A proposito della sepoltura di Priebke

A proposito della sepoltura di Priebke

di Roberto Gramiccia -

La querelle che si sta svolgendo sulle esequie e la sepoltura di Priebke mi pare francamente poco comprensibile. C’è qualcuno che ha assimilato la scomparsa del boia nazista con quella di un essere vivente, volendo evidentemente marcare la propria difficoltà a considerare questa figura come facente parte del novero degli umani. Personalmente ho una posizione più radicale, dal momento che per esseri viventi si intendono individui animali e vegetali che vivono, hanno una sensibilità e soprattutto condividono un’ innocenza.

Nessuna innocenza può essere attribuita a chi ha fatto quello che ha fatto Priebke e alla sua pervicacia nel difendere le sue posizioni e quelle del nazionalsocialismo, abbracciando un negazionismo che fa a cazzotti con il sangue di cui lui per primo si è macchiato. E allora, scusatemi, sarebbe un offesa per un cane o per un gatto, creature innocenti per definizione, considerare questo individuo come un essere vivente loro pari. Per lo meno sarà necessario far seguire all’espressione un aggettivo che ne qualifichi la natura. Questo aggettivo, a voler essere pietosi, è “indesiderabile”, anzi “insopportabile”. E allora, anche senza voler considerare le conseguenze pratiche e i pericoli per la sicurezza pubblica e la decenza, sarebbe insopportabile che Priebke fosse seppellito a Roma, ma anche in zone limitrofe che rischierebbero di diventare lugubri luoghi di culto neonazista (sarebbe veramente il colmo!).

Far riferimento ai regolamenti tecnici che normano le sepolture diciamo così normali fa sorridere. Non è chi non veda, infatti, l’eccezionalità del riferimento storico rappresentato della bestiale mattanza delle Fosse ardeatine e allo sfregio incancellabile subito dalla città di Roma, dalla comunità antifascista e da quella ebraica. E allora qual’ è la soluzione? Ma è semplice! Priebcke è un cittadino tedesco che sino alla fine ha difeso la sua appartenenza ad una storia patria utilizzata per giustificare il suo zelo omicida. E allora dal momento che qualsiasi essere vivente, anche se indesiderato, ha diritto a una sepoltura, se lo riprenda la sua terra di origine, quella che ha tanto amato. Se lo riprenda la terra che ha prodotto quell’abominio. Non è una vendetta. È una necessità per la Germania quella di fare i conti con un passato che è suo. Non nostro. Mentre il rifiuto dell’Argentina ad accogliere i resti del boia è legittimo, anzi è apprezzabile, un eventuale rifiuto tedesco sarebbe irricevibile. Ci si muova quindi nelle sedi dovute e si dia pace, non diciamo a Priebke, ma a coloro i quali non troverebbero pace se i suoi resti fossero sepolti nella città che ha profanato.


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