
Un capro espiatorio non ci salverà
Pubblicato il 4 ott 2013
di Annamaria Rivera – il manifesto – Chissà se di fronte all’ennesima strage del proibizionismo, questa volta di proporzioni agghiaccianti, media e politici additeranno ancora gli «scafisti». Arrestare qualche povero disgraziato, di solito egli stesso esule o migrante, vale a tacitare le nerissime coscienze dei tanti che concorrono a perpetuare e moltiplicare l’ecatombe mediterranea. Serve ad additare un capro espiatorio per occultare le responsabilità dei decisori europei e dei ceti politici nostrani, di ogni tendenza. CONTINUA|PAGINA3 Decisori europei e politici nostrani che del proibizionismo e della politica dei «respingimenti» hanno fatto un dogma da rispettare a ogni costo umano. Solo una quindicina di giorni fa Angelino Alfano, «colomba» feroce, dichiarava che «va potenziata la frontiera europea nel Mediterraneo e il ruolo di Frontex, anche perché in questi flussi si annidano cellule terroristiche». Ecco la chiave, utile ormai non solo a reprimere ogni dissenso (la vicenda NoTav lo dimostra) ma pure a coprire ogni nefandezza: anche la tranquilla messa in conto che la strategia che esternalizza le frontiere, finanzia i centri di detenzione, pattuglia e respinge, ha sempre più quale effetto «secondario» la morte di bambini e di donne, perfino gestanti.
A evolvere è solo la ferocia e barbarie – «la severità ed efficienza», dicono loro – delle politiche e dei dispositivi militari per la guerra ai migranti e ai rifugiati. «Sono sempre più convinta – aveva scritto Giusi Nicolini nel coraggioso appello di undici mesi fa – che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente». E oggi, di fronte a una strage di proporzioni immani, è con una frase semplice – «Dovremmo andare noi a prenderli» – che la sindaca di Lampedusa osa di nuovo sfidare il marcio senso comune che ha fatto del proibizionismo e dei suoi costi umani una legge naturale. Per ora, nel contesto della criminale coazione a ripetere, le piccole novità confortanti sono quasi solo le sue parole, accanto a quelle, altrettanto semplici, di papa Bergoglio: «Orrore e vergogna».
Non provano vergogna tutti coloro, nazionali ed europei, di ogni tendenza, che, dopo aver reso profughi milioni di esseri umani, li espongono alla morte e alle stragi. Non provano vergogna neppure certi cattolici come il ministro dell’Interno che ha l’ardire di recarsi a Lampedusa dopo aver rilasciato dichiarazioni tanto ciniche. Non provano vergogna i vergognosi leghisti che arrivano ad attribuire la strage «alla coppia Boldrini-Kyenge».
A tutti loro vorremmo augurare che dagli abissi del Mare Nostrum riaffiorino migliaia di pallide ombre a spolparne in sussurri le coscienze. E tuttavia, ancora una volta, proviamo a chiedere a gran voce che si aprano canali umanitari, affinché a coloro che patiscono guerre e persecuzioni sia data la possibilità di chiedere asilo alle istituzioni europee: in Siria, in Libia, in Egitto, ovunque si sia in pericolo.
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