il volontariato e le reti locali presenti sui territori. E’ l’Italia migliore quella già vista in azione nei terremoti e nelle alluvioni che hanno in passato colpito il Paese.

E cosi l’Unitalsi prima ancora di attendere la decisione del governo, mobilita i suoi volontari già presenti in Sardegna, per assistere i disabili, i malati  gli anziani: “Come Unitalsi – afferma Salvatore Marongiu presidente della sezione Sarda Nord di Unitalsi – ci siamo subito attivati per organizzare l’assistenza ai disabili, agli anziani e ai malati”. Ancora una volta il volontariato si mette in moto senza aspettare gli aiuti ufficiali da Roma: “Questa mattina -prosegue Marongiu – ci siamo confrontati sia con il presidente nazionale Salvatore Pagliuca, che con Riccardo Luni responsabile per della  Protezione Civile di Unitalsi, e abbiamo deciso che in attesa dell’attivazione dei nostri volontari da parte del Ministero, dobbiamo agire subito con la nostra rete di volontariato sul territorio”.

E poi il turno dell’Arci, una delle principali associazioni del nostro paese, che nell’esprimere la sua solidarietà al popolo sardo, si chiede: “Quanto ancora – bisognerà aspettare per un cambio di passo? – prosegue il suo Ufficio stampa Andreina Albano – Quanta altra morte quante altre sofferenze, quante altre rovine, quante altre risorse distrutte e sprecate?”  L’Arci ci fa sapere che per mettere in maniera definitiva in sicurezza il nostro territorio servirebbero 140 miliardi di euro, mentre il governo ne ha stanziati appena 180 milioni in tre anni. Un grande piano di messa in sicurezza del nostro territorio, così come le bonifiche dei territori inquinati e la riconversione biologica dell’economia a forte impatto ambientale, potrebbero dare lavoro ad un gran numero di persone, producendo oltre al benessere, anche tanta sicurezza ai territori ed alle popolazioni che li abitano. Viceversa le politiche di austerità e di tagli lineari alle amministrazioni, producono instabilità e depressione. L’Arci usa parole molto dure:”Non vogliamo morire – prosegue l’Arci – per colpa della cecità di un sistema politico che non è più in grado di mettere in priorità la vita dei cittadini. Non vogliamo morire – Prosegue Albano -  per gli interessi dei pochi che continuano a guadagnare distruggendo la salute e il futuro della nostra gente e delle nostre terre”.

Il delegato per la protezione civile dell’Anci, Wladimiro Boccali,  rende noto l’importo dello stanziamento deliberato dal governo per provvedere alle prime necessità delle popolazioni sarde colpite dal nubifragio. Ma anche lui non può fare a meno di interrogarsi sugli stanziamenti decisi dal governo Letta sulla legge di stabilità,  per la messa in sicurezza del territorio, appena 30 milioni per l’anno a venire. Anche Boccali usa parole molto forti: “Un territorio devastato presenta il conto, e sarebbe serio da parte nostra non appellarci alla imprevedibilità degli eventi, anche se in forme sempre più estreme. Da anni non investiamo più nulla -prosegue Boccali – per mettere in sicurezza i territori che franano o gli argini dei fiumi che concretamente non esistono più, solo per citare le due situazioni più ricorrenti. Le politiche di austerità sono ancora una volta indicate come una concausa di questi eventi disastrosi. “Se pensiamo che nella legge di stabilità – prosegue Boccali – sono previsti 30 milioni di euro per questa voce,  ovvero praticamente nulla, è evidente che occorre ben altro”. Anche Boccali sottolinea la necessità di concreti interventi per la messa in sicurezza del territorio: “Il nostro Paese ha bisogno di un piano complessivo di manutenzione straordinaria del territorio, urbano ed extraurbano, finalizzato prima di tutto alla prevenzione e alla riduzione dei rischi che, secondo i metereologi, sono addirittura destinati ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici”, In ultimo Boccali si augura in maniera ironica,  che i 20 milioni destinati dal governo all’emergenza, siano esclusi dal vincolo di stabilità.

La Caritas fa sapere di avere messo a disposizione per l’emergenza sarda, 100 mila euro, e rende noto come le sue strutture di volontariato, attraverso le Caritas diocesane sarde, siano già operative.  Don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italia, esprime solidarietà alle popolazioni sarde ed anche ai Vescovi ed alle Caritas diocesane coinvolte. Don Marco Lai, delegato regionale Caritas, afferma che le diocesi più colpite sono quelle di Olbia-Tempio, Ales-Terralba e Nuoro :”con molti paesi coinvolti, intere zone sommerse e raccolti distrutti”. Le Caritas si stanno coordinando e, prosegue Lai:”oltre ad attivare aiuti immediati, di fronte a questa emergenza, una riflessione deve essere fatta sulla gestione del territorio”. La maggior parte delle vittime si sono avute nella diocesi di Olbia- Tempio, ed il Vescovo ha riunito i parroci e le Caritas per coordinare gli aiuti, ed è rimasto aperto ininterrottamente il dormitorio per accogliere quanti hanno lasciato le loro case. Già dalle prime ore di ieri l’Anpas ha mobilitato circa 1500 volontari, già presenti sul territorio, a sostegno delle popolazioni. Ad Olbia è arrivata questa mattina la cucina della colonna mobile nazionale, pronta a sfornare già per l’ora di pranzo, i primi pasti per le centinaia di persone rimaste fuori di casa.

Carmine Lizza, responsabile nazionale Protezione civile Anpas ha affermato: “Purtroppo anche questa volta una errata comunicazione sull’emergenza ha indotto le persone ad assumere comportamenti pericolosi: nella fattispecie – prosegue LIzza .- si è parlato dell’arrivo di un tornado che ha portato le persone a rifugiarsi negli scantinati, dove invece è arrivata l’acqua”. ”Ci stringiamo – conclude Litta – intorno a tutti i nostri volontari, formati e preparati, che da ieri stanno operando nelle zone colpite”. In Sardegna l’Anpi è presente con 42 pubbliche assistenze e con 2700 volontari e 163 mezzi. (Claudio Meloni)


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