Bondi evoca la guerra civile. Il Colle: «Parole irresponsabili»

Bondi evoca la guerra civile. Il Colle: «Parole irresponsabili»

di Dino Greco – liberazione.it -

E’ Bondi, il famiglio di casa Berlusconi, a spararla più grossa: «O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l’agibilità politica del leader del maggior partito italiano oppure l’Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti». Sarebbe una prova di salute democratica delle nostre istituzioni se queste affermazioni non facessero in tempo ad evaporare ed una volante andasse a prendere Bondi per consegnarlo alle patrie galere in attesa di un processo per direttissima. Ma non è così, in questo paese dove da tempo è permesso dire e, soprattutto fare, qualsiasi cosa senza pagare dazio. Anche se va registrata la dura reazione del Quirinale: «Dichiarazioni irresponsabili», per il capo dello Stato, che è appena rientrato a Roma dalla Val Pusteria. E una replica dello stralunato Stefano Fassina, bruscamente risvegliatosi dalla luna di miele vissuta col Pdl da quando l’hanno fatto viceministro: «La richiesta di grazia di ieri – ha detto ai mkicrofoni di Sky Tg24 – è un’irricevibile provocazione – quella di mettere sotto controllo politico la magistratura è altrettanto irricevibile e le parole di questa mattina di Bondi sono al limite dell’eversivo. Abbiamo davanti due scenari – ha continuato – o il Pdl ritorna nell’alveo della normalità democratica, oppure i suoi ministri che hanno minacciato dimissioni siano conseguenti e si dimettano». La cosa più curiosa è questo richiamo di Fassina al “ritorno del Pdl nell’alveo della normalità democratica”. Della presenza di quest’alveo, francamente, non si era accorto nessuno. Tranne, evidentemente, chi gioca a far finta di governare in un paese privo di guida ed in balia della corrente. Il Pd va in queste ore raccontando di essere pronto a tutto e di non avere paura di niente (lo ha detto stamane Epifani in un’intervista a l’Unità), ma continua a non decidere niente, preferendo stare a vedere sino a dove il caimano sia disposto a spingere le truppe dei suoi orchi. La moral suasion che i dirigenti democrat esercitano nei confronti del Pdl affinché si emancipi, affinché esso trovi la forza di separare la propria storia da quella del suo padrone, nella speranza di salvare così il governo delle “larghe intese”, è una puerile speranza, una totale fuga dalla realtà. Offrire credibilità a questa ipotesi significa solo rendersi vittime di un autoinganno, immaginare che il Pdl sia un vero partito, cioè un organismo che possiede un proprio profilo politico, una propria missione e identità, scissa dai personalissimi interessi di colui che per amministrarli meglio quel partito ha creato, poi rinominato e sino a poco fa in procinto di sciogliere nuovamente, secondo proprio desiderio e capriccio. Se il Pd non vivesse in una dimensione surreale e se possedesse una chiara idea di quali sono le necessità del paese e i compiti cui è chiamato il suo gruppo dirigente dovrebbe prima di tutto seppellire il sodalizio con quel groviglio purulento di interessi che oggi si stringe a difesa a oltranza del suo padre padrone, condannato per una gravissima frode ai danni dello Stato. Ma troppo in là si è spinto il Pd per produrre uno strappo così forte. Ancora una volta, benchè fuorilegge conclamato, sarà Berlusconi a decidere cosa avverrà nelle prossime settimane o, addirittura, nei prossimi giorni. Il paese in mezzo, a far da vaso di coccio.


Sostieni il Partito con una



 
Appuntamenti

PRIVACY






IT25W0538703202000035040300 presso BPER Banca o IT16C0760103200000039326004 presso PosteItaliane S.p.A.