
“In Fiat il nodo rimane il piano industriale”. Intervista a Michele De Palma (Fiom)
Pubblicato il 3 set 2013
di Fabio Sebastiani – controlacrisi.org -
Michele De Palma è coordinatore nazionale Fiat-auto della Fiom-Cgil.
La Fiat riconosce la sentenza della Corte costituzionale, ma Fabbrica Italia continua a rappresentare il vangelo.
In alcuni stabilimenti, come alla Sevel, il riconoscimento c’era già stato. E ogniqualvolta che ci sono state delle consultazioni, dalle ferie ai permessi, il comportamento dell’azienda è sempre stato discriminatorio nei nostri confronti. Gli incontri erano successivi alle discussioni già fatte con le altre organizzazioni sindacali. Le ore per i nostri delegati erano sempre diverse rispetto agli altri, in base al principio del miglior favore in quanto firmatari dell’accordo. Potremmo essere dinnanzi al fatto che Fiat abbia voluto evitare ogni volta di vedersi comminare una condanna davanti al tribunale e quindi abbia deciso per il riconoscimento. E’ chiaro che continueremo le nostre battaglie anche all’interno.
Marchionne è tornato con il ricatto della produzione cercando di fare pressioni per una sua legge sulla rappresentanza.
La sostanza oggi è che occorre chiederci se c’è un riconoscimento paritario tra azienda e sindacati. E se questo riconoscimento permette una discussione vera sul futuro degli stabilimenti in Italia e se può essere una variabile indipendente dalla rappresentanza e di quale legge stiamo parlando. Troverei surreale che le organizzazioni siano contrari al proporzionale. Basterebbe il proporzionale. Del resto il sistema introdotto con Fabbrica Italia si è dimostrato fallimentare. Mi metto per esempio nei panni di chi ha votato sì al referendum e oggi si ritrova con un pugno di mosche perché gli impianti sono fermi, come a Mirafiori.
Insomma, si apre una stagione di confronto duro con l’azienda sul piano industriale che non c’è mai stato.
Oggi il problema è quello dell’esigibilità dei lavoratori nei confronti dell’azienda rispetto al piano industriale. Oggi il punto è la saturazione degli impianti. Di Cassino e Mirafiori, che sono senza missione produttiva. Nell’ultimo incontro è questo quello che gli abbiamo detto: riconvochiamoci a settembre per affrontare nel merito le questioni del piano industriale e delle condizioni di lavoro. Wcm e ErgoUas, poi, stanno determinando una migliore qualità? E vero o non è vero che hanno ritirato migliaia di auto?. E’ vero o non è vero che in Italia c’è un problema legato al wcm. Fiat è costretta a riconoscere la Fiom, ma dentro gli stabilimenti poi bisogna lavorare.
In questo il governo continua la sua strana latitanza.
Il governo potrebbe impegnarsi di più di quanto ha fatto fino ad ora. Veniamo da una fase in cui abbiamo assistito a una riduzione dei volumi in tutti gli stabilimenti. Sosteniamo ogni volta anche con il governo che senza un tavolo in cui si affronti il futuro degli stabilimenti rischiamo la catastrofe con un effetto onda sulla componentistica. Il punto è che la crisi europea dell’auto si sta caricando esclusivamente sul nostro paese, basta guardare i dati per capirlo. Il governo può rappresentare un ponte verso l’azienda e contemporaneamente verso l’Europa. Senza contare che la situazione negli Usa non è così miracolosa come dicono.
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